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Autore: The Edge    11/07/2013    1 recensioni
-Mi spiace Dean, ma ormai credo che sia arrivato il momento di finire con tutto questo.
Sono stufa e tu lo sai meglio di me.-
-No! Ti prego, resta con me!-
-Ho fatto la mia scelta-
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E’ appena entrato il vicepreside. Indossa un completo verde vomito. Dove trovi il coraggio per andare in giro conciato come un ramarro, lo sa solo lui.
Accanto a lui c’è il nostro nuovo professore. E’ alto e slanciato, ha i capelli rossi, il viso è ricoperto da una moltitudine di lentiggini. La pelle è talmente pallida e delicata che sembra porcellana.
Aggrotto le sopracciglia, questo tizio ha un che di familiare.
Lo osservo e non presto attenzione al vicepreside che tenta di richiamare gli studenti all’attenzione.
Questo che di familiare sono i tratti del viso, che sono tipicamente dei paesi dell’Europa dell’est.
Gli zigomi pronunciati e i lineamenti squadrati sono esattamente come i miei, come quelli di mia madre, mio padre, di tutte le persone russe.

“Volete stare in silenzio sì o no?” Sbraita alterato il vicepreside. Quando si arrabbia, la sua voce si fa particolarmente acuta, e suscita un’incredibile voglia di ridere.
Finalmente il silenzio, quegli idioti dei miei compagni si degnano di chiudere quelle bocche e finalmente il ramarro può parlare “Dunque, questo accanto a me, è il vostro nuovo docente di matematica. Il suo nome è Aleksander Poljk. Comportatevi bene, che non mi costa nulla sospendervi e mettervi il voto insufficiente in pagella”

Il vicepreside, contento dell’effetto delle sue parole, esce dall’aula a grandi falcate.
Il nostro professore ci sorride, poggia la borsa sulla sedia e lui si accomoda con nonchalance sulla cattedra.
“Buongiorno ragazzi, come avrete capito, io sono il nuovo prof di mate. Sinceramente oggi non ho voglia di far lezione, preferisco conoscere voi prima di iniziare a spiegare. Ah, una cosa abbastanza importante. Potete darmi sia del tu che del lei, per me è assolutamente indifferente.”

Ha la voce chiara, pulita. E’ piacevole ascoltarlo.
Ho come l’impressione che d’ora in poi starò sempre attenta alle lezioni di matematica.
Addio pisolini!

“Bene, che dite di fare l’appello?” sorride con tranquillità.
Credo che sia il primo professore che sorrida così tanto nell’arco di pochi minuti.
La McLilith non sorrideva mai, aveva sempre una smorfia di insofferenza stampata sul viso scarno.

Lentamente comincia a fare l’appello, ad ogni persona chiede qualcosa, qual è il suo colore preferito, se ha fratelli, sorelle, cose così.
Si avvina la lettera “M” e sono curiosa di sapere cosa mi chiederà.
“Michajlovna Sonja” esclama a gran voce, alza il viso dal registro e osserva attentamente la classe.
Alzo la mano per farmi riconoscere.
Sono sorpresa. Ha pronunciato correttamente il mio nome, con tutti gli accenti giusti.
“Quali sono i tuoi hobby?” mi domanda gentilmente
“Mi piace suonare la chitarra” borbotto a mezza bocca.
C’è qualcosa che non mi convince del tutto.
“Molto bene Sonja, ti ringrazio. Passiamo al prossimo nome”

Continua a fare l’appello e finalmente arriva alla fatidica “W” che è l’ultima lettera del nostro registro di classe.
“Ora che vi siete presentati voi, dirò qualcosa di me. Dunque, mi chiamo Aleksander Poljk. Il diminutivo del mio nome è Sasha, ma ormai nessuno lo usa più. Sono nato in Ucraina, un paese dell’Est Europa. La mia città natale è Odessa, che è un porto molto importante. Qualcuno di voi è mai stato in Ucraina?”


Non ci posso credere.
Alzo la mano e lui mi fa cenno che posso parlare “Io ci sono nata ad Odessa”
Il prof sorride sorpreso “Ma davvero? Michajlovna, giusto?”
Annuisco, sento di avere le labbra secche. Sembra assurdo tutto ciò.
“Beh sì, effettivamente è un cognome tipicamente russo. Aspetta un momento, tuo padre si chiamava Andrej, per caso?” domanda gentilmente. Noto che è impallidito leggermente mentre parlava.
“Sì” rispondo in fretta.
C’è qualcosa che non quadra, come diavolo fa a sapere il nome di mio padre?

“Oh, capisco. In questo caso, ti dispiacerebbe aspettare un paio di minuti dopo il suono della campanella? Vorrei parlare con te”
“Per me va bene” acconsento immediatamente.
Voglio capire, voglio sapere. Sono un po’ preoccupata.

Alec al mio fianco mi osserva, mi da un pugno leggero sul braccio “Mancano due minuti all’intervallo. Dopo raccontami quel che ti dice”

Suona la campanella liberatrice e tutta la classe si alza in fretta dai banchi. Il professore saluta amabilmente gli studenti e nel giro di pochi secondi rimaniamo solo io e lui.
“Avvicinati per cortesia, vorrei mostrarti una foto” mi ordina mentre cerca qualcosa nel portafoglio.
Ubbidisco e aspetto.

“Guarda qui. Quello a sinistra sono e quello a destra è…”
“Papà” mormoro scioccata. Alzo lo sguardo e guardo negli occhi il prof, il quale mi sorride timidamente “Io e tuo padre eravamo grandi amici, siamo stati compagni di banco per tutto il liceo.”
Questa è bella, il mio nuovo insegnante di matematica era amico di mio padre. Questa scoperta mi fa… piacere.
“Lo hai conosciuto Andrej?” mi domanda incerto
“Sì. Ero piccola quando è morto, ma mi ricordo tutto di quel periodo.”
“Era uno scrittore, lo sai?”
“Sì, mi ha lasciato una scatola piena dei suoi racconti. E’ grazie a quegli scritti che ho mantenuto la capacità di leggere e scrivere in cirillico”
“Non parli ucraino a casa?” domanda stupefatto
“Lo parlo raramente con mia madre. Il mio patrigno non… apprezza particolarmente il fatto di venire escluso nelle conversazioni, come se parlassimo”
Alla notizia del mio patrigno, aggrotta le sopracciglia rosse “E così Kristina si è risposata…”
“Prof, conosci anche mia mamma?” sono davvero meravigliata e non posso fare altro che fare altre domande.

Il prof mi sorride e inaspettatamente comincia a parlare in ucraino. La sua parlata è dolce e fluida, quasi come quella inglese.
Mi racconta molte cose su mio padre, di quando era un ragazzo e di tutti i guai che hanno combinato assieme.
E’ bello poter dialogare di nuovo nel mio idioma, per un momento mi sembra di essere a casa.

Con la cosa dell’occhio mi accorgo che Dean e Alec sono accampati dietro la porta e osservano la scena.
Il prof tossicchia e torna ad utilizzare l’inglese “Bene, mi ha fatto piacere conoscere la figlia del mio migliore amico. Sappi che… beh, se vuoi sapere altro su Andrej, farò il possibile per accontentarti”
Non so cosa dire, mi limito a sorridere commossa.

 

***


“Pretendo, anzi, esigo sapere cosa ti ha detto.” Alec non molla, è deciso a sapere cosa sia successo e Dean non è da meno. Trovo comica la cosa. Prima il mio migliore amico non poteva vedere il mio compagno di banco, ora si alleano per estorcermi i fatti.
Ridacchio divertita a questa considerazione e faccio un profondo respiro “In pratica il nostro nuovo prof di mate era amico di mio padre, lo conosceva e tiene nel portafoglio una foto scattata con lui.”
Alec ha lo sguardo meravigliato “Ma tu pensa, queste cose succedono una volta sola nella vita. Accidenti, e ti ha detto qualcosa di particolare?”
“Mi ha raccontato di alcuni episodi, tipo quando gli ha detto che avrebbe voluto fare lo scrittore.”
“Vedi che te lo dicevo io? Tu darmi retta mai, eh?” borbotta Dean fingendosi offeso.
Alzo un sopracciglio in una domanda muta, mi sono persa qualche pezzo.
Alec ci guarda e ride “Siete una coppia fantastica voi due.”
Sia le mie orecchie che quelle di Dean si arrossano e il mio compagno di banco ride ancora più forte.

***


Il nuovo professore è un tipo in gamba, spiega con chiarezza e cosa più impressionante di tutte, l’intera scolaresca rimane attenta per tutti e cinquanta i minuti di lezione. Un successo incredibile.
La routine scolastica è ripresa abbastanza bene, ogni pomeriggio studio assieme ad Alec e a Dean. Passiamo le ore pomeridiane assieme, andiamo al parco e stiamo lì fino a quando non diventa buio.
Eppure non mi sento tranquilla.
Ogni giorno vado al bar dove va di solito Frank e chiedo al barista se lo ha visto. La risposta è sempre la stessa “No”
C’è qualcosa che non quadra affatto. Sono certa che quel mostro sta architettando qualcosa di strano.
Mia madre mi manda un messaggio ogni quattro giorni, mi chiede se sto bene. Anche questa è una bella novità. Sta cercando di recuperare i rapporti e devo dire che mi fa davvero molto piacere. Non le ho detto del professor Poljk, non me la sento ancora di affrontare questo argomento.

Sbadiglio come un orso, le ore di filosofia sono sempre le peggiori. Il prof è peggio di un narcotico. Appena inizia a parlare, mi viene un sonno tremendo.
Appoggio la testa sul banco e guardo fuori dalla finestra.
Come sempre, in strada c’è il vecchietto che porta a spasso il suo cane, e come ogni giorno, la bestiola comincia a strattonarlo per fargli aumentare il passo.
Piego le labbra in un sorriso, mi è mancata questa routine.
In fondo è anche abbastanza piacevole stare qui, lezioni di filosofia a parte.
Alec dorme come un sasso, i capelli biondi gli ricadono davanti al viso, scoprendo delle ciocche di capelli neri.
Continua a dirmi che deve rifarsi la tinta e io ogni volta gli dico che sta bene anche così. Il che è vero, ma non mi da retta.
Tra lui e Dean le cose vanno sempre meglio. Uno ha capito che non deve essere geloso del mio compagno di banco, e l’altro si dimostra sempre affabile e gentile.
Insomma, stanno diventando amici e la cosa mi rende felice.
Nonostante tutti i vari problemi con quel mostro del mio patrigno, ora sto bene. Sarah è sempre gentile con me, da quando mi sono trasferita da Dean, lei cerca sempre di essere presente a cena. E riportando le sue parole –Ti faccio un po’ da mamma, visto che Kristina ha fallito anche su questo- Io apprezzo molto quello che ha fatto per me. E so che in fondo vuole bene anche a mia madre, nonostante tutti i pasticci che ha combinato da quando ha lasciato l’Ucraina.

Guardo l’orologio al polso del mio compagno di banco.
Mancano pochi minuti alla fine dell’ora.
Dopo c’è religione e io ho il permesso di andarmene a casa.
Sono ortodossa e quindi posso evitare di frequentare quest’ora. Alec è ateo, idem il mio migliore amico ed entrambi escono dall’aula.
Inoltre tutti e tre usciamo alla stessa ora, quando c’è religione. Infatti, il preside quando ha deciso gli orari delle lezioni, ha imposto che tutte le terze liceo abbiano religione all’ultima ora del giovedì. E siccome buona parte degli studenti non frequenta la lezione, c’è sempre un via vai di gente al giovedì dopo l’intervallo.

Finalmente suona la campanella!
Libertà! Non ne potevo più di sentir blaterare il professore.
  
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