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Autore: Mizar_89    24/01/2008    8 recensioni
"Durante la mia vita mi sono macchiato d'infinite colpe. Ho tradito, sono venuto meno ai miei doveri di cavaliere, ho spezzato ogni vincolo di sangue per la bramosia di potere. Tuttavia, mi è stata data la possibilità di redimermi, di lasciarmi il passato alle spalle e ricominciare a vivere" *** “No…in realtà c’è un’altra cosa… -mormorò la ragazzina, d’improvviso, prima ch’egli aprisse bocca- Quando combatto, spesso mi dico che non posso permettermi alcuna debolezza…Perché ho fatto una promessa…Non è una motivazione…nemmeno un sogno…Ma ho giurato che vendicherò mio fratello e scoprirò chi sono veramente…”
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gemini Kanon, Gemini Saga, Nuovo Personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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raga

Capitolo XIX: From the Truth of a Thousand Lies

«Un saint si distingue da un comune mortale per la sua forza, per la consapevolezza di avere un cosmo dentro di sé, da cui poterne trarre il proprio potere, e per la capacità di resistere a fatiche sovrumane.

Al suo pari, un’amazzone non ha eguali per l’ardore in battaglia: erede degli antichi numi, prescelta dalle divinità della terra, non teme alcun confronto.

Entrambi dediti alla guerra, al fragore delle battaglie, temprati al combattimento sin dalla più tenera infanzia, più simili a fiere che ad uomini, pronti ad uccidere in nome degli ideali a cui sono stati votati.

Ma il loro cuore è pur sempre umano.

E ci sono ferite da cui nemmeno il loro immenso potere è capace di difenderli».

 

Il mare.

Il rumore della risacca, e le strida dei gabbiani, allarmati dal maltempo che aveva funestato l’intera giornata.

Era tardo pomeriggio, quando il diluvio accennò a smettere, senza che le nubi si diradassero nel cielo plumbeo: bubbolii lontani annunciavano l’arrivo di una nuova tempesta.

Ruggiva il mare burrascoso, con le onde che si abbattevano violente sulle pietre della rocca di Urano, in una delle spiagge nascoste del Santuario.

Un luogo remoto, poco frequentato dagli apprendisti e dai saints, specie se con un tempo del genere. La vecchia torre diroccata, che un tempo era stata una delle prigioni per i traditori del Santuario, si ergeva spettrale su di una bassa scogliera investita dalle mareggiate.

I lampi che squarciavano le nuvole balenavano negli occhi verdi di Kora, assisa su di una roccia, incurante della tempesta.

La furia del tempo inclemente non scalfiva l’espressione gelida suo viso: soltanto lo sguardo tradiva quell’apatia apparente, inquieto e volto ad un orizzonte che andava oltre la linea scura delle acque agitate. Uno sguardo triste, naufragato nei ricordi.

 

Non avrebbe saputo dire per quanto tempo fosse rimasto ad errare senza meta sotto la pioggia, incurante delle persone che incrociavano il suo cammino.

Aveva vagato per il Santuario, perso nei propri pensieri, maledicendo il proprio essere, il proprio destino.

Si era forse illuso che la sua vita fosse cambiata? Che potesse considerarsi un uomo degno di vivere?

Aveva potuto espiare le proprie colpe, si era redento con il sacrificio: questa era stata la concessione degli dei. Ma nessun nume gli aveva mai promesso in cambio di ciò una vita migliore.

Come l’antico marinaio della poesia, era stato condannato a portare sempre su di sé i segni delle sue ree azioni, ed in eterno avrebbe dovuto pagarne il fio.

«Life in Death», la vita nella morte. La condanna ad un’esistenza maledetta, peggiore del più cupo degli Inferi.

Kanon levò gli occhi al cielo grigio: aveva sperato davvero che Kora potesse essere quel raggio di sole che avrebbe rischiarato le tenebre della sua anima?

Scosse la testa, scacciando il pensiero con amarezza:«Non esistono tali sentimenti, per uno come me…»

Mu, Aldebaran, Doko…In quel momento, li odiava, dal primo all’ultimo, tutti con la loro coscienza pulita, in pace con sé stessi per aver mostrato a Kora e al mondo quanto lui fosse un bastardo immeritevole di calpestare questa terra.

«Ma a che serve tanta rabbia, quando sai perfettamente che hanno ragione?»

Maledetta voce, maledetta coscienza, maledetti sensi di colpa.

Da quando si metteva a dar peso ai pensieri degli altri?Da quando aveva cominciato a considerarsi un uomo come tutti gli altri? Da quando lui provava emozioni?
Interrogativi futili, quando si conosce la risposta, ma non la si vuole rivelare, per orgoglio o per timore.

 

...Need to understand
No need to forgive
No truth, no sense left to be followed...

Si ritrovò a camminare lungo il sentiero sabbioso che portava alla vecchia torre, un posto poco frequentato dai servitori del Grande Tempio, quasi sconosciuto ai più. Lui era una delle poche eccezioni.

Se Sunio era il ricordo della prigionia, quelle rovine antiche rappresentavano l’inizio di tutto; perché la sua caduta nell’oblio aveva avuto la genesi in quel luogo.

Parole da lui stesso pronunciate sembravano ancora risuonare tra le roccie e le colonne miliari, nell’aria uggiosa e fra gli arbusti spinosi di ginestra selvatica e cardo.

Parole che erano pura empietà e condanna.

Parole che nemmeno il tempo era riuscito a lavare via.

Poi, improvvisamente, si fermò.

 

Occhi azzurri, gelide lame di ghiaccio, lo trapassarono nell’intensità di uno sguardo.

«Kora…»

Innanzi a lui, con un’espressione che tradiva tante, troppe emozioni. Non era lo sguardo di una fiera guerriera ferita nell’orgoglio, ma quello di una persona che ha appena ricevuto una pugnalata nella schiena: gli occhi di chi ha appena veduto la propria fiducia tradita ed ingannata, un’altra volta.

“Che cosa fai qui?”

Una domanda diretta e aperta alla quale Kanon vacillò: s’era aspettato di trovarla, se mai l’avesse trovata, in lacrime, arrabbiata, disperata, pronta a gridargli contro quanto lo odiasse…

Ma l’atteggiamento di Kora era totalmente diverso: quello di chi ha già superato la soglia del dolore, ed ha lasciato spazio solo a rabbia e rancore.

Non sapeva cosa dirle. In fondo, niente che non potesse avvalorare ed aggravare le idee nei suoi riguardi…

“T’ho fatto una domanda”

“Ho sentito” replicò lui.

Lo sguardo di Kora dardeggiò al balenare di un lampo lontano.

“Perché sei venuto qui?” ripetè con durezza l’amazzone.

Kanon non rispose.

“Se sei qui per dirmi di tornare alle dodici Case, puoi anche andartene. Non ci torno. Mi sono fidata di voi, ho scelto di crederci ancora una volta…Adesso basta, me ne tiro fuori. Me ne vado, d’ora in poi conterò solo su me stessa. Al diavolo Atena, il Santuario, i Saints…Al diavolo tutti”

“Non dire idiozie! La questione riguarda me, non puoi mettere a rischio una situazione ben più grande di te solo per…”
”Solo per cosa, Kanon? Una quisquilia? Una banalissima menzogna? Una verità fatta di mille bugie? Taci, ti sei già sputtanato abbastanza, per quanto mi riguarda!” lo interruppe l’amazzone, caustica.

Il ragazzo strinse i pugni:”Parli come se sapessi tutto!Credevi di conoscere Saga, sei rimasta sconvolta da ciò che ha fatto mio fratello quando ti è stato detto, ma ti ostini a volerlo difendere!”

“La colpa è solo TUA!”

“Smettila di parlare come una bambina, e cresci, per una dannata volta!Tu non sei nessuno per poter giudicare, non ne hai alcun diritto!Hai cercato in Saga qualcuno che potesse alleviare il dolore della tua solitudine, ma lo sai meglio di me, quel legame per lui non aveva alcun valore!”

La diga che improvvisamente s’infrange, liberando la furia del torrente in piena.

Kora si scagliò contro Kanon con un grido di rabbia, incurante del fatto che lui fosse molto più forte, che fosse un gold saint; in quel momento, desiderava solo ucciderlo, sentirlo morire sotto i suoi colpi, vendicare il solo essere vivente che l’avesse considerata come una persona e non come un oggetto da tenere nascosto.

Uccidere, per nascondere una verità scomoda, che annientava quelle poche, mere illusioni che l’avevano aiutata a sopravvivere in quegli anni di abbandono.

 

Il ragazzo venne totalmente colto alla sprovvista: s’era aspettato qualsiasi reazione, tranne quella. In condizioni normali, lei non l’avrebbe mai colpito, non con quella furia omicida. Aveva perduto ogni controllo.

“Kora, fermati!”

Evitò un calcio, balzando di lato, ma la guerriera gli fu subito addosso, e lui fu costretto a riparare sopra di uno scoglio con un salto.

L’amazzone concentrò il proprio cosmo nella mano sinistra, e con il Galaxian Explosion disintegrò la roccia come se fosse di gesso.

«Merda»

Kanon atterrò nella sabbia bagnata e di riflesso recuperò distanza. Non poteva attaccare Kora senza farle male, ma non poteva nemmeno continuare a difendersi e sperare di prenderla per stanchezza: quello era tutto fuorchè un allenamento.

La ragazza tornò ad incalzarlo, con colpi mirati e potenti: in quella furia cieca vi era una lucidità disumana e terribile.

Doveva fermarla, quello scontro futile non poteva andare oltre.

“Che cosa ti prende?!Kora!”

La ragazza fu lenta nel ritirare una tecnica, ed il saint ne approfittò per afferrarla ed immobilizzarla.

“Fermati adesso!”

La guerriera si divincolò come un gatto, graffiando e colpendolo al viso con un pugno.

«Come fa ad essere così forte?!»

Kanon si asciugò il rivoletto di sangue che gli colò dalla bocca, e soltanto allora se ne avvide: sotto gli stretti bendaggi, ormai logori dal combattimento, lo strano tatuaggio sul braccio destro brillava vivido, come marchiato a fuoco. E gli occhi della ragazza, parevano aver perso ogni traccia d’umanità, accesi da bagliori scarlatti. Quelle iridi di sangue trasmettevano tutto l’odio che la giovane provava nei suoi confronti…

Nei confronti di chi aveva osato distruggere la sola certezza rimastale.

Ma non aveva il tempo di porsi troppi quesiti, anche perché lei era fermamente convinta nel non concedergliene affatto.

I colpi si susseguirono serrati, con il cavaliere che da un lato si imponeva di non reagire, mentre dall’altro tentava di trovare una soluzione per porre fine a quella pazzia.

Stavano lottando sul bagnasciuga, tra le onde e la schiuma del mare burrascoso, incuranti del tempo. Kanon non poteva abbassare la guardia un istante: per quanto fosse sopraffatta dall’ira, gli attacchi dell’amazzone erano perfetti e letali, come se vi fosse una ferrea volontà celata dietro quella collera irrefrenabile.

Un’onda più violenta delle altre li colpì, ponendo momentaneamente tregua alla lotta. Il saint di Gemini balzò agile su una roccia della scogliera, deciso a non attendere oltre: era pronto a sopportare il rancore della ragazza per il resto della vita, ma non poteva permettere che quella rabbia cieca la distruggesse, non senza prima averle dato una spiegazione…

Vide Kora scattare verso di lui, il cosmo attivo nella mano sinistra. Chiuse gli occhi, richiamando ogni briciolo di concentrazione a sé.

E, senza alcuna incertezza, agì.

Il Galaxian Explosion s’infranse nella mano di Kanon, che avvertì un dolore sordo percorrergli tutto l’arto sino alla spalla, i tendini e i legamenti che ressero a stento quello sforzo enorme, mentre con l’altro braccio l’agguantò, scagliandola contro la parete di roccia ed intrappolandola in una morsa d’acciaio. Non le diede il tempo di reagire, s’impose di non udire il gemito sfuggitole, di non vedere il suo sguardo. S’impose di non provare nulla.

“GENRO MAO KEN!”

 

Un grido lacerante le rimbombò nelle orecchie. O forse, era stata lei ad urlare…

Freddo, un gelo assoluto che le trapassava la pelle, giungendo a ghermirle l’anima, ed il sentirsi annaspare in acque oscure, alla ricerca di aria che le era stata negata. Lottò con ogni forza contro quella morsa tenace che inesorabilmente la trascinava verso il nulla.

Improvvisamente, il caldo rovente di una giornata estiva, con il sole che le bruciava la pelle e la luce abbacinante che le feriva gli occhi. La caligine opprimente che riempiva l’aria, mentre parole di morte risuonavano come una funesta litania.

«Uccidili…Uccidili tutti…Uccidi Atena, Aiolos…Gioisci alla vista della loro morte…»

Era lei che parlava, voleva tacere, ma non aveva alcun controllo del suo corpo…

«Uccidili…UCCIDILI»

«Basta, sta’ zitta, sta’ zitta!»

Di nuovo il freddo e l’oscurità, l’ombra della morte che la cingeva, cullandola con parole suadenti, invitandola ad abbandonarsi a quella quiete maledetta…

Bagliori di fuoco che lambivano le sue carni coperte di cinabro sangue, mentre le urla strazianti di migliaia di voci coprivano la sua, mentre precipitava nell’oblio della dannazione.

«Basta…Voglio andarmene…Voglio morire…Non voglio più esistere…»

Lacrime calde scendevano lungo il suo viso, mischiandosi al sangue di ferite recenti. Piangeva, rannicchiata in un angolo di quella stanza gelida e buia, il corpo distrutto dal dolore.

«Non sei nessuno, non meriti di esistere!Tua madre è morta per causa tua!»

«Io non ho fatto nulla, non è vero!»

La voce che moriva, prima ancora di poter uscire.

Colpi, violenti e devastanti. Voleva morire.

«La tua esistenza è inutile, sei solo un ostacolo per tuo fratello, sei solo un errore da dover nascondere, sei solo una vergogna per questa casata che onora il Santuario da secoli!»

Parole come pugnali roventi nella carne.

«Che questa tortura finisca…Voglio morire…»

L’acqua che attanagliava di nuovo il suo corpo, strappandole ogni vana resistenza, levandole l’ultimo respiro, trascinandola nell’abisso. Vide una luce fioca in quella gelida oscurità…

Poi più nulla…

 

Kora riaprì gli occhi, umidi di lacrime.

Si sentiva distrutta, accasciata terra, coperta di sabbia e polvere.

E le sembrò che il suo cuore si lacerasse, quando incontrò lo sguardo di Kanon, in piedi, a qualche passo da lei.

Come in un incubo, rammentò ogni singolo istante di ciò che aveva fatto, e desiderò di morire.

Perché?

Kanon non parlava, si limitava a fissarla impassibile.

La ragazza si coprì gli occhi: era stata lei?Perché aveva fatto così?

Il saint la guardò, incapace di agire: temeva che il solo parlarle avrebbe fatto precipitare di nuovo la situazione. Dentro di sé, comprendeva Kora più di quanto non avrebbe mai ammesso.

E non poteva tollerare di vederla in quello stato…

Si mosse verso di lei, chiamandola lentamente, ma la giovane si ritrasse impaurita, scattando in piedi. Prima Kanon che potesse fermarla, Kora corse via, piangendo.

 

Che cosa aveva fatto, che cosa aveva fatto?!

Lo aveva attaccato! Era impazzita completamente, aveva perso ogni contatto con la realtà. E passato ogni limite.

«Kanon…»

Stavolta era davvero arrivata al punto di non ritorno.

Non poteva chiudere gli occhi, perché quelle immagini, quei ricordi non suoi erano pronti a ghermirla ed a trascinarla nuovamente nel nulla.

Avrebbe voluto urlare, ma ormai non le restava che la forza di piangere.

E non aveva il coraggio di rientrare alle dodici Case.

Non poteva, non dopo ciò che aveva fatto.

Ora come ora, perire per mano di uno di quei dannati angeli neri, non le pareva una prospettiva così orrenda…Avrebbe dato qualsiasi cosa, pur di smettere di pensare.

Qualsiasi. Anche la vita.

Udì una voce che la chiamava, ma non voleva parlare con nessuno.

«Lasciatemi in pace…Non voglio vedere nessuno…Non lo merito…Dimenticatemi…»

Fu solo quando l’abbraccio fraterno di Mu la strinse a sé, quasi volesse proteggerla da tutta la sofferenza che l’avvolgeva, che Kora sentì finalmente un po’ di requie.

 

...When you're down and troubled and you need a helping hand
and nothing, whoa, nothing is going right...
Close your eyes, and think of me and soon I will be there
to brighten up even your darkest nights.

You just call out my name, and you know where ever I am
I'll come running to see you again.
Winter, spring, summer, or fall, all you have to do is call and I'll be there,
you've got a friend...

 

 

 

 

  

 Riecccomi qua! Insomma, un po' sorpresa del poter dire, forza Marty, che ci sei ancora! Uff, ho avuto davvero bisogni di prendere una pausa, solo per me, anche per poter recuperare le ultime energie e finire questa dannatissima scuola. La maturità non è un problema, ma sono i professori che sono da bruciare tutti quanti, perchè alla fine anche i migliori, visto che sono una manica di frustrati per lo più falliti, si sfogano con le classi che avrebbero più bisogno. Al diavolo!

E la pausa mi è servita anche per ritrovare un po' l'essenza "testacalda incurante e sprezzante dei pericoli" che è poi la cara Koretta. Insomma, l'autrice confessa, si era addolcita un po' troppo...Perchè per colpa di quel ********* dell'ex, aveva cominciato a leggere troppi Shojo Manga...Che potrebbe essere la rovina, per una che ha la mentalità degli Shonen...Vabbè quisquilie simili a parte, qualche anima pia che legge tale papiro, è per caso di Roma o dintorni?O cmunque conosce bene l'Urbe(insomma, meglio di questa milanès qua?).

Perchè se è così avrei bisogno di qualche info su locali, hotel e ristoranti...

Eh si, qua ci son da organizzare le "Vacanze (??) Romane" di Koretta & Kanon!

Fatemi sapere, e alla prossima!

Grazie a tutti!

Mizar89

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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