CAPITOLO
2
Dopo essersi divorato letteralmente una pizza formato
gigante con doppia mozzarella e doppia salsiccia, si sdraiò sul letto,
sentendosi pieno come l’arca di Noè. Aveva passato tutto il pomeriggio a giocare
ininterrottamente e ora, con la testa e gli occhi stanchi, avrebbe voluto solo
dormire, ma soprattutto, dimenticare la giornataccia appena passata, senza
pensare che la successiva sarebbe stata addirittura peggio.
Se David avesse
saputo cosa era successo, cioè che non avevano fatto altro che litigare, si
sarebbe incazzato a sua volta…
Sentì il cellulare squillare
prepotentemente dal salotto e, con riluttanza, andò a rispondere.
"Oh
cavolo!", esclamò, quando vide da chi proveniva la chiamata… Helen, la
sua ragazza, o meglio, quella con cui si frequentava da tre mesi, o giù di lì.
Titubante, rispose.
“Pronto?”
“Lo sapevo che te
ne saresti dimenticato, lo sapevo!”, esclamò lei, appena l’ultima lettera
venne pronunciata.
“Scusami Helen, ma oggi è stata una giornata
tremenda!”, provò a giustificarsi Georg.
“Non me ne frega
niente! Ti dimentichi tutto!”, continuò lei, che ormai era partita per la
tangente.
“Dai, Helen, capiscimi… lo sai che non è un periodo
facile, che siamo sempre stressati e sotto pressione…”
“Non sai
lasciarti il lavoro alle spalle? Non sai chiudere i tuoi problemi fuori dalla
nostra vita?”
“Mi cambio e vengo.”, le disse, cercando di
farla contenta.
“No, guarda, puoi rimanere a casa!”,
ribatté lei, chiudendo la chiamata.
Buttò stancamente il telefono
sul divano e se ne tornò in camera, trascinandosi i piedi dietro. Ecco, poteva
la sua giornata non concludersi con un’ultima discussione con Helen?
Apparentemente no. Quella sera avevano programmato di passare la serata al
cinema, a vedersi l’ultimo film di Spielberg. A parte il fatto che se n’era
veramente dimenticato, non ne aveva nemmeno molta voglia.
Giornata
di merda, trasformatasi in giornata del cazzo. Poteva solo starsene a letto,
almeno in quel modo non avrebbe litigato con nessuno. Anche se erano le nove,
spostò le coperte e, dopo aver sistemato i cuscini per rendere la sua seduta più
comoda, si mise a guardare cosa proponeva la pay tv…. Dopo cinque minuti di
zapping selvaggio, lo schermo diventò nero. Abbandonò il telecomando e, dopo
aver avvicinato le gambe al petto, si mise a guardare il
soffitto.
Niente sonno, niente in tv, niente di
niente.
A meno che…
Uscì dalla camera e se ne tornò
in salotto. Appoggiato sopra il divano, il libro.
Si
rinfilò sotto le coperte e riprese la lettura.
Capitolo 3, ‘La
vecchissima Morla’.
Ritrovò Atreiu, sul suo cavallo Artax, che
correva senza direzione, senza meta, ma con uno scopo ben preciso. Trovare una
cura per l’imperatrice. Si ricordava della scena che stava per leggere. La
palude della tristezza… se non pensava male, il cavallo Artax stava per morire,
inghiottito dalla melma della palude, che divorava chiunque si facesse prendere
da tristi pensieri.
Ed infatti, dopo poco accadde. Poi lesse di
come Atreiu parlò con Morla, la millenaria e scorbutica tartaruga, l’unica che
sapeva quale fosse la cura per la regina. Lo aveva scoperto in sogno, glielo
aveva detto il Bufalo Purpureo, l’animale che aveva sempre cacciato per sfamare
il villaggio.
‘Tu hai la
vita breve, piccolo, noi abbiamo la vita lunga. Troppo lunga. Ma viviamo nel
tempo. Tu per poco, noi per molto. L’infanta Imperatrice no. Lei c’era già prima
di noi. Ma non è vecchia. Lei è sempre giovane. Già, guarda un po’. Lei non vive
nel tempo, ma nei nomi. Ogni tanto ha bisogno di un nume nuovo. Sicuro, ha
sempre bisogno di nomi nuovi.’, lesse
dalle pagine del libro.
Un nome nuovo?
‘Aspetta’, gridò Atreiu,
‘da dove prende i nomi nuovi? Chi le può dare un nome? Dove posso trovare un
nome?’.
‘Nessuno di noi’, udì il gorgoglio di Morla, ‘ nessuna
creatura di Fantàsia può darle un nome nuovo. Perciò è tutto
inutile.’
Se era uno
degli abitanti di Fantàsia a poterle dare un nome, non si sarebbe chiamata
‘La storia infinita’…
Cercò di tornare con la mente al film, per
cercare di capire quale sarebbe stata la soluzione di quel racconto, ma non si
ricordava chi poi, alla fine, avrebbe dato un nome nuovo
all’imperatrice.
Sbadigliò.
‘Ma chi allora?’, gridò Atreiu fuori di sé, ‘Chi allora
può darle un nome e salvare tutti noi?’
Ecco, quella era una domanda
sensata.
‘Non fare tanto
baccano!’, fece Morla, ‘Lasciaci in pace e vai via. Neanche noi sappiamo chi può
farlo.’
Eh, ma che
palle!
‘Dimmi chi lo sa, e
ti lascio in pace per tutta l’eternità.’
‘Ma che importa, tanto fa
lo stesso.’, rispose, ‘Forse Uyulala dell’Oracolo
Meridionale.’
Che stronza
quella tartaruga gigante… se lo sapeva, perchè non glielo diceva e
basta!
Sbadigliò ancora, i suoi occhi lacrimarono
pesantemente.
‘Non ci puoi
arrivare in nessun caso, piccolo. Non in diecimila giorni di viaggio. La tua
vita à troppo breve per questo.’
Le sue mani persero forza e il libro cadde su di un
lato.
Si era addormentato…
Poi di
nuovo silenzio.
Poi ancora quel rumore.
Poi più
niente.
Un’altra volta. Che rumore era? Pareva un
animale.
Un nitrito?
Aprì gli occhi,
attirato.
A due centimetri dalla sua fronte le narici di un
cavallo. Si alzò di scatto a sedere e si guardò intorno, appena i suoi occhi
furono capaci di distinguere le forme ed i colori. Tanta erba, tantissimo verde.
Steli lunghi, alti, color smeraldo che si muovevano, ondeggiando come in una
danza orientale.
Si mise in piedi, chiedendosi dove si trovasse.
Intorno a lui colline, pendii e pianure di erba verde, come onde del mare… era
nel Mare Erboso.
Un colpo sulla sua spalla. Si
voltò.
Un maestoso cavallo bianco, senza sella, senza briglie. Era
così alto e così muscoloso che pareva il più grande cavallo che avesse mai visto
in vita sua… Artax?
Gli
venne da guardarsi addosso. Aveva solo un gilet di pelle scura e pantaloni dello
stesso colore, era scalzo. Un peso sulle sue spalle. Una faretra piena di frecce
ed un arco. Era diventato… Atreiu?
…..
Ma che
cazzo di sogno era?
Il cavallo nitrì di nuovo, si alzò sulle sue
forti gambe posteriori e ricadde pesantemente sul suolo, facendolo vibrare sotto
il suo peso. Pareva scosso ed agitato, si muoveva a piccoli passi a destra ed a
sinistra, scuotendo la coda. Era molto nervoso
Era tutto così
reale… l’odore dell’erba fresca, del cavallo, del cuoio dei suoi
vestiti…
Un grido lontano.
Pareva avvicinarsi sempre
di più a lui.
Guardò verso la direzione in cui pensava provenisse.
Non appena la sua vista si mise a fuoco, represse a malapena una risata. Poi
sentì la paura salire piano piano… piano piano… sempre di
più.
“Laaaaadddddrrrroooooo!”, sentiva l’eco della voce del
vecchio e bisbetico libraio.
Era lui che si stava avvicinando a
corsa, brandendo un giornale arrotolato, e sembrava volerlo raggiungere per
prenderlo a bastonate. Correva a grandi passi, sembrava quasi saltare, ed era
sempre più vicino.
“Ridammi il mio libro! Ridammi il mio libro!”,
prese ad urlargli, prima che Georg, con un’agilità che non si aspettava di
avere, balzasse sulla schiena nuda del cavallo e, aggrappatosi alla sua bianca
criniera, partì al galoppo…
Il tonfo del libro caduto a terra gli
fece accendere la mente, risvegliandolo dal sogno. Stette per qualche secondo
imbambolato, doveva trovare le forze per rendersi conto di nuovo dove si
trovasse.
Era in camera sua.
Riconosceva il soffitto
rosso scarlatto.
Tirò un sospiro di sollievo.
Si
stiracchiò le braccia allungandole sopra la testa e, dopo un paio di sbadigli,
si sporse dal letto e raccolse il libro.
Sogno del cazzo,
pensò.
Ma era meglio restituire ciò che aveva sottratto con
l’inganno.
O il libraio lo avrebbe preso a
giornalate.
***
Si
svegliò tardi, con la testa che pulsava e la schiena indolenzita. Non aveva
dormito per niente bene, era stato tormentato tutta la notte dal libraio
vendicatore, con il suo giornale arrotolato assassino.
Dio, che
palle! Doveva perdere il sonno la notte per un cazzo di libro vecchio e
ingiallito? Era meglio liberarsene, restituirlo al suo legittimo proprietario,
per scacciare via tutti i rimorsi e tutti i brutti pensieri. Non aveva mai
rubato, nemmeno una caramella. E non si era sentito tanto in colpa per quel
gesto fino a quel momento.
Sarebbe stata la prima cosa che avrebbe
fatto quel giorno. Non voleva mica distruggersi la vita per un libro maledetto,
e per di più stupido nella trama!
Questa Imperatrice Bambina che
aveva bisogno di un nome nuovo per guarire, questa assurda Fantàsia che non
riusciva ad immaginarsi perchè, appunto, troppo assurda!
Caro
Michael Ende, poteva scrivere qualcosa di meglio, invece di un libro cretino.
Poteva darsi all’ippica!
Doveva scusarsi con Gustav, prostrarsi
pentito ai suoi piedi, con la testa cosparsa di cenere ed i ceci sotto le
ginocchia… altro che libro per bambini! Gli stessi marmocchi avrebbero fatto una
sonora pernacchia in faccia all’autore, se non fosse morto da
anni.
Si preparò, salì in macchina, una due posti argentata, e
partì alla ricerca della libreria polverosa da cui lo aveva rubato. Gli venne il
dubbio di poterla rinvenire di nuovo… ora che ci pensava, l’aveva trovata per
caso, sfuggendo da un trio di stupide scimmie urlanti che non avevano voluto
saperne di accontentarsi di un autografo.
Si avvicinò al centro
vecchio della città, lasciò la macchina da una parte e si mise alla ricerca
della libreria. Aveva due ore di tempo per trovarla, poi doveva tornarsene alle
prove. Si avventurò tra le strade di pietra, strette tra vecchi edifici,
calandosi il cappellino sugli occhi e nascondendosi dietro ad una sciarpa nera e
ad un paio di occhiali da sole.
Dopo diverse svolte si sentì
perso, non aveva la più pallida idea di dove si trovasse, aveva smarrito tutti i
punti di riferimento… merda! Tutto era deserto, erano le nove di mattina,
nessuno pareva intenzionato a mettersi sulla sua stessa strada.
Cazzo!
Girò a sinistra, poi a destra, poi ancora a
destra e per tre volte consecutive a sinistra. Gesù… si era totalmente perso nel
centro vecchio della città. E per di più, stava per mettersi a piovere!
Non sapeva proprio da che parte andare, oramai poteva solo
sperare di uscire fuori da quel dedalo di strade. Prese la prima a
destra.
Eccola lì.
La porta del negozio. Alla fine
ci era riuscito…
Mise il libro sotto alla giacca, non doveva
fargli prendere acqua. Affrettò il passo e ristudiò mentalmente tutto il
discorso che si era preparato per scusarsi con il vecchio libraio. Prese la
maniglia, recitò l’ultima preghiera e la spinse, sentendo il rumore dei
campanellini che avvisavano del suo arrivo.
Era
dentro.
Ormai nulla più poteva salvarlo dal giornale
arrotolato.
La poltrona stava ancora dove l’aveva lasciata,
voltata. Sicuramente c’era il signor Metternich seduto sopra… magari aveva già
fatto la denuncia appena si era accorto del furto, magari aveva già la polizia
alle calcagna, magari lui l’aveva veramente riconosciuto ieri ma non glielo
aveva detto, magari stanno già pubblicando su tutti i giornali la sua foto con
scritto sotto ‘ladro di libri per bambini’…
Ebbe
l’improvvisa voglia di fuggire via di nuovo ma, cazzo, era un uomo! Doveva
prendersi le sue responsabilità!
Si tolse il cappello e lo infilò
dentro la tasca del suo giubbino di pelle. Allentò la sciarpa e si mise gli
occhiali sulla testa. Dopo essersi schiarito la voce, iniziò a parlare alla
poltrona voltata.
“Signor Metternich… buongiorno, sono il ragazzo
di ieri… quello che lei pensava fosse un ladro eccetera eccetera…”, prese a
dire, poi il buio. Non si ricordava più niente del perfetto discorsino da bimbo
pentito che si era costruito mentalmente mentre si faceva la barba. Tolse il
libro da sotto il suo riparo.
“Insomma, sono venuto a riportarle
il libro. Lo so che ho fatto una cosa stupida, me ne pento veramente, ho fatto
una cavolata e… se il libro si fosse sciupato, se lo avessi danneggiato in
qualche modo me lo dica, me lo faccia sapere, potrei finanziare la sua
restaurazione… potrei trovargliene un altro, i soldi non sono per me un
problema. Mi basta solo sapere che lei non mi abbia denunciato, perchè
altrimenti sarei davvero nei guai, mi creda, sarei veramente con
la…”
Un colpo di tosse alle sue spalle lo distrasse completamente
dal suo flusso ininterrotto di pensieri e parole.
Si
voltò.
Un paio di occhi chiari, dietro a lenti cerchiate di lilla.
Una treccia nera che pendeva quasi inanimata dalla spalla destra. Un libro,
tenuto con entrambe le mani, sul petto.
“Posso far parte, almeno
io, del pubblico del suo monologo?”, gli chiese la ragazza.
Georg
la guardò perplessa.
“Beh… ehm…”, prese a
balbettare.
“Cercava il signor Metternich, per caso?”, domandò di
nuovo lei.
“Sì…”, disse Georg.
“Non c’è.”, rispose
lei.
“E… quando potrei… trovarlo?”, fece lui, comprendendo
dell’enorme figura del cavolo che aveva fatto. Avrebbe voluto sotterrarsi in
quell’istante, lì, sotto il parquet scricchiolante della
libreria.
“Non credo che torni più.”, rispose lei, secca e
decisa.
“Ah…”, fece Georg, spiazzato completamente dalla sua
risposta, “E… e… come mai?”
“Oggi c’è il suo funerale.”, disse la
ragazza, abbassando gli
occhi.
Cazzo.
Merda.
“Mi dispiace
tanto… io non lo sapevo che… fosse morto.”, prese a balbettare
Georg.
“Gli è preso un infarto quando ha scoperto che gli avevano
portato via il suo libro preferito.”, disse lei, con lo stesso tono di voce che
aveva sempre utilizzato, cioè perfettamente atono e senza
sfumature.
Cazzo!
Merda!
L’aveva
ammazzato lui!
Ed era venuto a tormentarlo da morto nel sonno per
vendicarsi!
Ora avrebbe vissuto per sempre con il terrore di
addormentarsi per non vederlo più agitare il suo giornale
arrotolato!
Oh cazzo…
Oh merda!
“Stavo
scherzando!”, esplose la ragazza, vedendo la faccia del cliente sbiancare di
colpo e diventare quasi trasparente, “E’ più vivo e vegeto di me, mio nonno
sopravvivrà ai suoi stessi
nipoti!”
Cazzo…
Merda…
Il nonno
libraio era sempre vivo.
Ma la nipote l’avrebbe uccisa Georg
Moritz Hagen Listing con le sue stesse mani!
“Cavolo… mi ha fatto
prendere un accidente!”, disse, mettendosi una mano al petto per evitare di
mettergliela intorno al collo. Provò anche ad accennare ad un sorriso, ma sapeva
che risultava più come una smorfia di odio.
“L’ho visto!”, disse
lei, continuando a prenderlo in giro, “Cioè, le ho detto una mezza verità, a mio
nonno è preso veramente un infarto quando ha visto che il suo libro non era più
al suo posto! Ma era perchè lo avevo preso dallo scaffale, senza dirglielo, e me
lo ero portato a casa!”
Ah…
Oltre al danno anche la
beffa, pensò Georg. Quando lei gli aveva detto del libro preferito
volatilizzato, aveva automaticamente pensato al suo furto…
Sentiva l’antipatia per quella ragazza aumentare fino alle
stelle.
“Piuttosto… di cosa stava parlando prima? Ero intenta a
rimettere a posto alcuni volumi, quindi non l’ho sentita molto bene.”, disse
lei, tornando seria.
“Io? Ehm…”, disse Georg. Gli era stata data
un’opportunità per redimersi… “Sono venuto a restituire questo libro. Lo avevo
preso in prestito ieri ma…”
E l’aveva totalmente sprecata
inventandosi una bugia…
“Ah… ma questa non è una biblioteca… è un
negozio.”, disse la ragazza, prendendo il libro dalle mani di Georg ed
esaminandolo.
“Beh sì ma… vede, mi ero messo d’accordo con suo
nonno per prenderlo in prestito… e se mi fosse piaciuto lo avrei comprato.”,
cercò di rimediare Georg.
“Capisco… ”, disse lei, che per tutto il
tempo che lo aveva avuto in mano lo aveva controllato in ogni particolare,
girandoselo sotto gli occhi.
Inquadrandola bene, quella ragazza
poteva essere la rappresentante nazionale della categoria ‘bibliotecarie
brutte’. Chiusa nel suo golf giallino, abbottonato fino al collo e in un
paio di pantaloni di jeans un po’ larghi, non era per niente una bella
ragazza.
“Ok… adesso avrei da andare… sono un po’ in ritardo.”,
disse, ricambiando il sorriso ed andando verso la porta.
“Sì bene…
che nome devo dire di lei a mio nonno?”, chiese la ragazza.
Georg
ci pensò bene…
Cioè, non ci pensò affatto, perchè quella domanda
significava che lei proprio non l’aveva riconosciuto! Il nonno era vecchio, era
giustificato… ma lei! Era giovane, doveva avere più o meno la sua solita età,
doveva pure averlo riconosciuto!
Però, nel penombra di quel
negozio ammuffito, sicuramente nemmeno uno dei sui omonimi più celebri di lui,
Gorge Clooney, poteva venire identificato con facilità.
“Gli dica
di Moritz. Arrivederci!”, esclamò mentre apriva la
porta.
L’arrivederci di lei fu sovrastato dalle campanelline di
bronzo attaccate al legno. Uscendo fuori dal negozio, gli tornò in mente da che
parte andare e, dopo dieci minuti, era già a bordo della sua macchina, diretto
verso la sala prove.
Era così bello essersi lavato di dosso ogni
colpa!
Le parti scritte in corsivo sono prese direttamente dal libro, ovviamente senza scopo di lucro.
Voglio precisare una cosa:
se ci fosse tra voi lettrici qualche appassionata del libro, più che del film,
sicuramente noterà delle imprecisioni, dei particolari ispirati più alla
versione cinematografica. Sono 'errori' voluti, per semplificare.
Do ancora il mio indirizzo msn, per chi non lo avesse e fosse interessato a scambiare quattro chiacchiere con me: sil.stellina@hotmail.it
Passiamo ai ringraziamenti!
CowgirlSara: eheheh, mitico Giorgino! La carne del gruppo! XD anche Gugu però fa la sua parte 'carnosa' nel gruppo XD non so quanto altro posso aver rivelato con questo capitolo, ma un po' per volta capirai dove voglio arrivare... sicuramente comprenderai tutto prima della fine come sempre!
Picchia: certo che mi hanno contagiato! In fondo tutte noi siamo un po' bimbominkia!!!! Grazie per i complimenti che mi hai fatto in recensione e anche per quelli che mi fai su msn! Io spero sempre che l'alternanza tra reale e fantastico non sia un salto nel vuoto, ma risulti credibile... ancora però è troppo presto per dirlo! Ci sentiamo!!!
_Princess_: 20 anni? Io ne ho 22! XD E siamo qua a scrivere sui Tokio Hotel! Sarà l'età che avanza e gli ormoni che galoppano, io già sto pensando di costruire un recinto elettrificato! Giorgino è il mio preferito tra i quattro, non c'è che dire, di lui mi piace la sostanza ed il carattere. E' inutile dire che anche per me La Storia Infinita sia un film bellissimo, direi anche poetico. Se non hai letto il libro, ti consiglio volentieri di farlo, si rivelerà una sorpresa! Ti ho anche accontentato, pure senza volerlo, descrivendo Georg come Atreiu! Scusa se non mi sono soffermata molto sui particolari, ma non volevo trovarmi col cervelletto in tilt! Grazie mille per i complimenti, spero che non ti deluderò con l'evoluzione della storia. Se così invece accadesse, dimmelo subito. Sul serio XD Grazie ancora!
LaTuM: Ti ringrazio tantissimo per tutti i complimenti che mi hai fatto, sia per recensione, che per email ed anche per msn! Veramente, li sento con il cuore! XD non ho molto altro da dirti, se non grazie ancora, già ti ho detto tutto per msn! Spero di trovarti in linea di nuovo! Ciaociao!
Sososisu: ma ciaoooooo!!! guarda che se non pubblichi, per rappresaglia, non pubblico più nemmeno io! XDD no scherzo, non cedere ai miei ricattini stupidi! Grazie per i complimenti, sono tornata e sono felice di ritrovare le mie lettrici fidate, con qualche nuova e graditissima aggiunta! Consiglio anche a te la lettura del libro, che è sicuramente mille volte meglio del film. Anche se devo dire che il film è totalmente indimenticabile! Quante volte avrei voluto essere Atreiu!... e dopo questo capitolo, quanto vorrei essere insieme ad Georgtreiu! XDDD ora basta, ormoni zitti!
Dark_Irina: ma ciao conterranea! Non hai mai visto il film! Gravissimo! XD no, scherzo, tranquilla! Spero che non troverai alcuni passi della fiction oscuri e incomrpensibili, perchè ho dato per scontato che la maggior parte dei lettori avesse visto almeno il film. Ma non penso che succederà, in questo caso magari chiedimi spiegazioni, sarò felice di dartela!
_Pucia_: ah, grazie per questa dichiarazione d'amore, mi ha fatto molto piacere! XD certo che esiste il libro, l'ho scoperto quasi per caso due o tre anni, fa e mi diverto ancora a leggerlo! Non si è capito? XDDD
Lidiuz93: eccola! Mi sei mancata! Davvero non hai potuto leggere l'altra storia? Peccato! Magari se la leggi fammi sapere (gustino ha messo lo zampino tra mac e tom per diversi capitoli.... così ti stimolo alla lettura)
Alanadepp: ecco la regina delle recensioni senza senso! XDDD beh, che devo dirti! Grazie mille anche a te, mi fa piacere averti ritrovato, anche su msn! Era tanto che non ci si sentiva! XDD alla prossima!!!