Visto che l'ispirazione per questa storia è prepotente, mi vedo costretta ad aggiornare già con il terzo capitolo, ma non mi dilungo in spiegazioni inutili.
AVVERTIMENTI PRE-CAPITOLO: Non abbiate paura se non capite di cosa parlano i personaggi in certi punti. Tutto sarà spiegato -u-
Detto questo, Buona lettura <3
(Non ho in mente ringraziamenti particolari, perciò salto al prossimo capitolo :'D)
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Kibum si diresse a passo svelto verso la
biblioteca.
Jinki era stato molto gentile con lui,
indicandogli la
posizione di ogni classe, ogni luogo d’informazione, conosceva
quel posto alla
perfezione, quasi ci fosse nato. Doveva essere portato per il ruolo di
leader,
pensò mentre varcava la soglia dell’edificio.
Una ragazza dietro il bancone sollevò lo
sguardo dal libro
che stava leggendo e gli sorrise affabile, notando fin da subito
l’espressione
alquanto sbalordita del biondo.
“Posso aiutarti?”
La sua voce giunse flebile alle orecchie di Kibum,
che si
guardò intorno un paio di volte prima di capire da che direzione
arrivasse quel
suono. Appena la notò arrossì, imbarazzato.
“Si, hem, cerco qualche libro di
mitologia”
“Mitologia..” Digitò qualche
tasto al pc sottile e moderno
che aveva di fronte a sé, sulla scrivania, per poi tornare a
guardarlo.
“Mitologia di che tipo?”
“Mitologia greca”
“Bene” Passarono alcuni istanti nei
quali Kibum abbassò lo
sguardo sul legno del bancone d’ingresso battendovi su
ritmicamente le dita con
un movimento leggero e delicato e mordendosi distrattamente le labbra.
“Secondo piano, a destra” Gli sorrise
la commessa,
guardandolo.
“Grazie mille” Ancora con le gote
arrossate si inchinò,
prendendo poi la strada che gli aveva indicato la giovane donna.
Quest’ultima, attratta dal giovane uomo che
aveva appena
aiutato, continuò a seguirne la figura, rapita e sbalordita
dalla grazia con la
quale posava i piedi a terra, senza nemmeno far rumore. Non le era
capitato
spesso, nella vita, di incontrare individui del genere, conosceva
solamente una
persona che rispecchiasse in qualche modo le stesse qualità; i ragazzi che vedeva abitualmente erano
sempre stati alquanto grezzi e virili in ogni gesto, parola o sguardo,
per
questo era rimasta attonita dal rossore che aveva imporporato le guance
di quell’individuo
che era prossimo alla soglia dell’età adulta. Per di
più era la prima volta che
lo vedeva da quelle parti, era sicuramente un nuovo studente.
“Layla? Mi stai a sentire?”
Si riscosse dai suoi pensieri trovandosi davanti
l’alta
figura del rappresentante d’Istituto accompagnato dal fratello
minore. Non aveva
appena confermato di conoscere solamente una persona che rispecchiasse
le
qualità rare del giovane che aveva appena aiutato?
Ebbene, eccolo lì, sorridente e affabile
come sempre da
quando l’aveva conosciuto: Lee Taemin, fratello più
piccolo del leggendario Lee
Jinki, ovvero il migliore studente dell’intera scuola fin dal
primo anno.
Proprio quest’ultimo le sventolò una
mano davanti agli occhi
ridendo, appena si perse nuovamente, questa volta però nel dolce
sorriso del
ragazzo più giovane.
“Layla Collins, ti pagano per rimanere qui a
guardare il
vuoto? Se l’avessi saputo avrei fatto domanda anche io alla
biblioteca” La voce
calda e spiritosa del rappresentante invase le orecchie della ragazza,
che una
volta per tutte si decise a tornare alla realtà.
“Jinki! Che posso fare per te?”
“In realtà dovresti consigliare
qualcosa a mio fratello, si
sta lamentando del fatto che la nostra casa non è abbastanza
colma di libri,
che li ha già letti tutti almeno cinque volte e che dovremmo
averne molti di
più e di molti più argomenti” disse gesticolando in
una specie di parodia del
discorso che probabilmente gli era stato fatto dal più piccolo.
Taemin sorrise compiaciuto, spostando il peso da
un piede
all’altro, guardando prima uno poi il suo compagno.
“Beh, non posso dargli torto!” Rise
Layla. “Abbiamo
aggiornato di recente il reparto gialli, ma anche la narrativa, la
poesia e l’epico.”
Continuò.
“Daremo un’occhiata allora,
grazie” Taemin parlò per la
prima volta da quando erano entrati, la sua voce rilassò
istantaneamente i
muscoli della ragazza dietro il bancone, che non riuscì a
smettere di sorridere
e si diede della stupida per quel comportamento infantile.
Si salutarono, poi, mentre si dirigevano tra gli
scaffali
della biblioteca.
Taemin liquidò quasi subito il fratello,
dicendogli che
aveva voglia di gironzolare da solo fra tutta quella moltitudine di
pagine
stampate, Jinki non fece poi troppe storie, dopotutto era già
maggiorenne e
diventava sempre più autosufficiente, anche se Taemin sarebbe
per sempre
rimasto il suo fratellino minore bisognoso di protezione.
“Ci troviamo all’ingresso fra dieci
minuti, ok?” il maggiore
gli disse quelle parole mentre vagava già con gli occhi sui vari
titoli dei
tomi di storia che gli aveva chiesto il professore per l’indomani.
“Certo, come vuoi.”
Taemin incrociò le mani dietro la schiena e
cominciò a
camminare tra i corridoi, senza davvero essere interessato ai volumi
sugli
scaffali. Aveva già letto moltissimi di quei libri, li conosceva
a memoria e
voleva controllare se fosse arrivato qualche nuovo acquisto nelle
sezioni indicategli
dalla bibliotecaria.
Salì le scale, constatando che a
quell’ora tarda del
pomeriggio non c’era nessuno all’interno della libreria.
Arricciò le labbra infastidito da quel
pensiero. Per lui un
libro era come un pasto principale della giornata, non capiva come
facessero
alcune persone ad ignorare la lettura in quel modo.
Passò distrattamente le dita sul dorso dei
libri che
trattavano di racconti fantastici, all’inizio del secondo piano.
Forse era
troppo duro con i suoi coetanei, o meglio, compagni
di classe.
In realtà lui non era davvero il ragazzo
che tutti
conoscevano.
Lee Taemin aveva un grandissimo segreto custodito
molto bene
agli occhi della gente; non ne aveva mai parlato con nessuno, nemmeno
con i
genitori ed il fratello. Era un segreto più grande di loro, che
non erano
pronti a capire, comprendere ed accettare. Quindi perché dare
loro una
preoccupazione inutile? Sarebbe andato avanti con la sua vita fino a
quando l’avrebbe
ritenuto necessario, poi, un giorno, avrebbe finalmente parlato con la
sua
famiglia. Quel giorno, aveva sempre pensato dovesse arrivare in un
futuro
molto, molto lontano, anche se da qualche tempo, sentiva una strana
sensazione –
proprio su questo argomento- affiorargli alla bocca dello stomaco:
quasi
agitazione, leggera ansia, un misto di felicità e sorpresa.
Nell’ultima settimana questa situazione non
era cessata
nemmeno durante la notte, mentre dormiva. Il sonno era leggero, la sera
prima
di dormire si sentiva vagamente eccitato per qualcosa che non era
nemmeno
successa e la mattina si ripeteva che “Quello sarebbe stato un
giorno
memorabile”.
Rise di sé stesso. A volte si sentiva
ancora un bambino, nonostante
i suoi diciannove anni. A volte, per fortuna casi isolati, gli saliva
in gola
un groppo troppo potente per essere celato. Doveva quindi chiudersi
nella sua
stanza, a piangere, a scrivere, a meditare, a ricordare.
La nostalgia era tanta. A volte non pensava
davvero di
riuscire ad andare avanti.
Ogni volta, però, dopo qualche ora passata
a sfogarsi, Jinki
bussava dolcemente alla sua porta, entrando solo dopo il suo consenso.
Gli
sorrideva caloroso, andandosi a sedere proprio accanto a lui. Lo
abbracciava,
lasciando che le lacrime tornassero a scorrere copiose sulle sue guance
da
bambino, mormorandogli parole di conforto, che solo un fratello
può dare.
“Tu sei speciale, Taemin. Non
c’è motivo perché tu ti senta
triste e solo. Ci sono io con te e non ti abbandonerò mai.”
Taemin si stringeva nel suo abbraccio, ritrovando
quella
serenità perduta.
Sono speciale,
fratello. Nemmeno immagini quanto hai ragione.
Kibum non ci mise molto a trovare i libri che gli
interessavano. Fin da piccolo era stato colpito dalle leggende europee,
dell’Irlanda,
dei Paesi Nordici, della Grecia!
Quanta magia, in quei racconti, quante creature
straordinarie.
A volte si immaginava tra quei Dei così
altezzosi e superbi.
Si diceva sempre che avrebbe insegnato a tutti cosa voleva dire la
modestia, la
saggezza, l’aiuto verso il prossimo, la nobiltà. Lui si,
che sarebbe stato un
buon Dio.
Avrebbe avuto i suoi templi, avrebbe fatto visita
ai ragazzi
che più gli piacevano e più devoti.
Eh già. Dai ragazzi.
Perché si, Kibum era omosessuale.
Certo non l’aveva e non l’avrebbe mai
detto a nessuno.
Si vergognava di questo.
Non tanto perché si vergognava di se
stesso, ma si
vergognava della reazione delle persone. Ogni volta che faceva nuove
conoscenze
continuavano a ripetergli che la sua bellezza andava ben oltre i
normali canoni
dei giovani della zona, che di sicuro aveva molte ragazze candidate al
fidanzamento.
Lui si limitava a sorridere, distogliendo lo
sguardo,
dicendo qualche parola di circostanza. Sapeva che se avesse parlato dei
suoi
gusti sessuali le persone avrebbero iniziato a guardarlo in modo
strano, a
giudicarlo, a disprezzarlo. E lui, in tutta sincerità, non aveva
voglia di
sentirsi al centro dell’attenzione.
A lui piacevano i ragazzi, l’aveva capito
già da molto tempo, da quando aveva
visto per la
prima volta un film alla tv.
____
“Kibum,
cosa
guardi di bello?”
“Un
film,
mamma! Vieni anche tu, dai!”
“Non
spingere, non spingere, arrivo” La mamma ride, amo quando ride
con me.
Ci
sediamo
sul divano, io sulle sue gambe, lei mi carezza i capelli in un
movimento lento
e pieno d’amore.
Le
immagini
sullo schermo hanno come protagonista una giovane ragazza, più
giovane della
mamma ma bella quanto lei. Ma la storia non si incentra su di lei,
bensì su un
ragazzo, che sfida innumerevoli nemici pur di salvare la persona che
ama.
“Vedi
Kibum?
Il ragazzo farebbe di tutto per la persona che ama, un po’ come
papà fa con me”
E sorride.
Io
la guardo,
poi torno a fissare lo schermo.
Guardo
l’uomo.
Affascinante, bello, coraggioso. Anche io mi sento solo, come la
ragazza. Anche
io voglio trovare qualcuno che mi ami proprio come lei. Anche io voglio
essere
salvato.
___
Kibum aveva nove anni quando capì che
qualcosa era diverso,
in lui.
Di certo, formulando quei pensieri, non si era mai
chiesto
se fosse sbagliato o giusto, semplicemente si era fidato del proprio
cuore, perché
i suoi sentimenti erano così, e mai li avrebbe forzati.
Si accorse di aver viaggiato con la fantasia
quando si
ritrovò per la quinta volta sulla stessa riga della pagina.
Decise che avrebbe preso quel libro per portarlo a
casa e
leggerlo, quando il suo sguardo fu tentato da un particolare che
spuntò alla
fine del corridoio.
Kibum stava seduto a terra, con la schiena contro
l’alto
scaffale. Girò la testa alla sua destra, osservando il ragazzo
che aveva appena
imboccato quella stradina senza uscita.
Il suo stomaco fece una giravolta su se stesso,
appena i
loro occhi si incrociarono, il biondo giurò di aver visto una
scintilla color
oro attraversare quelle iridi tanto profonde.
I due si fissarono, sentendo le viscere
contorcersi e
dimenarsi. Ogni fibra del corpo di Kibum lo invitava ad alzarsi e
correre da
lui, perché finalmente si erano incontrati! Dopo così
tanto tempo!
Naturalmente Kibum non ascoltò
quest’intimo desiderio e con
estrema difficoltà distolse lo sguardo dall’altro.
Si sentiva andare a fuoco mano a mano che sentiva
i passi
avvicinarsi, anch’essi ora più decisi e netti sul parquet
del pavimento.
Quando Taemin si trovò di fronte a lui, si
chinò,
raggiungendo l’altezza del suo viso.
Ora era impossibile impedire a se stesso di
guardarlo.
Appena incrociò di nuovo i suoi occhi, ecco che il colore
mutava, dal nocciola
quasi all’oro, con un baluginio misterioso.
Di sicuro era più piccolo di lui,
osservando bene le
fisionomie ancora in cambiamento del suo viso.
“Ci conosciamo?”
Le parole del ragazzo gli attraversarono il corpo
come una
scarica elettrica e lo colpirono come una doccia fredda.
“Ah..ehm…si…no..non
credo”
“Io sono Taemin” Disse quello, con un
largo sorriso
splendente.
Kibum si sentì piccolo di fronte a
quell’espressione. Una
nostalgia mai provata affiorò dal petto e si sentì sul
punto di piangere dalla
commozione.
Cosa diavolo gli prendeva?!
“Io sono..”
“Kibum, si, lo so” E il suo sorriso si
allargò ancor di più.
“Sono il fratello di Jinki, Lee Jinki. L’hai conosciuto
vero?”
“Si…Jinki..” Ora che ci
pensava, era quello il nome del
rappresentante d’Istituto tanto gentile con lui.
Aveva scordato ogni particolare della sua vita in
pochi
secondi? Terra chiama Kibum, terra chiama Kibum!
“Si, Jinki, lo conosco” Disse
finalmente senza balbettare.
Doveva ritrovare un minimo di lucidità se
non voleva
sembrare un idiota. Osservò ancora un poco il volto di Taemin,
rosso, sembrava
agitato quanto lui.
“Stavi andando via? Ti posso
accompagnare!” Balzò in piedi e
porse una mano al biondo, ancora seduto, che l’accettò
forse troppo in fretta.
“Con piacere Taemin”
Si diressero a grandi passi verso le scale che
davano sul
piano inferiore, sui loro volti era stampato un enorme sorriso e
incredibilmente, dopo anni, sentirono che il vuoto che sentivano dentro
era
diminuito.
Jinki stava conversando con Layla quando vide il
fratello in
compagnia del nuovo studente.
“Oh..Kibum, giusto?” Jinki, seppur
l’avesse accompagnato per
tutto il giorno qua e là, non seppe nuovamente cosa dire di
fronte a tanta
bellezza genuina.
Kibum sorrise, inchinandosi brevemente.
“Ho incontrato Taemin di sopra, e mi ha
detto di essere tuo
fratello” Sorrise.
Jinki guardò perplesso entrambi.
“Perché, vi conoscevate
già?”
“Si!” Risposero all’unisono i
due, per poi sembrare confusi.
“Cioè..no.” Corresse Taemin per
entrambi. “Però ora ci
conosciamo!”
Jinki si grattò la mascella, alzando le
sopracciglia, guardò
Layla che invece fece spallucce, nella sua stessa situazione.
“Beh, comunque ora dobbiamo andare Taemin,
su, ci aspettano
a casa”
“Si, vado anche io” Kibum
guardò fuori dalla porta mentre
Layla tamburellava le dita sul pc in attesa della conferma del noleggio
del
libro.
Fuori, le nuvole che prima erano fortunatamente
lontane,
avevano raggiunto la città e una leggera pioggia cadeva ora
sulla terra secca. I
tre salutarono la bibliotecaria e uscirono, prendendo dagli zaini i
rispettivi
ombrelli.
“Ci vediamo, è stato un piacere
Taemin. Jinki-hyung.” Kibum
si lanciò sotto la pioggia con grazia, dopo che si furono
salutati.
“Allora Taemin, trovato qualcosa?”
Jinki aprì l’ombrello
camminando sotto la pioggia, pensando che il fratello lo seguisse, ma
Taemin
rimase al suo posto, ancora intento a studiare la figura del ragazzo
che si
stava allontanando a passo spedito. Rammentò lo sguardo che si
erano scambiati:
gli occhi di Kibum avevano brillato d’azzurro intenso, e la
spiegazione poteva
soltanto essere una.
Le sue non erano sensazioni infondate. Era “Quello”, il giorno tanto speciale, ora
lo sapeva.
“Beh? Taemin?”
Il giovane sorrise, correndo sotto
l’ombrello del fratello,
sotto la pioggia.
“Oh si. Ho trovato finalmente ciò che
cercavo da tanto tempo.”
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::INFINITESKYDRIVER CORNER::
Una
new entry nel
capitolo! Taemin! 8D (si, si, non potevo non inserirlo, eddai.) E'
misterioso,
il ragazzo.
Cosa
vuol dire che è speciale? Tutti siamo
speciali. Ma scommetto che lui risponderebbe "Beh, io sono MOLTO
speciale". Direi che..lo scopriremo solo vivendo. Cit.
CanzoneFamosa
Sono
già al terzo capitolo......incredibile.
L'ispirazione non mi ha abbandonata! *_* Devo festeggiare!
Perchè se alla fine
questa storia viene fuori sputata sputata a come l'ho immaginata, beh,
viene
fuori una bella cosa ewe
Kibum
incontra Taemin e sembrano conoscersi? Ma
prima non si conoscevano....vi è mai capitato? Scommetto di si.
Incontrare una
persona e dire "Ma io ti conosco!" E invece non vi siete mai visti in
tutta la vita xD
In
seguito le cose si faranno più interessanti,
ora che i personaggi sono legati tra loro...non mi resta che darvi
l'appuntamtno al prossimo capitolo.
Come
sempre, se avete pareri, idee, o qualunque
cosa, recensite °u°
Haloa!
<3