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Autore: Marghe_scrittrice_1D    12/07/2013    1 recensioni
Ho sempre avuto una vita diciamo 'normale', fin quando non vengo trasportata via da tutto e tutti in un luogo sconosciuto. Non so chi siano le persone attorno a me o che cosa vogliano, so solo che ho paura. Sarò in grado di reagire? Riuscirò a sopravvivere? Non lo so. Rivedrò tutto ciò che ho finora perso? Potrò riabbracciare mia sorella?
Genere: Avventura, Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo IV. Ero pietrificata, bloccata. Era come se anche il mio cervello avesse smesso di pensare. Che cos'era quella specie di mostro che mi stava fissando? Cosa ci faceva in quel castello? Allora tutto quello che mi aveva detto papà, era vero? 'Ombra della notte, mamma, strega, non sei umana, un altro mondo..'. Quelle dannatissime parole mi rigiravano in testa senza pace. Quella 'cosa' era alta, viscida, e di un colore rossastro. Aveva due soli denti, appuntiti come lame, e sembrava essere assetata di qualcosa. Forse qualcosa che io avevo perchè non smetteva di osservami e sorridere tra sè. 
"Camille, spostati subito!", urlò papà. Ero confusa. Cercai di scansarmi, ma il mostro mi saltò addosso, buttandomi a terra. Era possente, e muscoloso. Non so bene cosa successe dopo perchè cominciai a vedere solo buio, buio e nient'altro. L'ultima cosa che vidi fu papà che urlava il mio nome, e sentii la sua voce gridare 'fenus guphi!' 
Ma pian piano cominciai a riprendere conoscenza. La testa mi faceva male. Mi trovavo nella mia stanza e papà mi teneva la mano. Appena vide che ero sveglia i suoi occhi brillarono. "Come ti senti, Camille?". "Adesso sto bene, grazie", dissi sorridendogli. Probabilmente stavo cominciando a credergli. "M-ma papà che cos'era ciò che mi ha assalita?", chiesi. "Ora hai bisogno di riposarti tesoro. Ci penseremo domani. Buonanotte" e mi stampò un bacio sulla fronte, esattamente come faceva in quella che fino a poco tempo fa era casa mia. Riuscii ad addormentarmi serena ripensando a papà: quell'uomo non era cambiato. Non era umano, ma probabilmente di lì a poco ci avrei fatto l'abitudine. 
'Buonanotte, Camille. Domani avrai una giornata piuttosto difficile', disse quella voce. 
Riuscii a biascicare un "notte". 

La mattina dopo fu papà a svegliarmi: "Forza dormigliona! Inizia un nuovo giorno!".
"No papà.. ancora cinque minuti, ti prego. non voglio andare a scuola. ma quando arriva la domen..", mi bloccai.
Lui rise. "Camille cara, ci vorrà molto tempo prima che ti abitui a tutto questo. E pensare che non sai ancora niente". 
"Va bene, va bene. Mi alzo. Si può fare colazione, oppure non è umana nemmeno quella?", chiesi scherzando.
"Tranquilla. Ti ho cucinato il bacon arrostito come piace a te, basta che tu vada al piano di sotto."
"Almeno qualcosa non è cambiato", dissi facendogli l'occhiolino.
Stavo per dirigermi al piano inferiore, quando un braccio di papà mi fermò: "Ah prima che mi dimentichi.. Appena hai finito ti aspetto nella stanza di ieri. Abbiamo tanto di cui parlare". 
"D'accordo..", mi rassegnai.
"Ma aspetta, dove si trova? Sai, non vorrei perdermi e fare amichevoli incontri, come ieri..."
Ma papà era sparito. Scomparso, si era dileguato. Pazienza: avrei cercato da sola la strada. Quanto sarebbe potuto essere difficile?
Finita la colazione, cercai di fare mente locale e ricordare il percorso fatto il giorno prima. Destra, poi dritto, sinistra, dritto. No aspetta. Era sinistra, dritto, destra, e l'ultima stanza a destra. Mi ero persa. Non avevo la minima idea di dove mi trovassi. Ero ad un bivio: destra o sinistra? I corridoi non avevavano alcuna differenza.
'D-Destra', sibilò quella voce che era decisa a non lasciarmi.
Seguii il suo consiglio.Ormai mi ero persa, cosa sarebbe potuto cambiare?
Ma finalmente, trovai la stanza dove papà mi aspettava.
"Camille, ma quanto ci hai messo?", disse.
"Mi ero persa. è così grande qui.."
"Non importa. Dobbiamo sbrigarci". Si era fatto così serio rispetto al mio risveglio.
"Adesso riprenderò il discorso da dove l'avevo perso ieri, spiegandoti molte cose. Tu non interrompermi per alcuna ragione, siamo intesi?"
Annuii. Cominciava a spaventarmi.
"Cercherò di rioridinarti le cose così per te sarà più facile. Tua madre Anastasia è una strega. Io sono un'ombra della notte. Tu non sei umana. Non sei mai stata figlia unica. Tuo fratello non è morto, e tu lo dovrai trovare. E fin qui, più o meno ci siamo.. Ora passiamo a quello che è successo ieri. Sarò schietto, Camille. Preparati".
"Sono pronta, papà". La ragazza paurosa di ieri sembrava avere lasciato il posto a una pronta ad affrontare la realtà, qualunque fosse.
"Ieri il cancello del castello è rimasto aperto e ciò non deve mai succedere. I custodi hanno avuto una dimenticanza che non ricapiterà mai più. Vedi, siamo vicini alla foresta. Una foresta tremenda, ma non sarò io che te ne parlerò. Ti sarai chiesta che cos'era quella creatura che ti ha assalita", si fermò.
"Quello era un Gufos."
"Un cosa?"
"Gufos. Sono delle creature piuttosto alte, e muscolose. Vengono chiamati così perchè chi le creò fu un gufo, e infatti l'incantesimo che lo uccide è il fenus guphi, non a caso. Cominci a capire?"
"Sembra tutto collegato. Credo di sì."
"Meglio così. Questi uccelli sono pericolosi. Sono enormi, e la loro specialità è succhiare il sangue, ma non pensare che siano vampiri, perchè non è assolutamente così. Su questo c'è una leggenda: si dice che in antichità la mamma gufo, mentre stava nutrendo i suoi piccoli, si ferì e per caso loro ingioarono del sangue. Gli piacque talmente tanto, che cominciarono a volerne sempre di più. E il sangue riesce a rafforzarli. Non come corporatura, ma diventano più furbi e intelligenti. Per questo quel gufos ti ha assalita sulla testa: perchè lì trovano maggior sangue, oppure nelle vene. Ma preferiscono il capo: è più facile per loro. Basta buttarsi sulla preda ed è fatta"
Mi limitai ad un "capisco".
"Tu ovviamente sei svenuta. Non è riuscito a prelevarti molto sangue perchè sono intervenuto, altrimenti saresti potuta anche morire."
"Cosa?"
"Hai capito bene. Camille, tu sei qui per un motivo molto importante."
"E sarebbe?"
"Non posso dirtelo. Scapperesti, se lo facessi. Fidati di me."
"E se ti giurassi di non farlo?"
"Accadrebbe comunque. Sei solo curiosa, adesso. Ma la curiosità lascerebbe spazio alla paura. Sappiamo che non sei umana, ma non sappiamo cosa diventerai."
"E quando succederà? Insomma, quando scoprirò cosa sono?". Mi sorpresi delle mie stesse parole, dovevo ammetterlo.
"Potrebbe accadere in ogni momento".
"Stavo dicendo", disse riprendendo il filo del discorso, "saresti potuta morire. Ma per fortuna non è successo. Ora ti parlerò dei tuoi genitori. E del loro passato. Poi incontrerai qualcuno."
"Basta che non sia un'altro mostro.."
Papà mi fulminò.
"Scusa...", biascicai.
"Devi imparare a usare correttamente i termini, Camille."
"Tu sai il mio nome, conosci la mia vita da umano, ma non conosci la parte più importante. Il mio nome è Thomas Jhonson, sono un'ombra della notte da secoli, ormai. Durante il giorno svolgevo tutti i lavori da 'umano': accompagna i figli a scuola, vai al lavoro, torna a casa, cucina la cena etc... E questo lo sai. Ma dopo averti messa a letto, e averti coperto con le lenzuola, non sai cosa succede. Esco. Vado in cerca di qualcosa di cui ho bisogno per vivere."
"e che cos'è??"
"Vedi, io sono un'anima in pena, e come tale non ho alcun bisogno di dormire. Posso mangiare, anche se posso farne a meno. Ma la sera devo uscire. Ho bisogno di respirare l'aria della sera."
"Quindi sei umano: hai bisogno di ossigeno."
"Non azzardarti a ripetere una cosa del genere per almeno il prossimo secolo. Non sono u-umano. La sera devo uscire e cercare un fiore. Un fiore che tiene in vita per anni. E senza quella pianta le creature come me trovano la morte. Possiamo essere feriti da lance, o cose metalliche. Ma per vivere abbiamo bisogno di quel fiore. Quindi, ogni sera uscivo a cercarlo e lo mangiavo. Questo mi teneva forte e in vita."
Rabbrividii.
"Solo che non era così semplice. Non ti sei mai chiesta perchè le tende di questo castello sono chiuse e non vengono mai aperte?"
"Veramente non ancora".
"Il sole. Non ci brucia come i vampiri, ma la nostra pelle ne risente. Se è molto forte, cominciamo a grattarci e diventiamo neri. Ci trasformiamo in poche parole. E quando questo succede, l'unica cosa da fare è fare una pozione con peli di animale morto, carbone e olio. Tua madre è sempre stata molto brava in questo. Quando succedeva, lei sapeva come guarire il tutto".
"Ecco perchè non uscivi mai durante le giornate di sole", cominciai a riflettere.
"Fai progressi, vedo. Ora passiamo a tua madre. Lei è una strega, come già sai, e ha una capacità di leggerti nel pensiero. Per questo motivo non sei mai riuscita a mentirle. Lei non è una creatura dannata come me, ma sa fare ottime pozioni e conosce tutti gli incantesimi. Se avrai bisogno, saprà aiutarti molto."
"Dannata? Tu non sei dannato, andiamo papà! E aiutarmi in cosa?"
"Capisco la tua confusione. é normale. Ma non sai ancora il mio passato, e per la secondo domanda.."
Attesi in silenzio la sua risposta che fu deludente.
"Lo scoprirai presto".
"Per oggi ho finito. Avrai molte cose a cui pensare per ora. Nei prossimi giorni conoscerai qualcuno."
"Chi?"
"Non posso rivelartelo".

Credevo che mi sarei abituata all'idea di non essere umana, della mia famiglia e tutto il resto. Ma non era affattto così. Papà era così misterioso: tutti quei 'presto' e 'succederà'. Ma per il momento avevo molto per la testa. In che famiglia ero capitata? E perchè mi trovavo in quel castello?
Gliel'avrei chiesto il giorno dopo. E quella voce che continuava a perseguitarmi.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
Allora che ve ne pare di questo capitolo? Scusate se ci ho messo così tanto tempo, ma sono stata molto impegnata e i prossimi capitoli vedrò di pubblicarli più in fretta. Grazie a tutti coloro che stanno seguendo questa storia, e recensite miraccomando!
Baci:*
Marghe_scrittrice_1D
  
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