Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: LucreziaLavigne    12/07/2013    0 recensioni
Ricordo ancora quando ci sottrassero alla vita….
Per mesi e mesi eravamo riusciti a sopravvivere ma adesso non ce la facevamo più.
....
Con cautela aprii la porta a occhi chiusi e non feci in tempo ad aprirli che svenni.
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mi risvegliai bruscamente sbattei la testa contro qualcosa di metallico, sbarrai gli occhi ma non vidi nulla,ero tutto buio, sussurrai con un minimo di voce: “C’è nessuno?” un’altra voce coprì la mia:”Lucrezia,stai bene!” l’avevo subito riconosciuto era Matteo ed era a pochi passi da me , estrassi l’accendino dalla tasca e cercai di  fare luce eravamo tutti in circolo sul retro di un camion me ne accorsi perché avendo uno zio camionista ed avendo passato con lui e con sua figlia a giocare per pomeriggi dentro camion mi reputavo capace di riconoscerne uno; ma la mia deduzione non servì a nulla l’avevano già capito , poi dissero  che stavamo viaggiando da circa 75minuti ed io mi ero svegliata solo ora. Mi avevano anche riferito che dopo essere svenuta quell’essere ripugnante aveva ucciso tutti gli altri miei compagni di classe nell’altro angolo,sparandogli in testa, subito dopo tutti loro i superstiti erano stati fatti svenire e caricati in questo camion. La fiamma dell’accendino si spense,passarono alcuni minuti e poi riprovai,la fortuna era dalla mia parte, osservai una ad una le facce dei miei compagni Matteo ed Ismaele erano vicini a me ed erano quasi pallidi come la sottoscritta Salvatore e Besar parlavano di ciò che ci sarebbe potuto accadere e Riccardo era seduto in disparte non aveva voluto nemmeno la compagnia di Ismaele fissava il nulla a braccia conserte. Mi schiarii la voce per parlare ma Besar mi precedette e disse: “Quel figlio di puttana non ci lascerà mai andare bisogna abbandonare ogni speranza, una volta giunti a destinazione siamo fottuti, dobbiamo cercare di scappare prima”. Le parole di Besar facevano ballare la fiamma dell’accendino non riuscivo ad ascoltarlo fissavo i due ragazzi di cui ero innamorata uno impassibile e freddo, l’altro agitato e suscettibile.
Il camion frenò di colpo finimmo tutti schiacciati contro una fiancata, dopo alcuni secondi senti lo sportello anteriore richiudersi e dei passi si avvicinavano al portellone ci mettemmo tutti a sedere dando le spalle ad un’eventuale arma che non avrebbe esitato a porre fine alle nostre vite. Aprirono una ventata gelida spense l’accendino che prontamente mi infilai in testa mi afferrarono per i capelli e mi intimarono di scendere e così feci. Subito dopo richiusero il portellone. Mi trascinarono verso uno squallido motel, faceva un freddo cane e respiravo a fatica, la paura mi stava letteralmente divorando viva. Bussarono ad una porta e dopo essersi aperta  mi lanciarono al suo interno. Ero in una stanza piena di trofei di caccia , ero caduta involontariamente su uno schifosissimo tappeto fatto con un povero orso che non si sarebbe mai aspettato che un giorno non avrebbe più vissuto libero ma si sarebbe trasformato in uno stupido pezzo di mobilio per accontentare esseri disgustosi. Sul fondo della stanza c’era una scrivania e il tizio che mi aveva buttata a terra mi guardava ghignando,mi vennero i brividi,fece senno di avvicinarmi. Con nonchalance si accese un sigaro e mi disse:” Piacere bellezza io sono Javier Fumero” volevo morire non mi sembrava possibile, Javier Fumero era l’antagonista di un libro che avevo appena finito di leggere. Sembrò leggere la paura nei miei occhi, si alzò e mi si avvicinò alle spalle , incominciò ad accarezzarmi i capelli ed io cercando di non provocare reazioni sgradevoli mi alzai e con il poco coraggio rimastomi e con gli occhi fissi sul pavimento gli dissi: “ Mi spiace ma non sono quel tipo di ragazza” per risposta mi sibilò contro:” Lurida puttana non sai cosa ti stai perdendo” dopodiché arrivarono i suoi scagnozzi e fui portata fuori. Riaprirono lo sportello del furgone e mi catapultai al suo interno, mi si avvicinarono tutti per chiedere come mi fosse successo risposti  che Fumero era un povero depravato e giurarono che non avrebbero fatto avvicinare nessuno a me. Anche se anagraficamente ero la più grande per loro ero come la sorellina minore da difendere da ogni male.
“Dormiamo” dissi infine :” ci attendono lunghi giorni” ero sul punto di chiudere gli occhi quando Ismaele ribattè dicendo che se ci saremmo addormentati saremmo sicuramente morti di ipotermia;l’unica soluzione era quella di toglierci i giacconi,sovrapporli e dormire tutti vicini. Acconsentimmo tutti. La nostra scetticità era stata sostituita dal fatto che non volevamo morire congelati. Mi addormentai tra Ismaele e Matteo che tremavano come foglie non tanto per il freddo credo,bensì per il destino che ci spettava.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: LucreziaLavigne