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Autore: MoonClaire    13/07/2013    2 recensioni
Lettere.
Ogni romanzo d’amore che si deve inizia così.
“E anche il mio non fa eccezione…”.
Susi aveva tutto dalla vita. Un lavoro appagante e tra le tante aveva anche un vicino di casa bellissimo.
“Che sono riuscita a fare innamorare, mettiamo in chiaro la cosa per chi avesse brutte intenzioni!”
Per inseguire il sogno di una vita, entra nella scuola che aveva sempre desiderato frequentare.
Ora non c’è più nessuno che la frena, può diventare chi vuole ed essere chi vuole.
“Non si può mai essere chi vuoi veramente, finiresti sempre con il ferire qualcuno…”.
Il disegno era la sua più grande passione, e scrivere veniva subito dopo. Entrambi avrebbero dovuto rimanere tali, ma invece, entrambi, hanno deciso di cambiarle la vita.
“Il disegno più importante per me era quello chiamato amore…”.
Il pennello del destino le aveva disegnato cose che non si sarebbe mai aspettata, ora stava solo a lei rifinire quel disegno con tutti i particolari che mancavano.
“Ma avrei avuto il coraggio e l’egoismo di prendere in mano quel pennello sporco e posarlo su una tela non più bianca?”
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAPITOLO 15
 
“I giorni successivi tornai a lavorare. Avendo fatto chiarezza nei miei pensieri ed avendo sistemato le mie cose da Kia, capii di non poter passare tutti i giorni accanto al letto di Alex. Era passata una settimana da quando era entrato in coma e non aveva dato segni di miglioramento. Ma non perdevo le speranze. Andavo da lui ogni sera uscita dal lavoro e mi fermavo fino a quando le infermiere non mi buttavano fuori dalla sua stanza. Parlavo, gli raccontavo di come erano trascorse le giornate senza di lui. A volte gli leggevo dei libri ed altre volta ancora, quando non sapevo cosa dirgli, mi limitavo a tenergli la mano.
Senza Nick, ammetto che era stata dura. Non mi ero accorta di come ero arrivata a dipendere da lui e il tornare a casa e non trovarlo pronto ad accogliermi con i suoi sorrisi ed i suoi baci, mi aveva fatto sentire vuota ed incompleta. I primi giorni era stata dura ed avevo combattuto molte volte sul fatto di telefonargli o meno. Era stata Kia, con un sonoro ceffone a farmi tornare in me. Aveva detto, giustamente, che non potevo continuare a prendermi gioco così di Nick, perché il ragazzo sarebbe corso tra le mie braccia senza pensarci due volte. E quando l’avevo guardata indignata, le era bastato dire solamente un nome. Alex. E tutto era tornato al posto. Sapevo che non ero sola, ma che Alex era là ed aveva bisogno di me. Quando avevo iniziato a piangere, Kia, mi aveva fatto sedere insieme a lei sul divano e stappando una bottiglia di Bellini, aveva iniziato a parlare cercando di calmarmi. Aveva detto che sapeva quanto potesse essere dura per me. Dal ritrovarmi ad avere il ragazzo perfetto ad essere sola, a dovercela fare da sola. Ma aveva anche detto che quando Alex avrebbe riaperto i suoi bellissimi occhi scuri, avrei avuto lui ad illuminarmi le giornate. Mi aveva fatto chiudere gli occhi e facendomi ricordare le sue espressioni, le cose che faceva per me, avevo finito con l’addormentarmi sul divano, con la sola speranza del suo risveglio.
Un’altra cosa molto difficile da affrontare in quei giorni, furono i miei genitori. Vedere le loro espressioni mentre gli dicevo che tra me e Nick era finita, mi rattristò molto… dapprima non dissero nulla, poi esplosero contemporaneamente, chiedendomi perché, cosa era successo e cose simili…”.
 
La tensione presente in quella cucina era indescrivibile. Le tre persone stavano in silenzio e nessuna tentava di fare il primo passo per dare o chiedere spiegazioni. Susi avrebbe voluto evitare quel momento con tutta sé stessa. Come si fa a dare certe notizie? I suoi genitori già la vedevano sposata con Nick. Adoravano Nick e continuavano a dirle che lui era stato una scelta eccellente.
Sospirando, Erika scosse la testa e poi guardò Susi. “Questa è una grossa delusione…”.
“Non essere così dura Erika, proviamo a vedere le motivazioni di nostra figlia… dopotutto è lei che stava con il ragazzo, non noi…” tentò di placarla il marito.
“A me davvero interessa poco… quello che interessa è il fatto che con questa cosa, di sicuro avrà compromesso l’amicizia tra me e Barbara!”
Susi la interruppe. “Ascolta mamma… non è detto che sia così, io e Nick tenteremo ancora di essere amici… Non subito, ma io e lui siamo sempre stati perfetti per l’amicizia…”.
La madre scosse nuovamente la testa ed alzandosi dalla sedia, andò verso il lavandino. “Per te forse, ma per Nick assolutamente no! Ci hai messo quanti anni a vedere che il ragazzo era cotto di te! Santo cielo, lo sai che ti ha comprato un anello per chiederti di sposarti? Barbara era al settimo cielo! Non vedeva l’ora di vedere il suo unico figlio sposato felicemente! Ma voleva vederlo sposato con una ragazza che lo avrebbe fatto felice e questa ragazza dovevi essere tu! E invece che fai? Decidi di spezzargli il cuore!” bevendo dell’acqua, continuò. “Povero Nick, non oso immaginare come possa sentirsi quel ragazzo… eri il suo mondo Susi e tu glielo hai infranto…”.
“Grazie per le belle parole…” replicò sarcastica la ragazza. Ed andando verso il frigorifero, lo aprì per cercare qualcosa da bere. Chiudendo gli occhi e respirando a fondo, sentì il magone ripensando alle parole della madre. Era arrivato al punto di comprarle un anello per chiederla in sposa?
Tentando di portare calma tra le due donne, il padre intervenne “Come mai Susi? Sembravate andare benone insieme… Pensavamo che con Nick fossi felice. A noi sembrava che lui facesse di tutto pur di non farti mancare niente…”.
“E infatti non mi è mai mancato niente… era tutto tremendamente perfetto con lui. Nick è stato il principe azzurro che tutte aspettano nella loro vita. Mi ha dato tutto l’amore che era capace di provare ed io sono stata felicissima con lui, però… Io non sono riuscita a ricambiarlo con la stessa intensità. E’ per questo che ho deciso di lasciarlo, perché non era giusto…”.
La madre si risedette vicino alla figlia e posandole una mano sul braccio, provò a farla ragionare. “Susi… devi sforzarti di più… avete davanti tutta la vita, sono sicura che prima o poi riuscirai ad amarlo come vuoi tu e come vuole lui!”.
“Sono mesi che ci provo mamma… e non ci riesco!” sbuffò Susi “E in tutto questo tempo non ho fatto progressi!”.
“La vita comporta dei sacrifici tesoro… e probabilmente il tuo comporta stare con lui ancora per un po’, e vedrai che prima o poi ti innamorerai di lui!”.
La ragazza sgranò gli occhi. “Non puoi essere seria mamma! Come posso stare con un ragazzo della quale non sono innamorata? Pensavo volessi vedermi felice!”.
“E’ per questo che vorrei vederti con Nick, perché so che con lui saresti felice!”.
“Credo sia meglio finire qua questa discussione! Sono stufa di dover dare spiegazioni a tutti… E’ la mia vita e ne faccio quello che voglio!” esclamò Susi sentendo le lacrime minacciare di scendere in ogni istante.
“Ok… direi che è il caso di calmarci qui… Erika se hai qualcosa di sensato da dire, fallo pure, altrimenti stai zitta! Sembra che nostra figlia sia abbastanza triste per questa cosa, non metterti anche tu per favore!” ed alzandosi si avvicinò alla figlia. “Se vuoi parlarne, possiamo andare di là, lontano dagli isterismi di tua madre…”.
Sorridendo Susi accettò il fazzoletto che il padre le porgeva e soffiandosi il naso, borbottò “Diamole una seconda possibilità…”.
Ma la donna non sorrise “Certo che sei felice tu! Avrai ancora tua figlia a casa e senza ragazzi che le ronzano intorno!”.
L’uomo la guardò con la coda dell’occhio “Guarda che a me piaceva molto Nick, ma Susi sa cosa è giusto per lei. È grande abbastanza per saper prendere le proprie decisioni. E poi ha solo ventiquattro anni, ha tutta la vita per trovarsi il ragazzo giusto…”.
A quelle parole, Susi abbassò la testa ed il silenzio tornò a regnare. Non avrebbe voluto dir loro di Alex, ma tanto valeva confessare il tutto in una volta sola.
“A dire la verità, credo di averlo già incontrato…”.
“Oddio…” borbottò Erika spostando lo sguardo. “Da quando sei diventata una sgualdrina? Eri una così brava ragazza Susi, adesso passi da un ragazzo all’altro!”.
“Non è andata così mamma…” e sospirando sussurrò “Nick è stato più comprensivo di te…”.
Alzando la voce, la donna replicò “Certo che lo è stato! Si è rimbambito da quanto è innamorato! Si è ridotto ad essere quasi patetico!”.
“Smettila di parlare di lui così mamma…” disse Susi cercando di controllare la rabbia.
“Adesso ti importa?”. Respirando, Erika tentò di calmarsi ed andando vicino alla figlia, le mise le mani sulle spalle. “Io credo che se tu ne parlassi con Nick, lui sarebbe disposto a riprenderti anche se sei andata a letto con un altro!”.
Susi la guardò orripilata.
“Hai davvero raggiunto il limite!” esclamò il marito e prendendo Susi per un braccio, la portò fuori dalla cucina e verso il soggiorno, dove una volta entrati, richiuse la porta alle loro spalle.
“Scusala… ci è rimasta molto male…” disse lui tentando di rompere l’imbarazzo. “Magari possiamo parlarne con calma…”.
“Papà… io non torno indietro… per lo meno non adesso. Io e Nick ne abbiamo parlato e lui stesso mi ha detto che mi darebbe una seconda possibilità alla velocità della luce… e so anche che la seconda possibilità potrebbe essere quella buona, ma io voglio vedere se con l’altro ragazzo ho possibilità di essere davvero felice e serena con me stessa. Ogni volta che lo guardavo negli occhi, mi sentivo in colpa e non deve essere così!” esclamò Susi iniziando a scaldarsi.
Il padre la guardò e le sorrise “Hai ragione Susi… ed io credo che questo ragazzo sia molto fortunato…”.
Tristemente, Susi annuì. “Speriamo…”. Scuotendo dalla testa i brutti pensieri cambiò argomento. “Papà… non penso di tornare a casa con voi… mi piace la libertà che ho guadagnato in questi mesi e poi l’attività sta andando molto bene, tra poco potrò comprarmi un monolocale o qualcosa di simile, ma nel frattempo starò con Kia…”.
L’uomo le sorrise “E’ un modo carino per dirci che siamo impiccioni e non vuoi farci incontrare questo nuovo ragazzo?”.
“No papà… credo che anche volendo non potrebbe venire…” e morsicandosi le labbra, tentò di non piangere.
“Forza Susi, non fare così… certo che può venire, perché non potrebbe? Garantito che la mamma sarebbe un po’ restia all’inizio, ma sono sicura che poi questo…”
“Alex…” lo informò Susi.
“…che questo Alex prima o poi conquisterà anche lei…” concluse lui.
Annuendo, Susi tentò di sorridere. Era il momento di cercare una via di fuga.
“Speriamo papà…” e guardando il suo orologio, aggiunse “Si è fatto tardi… volevo finire il lavoro che stavo facendo, quindi mi conviene andare…”.
“Certo Susi… e lascia passare qualche giorno, vedrai che la mamma sbollirà la rabbia…”.
Alzandosi in piedi, si avviò verso la poltrona per recuperare le proprie cose.
“Grazie papi… non avrei voluto darvi certe notizie, ma ho preferito seguire il mio cuore una volta tanto…”. Uscendo dalla sala, Susi lanciò una veloce occhiata verso la cucina e vide la madre intenta a lavare i piatti.
“Le passerà…” ripeté il padre e aprendole la porta, la accompagnò verso l’ascensore. Entrando la ragazza gli diede un bacio sulla guancia e lo salutò.
Aspettando che le porte si richiudessero, sentì il magone ritornare prepotentemente. Non che ritenesse l’approvazione della madre indispensabile, ma almeno quel pochino di sostegno per aver fatto la cosa più giusta, se lo aspettava.
Nel momento in cui le porte si riaprirono, incurante delle lacrime che le scendevano, uscì senza guardare ed urtò la persona che aspettava con pazienza fuori dall’ascensore.
“Mi scusi…” borbottò Susi ed alzando gli occhi, sentì il sangue gelarsi nelle vene.
 
“Non era bastato affrontare i miei genitori, avrei dovuto affrontare anche sua madre…”.
 
“Barb… non ero attenta, scusa…” ripeté la ragazza. Ma la donna non disse nulla, la fissava senza dire una parola. Spostando gli occhi, entrò in silenzio in ascensore e senza degnarla di una seconda occhiata, premette il bottone per il suo piano e lasciò che le porte si richiudessero tra di loro.
Susi restò a fissare in silenzio il punto in cui Barbara era appena sparita.
 
“Cos’altro avrei potuto aspettarmi? Come aveva detto mia madre, avevo spezzato il cuore di suo figlio…”.
 
Ma le sorprese non finirono. Appena arrivata al locale dove stava lavorando, il suo cellulare iniziò a squillare. Vedendo il nome di Nick apparire sul display, si ritrovò ad alzare gli occhi al cielo. Sapeva che lui non aveva colpe, ma la sua apparizione era davvero troppo. Tirando su con il naso e schiarendosi la voce, rispose.
“Ciao Nick…”.
“Mi sono rotto i coglioni di questi colori sparsi per la casa!” esplose Nick.
“Bonjour finesse… senti Nick, oggi non è giornata, quindi non è proprio il momento adatto…” mormorò Susi iniziando a sistemare i pennelli in fila su un tavolo.
“Ti chiedo cinque minuti! La giornata è composta da ventiquattro ore, troverai cinque cazzo di minuti per venire qui!” sbottò il ragazzo.
“Nick, ma vaffanculo, ti ho detto oggi no!” esclamò Susi e il telefono fu improvvisamente muto.
“Tutto bene?” domandò perplesso Nick dopo aver sentito l’uscita della ragazza.
“Mi sembra di averti già detto di no…” replicò Susi morsicandosi il labbro inferiore.
“Ok… se mi dici dove sei, posso portarteli io… tanto se li metto in una scatola faccio in fretta…” squittì Nick improvvisamente turbato dal comportamento di Susi.
“A quanto pare, visto che ti danno così tanto fastidio e sei convinto di volertene sbarazzare, fai quello che vuoi!”. Gli comunicò il luogo dove stava lavorando e senza aspettare una risposta, terminò la comunicazione.
 
“Mi resi conto di essere stata brusca con lui, però non avevo voglia di parlare con nessuno nè di vedere nessuno tanto meno, un Nick preso dalle sue lune…”.
 
“Pensavo fossero di meno…” borbottò Nick entrando con il secondo scatolone. “Dove le metto?”.
“Dove ti pare…” replicò Susi senza nemmeno guardarlo. Aprendo il barattolino del rosso, lo posò sull’asse che aveva posizionato su due cavalletti.
“Se preferisci posso portarteli a casa di Kia…” offrì lui.
“Non preoccuparti… ci penso io a piazzarli da qualche parte…” disse lei girandosi per prendere i pennelli.
“Vado a prendere i barattoloni adesso…”.
Annuendo Susi, si ricordò di averli già usati. “Fai attenzione, che alcuni erano già aperti! Non ricordo se li ho chiusi bene o no…”.
Guardando Nick, lo vide già fuori dal locale, pronto ad andare ancora verso il portabagagli della sua macchina.
Avvicinandosi alla sua borsa, iniziò a cercare l’iPod. Quando finalmente lo ebbe tra le mani, mettendosi le auricolari, si girò pronta per iniziare a lavorare. Ma non vide Nick che stava tornando con le braccia cariche di barattoli e nel voltarsi lo urtò.
“Whoaa!” urlò Nick cercando di schivare Susi, e facendo un passo indietro, guardò con orrore il barattolo che teneva in bilico sopra gli altri due, volare per aria, scoperchiarsi e rovesciarsi tutto addosso a lui. Nel tentare di riprenderlo al volo, anche un secondo barattolo gli sfuggì di mano, capovolgendosi sul pavimento. Nel seguire la scena, non si accorse che il barattolo in volo atterrò per terra, colpendo in pieno il suo piede.
“Vacca boia!” gridò facendo un passo indietro.
 Tenendo il superstite tra le mani, alzò gli occhi increduli sulla ragazza che lo fissava stupita.
 
“Non chiedetemi come, ma ero uscita pulita da quel finimondo…”.
 
Alzando il dito indice verso di lei, Nick fece un passo nella sua direzione.
“Ma che cazzo Susi, stai att…” e mettendo il piede in pieno nel disastro di vernice scivolosa, il ragazzo perse l’equilibrio e cadde all’indietro. Lasciando andare l’ultimo barattolo, nel vano tentativo di rimanere in piedi, afferrò Susi per la camicia extralarge a quadri che indossava e la portò con sé.
“Nick!” gridò e d’istinto allungò la mano verso l’asse dove aveva appoggiato tutti i colori. La tavola traballò pericolosamente e cadde insieme a loro, finendo in pieno sulla testa di Nick.
Poi, il silenzio.
 
“La prima parola che sentii fu…”
 
“Oh cazzo…” mormorò Nick mezzo intontito. Sedendosi tenne per qualche istante la testa tra le mani. Imbrattata di vernice, Susi si guardò schifata per poi spostare la sua attenzione sul ragazzo.
 
“Non avevo mai visto Nick così furioso, neppure durante la nostra peggiore litigata. La sua faccia faceva quasi… paura!”.
 
Gli occhi di Nick in quel momento erano diventati glaciali e la fissava continuando a massaggiarsi la testa, dove di lì a poco si sarebbe formato un bernoccolo enorme.
Mortificata, Susi abbassò la sguardo sulle proprie mani sentendo le lacrime riempirle gli occhi e con voce bassa sussurrò “Scusami…”. Ed amare lacrime iniziarono a scendere furiosamente, una dopo l’altra, come a non voler finire mai.
Poteva quella giornata peggiorare ulteriormente?
L’espressione di Nick cambiò radicalmente vedendola piangere. Il broncio delle sue labbra, si trasformò in uno di quegli splendidi sorrisi che solo lui sapeva regalarle e dopo qualche istante, pur vedendo la ragazza in preda alle lacrime, iniziò a ridere come non succedeva da giorni.
“Oh Dio… che sfigati!” esclamò Nick guardandosi prima di osservarla, anche lei coperta dalla testa ai piedi di vernice. Inginocchiandosi borbottò un “Vieni qui pasticciona…” e Susi si ritrovò nelle sue braccia.
Chiuse gli occhi e tentò di fermare le lacrime che ormai scendevano rovinosamente, ma sentendo il suo calore avvolgerla, si limitò a nascondere il viso nel suo collo e continuare a piangere.
“Non è successo niente Susi…” tentò di rassicurala Nick, ma nel sentire quella voce tanto calda, che le era mancata incredibilmente in quei giorni, il risultato fu l’opposto.
Per qualche istante, lui non disse niente e si limitò a tenerla stretta, lasciandola sfogare.
Fu Susi a rompere il silenzio. “E’ stata una giornata orribile! Prima i miei genitori mi hanno fatto sentire una merda per averti lasciato, poi ho incontrato tua madre e non mi ha nemmeno calcolato!” pianse la ragazza.
Sospirando, Nick le alzò il viso e le spostò i capelli dagli occhi. “Lasciala perdere… mandali tutti a fanculo Susi, devi seguire il tuo cuore…”.
Annuendo, fu più che felice di sciogliersi ancora nel suo abbraccio.
“Lo sai che io sono qui, vero? Non devi avere paura di venire a sfogarti con me… So che siamo in un momento difficile Susi, ma è anche vero che ci conosciamo fin dai tempi dei tempi e non possiamo voltarci le spalle e basta…” le sussurrò lui accarezzandole la schiena.
“Come fai Nick? Dovresti detestarmi ed invece sei qui a raccogliere le mie lacrime… Io ti ho spezzato il cuore! Mostra un po’ di normalità, non essere sempre così dannatamente perfetto!” esclamò Susi allontanandosi dall’abbraccio del ragazzo.
“In realtà penso che inizierò a raccogliere i colori da terra tra poco…” ribattè Nick sedendosi a terra con le gambe incrociate.
Alzando gli occhi su di lui, notò il sorrisetto insolente dipinto sul suo volto. Scuotendo la testa, Susi replicò “Sei senza prezzo Nick… come la mia mastercard…”.
Sollevando lievemente un sopracciglio, ribattè “L’ultimo tuo estratto conto diceva che la tua mastercard era costata fin troppo…”.
“Ma stai zitto!” esclamò Susi spingendolo lievemente per una spalla.
Ridendo, Nick le afferrò la mano. “Nell’ultimo periodo, soprattutto quando stavo con te, mi sono scoperto masochista, quindi… voglio che tu mi prometta che resteremo amici…” alzando il dito indice, le fermò le parole in bocca. “Sì, lo so che è la frase di circostanza, ma non riesco a non averti nella mia vita anche se solo come amica. Mi hai fatto diventare tu l’uomo che sono oggi Susi… e mi piace quando ci sediamo a parlare per ore… anche se quella di oggi non è proprio stata una scelta volontaria quella di sederci…” scherzò lui.  “Io mi accontento anche di questo, basta che tu sia felice…”.
Lo osservò in silenzio per qualche secondo e poi sorridendo annuì “Sei anche meglio della mia mastercard!”.
Ridendo Nick le offrì le mani per aiutarsi ad alzarsi. Lieta del gesto, Susi le afferrò iniziando a sollevarsi da terra.
“Ammazza che bisonte!” esclamò il ragazzo, ma una smorfia di orrore si dipinse sul suo volto quando si rese conto che il piede di Susi era scivolato ancora una volta sulla vernice viscida. All’istante mollò la presa, in modo che non venisse trascinato ancora una volta insieme a lei.
Inutile dire che Susi atterrò con una sonora culata.
“Grazie…” esclamò sarcastica lei tentando di rimettersi in piedi. “Che male il mio povero sedere…” e massaggiandosi il fondoschiena, fece un passo fuori dal disastro di colori.
Nick le fu subito accanto allungando le mani verso di lei. “Oh piccola… vieni qui che ti massaggio io e ti faccio sparire la bibi!”.
Ridendo Susi lo spinse lievemente e si affrettò a spostarsi dalle sue grinfie, andando a prendere degli stracci in fondo alla stanza.
Portandone qualcuno anche al ragazzo, iniziarono a pulire. “Che c’è? Non dicevi così l’ultima volta che avevo il tuo sedere tra le mani!” e incominciò a fare versetti da donna.
“Che maiale Nick!” ribattè Susi mettendosi le mani sui fianchi.
“Non ti è mai dispiaciuto!”.
Ridendo, la ragazza sollevò da terra uno straccio imbrattato e colante di vernice. “Piantala!” e glielo tirò dritto in faccia.
Quando lo straccio ricadde a terra, un Nick con la faccia color arcobaleno replicò “Dammi la pianta, che la pianto?”.
Da quel momento, Susi lo ignorò e ben presto si ritrovarono a parlare se niente fosse successo…
 
“Eravamo quasi tornati a quel livello in cui ci trovavamo prima di metterci insieme. Mi venne spontaneo sfogarmi con lui sulla giornataccia che avevo avuto e mi trovai benissimo nel farlo. Sapeva quando farmi ridere oppure quando star zitto e lasciarmi parlare. Eravamo perfetti in questa posizione ed a fine giornata ne eravamo più che convinti entrambi. Vedevo però, che il suo modo di guardarmi non era cambiato e più di una volta mi domandai quanto in realtà potesse essere difficile per lui questa decisione. Ma poi mi sorrideva e capivo che il tempo avrebbe sistemato tutto…
Restammo a parlare e pulire fino a quando fuori non si fece buio, poi si offrì di accompagnarmi a casa…”.
 
“Devo andare in ospedale…” sussurrai sperando non mi sentisse.
“Conciata così?” chiese lui incredulo.
Susi si osservò poi sorrise “Forse non è il miglior modo di presentarsi… Faccio schifo…”.
“Sei bellissima Susi…” ribattè Nick sostenendo il suo sguardo.
Arrossendo, Susi abbassò la testa. Sentendo l’imbarazzo della ragazza, lui ritornò in argomento. “Se vuoi potresti venire a ripulirti da me… hai lasciato ancora qualche cosa in giro per la casa, non devi preoccuparti per il cambio…”.
“Non credo sia una grande idea…”.
Nick, però la interruppe “E poi ti accompagno in ospedale da lui…”.
 
“Quell’offerta così altruista, mi spiazzò totalmente e così, senza nemmeno accorgermene, meno di due ore dopo eravamo in macchina diretti in ospedale entrambi puliti, cambiati e profumati…”.
 
L’ascensore si fermò al piano e Nick e Susi uscirono chiacchierando lievemente.
Qualcosa però, non andava.
Alcuni infermieri correvano avanti e indietro ed alla ragazza si fermò il fiato in gola notando che erano tutti diretti verso la camera di Alex.
“Andiamo a chiedere Susi…” borbottò Nick prendendola per un braccio. Aveva notato come si era irrigidita nel vedere tutto quel trambusto e conoscendola, sapeva che stava pensando al peggio.
“Cosa è successo Kia?” domandò lui arrivando alle spalle della ragazza. Sorpresa dalla repentina apparizione, si girò scossa verso i due.
“Che ci fate insieme?” chiese dopo qualche attimo di sorpresa.
“Che è successo?” ripetè Nick ignorandola totalmente.
Ma Susi aveva smesso di ascoltare e sentendo le lacrime riempirle gli occhi si era avvicinata alla porta.
“Mio Dio…” sussurrò.
 
“Guardai sul suo letto e vidi quegli occhi che tanto adoravo fissare i miei…”.
 
Durò pochi secondi, poi gli occhi color cioccolato si richiusero.
“Si è svegliato…”.
 
“Quando tornai a casa quella sera, mi ritrovai a fare una cosa che avevo abbandonato da molto tempo. Presi il mio laptop e, sedendomi sul divano iniziai a scrivere di me, Nick e Alex…”
 
 
   
 
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