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Autore: DoubleE    13/07/2013    1 recensioni
Sole era sempre stata una di quelle che adoravano il silenzio; adorava il silenzio, le nuvole al tramonto e il pan di zenzero, ma il suo primo vero amore era la sua Reflex.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La felicità è un dono del dolore

che, quando ci abbandona, ci restituisce

la voglia della vita e tutto quello che

non ci ha tolto per sempre.

Maria Venturi

Era trascorsa qualche settimana da quell’incontro speciale e Sole ancora non aveva smesso di cercare il ragazzo.

Quel giorno però, il dodici luglio, non aveva la minima intenzione di continuare le sue ricerche in quanto quello stesso giorno era il compleanno del padre. O almeno lo sarebbe stato se qualche anno prima non se ne fosse andato assieme alla madre in un tragico pomeriggio di maggio.

Sole lo ricordava come fosse ieri e in quella mattinata,  impercettibili sprazzi di solitudine si fecero posto sotto le sue lenzuola.

L’unica sua ancora di salvezza in quegli anni era stato il fratello Federico che, da quattro anni a quella parte, ogni dodici luglio, si accoccolava nel letto assieme a lei, non che fossero fratelli estremamente dolci tra loro, ma si volevano un gran bene, e le raccontava di papà.

Lei sì, se la ricordava bene quella figura, ma le piaceva farsela descrivere e assaporare ogni singola parola che solo poteva narrare d’indicibile bontà.

E allora Federico aveva cominciato.

Antonio era parecchio alto, aveva piccoli ma profondi occhi verdi, come una fessura dalla quale potevano entrare tutte le immagini del mondo, un naso come tanti e due labbra sottili, aveva le fossette, anzi, aveva una sola fossetta nell’angolo destro della bocca, in quello sinistro solo si allargava il sorriso. Proprio come Sole.

I suoi capelli erano castani, un pochino crespi e riccioluti, e la ragazza adorava affondarci le sue mani.

Nel braccio sinistro aveva un tatuaggio, una coccarda attorniata da raggi, che sinceramente non era questa grande bellezza. Certe volte persino lui si domandava il perché di quello scarabocchio indelebile!

Aveva una grande passione per la lettura, soprattutto per gli horror e un’altra grande passione per la montagna. Sì, era sicuramente il suo luogo prediletto, e questo piacere lo aveva poi trasmesso anche a Federico e Sole, che ogni estate tornavano nel suo paesino preferito.

Federico aveva continuato a lungo a parlare del padre, raccontando ogni tanto qualche aneddoto riguardante Sole.

La ragazza non riusciva mai a trattenere le lacrime quando si parlava di quell’argomento, e, infatti, la maglia del fratello era diventata fradicia nella parte più alta.

Erano rimasti abbracciati fino a che per Federico non era giunta l’ora di andare a lavorare, così aveva sciolto quell’abbraccio fraterno e aveva salutato Sole.

Lei invece aveva intenzione di girovagare per la città dato che tutto pareva ricordare il padre, magari avrebbe distratto quel pensiero.

Allora si era alzata e come ogni altra mattina aveva trascinato la porta di casa per dirigersi verso l’arena, o verso il parco, verso qualsiasi altro posto di cui non aveva idea.

L’unica idea che aveva era quella di non tornare a casa per pranzo e tantomeno per cena.

In mezzo a tutta quella gente Sole si sentiva spoglia, sola, come le foglie che cadono dagli alberi in autunno, e se gli alberi si sentivano spogli delle loro foglie, Sole si sentiva spoglia del padre.

Avrebbe voluto averlo con sé mentre festeggiava i suoi compleanni, mentre diventava maggiorenne. Voleva renderlo orgoglioso di lei. E forse il padre nonostante la mancanza era orgoglioso della figlia in ogni istante. Lei non poteva sicuramente rivederlo ma poteva sentirne ugualmente la presenza; in cuor suo era comunque convinta che lui poteva vederla e sentirla, per questo ogni tanto le parlava, più che altro parlava al cielo, nella speranza che lui fosse seduto comodamente su una nuvola ad ascoltare la sua voce.

Erano già le undici di mattina e Sole ancora non aveva trovato qualcosa da fare, anche se sapeva che trascorsa un’ora o poco più sarebbe andata a pranzare da qualche parte visto che aveva una certa fame.

Nel frattempo si era seduta su una scalinata davanti all’arena e aveva cominciato a scattare qualche foto. Non sapeva nemmeno lei cosa di preciso voleva immortalare, quale attimo fermare, imprimere in quella macchinetta. Di certo non le era passata per l’anticamera del cervello l’idea di guardare quella foto … La foto.

Aveva fotografato i piedi dei passanti, sì, sì, proprio i piedi! Già, lei non era una fotografa ordinaria, lei voleva lo straordinario.  Certo non si può dire cosa ci sia di tanto straordinario in dei piedi, ma se ai suoi occhi risultava così, allora bene.

Era poi giunta l’ora di pranzo, così aveva deciso di entrare nel primo bar più vicino a dove si trovava e comprare una pizza e una bottiglietta d’acqua.

Non si era fermata dentro, voleva fare la turista … Turista mancata perché ad un metro dal bar le era caduta la pizza mentre cercava di addentarla. Una scena esilarante, se non per il fatto che qualche istante dopo aveva imprecato contro qualcuno, nessuno in particolare.

Così era entrata di nuovo al bar e ne aveva comprata un’altra, e un’altra ancora, per riscattarsi di quella caduta mirabolante!

Poi era uscita, e con due pizze al seguito, bottiglia d’acqua, borsa e macchinetta fotografica e sembrava più un’accampata che altro! Quasi le si scorgeva un sorriso in volto, si era resa conto della condizione in cui si trovava!

Nel pomeriggio aveva continuato a gironzolare senza meta, era entrata in qualche negozio, aveva scattato ancora qualche foto fino al momento in cui era giunta l’ora di cena, e siccome non aveva alcuna voglia di cenare si era diretta a un parco, dove era solita andare con il padre, a giocare. Voleva pensare.

Pensava di portarsi appresso quel senso di essere spoglia, vuota, e invece, in un istante si era sentita piena. Piena di stupore, piena di gioia,  piena di un qualcosa che somigliava alla felicità, ma non lo era, piena dei suoi occhi, piena di lui, piena di tutto.

In una delle panchine del parco, stava seduto, con una malinconica allegria, lui. Esattamente lui, il lui dell’incontro, il lui della foto. Lui.

Senza insicurezza aveva puntato il passo nella sua direzione e, convinta delle sue azioni era piombata davanti al ragazzo esordendo con una frase:

«Sai, se vuoi, te la mostro la foto. »

Non aveva la minima idea della risposta che avrebbe ricevuto, o se addirittura non l’avrebbe ricevuta. In effetti, anche lei la prima volta se n’era andata, e lui quindi aveva tutto il diritto di andarsene. Invece il ragazzo aveva alzato lo sguardo, pieno di sorpresa e con un sorriso come pochi le aveva risposto con dolcezza di voler vedere la foto. Allora lei, con non il suo fare impacciato, aveva estratto la Reflex e aveva scorso le foto fino ad arrivare a quella del ragazzo.

Intanto Carlo era ancora incredulo di averla rivista, dopo averla cercata assiduamente. Vedendo velocemente le foto dei piedi, scattate il pomeriggio, si era convinto sempre più che fosse pazza. Aveva inoltre sentito la sua voce, finalmente. E da subito gli era piaciuta, delicata e sensuale.

Una volta trovata la foto mise la macchinetta nelle mani del ragazzo, con un fare spavaldo, come se lo conoscesse da sempre.

Le aveva detto che non era sicuramente una delle sue foto migliori, anzi, era parzialmente sfuocata, ma le piaceva, forse perché il soggetto non era niente male!

Con la scusa della foto i due ragazzi avevano cominciato a parlare, senza ancora essersi presentati … parlavano senza sosta, come due conoscenti qualsiasi.

Lei le aveva raccontato del perché era lì e ancora una volta le era scesa una lacrima, lui l’aveva compresa e consolata. Lui aveva raccontato qualcosa della sua vita. Avevano riso, si erano raccontati in così poco tempo.

La ritardataria per diritto aveva stranamente controllato l’orologio accorgendosi che erano già le undici. Cosi prese le redini dei loro discorsi che parevano fiumi di parole, si era finalmente presentata e così aveva fatto anche lui. Sole e Carlo. Ora si erano davvero conosciuti. E la loro conoscenza non si sarebbe di certo fermata a quel punto. Si erano salutati con un bacio sulla guancia dandosi appuntamento qualche settimana più tardi nello stesso luogo e scambiandosi i numeri di telefono. Lei si era incamminata verso la strada di casa e lui era rimasto per un attimo a fissarla estasiato, dopo di che se n’era andato.

Ora erano entrambi pieni.

 

Quello non era di certo stato un appuntamento alla “Romeo & Giulietta”, ma non era neanche stato un colpo di fulmine tra giovani ragazzi.

No, quello era stato un colpo e basta.

 Grazie mille per le recensioni e le visite! Non sapete quanto ci rendete felici! La storia piano piano sta prendendo forma! Speriamo che questo capitolo vi piacca! Buona lettura :) x

  
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