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Autore: NotFadeAway    13/07/2013    1 recensioni
Lo scambio culturale è il compromesso al quale molti studenti si ritrovano costretti a scendere pur di perdere qualche giorno di scuola in più. Esso risponde tuttavia anche al nome di “esperienza entusiasmante che ti cambia la vita” o al ben più tragico “incubo interminabile dettato dall’incompatibilità tra i soggetti interessati”.
Ad ogni modo, comunque lo si voglia chiamare, se ne avete mai fatto uno, saprete certamente di cosa sto parlando, ma per coloro estranei al mondo della condivisione del patrimonio culturale tra popoli, lasciate che io spenda qualche parola.
Lo scambio culturale, caro neofita, sebbene possa rispondere più che appropriatamente ai nomi sovra indicati, è senz’altro da esperire, ma tenendo bene a mente tre cose:
1. La scelta del proprio corrispondente è un momento cruciale, dovrai trascorrere molto tempo con il soggetto di cui sopra, per cui è opportuno prendere una decisione oculata. Se esso ti viene affidato arbitrariamente difficilmente si possono prevedere tempi lieti.
2. Il corrispondente non sarà MAI come da te auspicato.
3. Dal momento in cui il corrispondente metterà piede nella tua parte di biosfera, tutto potrà succedere.
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Katara/Aang, Mai/Zuko, Suki/Sokka
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Zuko si rigirava nelle coperte, anche se era notte fonda e aveva passato una giornata particolarmente faticosa, non riusciva a dormire. Cercò invano di trovare una posizione che gli conciliasse il sonno, ma dopo una manciata di tentativi vani, si alzò. Lui e Mai si erano intravisti per sì e no dieci minuti quella giornata, magari poteva fare un salto nel dormitorio delle ragazze per andare a trovarla.
Così, senza fare rumore, uscì dalla stanza e si affacciò sulla Sala Comune, che, fortunatamente, era deserta. Nel frattempo si rese conto che non sapeva esattamente in che stanza si trovasse Mai, ma non era un dettaglio così importante: se gli anni erano sette e voleva dire che c’erano solo sette dormitori, non era troppo difficile come obiettivo, ne aveva avuti di peggiori.
Zuko, tuttavia, ignorava la particolare qualità della scala a chiocciola che portava ai dormitori delle ragazze: abilmente attrezzata contro i visitatori molesti o inopportuni, questa poteva trasformarsi in scivolo al solo tocco del piede maschile. Infatti, come era prevedibile, il ragazzo dopo essere giunto quasi al primo piano, si vide mancare i gradini sotto i piedi e, in un battito di ciglia, fu di nuovo al pian terreno.
Imprecando si rialzò, un po’ ammaccato, e osservò la scala diventata uno scivolo.
-Odio la magia – disse tra sé.
Ma non si arrese. Reggendosi alla ringhiera e al perno centrale, attorno al quale si arrotolava la scala, prese ad arrampicarsi, ma questo come il precedente e i successivi due tentativi furono inutili. All’ostinazione di Zuko, la scala pareva rispondere con altrettanta testardaggine, ondeggiando e disarcionandolo come un toro.
Alla fine, quando la sua caparbietà era stata vinta da quella maledetta scala, il ragazzo aveva già fatto abbastanza clamore da svegliare uno dei Prefetti.
 
Un trambusto molesto proveniva dal piano di sotto: erano dei tonfi sul metallo, uniti a degli sbuffi e ad una voce chiaramente maschile. In qualità di Prefetto, Hermione fu inviata come messo dalle sue compagne di stanza, per porre fine a tutta quella baraonda.
Presa la vestaglia, si affacciò sul pianerottolo e l’assenza della scala le rivelò il motivo di tutta quella confusione. Chi era che a Novembre ancora non sapeva che i ragazzi non potevano salire quella scala? Assonnata, e anche abbastanza infastidita dalla situazione, scivolò fino alla Sala Comune, quindi ritrasformò lo scivolo in una scala, in fondo alla quale c’era il corrispondente di Ron, Zuko.
Il ragazzo, in una provocante tenuta, che mancava di maglietta, dava sfoggio della sua carnagione chiara e di una muscolatura per niente sgradevole alla vista. Era seduto per terra, con le spalle appoggiate al muro, e si stava tastando una piccola ferita sulla spalla.
Avvicinandosi , Hermione si riscoprì non essere poi così arrabbiata con l’importuno, che appena la vide arrivare, le restituì uno sguardo di inconsapevole bellezza. Notò che al centro del petto aveva una cicatrice da bruciatura non dissimile da quella che aveva sul volto, e che entrambe gli donavano molto.
Si accorse con un attimo di ritardo che doveva dire qualcosa, prima di sembrare una stupida. Lo fece.
-Tutto bene? –
Il ragazzo scrollò le spalle. Hermione si andò ad accovacciare vicino a lui. Da così vicino, sentì che aveva un odore non troppo piacevole, un po’ pungente. In più vide che il taglio sulla spalla non era così superficiale come le era sembrato, ma neanche poi così grave.
-Fammi vedere – disse.
Zuko spostò la mano e le mostrò la ferita.
-Accio dittamo – fece lei.
Una bottiglietta di vetro le volò fra le mani, tra lo stupore del ragazzo. Ne furono sufficienti poche gocce per far rimarginare il taglio.
-Grazie –
-Non c’è di che. Mi dispiace per la scala, avremmo dovuto avvisarvi di questo particolare… -
Lui si strinse di nuovo nelle spalle.
-Sì, avrei preferito saperlo –
-Stavi cercando qualcuno? – chiese Hermione, mentre decideva che sedersi sarebbe stato di gran lunga più comodo per lei.
-Volevo andare da Mai. Non ci siamo visti per tutta la giornata, praticamente. – rispose – Non importa, ci vedremo domani –
Hermione stava cercando di capire cosa c’era in quelle parole: Zuko e la sua ragazza sembravano decisamente mal assortiti. Quando stavano insieme avevano sempre l’aria imbronciata e scontrosa, non parevano affatto felici.
Intrapresero una lunga chiacchierata, in cui Hermione chiese a Zuko di più della guerra, ritenendo interessante scoprire la cosa da un altro punto di vista, probabilmente opposto a quello di Katara. Era piacevole sentire la voce del ragazzo, rilassante rispetto alla starnazzante voce della sua corrispondente, parlare del suo ruolo nella Guerra dei Cent’anni e nella ricostruzione.
-E’ così che ti sei procurato quelle cicatrici? –
Zuko rimase fulminato sul posto, mentre la parola ‘cicatrici’ rimbalzava sulle pareti della stanza e faceva eco in tutto il dormitorio.
-Una se l’è procurata salvando me –
La voce starnazzante di Katara era tornata a colpire. La ragazza era rientrata da una delle finestre del dormitorio, con Aang, e si era intromessa nella conversazione.
-Questa sul petto – disse, avvicinandosi e sfiorandola con le dita, - Sua sorella aveva lanciato un fulmine contro di me, lui l’ha preso al posto mio –
Hermione vide Katara parlare, con gli occhi lucidi al ricordo e con un tono che fino ad allora aveva usato solo quando parlava di Aang.
-E l’altra? – chiese Hermione, credendo, ingenuamente, che parlare delle ferite di guerra potesse rendere fiero il ragazzo.
-L’altra… - iniziò Katara, indecisa, guardando Zuko incupirsi.
-Penso che me ne andrò a letto – disse questo, improvvisamente, alzandosi e sparendo, silenzioso, su per le scale.
-E’ una lunga storia… - concluse Aang, dando un taglio netto alla faccenda. – Anche io ho una cicatrice sulla schiena come quella di Zuko sul petto. Vuoi vedere? – propose Aang, gioviale.
-Ti credo sulla parola – fece Hermione, la testa altrove. Aveva un piano.
 
Quella mattina, a colazione, la prima discussione, o forse la seconda, dopo l’ormai classica questione mattutina tra Ron e Zuko, fu tra i gemelli e Aang.
- Allora, qual è il piano, stamattina? – aveva esordito il giovane Avatar, approdato il Sala Grande.
Fred e George gli restituirono un’occhiata freddamente professionale.
-Vedi, Aang. Noi ti dobbiamo dire una cosa… - iniziò George.
-La tua collaborazione è stata senz’altro preziosa in questi due giorni, ma credo che sia giunto il momento che finisca qui. – continuò Fred.
I ragazzino li guardò senza capire.
-Vedi, il tuo comportamento di ieri è stato inaccettabile e ci ha fatto capire che non hai i requisiti necessari per apportare un vantaggio decisivi alla nostra compagnia. –
- Ieri, durante la punizione con Piton, sono stato affiancato ad un… come definirlo… genio del misfatto… artista della trasgressione… - prese a dire Fred, con le lacrime agli occhi dalla felicità. – Piton ci aveva imposto di raccogliere un mucchio di pinoli in una foresta dove ci sono pochissimi pini. E lei ha usato il suo Dominio della Terra per localizzarli e farli arrivare dritti dritti nella cesta, infischiandosene delle regole di Piton! -
-Le abbiamo offerto un contratto, e lei ha accettato!  Mi dispiace, giovane Avatar, ma il tuo aiuto, qui, non è più richiesto –
-Ed io che faccio adesso? Sono stato affidato a voi, siete i miei corrispondenti! –
-Puoi sempre restare a guardare! Oppure cercare asilo altrove, magari può aiutarti la tua ragazza! –
-La tua scontrosa, perfettina, ligia alle leggi ragazza, aggiungerei! – disse l’altro gemello, - Avevamo offerto una collaborazione anche a lei, ieri pomeriggio. Si è detta scandalizzata e per poco non ci ha denunciati al Preside –
-Non che sarebbe stata una novità, George! –
E così, sconsolato, Aang fu il primo ad essere scaricato dai propri corrispondenti, e come un cane bastonato, andò a cercare Katara.
 
Per Hermione la giornata sembrava peggiorare ora dopo ora. Se prima aveva dovuto sopportare i racconti sdolcinati di Katara ed Aang, ora che i gemelli avevano solato il giovane Avatar, lui si era unito a loro, eleggendo Hermione all’entusiasmante ruolo di stecca di cera, dotata di stoppino infiammabile e supporto, ovvero era diventata la candela.
Le prime due ora di quella mattina le avrebbero trascorse a Cura delle Creature Magiche, cosa di cui Aang sembrava particolarmente entusiasta. La Caporal diede il benvenuto ai corrispondenti e propose anche lei una lezione tarata alla situazione.
-I Domini, come potranno confermarvi i vostri corrispondenti, sono stati insegnati agli uomini da altri esseri viventi. Solo il Dominio dell’Acqua fa eccezione, il cui primo Dominatore fu ovviamente… chi lo sa? –
Le mani di Hermione e Katara saettarono in aria, come se fossero stati ai blocchi di partenza di una gara di corsa.
-Sì, signorina Granger? –
-La Luna, che regolava le maree –
-Molto bene, cinque punti a Grifondoro! – fece la Caporal.
Hermione incrociò lo sguardo di Katara, si poteva sentire la tensione elettrificare l’aria.
-Il Dominio della Terra, invece, è stato insegnato agli uomini… - continuò la professoressa, ma fu interrotta anzitempo da Katara, che proruppe:
-Dai Tassi-talpa! –
La Caporal, un po’ stupita dall’improvviso intervento della ragazza, dovette comunque riconoscere la correttezza della risposta.
-Il Domino dell’Aria, invece, è stato insegnato agli uomini da… -
-Uh uh! Lo so io! Dai Bisonti Volanti! – questa volta era intervenuto Aang, con tono spensierato, strappando alle due ragazze la possibilità di rispondere.
-Corretto, bravo! –
Hermione lo guardò con odio, persino Katara ne fu infastidita e gli diede una gomitata nel fianco.
-E infine abbiamo… -
-IL DOMINIO DEL FUOCO! I DRAGHI! – urlarono all’unisono le due ragazze, gelando la professoressa e l’intera classe sul posto.
-Ehm… sì… andiamo avanti… - rispose, perplessa, la Caporal, non ricordando di aver mai visto Hermione in quello stato.
La lezione, prettamente teorica, proseguì lungo questa linea, fino a quando Katara non decise di infastidire Hermione seguendo un’altra linea, più fine: continuando e intensificando perfettamente evitabili smancerie con il suo ragazzo.
Fu dalla fine di quelle estenuanti due ora che Hermione decise di mettere in atto il suo piano. Così, avviandosi verso il castello, intercettò Harry e Ron, con Jet e Zuko, la sua preda.
 
-Chi sei? Che ci fai qui? – disse Draco, perentorio.
Si stava indirizzando alla figura di una ragazza, di spalle, che fissava oltre la finestra della Sala Comune di Serpeverde. Questa si girò di scatto, ma abbastanza lentamente da permettere ai propri capelli di formare un’onda fluente nell’aria.
-Oh… ciao – fece Draco, modulando la voce alla vista della ragazza davanti a lui. Si schiarì la gola. – Allora, che ci fai da queste parti? Non ti avevo notata prima –
Si avvicinò, con passo sicuro, lanciandole occhiati ammalianti, ma quella gli rispose con un’espressione di sufficienza.
-Signora, la missione è terminata. Il raccolto è stato di cinquantadue figurine, sua fuochezza! –
Un ragazzino del secondo anno al massimo era entrato nella stanza a passo di marcia. La ragazza non sembrò soddisfatta.
-La vostra incompetenza  è ancora una volta devastante! Radunate altre truppe, prima che decida di bandirvi tutti! – e detto questo lanciò una palla di fuoco ai piedi del pivellino, che scattò sull’attenti e ritornò nel corridoio dei dormitori.
Draco ululò.
-Che stile, ragazzi. Qual è il tuo nome? –
Si avvicinò abbastanza da sfiorarle una ciocca di capelli. La reazione di lei fu fulminea, gli prese il braccio, glielo torse dietro la schiena e, con un calcio, lo fece rovinare a terra. Gli mise un piede sulla nuca.
-Non osare mai più rivolgerti a me in questo modo, contadino! -
-Ehm… va bene, sua fuochezza – rispose Draco, che non sembrava affatto infastidito dalla situazione. – Vorrei che potessi trovare in me un… alleato, tuttavia –
Azula parve rifletterci su, gli alleati sono sempre più preziosi dei nemici, anche perché si possono comunque tradire. Perché no.
-E sia. Alzati, discuteremo della tua posizione –
 
-Cosa è successo qui, miseriaccia? – L’intero corridoio sembrava essere stato spazzato via da un terremoto. –Ehi, i tuoi amici mi stanno distruggendo la scuola! – aggiunse, verso Zuko.
-Lascialo stare, Ron! Zuko non c’entra niente con tutto questo! – Hermione si affacciò da dietro ai due ragazzi, mettendosi al centro tra i due. – Da quando, poi, tutto questo interessa per Hogwarts? –
Ron la guardò ad occhi stretti, mentre allungava il passo e, causalmente, sfiorava il braccio del suo corrispondente con la mano.
-Ci vediamo dopo! –
-Stai lontano da lei, hai capito? – ringhiò Ron, appena lei si fu allontanata.
Zuko gli restituì un’occhiata confusa.
-Non avevo nessuna intenzione di rubarti la ragazza, amico. Io ce l’ho già! –
Ron avvampò nel sentire chiamare Hermione ‘la sua ragazza’.
-Non è la mia ragazza! – gli gridò contro – Ma tu stalle lontano lo stesso! –
 
Fred e George guardavano estasiati il perfetto lavoro di distruzione messo in atto da Toph nella loro mattinata buca. Aveva devastato due o tre corridoi della scuola, spargendo detriti e polvere in ogni dove.
-Non lo so… questa vista mi commuove fratello! – esalò Fred, asciugandosi gli occhi.
-Anche Percy si è commosso, non è vero? – fece l’altro, dando una virulenta pacca sulla spalla ad un’armatura accartocciata lì vicino.
Il ragazzo che vi era rinchiuso dentro mugugnò qualcosa.
-Zitto! Non ti è permesso parlare! – ringhiò Toph, chiudendo a pugno una mano e facendo così rimpicciolire l’armatura di due taglie.
-Toph, credo che respiri ancora, forse dovresti stringerla ancora di più! – disse George, sarcastico.
-Se l’è meritato! Allora, non avevamo una missione da compiere? –
I gemelli annuirono. Tra esattamente due minuti sarebbe scattato il cambio d’ora e Piton sarebbe uscito dalla propria aula per recarsi in Sala Professori. Aveva un’ora libera prima del pranzo. Loro lo avrebbero aspettato sulla via.
Il loro piano era molto semplice: Toph avrebbe incrociato il cammino del professore, lo avrebbe shackerato un po’ in giro e, infine, lo avrebbe appeso al lampadario a testa in giù, dove tutti avrebbero potuto ammirare la sua ammaliante biancheria intima. Avevano già testato tutto su Gazza ed era andato tutto alla perfezione (certo, forse, avrebbero preferito non scoprire che il vecchio e raggrinzito custode non era solito portare biancheria intima, ma quello era un dettaglio trascurabile).
Arrivarono nel corridoio che precedeva la Sala Professori poco più tardi, era abbastanza deserto, ma  i gemelli provvidero comunque a sgomberarlo lanciando un paio di Pallottole Puzzole, che, tuttavia,  non avrebbero di certo spaventato Piton. E infatti eccolo lì, che procedeva con il suo passo pipistrellesco ed il mantello che gli sventolava attorno alle caviglie e che rimuoveva lo strato più superficiale di polvere dal pavimento.
Toph era dall’altro capo ad aspettarlo e non esitò ad agire, spostando un piede fece scivolare una lastra di pavimento, che doveva far cadere il pipistrello con le gambe all’aria, ma quello, inspiegabilmente, la anticipò e fece un balzo in avanti. La ragazzina non si arrese, chiuse le mani a cono, per intrappolargli i piedi, ma il Piton schivò la trappola e sfilò la bacchetta. Allora, lei provò a coglierlo di sorpresa: Dominò il lampadario in ferro battuto, perché potesse intrappolarlo in una morsa, ma quell’altro lanciò una fattura e lo fece esplodere per aria.  Confusa, Toph cercò di provocare un terremoto, sperando che il suo avversario perdesse l’equilibrio, ma prima che potesse muoversi, si ritrovò immobilizzata, al suolo.
Il professore proiettò la propria ombra su di lei, scuotendosi la terra dalla veste.
-Non so chi sia il mandante di questo, direi malriuscito, tentativo di aggressione, signorina, ma le posso garantire che non la passerà liscia. Nel frattempo, la prego di venirmi nuovamente a trovare oggi pomeriggio, per la sua punizione. Alle sei, puntuale.  – si allontanò – Ah, è può portare i suoi amici, se vuole – prima di sparire oltre la soglia della Sala Professori, la liberò.
Fred e George le corsero in contro. Lei era furibonda.
-Dannazione, non ha funzionato! – stava dicendo uno dei gemelli, - Era troppo bello per essere vero! –
-Era come se conoscesse già le mie mosse! – ringhiò Toph, rialzandosi – Non so come abbia fatto, ma a questo punto è una questione personale! –
I gemelli ammiccarono.
-E’ così che ti vogliamo, socia! –
 
Dopo essere sopravvissuto ad un altro paio di tentativi di omicidio da parte di Jet, anche Zuko approdò in Sala Grande. Si andò a sedere assieme agli altri, sperando finalmente di incrociare Mai, quando invece ebbe un altro incontro ravvicinato con la corrispondente di Katara.
 Lei stava attraversando lo spazio tra due tavoli e, nel punto in cui c’erano tutti loro, rallentò e, avvicinandosi, passò una mano sulla spalla di Zuko, mentre camminava.
Il ragazzo dalla pelle ustionata s’irrigidì, mentre la mano di Hermione gli toccava i capelli.
-Buon appetito, Zuko- la sentì dire e, con la coda dell’occhio buono, la vide sfilare via.
Gli altri, che in questo caso erano Sokka, Suki, Toph e Aang, scoppiarono a ridere.
-Chi era quella? – fece subito Toph, con un sorriso malizioso sulla faccia.
-Sembra che il Signore del Fuoco abbia una pretendente… - aggiunse Sokka, in tono strascicato. – Credo fosse la corrispondente di mia sorella… – continuò, aguzzando gli occhi per accertarsene.
-State zitti! – sbraitò, contrariato.
-Aah! E’ Sugar Queen 2! – fece Toph.
-No, invece! Non chiamarla così, non mi somiglia per niente! – era Katara, che si era andata a sedere accanto ad Aang, che la accolse con un bacio.
-Bleah! Ecco qua! Mi è passato l’appetito! Non potreste darci un taglio, voi due?! – protestò Sokka, allontanandosi dalla coppietta. Ma Katara, per tutta risposta, gli Dominò una palla di neve in faccia. Come sempre.
-E comunque perché stavate parlando di lei? – disse poi, accigliata.
Tutti gli occhi furono di nuovo addosso a Zuko, il quale si accese un’altra volta.
-Basta, piantatela! – gridò, agitando le mani.
In quel momento uno sciame di piccole frecce si venne a conficcare sul tavolo, esattamente davanti a Sokka, Aang, Toph, Suki e Katara, intrappolando i baveri delle loro vesti.
-Adesso, però, smettetela di infastidire quell’idiota del mio ragazzo – disse una voce piatta. Evidentemente era arrivata anche Mai.
 
-Iroh! – gridò Piton, entrando nella sua camera, senza bussare – Dovresti prestare più attenzione ai tuoi studenti! La metà di loro ha già infranto il regolamento scolastico, più di una vol… -
Avrebbe finito la frase, se non avesse colto il vecchio pazzo mezzo nudo con gli altri due vecchi pazzi che gli studiavano la schiena.
-Buon pomeriggio anche a te, Severus! – esordì Iroh, seguito da Silente e Bumi. – Avevo chiesto al Preside qui se poteva consigliarmi qualcosa per questa pustola che ho sulla schiena, e stava esaminando il caso –
“Non sia mai dovesse rivelarsi mortale!” pensò l’uomo in nero, sarcastico.
-Eh già. Il punto è che non ho mai visto nulla di simile, forse non è una cosa diffusa nelle nostre terre – aggiunse Silente, accendendo la speranza in Severus. – Non sembra per nulla grave, tuttavia! -  proseguì, gettando una secchiata d’acqua sull’indifesa scintilla di speranza di prima.
-Vieni a dare uno sguardo anche tu, amico mio –
-Per quanto trovi allettante la proposta di osservare da vicino un ammasso di pelle, forfora e peli, sono costretto a rifiutare, Silente –
Il vecchio si rivolse al vecchio: -Sta scherzando, Iroh, non temere. Ora viene – Silente distolse lo sguardo dalla schiena di Iroh e lo rivolse sul professore, nello stesso momento in cui Bumi leccava la pustola e ne tastava il sapore.
Lo sguardo convincente del Preside era ancora una delle rare cose che riusciva a persuaderlo. Odiandosi per aver ceduto, Severus si avvicinò al vecchio con l’asciugamano cinto attorno alla vita.
-Grazie, Severus! È lì giù, vedi? – Iroh tentò di indicare un punto disgustosamente vicino al fondoschiena, lasciandosi sfuggire in parte l’asciugamano e rivelando una vista che avrebbe, senza dubbio, riempito gli incubi di Severus per i prossimi sei anni.
In un nido di peli bianchi, c’era una normalissima pustola che sarebbe tranquillamente sparita con una normalissima pozione. E mentre quelle deliziose immagini post pranzo predisponevano alla generosità lo stomaco di Severus, rendendolo persino disposto a condividere con tutti quello che aveva appena mangiato, l’uomo guardò Silente.  Di certo doveva aver capito la piccolezza del problema, si era semplicemente voluto divertire un po’. Prima o poi lo avrebbe ucciso.
A denti stretti comunicò la sentenza e si vide costretto ad accettare di preparare un rimedio per quella cosa.
-E comunque, come dicevo, tieni d’occhio i tuoi studenti! – sbraitò, sbattendosi la porta alle spalle.
 
Alle quattro era fissato il raduno per una lezione di volo. Per i corrispondenti erano state disposte in fila sul prato una serie di scope, davanti a Madama Bum, che avrebbe insegnato loro a sfrecciare nel cielo. O a cadere rovinosamente a terra.
I ragazzi si disposero, come indicato dalla professoressa, a fianco alle loro scope, mentre molti dei loro corrispondenti maghi già sfrecciavano sopra le loro teste.
-Bene, normalmente richiedo che i miei studenti sappiano afferrare la propria scopa, dicendo “su!”, ma nel vostro caso farò un’ovvia eccezione – disse. – Ora, prendete la vostra scopa e mettevi a cavalcioni su di essa –
Aang e Sokka si precipitarono ad eseguire l’ordine, Katara e Suki si limitarono a guardare i propri fidanzati sconcertate dal loro eccesso di brio, Zuko e Mai non lasciavano intendere nulla di positivo dalle proprie facce.
-Che cosa stupida! Saremo lo zimbello della scuola su queste cose! – si lamentò lui.
-Zuko, sarà divertente invece! Guarda come vola il tuo corrispondente! – intervenne Aang.
-Non posso permettermi queste buffonate! Ho un onore da mantenere! –
Sokka, da dietro ad Aang sfilò un bastoncino dallo spessore di un ago di pino e vi fece una tacchetta con la sua strana spada.
-Lo vedi questo, - e lo mostrò a Suki - Ho tolto una scheggia per ogni volta che il piromane dice la parola “onore”. Era una clava quando siamo partiti! –
-Ti ho sentito! – protestò Zuko.
-Fate attenzione là in fondo! – li richiamo la professoressa.
Quest’ultima proseguì nel dare loro altre istruzioni, fino a quando non furono più o meno tutti in grado di staccare i piedi da terra.
Aang raggiunse Harry e Ron, che si stavano esercitando nei tiri agli anelli, nel giro di dieci minuti. Ma era prevedibile che stesse Dominando l’Aria attorno a lui. Non faceva testo.
Mai, Suki e Ty Lee si rivelarono particolarmente portate, riuscirono a non sfracellarsi a terra nemmeno una volta. Per gli altri fu un macello.
 
Ron provvedeva a darsi delle arie e a sfoggiare le sue capacità di volatore in faccia agli sfigati corrispondenti, incapaci di alzarsi di più di due metri da terra. Ad ogni tiro di Harry rispondeva con inutili svolazzi e giravolte, mentre se la rideva per le sorti del proprio corrispondente in particolare.
-Lo hai visto quell’idiota? È caduto di nuovo! –
Effettivamente l’ultima caduta di Zuko era stata particolarmente divertente: il ragazzo era persino riuscito ad arrivare a cinque metri d’altezza, per poi perdere l’equilibrio, capovolgersi, rimanere attaccato come un koala alla scopa e rovinare al suolo con un tonfo, che si sentì persino da lassù.
Dopo quell’ultima caduta, tuttavia, non sembrava più molto disposto a riprovarci, infatti si alzò, malconcio, e si avviò nel castello.
-Nooo! – si lamentò Ron – Perché va via?! – disse, sconsolato che il suo divertimento fosse già finito.
Harry si strinse nelle spalle, mentre si preparava ad un nuovo tiro.
-Aspetta… - il ragazzo dai capelli rossi aveva aguzzato lo sguardo, - E’ Hermione quella? –
Ma in quel momento sopraggiunse Aang.
-Ciao ragazzi! Posso unirmi a voi! –
Quell’attimo di distrazione gli costò caro: i due entrarono nel cortile interno e Ron li perse di vista.
 
-Ti sei fatto male? – ansimò Hermione,  inseguendo Zuko – Aspetta, lo sai che posso aiutarti! –
Erano rientrati nel cortile e stavano percorrendo il porticato. Le loro figure erano un momento in ombra e l’attimo dopo bagnate di luce.
-Fammi vedere, dai! – insistette la ragazza e alla fine Zuko si fermò.
Zuko si sedette dolorosamente su una delle panchine.
-Credo di essermi rotto una costola – disse, stringendosi il busto.
-Non dovrebbe essere un problema. Vediamo… - e mettendosi accanto a lui lo cinse con le braccia per slacciargli delicatamente la fascia che aveva in vita, sotto lo sguardo contrariato di Zuko.
-Faccio da solo, grazi… ahi! –
Aveva cercato di allontanare Hermione, ma aveva finito per fare un movimento falso. La ragazza gli restituì un occhiata scettica, e proseguì. Gli tolse quello che sembrava un chimono e poi la veste che aveva da sotto. Ancora una volta era a dorso nudo.
-Dove ti fa male? –
Zuko le indicò piano il punto dolorante, e lei se ne approfittò per sfiorargli la pelle. Quindi, senza allontanarsi di un millimetro, prese la bacchetta e pronunciò una strana formula.
Una luce celeste uscì dal bastoncino di legno e il ragazzo sentì la costola riattaccarsi allo sterno con un doloroso colpo secco.
-Ecco fatto! – disse Hermione, - Senti ancora dolore? –
Zuko si toccò stupito il busto e fece cenno di no con il capo.
-No… Non so come ringraziarti! – ma quella era l’unica cosa che non doveva dire, perché era quello che la ragazza voleva sentirsi dire.
-Così magari –
E con un’audacia che non credeva di avere, Hermione si spinse in avanti, nel tentativo di baciarlo. Ci fu un attimo di contatto, in cui Zuko, colto di sorpresa, non reagì in tempo. Poi fulmineo si ritirò. Ma quell’attimo fu abbastanza: con il tempismo che solo queste cose sanno avere, Mai li aveva visti.
 
Due piani più sopra, Draco raggiunse Azula, che si muoveva con il passo felino avanti e indietro per il corridoio. Si fermò appena lo vide arrivare.
-Hai scoperto come entrare nella Sala Comune di Tassorosso, generale? –
-Sì, signora. Ma ogni informazione ha il suo prezzo… - rispose Draco, allusivo.
Azula scattò, in una fiammata.
-Non intendo trattare con te, contadino! Non costringermi a bandirti! –
-Oh,  no, certo che no… è solo che pensavo… la nostra è stata una lunga e intesa collaborazione… - prese a dire, arrivando di nuovo a toccarle una ciocca di capelli, - Magari potremmo… - ma al posto di finire la frase, si lanciò a baciarla. Ma Azula non si lasciò trasportare, reagì e gli morse la lingua. Il ragazzo si separò, colto di sorpresa, ma questo non sarebbe bastato a scoraggiarlo – Audace! – commentò, ma quando riprovò ad avvicinarsi una seconda volta, la ragazza gli esalò una fiammata in faccia e gli mandò in fiamme i capelli.
-Se ci riprovi, te lo faccio in bocca! – lo minacciò, ma Draco era già lontano.  Correva come una ragazzina, gridando tra le fiamme.
 
Severus sentì una voce familiare chiamare il suo nome freneticamente.
-ProfessorPitonProfessorPitonProfessorPitonProfessorPiton! – non prendeva neanche aria e sembrava sempre più vicina.
Ad un tratto la porta si spalancò e un Draco in fiamme riempì la stanza di fumo.
-Draco, per la miseria, che ti è successo? –
Ma il ragazzo continuava a piagnucolare, il fuoco si era esteso al volto e ai vestiti. Severus si lanciò sulla bacchetta e fece apparire una cascata d’acqua, che andò a placare le fiamme. Diradato il fumo, l’uomo si avvicinò ad osservare i danni provocati da quell’inusuale incendio.
-Iniziamo a mettere del dittamo, per evitare delle cicatrici – disse, vedendo le bolle cariche di liquido biancastro che gli stavano spuntando in viso – Poi ti preparerò una pozione io stesso che ti toglierà quello schifo dalla faccia in poche ore. –
Quindi Appellò una fiala di dittamo e gliene cosparse le parti ustionate, prese anche un altro intruglio che gli avrebbe alleviato il dolore. Dopo altri dieci minuti buoni di lamenti, Draco parve calmarsi un pochino.
-Chi è stato a farti questo? –
Il ragazzo parve pensarci su, non gli sembrava una buona idea denunciare Azula alle autorità, di certo questo non gli avrebbe rimediato un appuntamento.
-Non l’ho visto in faccia… - buttò lì.
Severus parve contrariato.
-Peccato, avevo bisogno di qualcuno che scrostasse i servizi igienici della scuola… Se lo scopri, non esitare a dirmelo. La pagherà! –
-Oh mio dio! – esclamò Draco, - I… i miei capelli! – gridò, mentre la voce gli si rompeva in falsetto.
Si era appena passato una mano in testa, per scoprire di essere completamente calvo.
-Su con la vita. Poteva andarti peggio – tagliò corto Severus, girandosi verso il tavolo delle pozioni.
-Ma i miei capelli… professore! I miei capelli! – continuava a dire, in stato di shock.
-Ho capito, Draco. Adesso né io, né la McGranitt possiamo farteli ricrescere. Te l’ho detto, ti preparerò una pozione che risolverà le cose. Sarà pronta per domani, e nel giro di due giorni i bulbi piliferi si saranno rigenerati. Solo allora potremo intervenire per i capelli. – lo rassicurò, se quello che aveva detto poteva definirsi rassicurante. – Nel frattempo, evita di guardarti allo specchio –
Ma quest’ultima frase non fece che allarmare ancora di più Draco, che sfilò da sotto la veste un piccolo specchietto. Riflesso nel vetro non c’era uno volto umano, ma un butterato ammasso di pus biancastro e pelle rosea ed escoriata, che partiva dalle guance e arrivava fino a metà del cranio. Sulla nuca aveva ancora qualche ciuffo di capelli coperti di fuliggine, per i resto era calvo.
Cacciò un grido di disperazione, mentre un indifferente Piton sfogliava un polveroso volume di pozioni in cerca dell’antidoto per le ustioni.
-Torna da me dopo cena, hai bisogno di altro dittamo –
Ma il ragazzo sconsolato, si era calato il cappuccio in testa e, piagnucolando, era uscito dalla stanza.
 
Zuko si ritrovò arpionato da una lama, nello stesso momento in cui Hermione veniva trascinata via da un’altra. Poi incrociò lo sguardo deluso di Mai, che lo guardava senza capire.
-Mai! Non è come sembra! – disse.
Ma la ragazza non gli prestò ascolto e s’incamminò oltre.
-No, aspetta! Non capisci! – gridò, frustrato, mentre cercava di liberarsi dalla morsa in cui lo aveva intrappolato il coltello. – Mai! –
Ma era troppo tardi, quando si svincolò, lei si era già persa nei grovigli del castello. Fissò Hermione con disprezzo, che era stata lì a fissare, stupita, la reazione dei due, poi se ne andò, sperando di raggiungere Mai.
 
-Cosa farai adesso che la tua ragazza ti ha lasciato? –
 Jet aveva parlato dall’ombra. Saltò sul pavimento da uno spuntone delle pareti ed intralciò il cammino di Zuko.
-Levati dai piedi, Jet! – ringhiò l’altro ragazzo, alimentando le fiamme delle torce appese al muro.
-Oh, e perdere questa preziosa occasione?– sguainò le spade.
-Ho detto levati dai piedi! –  Zuko afferrò in risposta le sue.
- Ora che c’è più nessuno a guardarti le spalle, sei mio, Signore del Fuoco! – gridò, andandogli incontro.
Zuko questa volta, però, non si scomodò ad aspettarlo: esasperato, Dominò il fuoco con le spade e gli spedì una lingua di fuoco. Colto di sorpresa, Jet fu colpito in pieno e gettato al suolo. Il ragazzo, però, non si arrese, non era la prima volta che affrontava e sconfiggeva un Dominatore del Fuoco.
-Ora sì che ragioniamo… - mormorò, con un ghigno, al sapore della sfida.
Si rialzò, in silenzio, e ritornò alla carica. Cercò di affondare diversi altri colpi, schivando le fiammate dell’altro ragazzo.
-E tutto qui, quello che sai fare? – lo provocò.
 A quel punto, Zuko, sfinito e furibondo, abbandonò le spade e provocò una vampata enorme. Questo lo avrebbe messo k.o., e gli avrebbe dato un po’ di pace, finalmente. Però qualcosa andò storto: il fuoco al posto che espandersi nel corridoio ed investire Jet, si diradò, all’istante, rivelando un nuovo arrivato: Iroh.
 
Severus questa volta si premurò di bussare prima di entrare nella camera del vecchio pazzo.
-E’ permesso? –
-Oh, Severus, sei tu! Entra pure! –
L’uomo aprì con cautela la porta, pregando che fosse in abiti presentabili, o quanto meno vestito. Fortuna volle che lo fosse: era seduto nei suoi panni di un rosso disturbante, accanto ad una tazza di tè e ad un ragazzo dei suoi.
-A cosa devo il piacere di questa visita? –
Severus gli mostrò la boccetta che aveva in mano.
-Ti ho portato l’antidoto per quella pustola – rispose, - Bevi tutto d’un sorso, a stomaco pieno – disse, non dandogli delle indicazioni proprio esatte: i principi attivi dell’Infuso AntiPustola vengono assorbiti a livello orale, il resto del siero occorre unicamente per conservarli intatti. Sarebbe, dunque, più corretto semplicemente usarlo come un collutorio, se ingerito, infatti, provoca qualche… disturbo gastrointestinale. Niente di mortale, purtroppo.
-Oh, grazie! Lo prenderò dopo cena! – fece il vecchio ignaro. – Perché non ti unisci a noi per questo tè, magari puoi fornire qualche consiglio prezioso a mio nipote! –
-No, grazie. Come se avessi accettato – rispose, a denti stretti, cercando di svincolare verso la porta.
-Insisto invece! – disse, alzandosi e andando a provare un contatto fisico con la persona di Severus, trascinandolo sul divanetto, accanto al ragazzo.
Gli versò una tazza di tè, facendo le presentazioni.
-Dunque, mio nipote mi stava raccontando che poco fa ha avuto un diverbio piuttosto spiacevole con la sua ragazza. – incominciò, dilungandosi in ulteriori emozionanti dettagli sull’accaduto.
-Cosa ne pensi, Severus. Come possiamo aiutare questo cuore spezzato? – gli chiese infine.
-Non chiamarmi così, zio! – rimbeccò il ragazzo, che sembrava ribollire di rabbia almeno quanto Severus stesso.
-Mi pareva che ci tenessi molto a Mai… - rispose quello.
-Sì, ma non ho intenzione di discuterne davanti ad un estraneo! – sibilò, cercando miseramente di non farsi sentire dall’uomo in nero.
-Oh, ma Severus non è un estraneo! Siete molto più simili di quanto non crediate, voi due! Silente mi ha raccontato che… - ecco, le frasi che iniziano con “Silente mi ha raccontato” non finiscono mai bene! Infatti,con orrore, Iroh iniziò a narrare del suo passato da Mangiamorte.
-Basta così! Sono cose personali, vecchio pazzo! – sbottò, alzandosi in piedi e rovesciando le tazze da tè sul tavolino e sul pavimento.
-Oh no! Salvate il tè! – gridò Iroh, lanciandosi a salvare il salvabile.
Severus si allontanò con sdegno, fumante d’ira, dando un calcio alla teiera sul pavimento.
“E Silente questa me la paga”.
   
 
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