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Autore: Sakyo_    13/07/2013    2 recensioni
[Spezzone del 6° capitolo]
Ci ritrovammo così, in quella posizione non voluta ma perfetta, i nostri visi a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro. I capelli lunghi di Castiel mi solleticavano la fronte e il suo profumo pungente arrivò fino alle mie narici.
Per qualche secondo restammo a guardarci negli occhi: era la prima volta che li osservavo bene, e ne rimasi ipnotizzata. Profondi, intensi, neri come la pece.
«Adatti» mi ritrovai a pronunciare senza accorgermene.
Castiel mi guardò interrogativo.
«I tuoi occhi... Sono proprio adatti a te» affermai convinta.
[Spezzone del 13° capitolo]
«Non dirlo Nath, io sto bene con te…»
«E allora permettimi di renderti felice»
Una frase che arrivò come una cannonata in pieno petto. Mi sentii così confusa e inibita, come se mi fossi svegliata improvvisamente da un’anestesia totale.
Col dorso della mano mi carezzò la guancia nel modo più dolce possibile, mentre mi confessava il suo amore sincero.
«Sono innamorato di te, Emma»
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Iris, Nathaniel, Nuovo personaggio, Rosalya
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Night and Day
Capitolo 12




L'ora di storia non lasciava spazio alle spiegazioni.
Ero quasi sicura che Iris avesse raccontato a qualcuno del bacio tra me e Castiel e che poi da quel qualcuno la notizia fosse passata di bocca in bocca fino a comprendere tutta la scuola.
Iris provò a parlarmi ma un'occhiataccia del nostro insegnante la convinse a zittirsi del tutto, quindi si sedette al suo posto lanciandomi di tanto in tanto sguardi supplichevoli.
Sbuffai e fissai gli occhi sul libro fino alla fine della lezione. Alle undici avevo stabilito di non avere la minima voglia di ascoltare le spiegazioni della mia amica perciò mi alzai e in fretta e furia abbandonai l'aula con il mio fedele sandwich al tonno tra le mani.
Volevo starmene seduta da sola sotto un albero spoglio e mostrare al mondo la mia silenziosa depressione. Sì, avrei passato così la pausa pranzo.
Ma un Nathaniel a cui dovevo delle scuse mi portò a pensare che forse non era il momento migliore per crogiolarmi egoisticamente nei miei dilemmi interiori.
Avevo appena finito il panino quando lo vidi passare rapidamente accanto a me. Lo chiamai per nome ma la sua risposta fu un misero cenno con il capo che doveva corrispondere a “Ciao Emma, scusa ma non ho proprio voglia di vederti”.
Mi alzai di scatto e lo raggiunsi, prendendolo per una manica del maglione.
Il biondo si girò verso di me e finalmente si fermò. Per la prima volta sul suo volto non c'era traccia del solito sorriso a trentadue denti. Al contrario, il mio tocco lo portò a contrarre le mascelle e a deviare i miei occhi.
«L'ho combinata grossa, vero?» azzardai, lasciando andare il suo braccio.
Nathaniel fece un respiro profondo e io mi sentii una vera bambina.
«A volte mi sembra di avere davanti un enigma che non riesco a risolvere» disse con dello sconforto nella voce «E' così...frustrante» quell'ultima parola, accompagnata dai suoi occhi dorati nei miei, mi fece uno strano effetto.
«So che potrà sembrarti stupido, ma in quel momento non mi sono sentita bene...»
Ed ecco spuntare il sorriso che lo rendeva così Nathaniel. Mi prese dolcemente una spalla inclinando il capo con leggerezza e scombinando in quel modo la sua frangia color del grano. Quella posizione lo rendeva ancora più affascinante del solito. «Ciò che vorrei tu capissi» fece una pausa, come per trovare le parole adatte «E' che sarebbe bello se riuscissi a parlare, invece che scappare»
«Sì... Mi dispiace» riuscii a biascicare. Puntai un sassolino davanti le mie scarpe e rimasi in silenzio. Che stupida ero stata.
«Ehi» Nathaniel mi spostò una ciocca di capelli dietro un orecchio per poi darmi un buffetto sulla fronte. «Non mi piace quella faccia»
Lo guardai e accennai un mezzo sorriso.
«E' proprio il massimo che riesci a fare? Va beh, mi accontento» disse facendomi l'occhiolino. Quel ragazzo era un vero tesoro.
«Ti va di andare a prendere un caffè dopo la scuola?» dissi quasi senza rendermene conto, ma non me ne pentii affatto. Volevo scusarmi definitivamente con lui per il mio pessimo comportamento.
Le iridi dorate gli si illuminarono ancora di più. «Certamente» rispose, poi andò via.

Evitai Iris per tutto il resto della giornata e appena suonò la campanella mi defilai dall'aula per andare in Sala Delegati da Nathaniel. Non feci in tempo a percorrere metà del corridoio che il mio cellulare squillò.
«Pronto?»
«Emma, sono Nathaniel. Ascolta, la direttrice mi ha chiesto di sbrigarle dei servizi e temo di averne ancora per molto...» la sua voce, seppur metallica, sembrava desolata.
«Capisco... Quindi niente caffè?»
«Mi dispiace, davvero... Sarà per la prossima volta, ok?»
«Va bene, non preoccuparti. Buon lavoro, Nath!»
Riagganciai e misi il telefono in tasca. La verità era che avevo in mente di chiedere una cosa al biondino, ma a quanto pareva avrei dovuto aspettare ancora un po'.
Mi guardai intorno sperando di incrociare Castiel, ma di lui non v'era nemmeno l'ombra. Non lo vedevo dalla fine della gita e la cosa mi dispiaceva. Oltretutto, non sapevo se la notizia del bacio fosse arrivata anche alle sue orecchie. Conoscendo ormai abbastanza bene quella scuola, avevo in realtà pochissimi dubbi al riguardo.
Non ho nemmeno il suo numero di telefono, pensai amareggiata e mentre ero intenta a scorrere i numeri della mia rubrica, notai con la coda dell'occhio una chioma bianca e un foulard verde smeraldo passarmi accanto.
«Lysander!»
Sentendosi chiamato, il ragazzo smise di prendere annotazioni sul suo taccuino e bloccò la camminata moderata per volgere la sua attenzione a me.
«Emma, non ti avevo vista» disse, come per scusarsi. «E' un piacere rivederti»
I suoi modi così gentili mi imbarazzavano e mi lusingavano allo stesso tempo, infondendomi una bella sensazione. «Anche per me» cercai di sembrare il più naturale possibile ma ottenni l'effetto contrario riuscendo soltanto ad accennare un sorriso impacciato. Lysander sorrise lieto.
«Hai visto Castiel, per caso?» gli domandai, con una nota di aspettativa nella voce forse dalla tonalità un po' troppo elevata.
«E' già andato a casa... Ti serviva qualcosa?» rimasi delusa dalla sua risposta.
«Oh... In effetti si, volevo parlargli»
Lysander annuì convinto nel sentire la mia frase, poi incrociò le braccia e portò pollice ed indice sotto il mento. Sembrava impegnato a riflettere su chissà che cosa. «Sì, anche io credo che tu debba parlargli» asserì pochi istanti dopo.
La sua sicurezza mi procurò una brutta sensazione allo stomaco. Forse Castiel si era arrabbiato per quelle voci? Molto, molto probabile. Bastava un nonnulla per accendere la sua irascibilità, figurarsi uno scoop che lo vedeva coprotagonista!
Ringraziai Lysander e uscii dal liceo per tornarmene a casa, pensando che avrei trovato l'occasione giusta per parlare con Castiel il giorno seguente.

I giorni passarono ma Castiel sembrava sparito. Qualche volta avevo provato a cercarlo nella sua classe durante l'intervallo ma dai suoi amici venivo a sapere che era già uscito in cortile, e quando mettevo piede in quest'ultimo ovviamente non c'era traccia di lui. Iniziavo sinceramente ad infastidirmi.
Con Iris la situazione non migliorò, anzi, in risposta al mio mutismo anche lei aveva cominciato a non parlarmi più. Una volta me la presi addirittura con Violet che aveva messo da parte la sua timidezza per cercare di convincermi a fare la pace. I sensi di colpa per essermi arrabbiata con lei mi tormentarono per un'intera nottata, tanto che il giorno dopo mi scusai varie volte per il mio comportamento infantile. Quel periodo era diventato insostenibile. La mia unica consolazione era Nathaniel con cui ormai passavo la maggior parte dei miei intervalli scolastici. Stare con lui mi era sempre piaciuto e durante quelle giornate mi era di grande aiuto perché riusciva a distrarmi almeno per il tempo di mangiare un panino.
Stavo chiacchierando tranquillamente con lui e mi sentivo in totale relax, quando di colpo vidi Castiel che usciva dalla palestra. La mia prima impressione fu che si trattasse della mia immaginazione. Chiusi e riaprii gli occhi e Castiel era ancora lì. Nathaniel mi stava raccontando qualcosa riguardo un pasticcio che aveva combinato la sua collega Melody ma alla vista della chioma rossastra avevo perso il filo del discorso. «Scusa, Nath...» provai ad alzarmi ma lui mi prese per un braccio.
«Vai da lui?» mi chiese, guardandomi serio.
Mi morsi le labbra. L'aveva visto anche Nathaniel... «Devo risolvere una questione importante»
Il biondo si alzò in piedi e si avvicinò a me, guardandomi dall'alto «Più importante del nostro pranzo?» l'intensità con cui proferì quella domanda fu incredibilmente profonda, come a volermi far intendere che dovevo pensare bene alla risposta.
«E' che sono giorni che non lo vedo, e devo assolutamente parlargli» pronunciai incerta. Nathaniel sorrise mesto, forse per nascondere ciò che davvero pensava, e lasciò la manica della mia maglia.
Improvvisamente però pensai a quello che avevo in mente di fare qualche giorno prima e prendendolo per mano esclamai con enfasi «Vieni con me!»
Così, cominciai a incamminarmi velocemente seguita da un Nathaniel visibilmente sconcertato.

«Castiel!» esclamai correndo nel corridoio. Qualcuno mi guardò male, ma non gli diedi troppa importanza.
Il rosso si voltò con una faccia che avrebbe intimorito persino Demon. Squadrò me, poi Nathaniel, poi di nuovo me, infine ci diede le spalle.
Quel gesto mi fece salire il sangue al cervello. Alla fine scoppiai.
«Vuoi smetterla di comportarti così?!»
Non dovetti aspettare molto per una sua risposta. «Così come?» chiese noncurante.
«Sono giorni che mi eviti! Perché non sei venuto a chiedermi spiegazioni?»
Castiel si voltò completamente verso di me, se fosse stato possibile i suoi occhi avrebbero lanciato saette cariche di astio. «Non mi servono spiegazioni, mi sono già fatto un'idea chiara sul tipo di persona che sei»
Quelle parole mi ferirono profondamente. Una sgradevolissima sensazione percorse tutto il mio corpo fino a concentrarsi nello stomaco. Ma la rabbia era più forte di tutti gli altri sentimenti che provavo in quel preciso momento.
«Non hai proprio capito niente...» sussurrai, scuotendo la testa.
Nathaniel, che era rimasto sempre in silenzio dietro di me, parlò. «Io vado, Em...»
Mi ricordai solo in quel momento della sua presenza e feci per rispondere, ma Castiel mi precedette. «Cosa diavolo ci fai lui qui?»
«Io... Volevo farvi parlare» dissi, cercando di contenere il tono della voce ancora scosso per lo scambio di frasi di poco prima.
Entrambi i ragazzi mi guardarono sbigottiti.
«Questo è abbastanza» disse Castiel stringendo i pugni «Smettila di impicciarti di tutto e di tutti, sei terribilmente fastidiosa» pronunciò in mezzo ai denti prima di andarsene.
Rimasi pietrificata. Perché era andata a finire così? Avevo sbagliato ancora?
Sentii i passi di Nathaniel avvicinarsi a me finché non me lo trovai davanti, alzai lo sguardo da terra e fissai i suoi occhi pacifici e tranquilli. Al contrario di me, non sembrava affatto scosso da ciò che era appena successo.
«Lui è fatto così» disse, «Non pensa davvero quelle cose»
Stava cercando di confortarmi? Annuii piano alle sue parole senza staccare gli occhi dai suoi. «Volevo solo aiutarvi... Non pensavo che...» mi bloccai al tocco della sua mano sui miei capelli. Mi mise un dito sulla bocca, come per zittirmi, e mi fece cenno di seguirlo, finché non ci ritrovammo nel sottoscala deserto. A interrompere il silenzio solo i passi lontani di qualche studente che si affrettava a tornare in classe dopo la pausa.
«So che l'hai fatto in buona fede, e lo apprezzo» disse Nathaniel sorridendomi.
Mi sentivo ferita nel profondo del cuore e le sue parole furono un toccasana.
«Non so cosa fare...» sussurrai, passandomi una mano sugli occhi per non piangere.
Nathaniel mi avvolse in un abbraccio dolcissimo che mi impresse tanta tranquillità. Mi aggrappai alla sua schiena come una bambina ma non me ne vergognai per niente.
Sapevo di dover tornare in classe, ma non volevo staccarmi da lui. E anche Nathaniel trascurò il suo lavoro per me, per noi, per quel momento solo nostro.
Ripensai al nostro primo abbraccio e sorrisi tra me e me. Stavolta fu lui a consolarmi.
«Grazie... Grazie.»

Arrivò venerdì accompagnato dalle due ore di educazione fisica. Il ciclo, insieme al mio pessimo umore avevano convinto papà a firmarmi la giustificazione per saltare la partita di pallavolo.
«Anche tu rifuggi dagli allenamenti?»
Lysander si era palesato di fronte a me senza che me ne accorgessi e mi fece sussultare. Non potei fare a meno di notare che la tenuta ginnica lo rendeva al tempo stesso buffo e ammaliante.
«Già, oggi proprio non ne ho voglia»
Quando si sedette accanto a me provai invidia per le sue gambe affusolate.
«Personalmente non gradisco molto questa disciplina» annunciò lui.
«Chissà perché me l'aspettavo» dissi sorridendogli, e lui ricambiò il gesto.
«Gli hai parlato, alla fine?» se ne uscì di colpo.
«Sì, ma... Non è andata poi così bene» dissi, portando le gambe al petto e cingendole con le braccia.
«Capisco. Castiel è molto orgoglioso, dovresti saperlo»
«Lo so, però non può comportarsi così. Si è messo in testa chissà cosa solo dopo aver sentito quelle voci... Sono sicura che pensa che sia stata io ad averlo raccontato a tutti» gettai fuori i miei pensieri quasi senza che me ne rendessi conto.
«Questo è quello che gli ha detto lei» rispose Lysander, che stava osservando il campo di gioco senza troppo interesse.
«Lei chi?»
«Rosalya, la ragazza di mio frat...»
Ma non fece in tempo a finire la frase perché io mi ero già messa in piedi per correre fuori dalla palestra insieme ad un forte istinto omicida.
Rosalya, di nuovo lei. Stavolta aveva superato ogni limite.



Note autrice: Buh! E anche questa volta il capitolo non ha tardato troppo... Solo otto giorni dall'ultimo aggiornamento, sto diventando un mito u.u
Che dire di questo capitolo... Ovviamente le cose non possono andare sempre bene, no? Bene, eccovi servito un vassoio di problemi che hanno mandato in tilt la povera Emmina <3
Signorina Gozaru, lei ci ha preso, lo sa? Quando avevo letto il suo commento sullo scorso capitolo mi sono cucita la bocca per non dire nulla, ma come vede ci ha azzeccato alla grande. Mi spiace solo che per lei la "sorpresa" di scoprire la padrona della lingua lunga non c'è stata (perché sto continuando a darti del lei? xD)
Spero che anche questo capitolo vi piaccia, dovevo dire qualche altra cosa ma non ricordo più quindi vi saluto e aspetto le vostre recensioni! Grazie a tutte coloro che hanno inserito la storia tra le preferite e tra le seguite, vi adoro <3

  
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