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Autore: TeenSpiritWho_    14/07/2013    9 recensioni
Il futuro può essere cambiato anche solo dal più piccolo errore, e Duncan lo scoprirà presto. Verrà trascinato in un luogo sconosciuto e dovrà lottare contro chi amava per salvare chi ama. Perché non sempre le persone di cui ti fidi si conoscono del tutto...
Genere: Azione, Guerra, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Geoff, Gwen, Un po' tutti | Coppie: Bridgette/Geoff, Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Non avevo mai mangiato nella mensa del rifugio, di solito pranzo e cena mi venivano recapitati direttamente in camera da Trent, ma ora che c'era anche Geoff sarebbe stato meglio non isolarci troppo. Così quella mattina, dopo l'allenamento a cui Geoff aveva voluto assistere, ci avviammo verso la grigia saletta accanto ai dormitori in cui solitamente pranzavano i soldati. Dopo aver preso un vassoio ed esserci fatti servire una brodaglia grigia che la cuoca aveva definito zuppa (-Io non ci scommetterei- aveva bisbigliato Geoff) ci guardammo intorno in cerca di un tavolo libero, ma, essendo già la sala piccola di suo e in più stracolma di gente, facemmo entrambi un sospiro sconsolato. Un certo numero di ragazzi ci guardava di sottecchi, riconoscendo me e probabilmente chiedendosi chi fosse Geoff. Ma mi ero preoccupato di avere un aspetto migliore negli ultimi giorni, e ora le occhiate erano curiose e non più diffidenti.

Poi una voce ci chiamò.

-Qui! C'è posto!-

Una mano bianca si agitò nella folla. Era la mano di Gwen. Sorrisi, e doveva essere un sorriso molto stupido perché Geoff mi guardò con sospetto, ma non lo notai.

Andammo verso di lei e vidi che al suo tavolo era seduta anche Bridgette. Quando vide Geoff le si illuminarono gli occhi e cercò di trattenere un sorrisetto.

Lanciai uno sguardo a Geoff, che già la guardava con quel suo fare da Don Giovanni.

Geoff, non cominciare a fare strage di cuori. Sei appena arrivato.

Non rompere, Dunkino, ho visto come guardavi la tipa coi Capelli Blu, rispose lui, sempre con lo sguardo.

Abbassai la testa, arrossendo un tantino. Eccomi di nuovo a comportarmi da adolescente innamorato, mi maledissi.

-Ehi ragazzi, come siete taciturni!- esclamò Gwen, mentre ci sedevamo. Noi ridemmo nervosamente, balbettando un po' di scuse senza senso.

-Tu devi essere Geoff, Duncan mi ha parlato di te. Piacere, Gwen.- gli porse la mano, e lui la strinse con decisione.

-Ah si, ti ha parlato di me? Avrà detto belle cose spero.-

-Ma certo, tesoro, lo sai che sei l'amore della mia vita.- ghignai.

-Oh, dolcezza, smettila, così mi fai arrossire!- ribatté lui, con un gesto civettuolo.

Le ragazze scoppiarono a ridere -Trovatevi una stanza!- scherzò Gwen.

Geoff si voltò verso Bridg come se la vedesse per la prima volta -Oh, noi non siamo stati presentati. Sono Geoff.- si strinsero la mano -E qual è il suo nome, madame?- disse ammaliante, baciandole il dorso della mano.

La dottoressa bionda divenne un peperone -Bridgette. E' un piacere conoscerti.-

-Piacere mio.- mormorò lui, e il suo sguardo ehi-ciao-bellissima-tu-devi-essere-mia si intensificò. Dopo qualche secondo di silenzio in cui loro continuarono a guardarsi, io e Gwen cominciammo a tossire per attirare di nuovo la loro attenzione, dapprima piano, con nonchalance, e poi sempre più forte, arrivando quasi a sgolarci.

Bridgette ormai era diventata un pomodoro ambulante, e riprese a mangiare la sua zuppa. Ma Geoff, incurante, cominciò a chiacchierarci insieme, facendole domande su di lei e sul rifugio. Naturalmente Bridg fu più che felice di rispondere.

Io e Gwen, accorgendoci di essere rimasti “da soli”, ridacchiammo.

-A quanto pare è scattata la scintilla- mi sussurrò lei, sporgendosi sul tavolo.

-Oh si. E quando Geoff vuole qualcosa, Geoff lo ottiene.- ridemmo di nuovo.

In quel momento passò accanto al nostro tavolo la tenebrosa ragazza dai capelli neri che era venuta a trovarmi con DJ. Si chiamava... Heather, se non sbaglio. Lei ci degnò di un veloce sguardo con i suoi brillanti occhi a mandorla, poi si allontanò a testa alta. Sentii Gwen ringhiare. Mi ricordavo del primo giorno, non facevano altro che litigare quindi non dovevano starsi troppo simpatiche. Ma non ci feci troppo caso.

Decisi di fare un tentativo e assaggiare la cosiddetta “zuppa”: fu l'errore più grande della mia vita. Appena la brodaglia toccò la mia lingua, un'esplosione di disgusto mi invase. Immediatamente, sotto lo sguardo incredulo di Gwen, mi voltai indietro e sputai quell'orrore dritto addosso a un povero malcapitato.

-Oh, ehm, scusa amico.- feci un sorriso storto, mentre lui mi guardava sbalordito e si asciugava la divisa gocciolante di brodaglia. Gwen si spanciava dalle risate.

-Tu... sei... uno spettacolo!!- disse ansimante, tra una risata e l'altra, e si asciugò una lacrima.

-Ah-ah, molto divertente. Non ti è mai capitato di sputare una zuppa addosso a qualcuno?- ribattei.

Questo non fece che farla ridere ancora di più.

-Cosa c'è di tanto divertente?- chiese Noah, avvicinandosi al nostro tavolo con il suo vassoio. Vedendo la sua zuppa mi venne un conato di vomito, che riuscii a reprimere, grazie a Dio.

Gwen, ormai senza fiato, riuscii a riprendersi e fece un bel respiro -Duncan ha sputato la sua zuppa addosso a quel tipo laggiù.- lo indicò con il pollice.

-Oh beh, bel modo di presentarsi agli altri, Duncan.- ridacchiò Noah, sedendosi accanto a noi.

-Ti prego, non cominciare anche tu!- sbuffai. Meno male che Geoff era occupato a parlare con Bridg, se no mi avrebbe preso in giro per tutta la vita.

-Non è colpa mia se questa zuppa è disgustosa.- borbottai.

-Hai ragione, è disgustosa.- ammise Noah -Ma Trent non c'è, e la cuoca che lo sostituisce è...-

Gwen strabuzzò gli occhi e lo interruppe -Come? Trent non c'è? E dov'è?-

-Beh, stavamo finendo le provviste, così hanno mandato lui e qualche altro ragazzo a cercarne altre...-

-Oh no.- Gwen si coprì la bocca con le mani, spaventata.

-Cosa c'è? Perché sei così preoccupata?- chiesi.

-Perché andare in cerca di provviste è pericoloso, molto pericoloso. E lui non è del tutto in grado di proteggere sé stesso. In più potrebbero volerci delle settimane...- si prese la testa tra le mani e abbassò lo sguardo.

Noah le posò una mano sulla spalla, cercando di rincuorarla -Gwen è preoccupata perché i loro...- i Grigi, pensai, e intanto Noah continuava a parlare -...non sono l'unico pericolo all'esterno del rifugio, anzi. Saranno un pericolo per te quando sarai a palazzo, Duncan, ma in città fanno solo qualche ispezione mensile, e in giorni ben definiti. La gente non si preoccupa di loro, ma dei banditi.-

-Banditi?-

-Sono persone orribili, persone capici di rubare, uccidere e tiranneggiare solo per ottenere vantaggi sé stessi e la propria banda, come cibo ed un tetto sicuro, anche in tempi come questi. E' come una mafia, a volte controllano intere città.-

-E se li incroci per strada...- Gwen alzò gli occhi lucidi su di me -... puoi star certo che ti pentirai di averli incontrati.-

Wow, non c'è proprio limite alla cattiveria umana, pensai.

Ma in quel momento la mia mente era occupata da un'altra emozione, che non lasciava spazio a nient'altro: la gelosia. Possibile che Gwen ci tenesse così tanto a Trent?

Avanti, Duncan, non fare l'idiota, disse una voce nella mia testa. Certo, tu e Gwen state diventando amici, ma lei conosce Trent da molto più tempo, è naturale che ci sia legata. Potrebbe esserci qualsiasi tipo di relazione tra i due, anche sentimentale, considerando quanto si è disperata sapendo della sua partenza...

Zitto, ZITTO!, pensai, ma non riuscivo ad allontanare da me quel pensiero.

Così passarono 4 settimane. Riuscii a costruirmi una piacevole routine: allenamento alla mattina, pranzo con i ragazzi, allenamento pomeridiano e poi la sera, di tanto in tanto, Gwen veniva da me a chiacchierare e ascoltare la musica come ai bei vecchi tempi. Geoff era guarito in fretta ed aveva insistito per allenarsi con me. In più avevo la convinzione che avesse una relazione in segreto con Bridgette, perché a volte scompariva per ore e tornava la sera tardi, felice come una pasqua.

Con Gwen non andava esattamente a gonfie vele. Cioè, era la migliore amica che avessi mai trovato, sembravamo fatti l'uno per l'altra e ci divertivamo insieme. Ascoltavamo musica, andavamo in giro per il rifugio e facevamo scherzi a Brick. Ma lei era assente, distratta, e io sapevo perché: Trent. Quel cuoco da strapazzo, quell'idiota patentato, quel deficiente con un eterno sorriso sulle labbra. Ma ormai lo sapevo. Gwen mi voleva bene, e molto, aveva bisogno di me, perché ero il suo migliore amico. Ma lei amava Trent, e non c'era niente da fare. Non cambiai il mio atteggiamento verso di lei, non volevo farla soffrire più di quanto non facesse già, ma ogni volta che la vedevo sovrappensiero mi sentivo morire dentro, perché sapevo a chi stava pensando. E non ero io.

Dovrei essere io.

Smettila Duncan. Smettila. Non puoi innamorarti così, della prima che capita.

Gwen non è “la prima che capita”.

Ricordi la missione? Tu devi tornare da Courtney.

Forse è meglio così...

Tornare da Courtney è un tuo obbligo, lascia che almeno Gwen sia felice.

Gwen... mi mancherà così tanto...

Lascia che sia felice.

Oh, ci ho provato a lasciarla in pace. Ci ho provato a non esserne innamorato. Ci ho provato a dire di no alla voce nella mia testa che mi spingeva a confessarle i miei sentimenti. I miei dannatissimi sentimenti.

E ci sarei anche riuscito, se non fosse stato per quella notte.

Mi giravo e rigiravo nel letto, senza riuscire a prendere sonno. I miei incubi, i corpi nella fontana e il vecchio picchiato fino alla morte dai Grigi, erano tornati senza darmi pace. E in più ero preoccupato perché di lì a pochi ore sarei dovuto partire per la missione. Ero migliorato molto fisicamente, avevo messo su molti più muscoli e avevo imparato a usare le armi. Tra l'altro, grazie ai miei continui tentativi di reprimere il mio amore per Gwen, stavo sviluppando un certo cinismo che in situazioni di battaglia sarebbe stato molto utile.

Ad ogni modo, decisi che non ne potevo più. Mi misi a sedere sul letto e lanciai un'occhiata a Geoff che dormiva profondamente in una brandina accanto alla mia. Sapevo che avrebbe insistito per partecipare alla missione, ma a tempo debito avrei trovato una scusa per non farlo venire. Gli avevo già fatto perdere la vita una volta, bastava e avanzava.

Mi alzai ed uscii dalla stanza.

La sala d'ingresso piena zeppa di letti pieni di feriti era silenziosa e semi buia. Mi misi a passeggiare rasente al muro, attento a non svegliare nessuno e cercando di non farmi notare dalle infermiere di guardia. Con la coda dell'occhio vidi che la porta dell'ufficio di DJ era socchiusa e la luce era accesa.

Cosa ci fa DJ ancora sveglio?

Mi avvicinai alla porta e sbirciai: era seduto alla scrivania con una marea di fogli e la testa tra le mani.

-Ehi, DJ, tutto bene?-

Lui alzò di scatto la testa -Duncan! Mi ha fatto prendere un colpo. Si, ehm, tutto bene...-

Entrai e mi sedetti davanti alla sua scrivania -Cosa ci fai ancora sveglio?-

-Non riuscivo a dormire. Tu?-

-Idem.-

Rimasi un po' in silenzio, mentre DJ si stropicciava gli occhi, esausto.

-E' solo che... continuo a pensare a quante cose potrebbero andare storte nella missione, controllo maniacalmente ogni singolo dettaglio...- alzò gli occhi arrossati su di me -Ripenso per ore a tutte le vite di cui sono responsabile! Se fallissimo sarebbe solo colpa mia.-

-Avanti DJ, su con il morale! Sono stato io a provocare tutto questo, anche se non intenzionalmente, è ovvio, e se qualcosa dovesse andare storto sarebbe colpa mia, non tua.-

-Non dire così, sei stato fantastico nelle ultime settimane. Non capisci? Tu sei pronto, sembri nato per combattere. Sono io quello che sta per avere un esaurimento nervoso!-

Sospirai. Se sembro nato per combattere è solo perché sono un ottimo delinquente, DJ.

-Facciamo così- dissi infine -Non è colpa nostra, ok? Di nessuno dei due. Al massimo è colpa di “mia moglie”.- sorrisi, un po' incerto.

Lui sembrò rincuorato -Grazie Duncan, grazie mille.-

-Nessun problema. Tra complessati ci si aiuta.-

Ridacchiò e si alzò in piedi, andando verso ad un armadietto.

-Senti, io non riesco a dormire e, a quanto ho visto, tu nemmeno. Ti va di bere un goccio?-

Aprì l'armadietto e tirò fuori una bottiglia di whisky.

Espressi la mia approvazione con un'esclamazione di piacere -Oh, e così tanto tempo che non tocco una goccia d'alcol! DJ, tu sei il mio salvatore.-

-E' la mia riserva personale. Fare il capo qui dentro è duro, ogni tanto ci vuole anche un po' di “sollievo”, per così dire.-

Io risi e lui versò il liquido ambrato in due bicchieri.

-Direi che possiamo fare un brindisi- commentò DJ, alzando il suo bicchiere.

-Ma certo- risposi, e alzai il mio -A Courtney O'Donnell, la peggiore moglie che si possa desiderare!-

Facemmo toccare i bicchieri, che tintinnarono, e mandammo giù tutto in un sorso.

Feci schioccare la lingua con soddisfazione. La testa mi girava già un po', ma era normale: il whisky era forte e io non bevevo da mesi, fin da quando mi ero fidanzato ufficialmente con Court, qualche mese prima del matrimonio. Naturalmente, era stata lei ad obbligarmi.

-Il prossimo brindisi a chi lo dedichiamo?-

 

Mi decisi a tornare in camera solo a tarda ora. Salutai DJ e uscii dalla stanza barcollando.

Ok. Da che parte devo andare?

Mi guardai intorno, confuso. Mi sentivo gli occhi pesanti e la vista mi si era un po' appannata. Scelsi una direzione e mi avviai a passo incerto. Mi accorsi di aver sbagliato strada solo dopo parecchio tempo.

Ops, cazzo. Forse ho bevuto un bicchierino di troppo.

Come per provare questo mio pensiero andai a sbattere contro ad un muro, imprecando silenziosamente. Questo muro è sempre stato qui? Cristo, mi gira la testa...

In quel momento sentii delle voci che sussurravano in un corridoio. Erano due persone, una ragazza e un ragazzo. La ragazza rise. Mi appoggiai al muro perché le gambe non mi reggevano in piedi, e mi sporsi appena per vedere chi fossero. Ma non avevo dubbi, avevo già riconosciuto la risata.

Gwen e Trent erano in un angolo buio del corridoio e parlavano sottovoce, vicini, molto vicini. Troppo vicini. Una fitta di gelosia peggiore del solito mi travolse. Lui le accarezzava dolcemente i capelli, arrotolandosi ciocche blu attorno alle dita. Gwen, solitamente bianca come una bambola di porcellana, aveva invece ora delle sfumature rosse sulle gote.

-Mi sei mancato tanto, Trent, avevo paura che non ce la facessi, che non tornassi più... non so come avrei fatto senza di te...-

-E invece ce l'ho fatta. E lo sai come? Perché pensavo a te, e questo mi dava forza.-

-Oh Dio...- esclamò Gwen, portandosi le mani al cuore e arrossendo ancora di più.

-Gwen, io... io penso di essermi innamorato di te.-

Cosa?!

Gwen rimase in silenzio, a bocca aperta. Per un momento pensai che forse mi sbagliavo, forse lei non ricambiava i suoi sentimenti. E anche Trent lo pensò, evidentemente.

-Mi dispiace, non dovevo dirtelo, ora ho rovinato tutto...- disse, quasi sull'orlo delle lacrime.

-No, no! Trent, io... anche io ti amo.- abbassò la testa.

Trent sembrò illuminarsi di felicità. Le sollevò il mento con una mano e le accarezzò il viso. Lei sorrise, e contemporaneamente una lacrima le scese lungo la guancia.

E poi successe. Si baciarono. Un bacio lungo, dolce ma appassionato. E io assistetti, senza respiro, sbalordito.

Dovrei essere io.

Trent e Gwen si staccarono e risero, i loro nasi che si sfioravano, guardandosi negli occhi.

Lascia che sia felice.

NO, DOVREI ESSERE IO!

E improvvisamente non c'era più gelosia nel mio cuore, ma solo rabbia, una cocente e immensa rabbia.

-Trent! Vieni ad aiutarci con le provviste!- sbraitò una voce proveniente dalla cucina.

-Arrivo!- rispose lui, raggiante.

-Trent, aspetta un secondo... non dire niente a nessuno di questa cosa per ora, d'accordo?- chiese Gwen, tra le sue braccia.

-Come vuoi, amore.- rispose lui. Le diede un ultimo bacio di sfuggita e poi corse via.

Gwen rimase qualche secondo in mezzo al corridoio, immobile, e si sfiorò le labbra con la punta delle dita. Poi fece un debole sorriso malinconico e cominciò a camminare nella mia direzione.

Io tornai velocemente dietro al muro e chiusi gli occhi per qualche secondo. Quando li riaprii Gwen mi aveva superato di qualche passo, senza notarmi.

Non mi accorsi della risata cupa che mi uscì dalle labbra, e nemmeno della domanda che le posi -E' stato bello?-

Gwen si voltò di scatto -Duncan! Cosa ci fai...-

-Rispondi. E' stato bello?- il mio tono era duro, privo di inflessioni.

-D-di cosa stai parlan....-

-Lo sai.-

Lo sguardo di Gwen si fece colpevole e poi rabbioso -Non sono affari tuoi.-

Io la ignorai -Quindi è stato bello, eh? Ti è piaciuto?-

-Smettila.-

-Che sapore ha Trent? Sa di fragola? Che ne dici?-

-Duncan, davvero, smettila. Ti stai comportando in modo assurdo.-

-Oh, ti piacerebbe baciarlo di nuovo, vero? Mettere la tua lingua nella sua bocca...- mimai l'atto di baciare qualcuno con tanto di suono, abbracciando il nulla.

Gwen assunse un'espressione offesa -Duncan, così sei cattivo, piantala!-

Ma io non avevo ancora finito. Mi avvicinai a lei, in modo che fossimo viso contro viso -Vuoi che lui ti ripeta “oh, Gwen, sei bellissima”, ”sei fantastica”, “Gwen, ti amo così tanto” come fa sempre... è solo questo che vuoi vero? Qualcuno che possa adularti.-

Lei annusò l'aria -Duncan, hai bevuto? E' odore di whisky quello che sento?-

Ghignai -E anche se fosse? Non cambiare argomento.-

-Si che cambio argomento, perché tu sei ubriaco fradicio, stai delirando!-

-Ammettilo! Fingi di amarlo solo perché lui ti venera!- scoppiai in una risata sarcastica, roteando gli occhi.

-Ma che cosa stai dicendo?!-

-”Oh, Duncan, ti prego, non morire!”- dissi con voce acuta e una finta espressione preoccupata, cercando di imitarla -”Duncan, non andartene, ho bisogno di te!” Avevi solo bisogno di un altro pupazzo da maltrattare, vero? Volevi solo spezzarmi il cuore, Courtney.- spalancai gli occhi -G-Gwen, volevo dire Gwen.- mi corressi frettolosamente.

-Io non so di cosa stai parlando! Non ti ho fatto nulla!-

Ormai stavamo quasi urlando -”Lascia che lei sia felice” mi sono detto “Sarà un bene per entrambi”! Ma sai una cosa? Mi sono stancato di soffrire! DOVREI ESSERE IO!-

Gwen mi mollò uno schiaffo in pieno volto, facendomi girare la testa dall'altra parte. Immediatamente venni travolto da un bruciore pazzesco, ma non riuscii nemmeno a lamentarmi, rimasi a bocca aperta, scioccato.

-Sei un bambino. Sei arrogante, cinico, egocentrico e idiota! “Ehi, guardatemi, sono Duncan Cooper, salverò il mondo!”- questa volta era lei a imitarmi -Non ce ne frega un cazzo di quanto stai soffrendo, carino, perché non soffrirai mai quanto abbiamo sofferto noi! Non sei l'unico ad aver perso la sua famiglia e i suoi amici qui! E poi, non te ne rendi conto? Sei un autolesionista, un masochista, incapace di mantenere una relazione sana con le persone.- scosse la testa, fissandomi dritto negli occhi azzurri.

La rabbia era scomparsa, sostituita da un vago senso di colpa e malessere. Ma la mia mente era ancora troppo annebbiata dall'alcol.

-Va' al diavolo, Duncan Cooper.- mormorò, e mi voltò le spalle.

Rimasi contro quel dannato muro, immobile, troppo sconvolto per dire qualcosa.

Fermala! Va' da lei, spiegale che hai detto una marea di cazzate solo perché la ami! Fermala!

Ma ormai era troppo tardi.




Oh, ciao.
Io, ecco, ehm... non uccidetemi, vi prego. Rimetterò le cose a posto. Promesso!
Vaaaa beeeneee, ditemi cosa ne pensate, ragazzuoli! c:
P.s. Mi scuso per eventuali errori di battitura. Sorry!

  
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