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Autore: Super Husbands    14/07/2013    1 recensioni
Il Mandarino è finalmente sconfitto, ma gli incubi di Tony Stark non sono certo finiti e tanto meno gli attacchi di panico. E allora, cosa c'è di meglio dell'affrontare i propri demoni a testa alta e con coraggio? D'altronde non è quello che fanno tutti i supereroi? Anche loro però - a volte - hanno bisogno di un aiuto. Che sia del tutto inaspettato be', questa è un'altra storia.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Oh...
Bene.
Dovete scusarci immensamente per il ritardo abominevole, è che non abbiamo avuto internet a turni e ci è stato a dir poco impossibile scrivere.
Poi avevamo in mente tutta un'altra cosa, e alla fine ho portato a termine il capitolo da sola.
Mi scuso immensamente, se volete posso anche fare seppuku.
Comuque, guardando chi segue la nostra storia, siete davvero parecchi. Vi amiamo tutti, vedere una cosa del genere ci fa commuovere. çWç ♥
Speriamo che ci possiate perdonare.
E credo che l'ottavo capitolo sarà divertente, dato che conterrà un Tony un po' ubriaco. 
Ddddunque, ci scusiamo ancora duemila volte per la pausa e vi lascio alla lettura del capitolo.
P.S. Il titolo viene da questa canzone. Ultimamente ci siamo entrambe innamorate dei Mumford and Sons. 
 
Cap, half of the Super Husbands.

LIAR. - cap. 7
 
L'enorme sprazzo rosso macchiava tutto il suo petto, rendendo la divisa di un blu così scuro da sembrare nero.
Appena entrato nel quartier generale, lasciò cadere lo scudo a terra, che generò un discreto fracasso.
Gettato quello, sfilò la maschera che ormai era incollata al suo viso.
Certo che i cattivi di oggi se le inventano proprio tutte eh... pensò, mentre si passava una mano tra i capelli impastati di sangue.
Avrebbe proprio dovuto farsi una doccia, senza nemmeno passare da lì per l'asciare la sua ingombrante roba.
Proprio mentre stava per uscire, venne bloccato da una voce decisamente familiare. Avrebbe potuto ignorarlo o rimandare la chiacchierata a dopo, ma ai suoi occhi appariva un gesto decisamente scortese. Perciò si voltò, cercando con lo sguardo il suo interlocutore.
- Ehi Cap... oh, ma quello è sangue! - in poco gli fu di fronte.
- Oh, no, non... non è mio. - spiegò, tranquillizzando Clint che ormai era non troppo distante da lui.
In quell'ultimo periodo aveva avuto modo di scoprire che, tra coloro che facevano parte di quel disorganizzato team chiamato Avengers, lui era uno dei migliori.
Si erano raccontati parecchie cose nelle settimane trascorse, Steve era addirittura venuto a conoscenza dei trascorsi con il circo dell'amico. Con lui si sentiva a suo agio, come poche volte da quando aveva riaperto gli occhi su quel mondo strano e diverso, e lo stesso doveva essere per Clint, viste le confessioni.
- E come... ? - domandò.
- Be', la signorina Hill mi ha comunicato che c'era una specie di criminale di serie f che si aggirava nei dintorni da un po' ormai, e non riuscivano proprio a metterlo nel sacco... -
- Allora non era esattamente di serie f, Cap. E dunque, quel sangue? -
- L'ho trovato nella sua villa, e sono riuscito a catturarlo. Mentre lo consegnavo allo S.H.I.E.L.D. però è riuscito a scappare con un trucchetto, e a prendere un ostaggio. L' ha ferirlo ed è fuggito mentre lo assistevo. - 
- E dunque ancora è latitante? -
- No, dopo essermi assicurato che l'uomo stesse bene l'ho catturato. -
- Non hai la faccia di uno soddisfatto, sai? - Clint si sedette su una sedia di legno lì vicino.
- Sono solo stanco. E tu, invece... ? Tutto okay? -
- Ehi Steve, non c'è bisogno che fai il vago. Ti hanno detto qualcosa? -
- Non era mia intenzione, ma ho sentito qualcuno parlare di te e Natasha e mi chiedevo se... -
- Lei crede che la storia tra me e la donna ragno ci sia ancora qualcosa, ma non è vero. Quando ho deciso che era chiusa con lei, era chiusa. E con Natasha è un'altra storia. Io la... - si bloccò guardando verso il basso.
- Vabbe', quella cosa là. - 
- Dovresti dirglielo. -
- Sei matto? Hai idea di com'è fatta Natasha? Mi scoppierebbe a ridere in faccia. -
- Secondo me smettereste di fare a gara per chi ha più fegato risolvereste un sacco di cose. E, per la cronaca, sai che comunque vincerebbe Natasha. - 
Clint rise, passandosi una mano tra i capelli.
- Forsa hai ragione. Forse... - 
- Dovresti dirle che la ami? -
- Forse. - un lembo delle labbra di Steve si alzò, in un tiepido sorriso. 
- Steve, sputa il rospo. - 
- Eh? Che dovrei dire? - domandò il ragazzo, dirigendosi verso la porta che dava sul corridoio. Quello era decisamente il momento di una fuga in grande stile. Con uno scatto però, Clint si alzò dalla sedia e lo seguì.
- Hai quella faccia per... ommioddio, Steve, non sarai triste perchè la diva è smammata? -
- Eh? Sei impazzito, per caso? - chiese, bloccandosi e voltandosi per guardarlo negli occhi.
- Che reazione esagerata... - Clint alzò le mani, con aria sarcastica.
Adesso Steve non voleva fare il guastafeste, ma erano giorni che non vedeva Tony.
Non era preoccupato per lui, ma vederlo sparire da un giorno all'altro senza troppe cerimonie lo aveva lasciato un po'... un po' vuoto.
Inoltre, forse, desiderava anche una qualche sorta di spiegazione per quel che avevano combinato sulla spiaggia. Solo che più ci pensava, più voleva mandare via il pensiero, lontano, alla larga. Non erano di certo quelle cose che due uomini avrebbero dovuto fare, soprattutto in un posto come quello dove chiunque avrebbe potuto vederli.
- Steve, sei arrossito? - 
- No, devo andare a farmi una doccia. Adesso scusa ma... -
- Steve. -
- ...devo proprio lavarmi perchè sono stanco e non intendo andare a dormire tardi stasera. -
- Steve. -
- Cosa? -
- E dai, parla. -
- No è che, non averlo più intorno ad ostacolarmi la vita è così incredibile! - 
'incredibile al punto che quello sbruffone, egocentrico ed egoista arrivi a mancarti?' Si domandò.
E Clint sembrò leggergli nel pensiero.
- Così incredibile che ne senti un po' la mancanza, dai, ammettilo... - 
- Nah, non è che mi manchi proprio. E' che Stark è uno intelligente, delle rare volte mi è capitato di avere qualche conversazione normale. Mi mancano quelle, più che altro. -
- Oh, certo. -
- Ah, già, poi con la signorina Potts? Erano su tutti i giornali. Mi spiace che abbiano litigato, insomma, lei era stressata per il lavoro e lui non poteva farci niente perciò... insomma, sembravano una bella coppia. -
- Sai che ad ogni frase cambi intercalare? - gli domandò, guardandolo divertito.
- Comunque è un periodo decisamente infelice per il nostro team, in amore, a quanto sembra. Magari dovresti sentirl-ehi, Steve! Dove stai andando? -
Steve aveva preso un passo decisamente più spedito, al diavolo la scortesia.
- La doccia, Clint! La doccia. Se lo senti, salutamelo. E salutami anche Natasha, eh... - 
- Piccolo bastardo... - sbottò l'altro, senza smettee di sorridere. Scosse la testa, per poi voltarsi e tornare al quartiere generale. Poteva sfuggirgli per il momento, ma a cena nessuno l'avrebbe salvato dalle sue subdole grinfie.
Steve nel mentre era riuscito a raggiungere finalmente la sua stanza.
Con una discreta fretta aveva calato tutte le tende, in modo da non dare spettacolo a mezza New York. Da quando era lì si era sempre domandato perchè agli Americani piacesse tanto che tutti si facessero gli affari loro, con le grandi vetrate, le porte a vetri e, qualche volta, intere pareti trasparenti.
I supereroi in particolar modo avevano bisogno di privacy.
Ci ripensò qualche istante.
Be', certamente Iron man non era tra questi.
Con un gesto veloce si infilò nel bagno collegato alla sua stanza, e chiuse la porta a chiave, liberandosi poco dopo degli insumenti macchiati e infilandosi sotto il getto caldo.
Proprio non sapeva cosa pensare. Magari avrebbe dovuto seriamente chiamare Tony e parlargli, o magari avrebbe peggiorato solamente le cose. Magari invece avrebbe dovuto chiamarlo e basta, senza pretendere spiegazioni di sorta.
Mentre l'acqua scorreva sulla sua pelle, la sua testa gli diceva che quella era senz'altro la soluzione più giusta. Forse in quel momento aveva davvero bisogno di qualcuno con cui parlare...
 
 
Si era fatto la doccia appena un'ora prima.
E ora stava sgusciando lungo una parete bianca, diretto verso un ufficio perchè Fury gli aveva detto che avevano assolutamente bisogno di recuperare dei documenti, perciò era indispensabile che facesse quella missione.
Dietro di lui c'era Clint, armato di arco, che mormorava quanto fosse ingiusto che toccasse di nuovo a loro.
- Ti pare che io ho bisogno di salvare la mia relazione da una superdistruzione e questi mi mandano in missione? Dove sono le ferie? -
- Siamo superoi, non abbiamo ferie. E adesso sta zitto, o ci faremo beccare. - 
Da dietro sentirono infatti qualcuno che si schiariva la voce.
- Sarete pure dei supereroi, ma non siete certo tagliati per le missioni segrete. - entrambi si voltarono, trovandosi di fronte Natasha. Ai suoi piedi stava un grosso uomo con il distintivo della sicurezza.
- Natasha! Da quanto sei qui? - 
- Abbastanza da avervi parato le chiappe. Ora, signori, il mio compito è finito. E devo saltare su un aereo per Malibu tra mezz'ora. Vogliate scusarmi. - dandogli le spalle, si avviò da dove erano entrati.
- Ma come ha fatto... ? - si stava già domandando Steve, ma la preoccupazione di Clint era tutt'altra.
- Secondo te mi ha sentito? - 
- Sì, e quanto pare non è stata l'unica. - con un cenno della testa indicò l'uomo a terra. Aveva l'aria di uno che sarebbe rimasto fuorigioco per un pezzo.
- Adesso cuciti la bocca e andiamo. - 
 
Senza troppi intoppi erano giunti all'ufficio. Certo, Clint aveva dovuto sprecare un paio di frecce soporifere contro degli scimmioni e Steve si era ritrovato a colpire in testa un uomo che probabilmente aveva un passato da giocatore di sumo, ma erano entrambi indenni.
- Allora, che diamine stiamo cercando? - domandò Steve, aprendo tutti i cassetti e frugando.
- E' un accordo di segretezza stipulato con la qualcosa Corporation. -
Cap rovistò ancora nei documenti, invano.
- Mi hai detto tutto. - commentò, stringendo i denti. Aveva messo sottosopra la scrivania, nel frattemo Clint stava copiando tutti i dati presenti nel computer generale.
Steve aprì tutti gli armardi e controllò che non avessero un doppio fondo, poi, con cautela, spostò un quadro che si trovava proprio dietro alla scrivania.
- Quasi avrei evitato di guardare. Nascondere cassaforti dietro ai quadri era prevedibile anche ai miei tempi... - commentò, con un certo sorriso compiaciuto. 
- Come la apro? -
- Tirale un pugno. - Steve lo guardò interrogativo.
- Tirale un pugno, ero serio. O un calcio. - scosse le spalle, così Capitan America portò il gomito indietro, e colpì la cassaforte, che rimase ammaccata. La colpì di nuovo, stavolta usando più forza, ma quella non voleva proprio saperne di aprirsi. - 
- Cerca il codice in quella macchina infernale. - Steve indicò il pc che aveva ormai finito di trasferire i dati.
- Come vuole, Capitano. - Clint sorrise, mettendosi alla ricerca del loro dato.
Nel frattemo, quello che doveva essere il proprietario dell'ufficio aprì la porta, entrando con una ragazza decisamente più giovane di lui al seguito.
Nel vedere i due uomini si bloccò, tentando di scappare dall'entrata. Ma in un istante Steve gli era accanto e aveva già richiuso la porta con un piede.
- Clint, occupati della ragazza. A lui ci penso io. - L'uomo gli mollò un pugno in pieno volto, pugno che neanche sentì. 
Tentò anche di chiamare la sicurezza, ma non appena aprì la bocca per verbalizzare lo scudo lo colpì alla testa, lasciandolo inerme e senza sensi a terra.
Clint, intanto, aveva lanciato una freccia alla donna, che non aveva tardato a svenire a terra.
- Come fanno certe donne a vendersi così? Per me rimarrà sempre un mistero. - Clint concordò, tornando alla sua ricerca. Nel frattempo Steve controllò le tasche dell'uomo, e vi trovò una pennetta USB e un mazzo enorme di chiavi.
- Tieni, Clint. - gliela porse, per poi passare alla rassegna delle chiavi. Non sembravano utili a nulla, al momento, perciò passò anche quelle all'uomo.
- Ho trovato il codice della cassaforte. - annunciò. 
- Prova con 3354791. - Steve inserì il codice, e quella si aprì. Dentro vi era parecchio denaro, sicuramente non molto pulito, alcune pietre dall'aria preziosa e infine, un pacco di documenti. Steve li prese tra le mani, e li sfogliò velocemente.
- Bingo. - 
 
 Fury aveva apprezzato molto il fatto che fossero riusciti a recuperare i documenti, anche se avrebbe preferito mandare Natasha, così da non essere visti da mezzo mondo.
- Prima ho chiamato Tony. - buttò lì Clint, tentando di assumere invano un'aria disinteressata. 
Una parte di Steve si era già svegliata dal torpore della poltrona di fronte al caminetto, ed era in attesa di ulteriori dettagli. L'altra parte invece non voleva saperne proprio nulla, e l'unico desiderio che provava era quello di rinchiudersi in camera senza notizie di niente e nessuno.
- Davvero? - il suo tono era volutamente neutrale.
- Sì. -
- Sta bene, no? - 
- Era ubriaco fradicio e mi ha dato del figlio di puttana, in seguito ho scoperto che Natasha era con lui. Ecco che intendeva per 'gita a Malibu'. Ha anche chiesto di te. - ecco, quello era il momento dove la parte che non ne voleva sapere iniziava a farsi sentire maggiormente.
- Ah. - riuscì solo a dire. 
- Anzi, a dire il vero è stata una delle prime cose che mi ha chiesto. Dopo avermi dato dello stronzo, intendo. E aveva anche cominciato a chiedermi se te l'eri presa per non ho capito cosa, Natasha gli ha sfilato il telefono di mano per insultarmi. -
- Avete risolto? - 
- Credo fosse più ubriaca di lui. Stai sviando argomento? -
- No, sono sinceramente interessato a te. - Steve si alzò, dirigendosi verso la grande porta del salotto.
- Me ne vado a dormire, domani ho addestramento alle sei. Buonanotte Clint! - lo salutò.
- Un giorno dovrai parlarmene, non puoi sfuggirmi per sempre! - Ma Steve si era già chiuso la porta alle spalle. Forse era il caso di parlare davvero con Stark, prima che sventolasse ai quattro venti quella cosa di cui nessuno doveva sapere assolutamente niente. Se Fury l'avesse saputo, l'avrebbe forse sbattuto fuori dagli Avengers? Si distese sul letto con il volto rivolto verso la finestra aperta.
Non aveva proprio voglia di pensarci, eppure era l'unico pensiero che si arrovellava nella sua mente e che, ormai l'aveva capito, per quella notte non l'avrebbe lasciato dormire.
  
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