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Autore: aoirghe    26/01/2008    7 recensioni
Fine dell'episodio natalizio della terza serie. Immaginiamo cosa accade tra Booth e Temperance dopo l'ultima inquadratura...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Temperance Brennan
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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La neve e le chiavi

 

- Buon Natale, Bones-.

Un po’ di neve gli si appoggiò sulle labbra, mentre diceva quelle parole.

Seeley Booth le strinse appena, senza staccare gli occhi dal quadrato luminoso della finestra al di là della rete: oltre quel vetro c’era lei, Temperance Brennan.

E Temperance Brennan, per quei secondi che seguirono l’augurio di Booth, rimase a fissare la sagoma di lui sotto la neve, l’albero di Natale che sfavillava nel buio.

Strinse forte il cellulare all’orecchio e le parve di sentire un sospiro dall’altra parte della linea.

Il sospiro di Booth.

Che le aveva fatto il miglior regalo di Natale. Il migliore di una vita intera.

- Sei ancora lì?- sussurrò Bones, mentre le bambine lanciavano ancora gridolini di gioia alla vista dell’albero e Russ e suo padre iniziavano a chiacchierare.

- Certo- disse Booth, stringendo una spalla di Parker.

- Booth, io … io non so davvero cosa dire-.

- Ho lasciato la dottoressa Brennan senza parole? Non ci posso credere!- ridacchiò lui.

Parker, intanto, sfuggì dalla sua presa e cominciò a giocare con la neve accanto all’albero.

- Le parole le ho avute. Ho detto “adoro il mio regalo, Booth”-.

- Ma adesso hai detto che non sai cosa dire …-.

Lei non rispose subito.

Perché era vero, in fondo. E perché ripeterlo lo avrebbe reso ancora più vero.

Strinse forte il cellullare contro l’orecchio: improvvisamente, ebbe la sensazione di poter sentire il suo respiro, il suo calore. Ma che razza di pensieri erano?

 

Il bacio sotto il vischio.

Quel lieve ansimare di lui.

La neve.

L’albero di Natale.

 

Temperance Brennan non riuscì a frenare quell’insieme vorticoso di immagini, ricordi, sensazioni. Russ, dietro di lei, scoppiò a ridere, imitato da suo padre.

- Bones, ci sei?- mormorò Booth, facendo qualche passo verso la rete.

Parker aveva cominciato a costruire un pupazzo di neve.

- Sì-.

- Il nostro Natale è visibilmente migliorato, vero?-.

Lei abbozzò un sorriso: - Direi di sì-.

- Bene-.

- Bene-.

Bene.

Booth arrivò alla rete e si appoggiò con una mano. Trattenne per un attimo il respiro, cercando di ascoltare quello di lei. Non sapeva perché lo faceva. Non sapeva perché si sentiva in quel modo.

 

Il bacio sotto il vischio.

Le labbra calde di lei.

Quel “adoro il mio regalo, Booth”.

 

Al di là del vetro, mentre l’agente speciale Seeley Booth insinuava le dita fra gli spazi della rete, cercando di capire i pensieri che gli affollavano la mente, le luci dell’albero di Natale che gli si riflettevano sulle spalle larghe e sul cappotto scuro, la dottoressa Brennan sentì che quell’ansimare non le sarebbe mai uscito dalla testa.

Non quella sera.

- Booth- mormorò, quasi sottovoce.

Lui appoggiò la fronte contro le rete: - Sono qui-.

- Fa … fa molto freddo, lì fuori?-.

- No, non direi. Perché?-.

- Oh, bè, io …-.

- Bones?-.

- Arrivo. Aspetta lì-.

A quella parole Booth sollevò di scatto la fronte.

Vide confusamente la sagoma al di là del vetro muoversi per poi sparire dalla sua visuale.

Bones stava uscendo? E perché usciva?

Parker gli urlò qualcosa, e lui ebbe appena la lucidità di sorridergli.

Il bambino stava facendo proprio un bel pupazzo di neve.

E Bones stava arrivando.

Questione di poco.

La vide subito. La vide, berretto grigio, passo sicuro e veloce.

Ancora al telefono.

Si sorrisero: era stupido guardarsi a poca distanza con i cellulari attaccati alle orecchie.

Booth chiuse il suo con un gesto rapido, la gola improvvisamente secca.

Era bellissima: banale pensarlo, banale dirlo, ma era così.

E lui non sentiva nemmeno la neve ghiacciata entrargli nel colletto, le risate felici di Parker, il riverbero delle luci dell’albero appena dietro di lui.

 

È inutile.

Se c’era una linea, quella linea, allora è alle mie spalle.

Laggiù in fondo, dove mio figlio gioca con la neve, dove c’è l’albero che ti ho portato.

 

- Ehi - fece lei, il respiro affrettato.

Booth sorrise. Sorrise e basta. Come un’ebete.

- Hai ragione, non fa poi così freddo- disse Bones, avvicinandosi a passi lenti.

- Nah, niente di tremendo-.

- Già-.

- E … là dentro? Tutto bene?- borbottò Booth, cercando disperatamente di scuotersi da quel torpore. Di non fissarle la bocca, poi.

Quelle labbra.

Lei annuì: - Credo sia il Natale migliore da molti anni a questa parte. Per tutti noi-.

- Sono felice per te-.

- Grazie- sussurrò Bones, fermando a un passo da lui.

Era alto, Dio com’era alto.

Alto e Booth, solo Booth, con quel suo sorriso caldo, le mani nei guanti di pelle, il Booth che guidava la macchina e sparava, quello con cui litigava, rideva, faceva terapia, l’uomo che le aveva regalato l’albero di Natale, l’uomo con cui condivideva lavoro, dolore, caffè.

- Non … non ci stiamo ancora punzecchiando - osservò lei, cercando i suoi occhi.

Booth non glieli rifiutò: - No-.

Non sorrideva più.

Il suo sguardo la fece rabbrividire.

- Sarà il Natale- sussurrò lei, infilandosi le mani nelle tasche del cappotto.

- Sarà il Natale-.

Rimasero a fissarsi in silenzio per un po’, senza sapere bene cosa dire, cosa fare.

Parker urlò ancora, ma a Booth sembrò che fosse lontanissimo.

Che cosa stava succendendo?

 

La linea.

La linea.

 

Si schiarì la gola: - Hai lasciato un guanto nella mia macchina-.

Bones sospirò: - Davvero?-.

Lui annuì, e la dottoressa Temperance Brennan sentì che il bacio sotto vischio era lì, tra loro, sospeso tra i loro sguardi. Immancabilmente concreto. Accaduto.

Strinse forte le mani sudate.

- Prendo le chiavi e te lo porto- disse Booth, frugando nella tasca dei pantaloni.

- Okay-.

- Ci sono quasi …-.

La mano di Booth riapparve sotto la neve, stringendo le chiavi della macchina.

E poi accadde: fu un istante, e il mazzo gli scivolò dalle dita, finendo per terra, in mezzo a loro.

Si chinarono tutt’e due.

Nello stesso preciso momento.

La fronte di Booth si ritrovò a toccare quella di lei, le guance che si sfioravano.

Bones lo sentì trattenere il respiro.

Nessuno mosse la mano per prendere le chiavi.

Lei poteva sentire il suo odore, il suo calore.

La pelle leggermente ispida di barba.

Booth socchiuse gli occhi per un istante, assorbendo il profumo di Bones.

Quando li riaprì, incontro lo sguardo impaurito di lei.

- Booth …- sussurrò.

Booth no? Booth sì?

Non lo sapeva, Seeley Booth, quando decise di farlo.

Quando decise che la linea era spazzatura e follia, quando decise che non gli sarebbe importato niente se la mattina dopo non sarebbero riusciti nemmeno a salutarsi.

Non lo sapeva quando avvicinò la sua bocca a quella di Bones, tenedo gli occhi ben aperti.

Lei non si tirò indietro.

Le loro labbra si sfiorarono, dapprima incerte.

Poi Booth chiuse gli occhi e il tocco divenne bacio, prima appena accennato, poi sempre più profondo. I respiri divennero uno, mentre le dita di Bones gli sfioravano una guancia.

Da qualche parte, in lontananza, Parker rise ancora.

Bones gli passò una mano dietro la nuca, avvicinandolo a sé, bevendo la sua bocca e il suo calore, e Booth sentì il cuore scoppiargli nel petto, mentre il fiato cominciava a mancargli.

Riluttanti, si staccarono appena.

Fronte contro fronte, si fissarono in silenzio, ammutoliti.

Poi lui le sfiorò le labbra con un bacio leggero: - Qui non c’è vischio, Bones …-.

- No, direi di no … - sussurrò lei, abbozzando un sorriso.

Le girava la testa. Molto più di quanto l’aveva baciato sotto il vischio, solo poche ore prima.

- Allora su questo siamo d’accordo-.

Bones lo fissò negli occhi: adesso non c’era Caroline a guardarli, erano solo loro.

Lui raccolse piano le chiavi della macchina, senza spostarsi di un millimetro.

Le loro fronti rimasero unite.

- Parker stava ridendo- mormorò lei.

- Penso fosse per il pupazzo di neve-.

- O per quello che stavamo facendo-.

- Anche-.

Silenzio.

- Lo vuoi ancora quel guanto, Bones?-.

- Bè, penso possa aspettare, ecco-.

Un mezzo sorriso: - Sono d’accordo-.

- Ancora? Siamo ancora d’accordo?-.

Booth non le rispose nemmeno.

Buttò a terra le chiavi e le prese il volto tra le mani e la baciò ancora, mozzandole il respiro, il fiato nel suo fiato, le lingue che si toccavano, le labbra bollenti.

La neve non accennava a diminuire.

Con la bocca ancora in quella di lui, Bones glielo disse un’altra volta.

Ma stavolta, quando glielo disse, erano uno di fronte all’altra, persi un bacio che aveva seppellito ogni linea, disciplina e buon senso.

Glielo disse, e allora Booth pensò che non l’avrebbe mai lasciata andare.

- I love my gift, Booth-.

  
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