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Autore: Scribak    14/07/2013    0 recensioni
Irritato per l'ennesimo ritardo di Tsuna, Hibari colpisce il capo della famiglia Vongola alla testa, causandone la perdita temporanea della vista. Per rimediare a quanto commesso, il guardiano della Nuvola, seppur riluttante, decide di ospitare il ragazzo finchè non riuscira a guarire del tutto. Nel frattempo, ombre minacciose si allungano sul destino dei Vongola, impegnando il baby assassino ed il capo della CEDEF in una corsa contro il tempo.
Traduzione da un'originale di Destiny Aitsuji.
Main pairing: 1827 (HibarixTsuna).
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Kyoya Hibari, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Finding love in darkness

Autore: Destiny Aitsuji
Traduttore: Scribak
 
Capitolo 2

Tsuna e Hibari erano ancora decisamente assorbiti dal loro abbraccio, tanto da non separarsi nemmeno quando Hibird suggerì che, ormai, aveva svolto la sua funzione di calmare quel giovane boss così isterico.                                                                                                                                                                                                           
Un suono di campanello più tardi, tuttavia, Tsuna venne guidato in fretta verso il mobile più vicino e lì fatto sedere sbrigativamente, mentre Hibari, ricompostosi rapidamente, era andato ad aprire con calma la porta, con un misto di irritazione, crescente rabbia ed una leggera curiosità. Chiunque fosse quel povero disgraziato, Tsuna pregò con fervore per la sua anima, non appena lo scatto della porta venne seguito dal più completo silenzio.                                                                                                                                                                                
Tutto quello che sarebbe stato normale aspettarsi di seguito, come il suono di ossa spezzate accompagnato dalla celebre frase “Ti morderò a morte!” o le orribili grida delle vittime, non venne. Al contrario, il boato di una voce familiare risuonò nel silenzioso appartamento, mandando quasi in frantumi i timpani di Tsuna.                                                                                                                                 Hibari fece un passo indietro e Tsuna si aggrappò disperatamente al mobile su cui era seduto. In ogni caso, la ragazza a fianco del guardiano del Sole non sembrò particolarmente turbata dal volume inumano della sua voce: al contrario, si limitò a ridacchiare, come se si trattasse di una nuova battuta particolarmente divertente.                                                                                                 

Sebbene fosse cieco, Tsuna rabbrividì, mentre avvertiva un’aura assassina punzecchiargli la pelle. Sapeva da chi era stata causata e chi, invece, era pronto a far scorrere sangue, ma il suo stesso corpo lo tradì, quando iniziò a tremare incontrollabilmente. Tutto ciò aveva un che di quotidiano, eppure non c’era modo che il ragazzo riuscisse ad accettarlo. Gli incontri tra questi due guardiani non avevano significato mai altro che guai: e non perché il guardiano della Nuvola covasse un rancore particolare nei confronti dell’altro, ma perché Ryohei non sapeva nulla riguardo il limite di tolleranza di una persona e continuava a spingerlo all’estremo. La persona summenzionata, in questo caso, era come una bomba a orologeria su due gambe, in grado di esplodere in ogni momento, e l’altro ragazzo stava camminando attraverso un campo minato senza la minima attenzione. Dal canto suo, Tsuna temeva, come al solito, per l’incolumità di entrambi. Eppure, non avrebbe dovuto preoccuparsi tanto per il guardiano della Nuvola, quanto per sé stesso, dal momento che non era affatto sicuro di riuscire a sopravvivere a tutte queste prove.                                                                                                      “Yo Hibari! Come stai all’estremo?!” salutò Ryohei, sebbene ad un volume in grado di causare un attacco di cuore ad una vecchia signora che si fosse trovata a passare lì vicino in quel momento.         Hibari digrignò i denti e, miracolosamente, riuscì a rispondere qualcosa in un tono pericolosamente controllato, suggerendo lo scoppio di un vulcano la cui violenza avrebbero provato nel caso non avesse ricevuto subito una risposta.                                                                                    
Ryohei stava per urlare qualcos’altro di estremo, dettato dalla sua beata ingenuità, quando, fortunatamente, la sua sorellina decise di rispondere al suo posto, in modo da prevenire un qualsiasi bagno di sangue che avrebbe potuto scatenarsi in caso contrario: “Pao pao-sensei ci ha chiesto di portare dei vestiti e alcune cose di Tsuna per il tempo che rimarrà qui".                                                                  La rabbia di Hibari ribollì un po’, mentre Tsuna, in casa, si sentì piacevolmente sorpreso. Dopo che Kyoko ebbe salutato i ragazzi e Ryohei urlato un altro “arrivederci!” all’estremo, Hibari chiuse la porta di scatto, sbattendola. Tsuna saltò al rumore e si irrigidì come un topolino spaventato. Qualcosa venne lanciato ai suoi piedi e Tsuna sentì il rumore dell’acqua scorrere nel bagno. Hibari ricomparve poco dopo, mentre lo sciacquio dell’acqua era cessato. Rovistò nella cosa gettata ai piedi di Tsuna, che il giovane boss ritenne essere una sacca da sport. Dopo aver trovato quello che voleva, Hibari trascinò il ragazzo più giovane verso il bagno e Tsuna non poté fare altro che chiedersi che cosa stesse succedendo.                                                                                                                                                “Spogliati”, ordinò Hibari a Tsuna, che arrossì immediatamente.                                                               
“Che cosa?” balbettò il ragazzo, pensando di aver capito male.                                                                                                
“Ho detto di spogliarti, erbivoro. Devo forse ripetere?”, disse il prefetto, la voce pericolosamente tinta dall’irritazione.                                                                                                                                       
Tremando di paura, Tsuna si tolse la maglia ed aspettò. Hibari iniziò ad innervosirsi: tolte via sbrigativamente le calze, stava slacciando la cintura dei suoi pantaloni, quando il ragazzo più giovane incominciò a strillare. Divincolatosi dal prefetto, la schiena di Tsuna incontrò una superficie fredda e liscia. Hibari sospirò per la frustrazione. Lentamente, disse, strascicando ogni parola: “Spogliati. Bagno. Ora”.                                                                                                                                                          
Registrando quanto detto dal prefetto, Tsuna ridacchiò nervosamente e chiese ad Hibari di lasciarlo solo per un momento. Hibari sbuffò e gli disse, semplicemente: “Lo shampoo è sulla destra ed il sapone è a sinistra. Gli asciugamani sono vicino al lavandino. Stai attento a non scivolare nella vasca. Se hai bisogno, chiama. Sono fuori".                                                                                                         Detto questo, il guardiano della Nuvola se ne andò, lasciando il povero Tsuna a capire come fare la doccia senza vedere nulla. Una volta tolti tutti i vestiti ed, in qualche modo, essersi lavato, il ragazzo cercò un asciugamano, ma senza trovare nulla, per quanto si sforzasse.
Impallidì.                                                                                                               
Contemporaneamente, gli sembrò anche di realizzare che Hibari non avesse detto nulla riguardo i vestiti di ricambio.                                         
Un lamento uscì dalle sue labbra: “Oh, no…”.
 



Un sorrisetto si disegnò sulle labbra di Hibari, mentre, in cucina, mescolava una pentola di zuppa di miso. Aveva sentito il tipico urlo del ragazzo levarsi dal bagno.                                                                 No, non era stato affatto intenzionale lasciare fuori dal bagno gli asciugamani o gli abiti di ricambio. Semplicemente, il giorno prima era stato “giorno di lavanderia” ed il prefetto aveva dovuto lavare il suo vecchio asciugamano. Accadeva praticamente ogni settimana, in effetti: tutte le volte che Hibari lavava il suo asciugamano, dimenticava sempre di cambiarlo con uno nuovo, così che la prossima volta che avesse fatto la doccia, se ne sarebbe trovato sprovvisto. In ogni caso, dal momento che Hibari viveva da solo, non era il caso di preoccuparsi troppo: di solito, avrebbe camminato nudo sino a camera sua per prendere un asciugamano pulito. In definitiva, Tsuna aveva solo scelto di fare la doccia nel giorno sbagliato.                                                                                                              
Inoltre, non aveva avuto cuore di dire a Tsuna che i vestiti portati dai fratelli Sasagawa non erano altro che divise scolastiche per quella settimana: sicuramente, dormire indossandone una non sarebbe stato molto comodo, così il guardiano della Nuvola aveva deciso di non farne parola, per il momento, con il giovane boss.                                                                                                                                
Hibari aveva detto a Tsuna di chiamarlo nel caso avesse avuto bisogno di lui e, in un qualche modo, si era aspettato che lo facesse già da tempo, data la sua naturale goffaggine. In un certo senso, l’avercela fatta sino a quel momento meritava al ragazzo tutto il suo rispetto.               
Mescolata la zuppa di miso sul fornello, controllò il bollitore del riso prima di spegnerlo. Anche il tempura era pronto e Hibari si prese un po’ di tempo per ripulire la cucina. Alla fine, sentì il richiamo che aveva aspettato tutto questo tempo e spense velocemente il gas.                                                                                     
Gettato lo strofinaccio nel lavello, Hibari diresse i suoi passi verso il bagno e aprì con violenza la porta. Tsuna, nascondendosi dietro la tendina della doccia, illustrò ad Hibari il suo problema, facendolo ridacchiare silenziosamente: “Che ingenuo…”, pensò. Una volta che i balbettii di Tsuna cessarono, Hibari scavalcò il bordo della vasca e trascinò un paonazzo Tsuna in camera sua. Il ragazzo più giovane inciampò per tutta la strada: solo la stretta ferrea sul suo braccio impedì alla sua faccia di sbattere sul pavimento ad ogni passo.                                                               
Arrivati nella camera del guardiano, Hibari iniziò a rovistare il suo intero armadio alla ricerca di qualcuno dei suoi abiti più piccoli, che potesse servire a Tsuna come pigiama. Nel frattempo, il giovane boss si arrotolò nel morbido asciugamano che Hibari gli aveva gettato poco prima. Non appena Hibari ebbe trovato ciò che stava cercando, disse a Tsuna di cambiarsi: rapidamente, il ragazzo obbedì, senza pensarci due volte. Mentre Hibari stava per raccogliere gli abiti disseminati sul pavimento, intravide Tsuna che si stava svestendo proprio di fronte a lui. Il guardiano rimase impassibile alla sua ingenuità.                                                                               
“Dannazione! L’erbivoro è fin troppo fiducioso per la sua incolumità. Quanto può essere stupido?”, pensò.                                                              
Affascinato, guardò in silenzio come il ragazzo stesse cercando di indossare una T-shirt al contrario, la testa infilata nel buco sbagliato.  “Erbivoro”, disse in tono strascicato, “stai cercando di infilare la tua testa nelle maniche”. Tsuna arrossì violentemente e mormorò una scusa solo per ingarbugliarsi ancora di più nel tessuto di cotone.                               
Sospirando, Hibari si avvicinò per aiutarlo ad infilare la maglia nel verso giusto. Una volta vestito completamente, il guardiano notò che i capelli di Tsuna se ne stavano sparati in aria come sempre, facendosi beffe della forza di gravità, nonostante grondassero ancora acqua. Incuriosito, Hibari mormorò una scusa, riguardo al prendersi cura degli erbivori che si ammalano per non sapersi asciugare i capelli come si deve, per toccarli. Il guardiano gettò l’asciugamano sulla testa di Tsuna ed iniziò ad asciugargli i capelli, facendo passare, di tanto in tanto, le dita tra quelle ciocche castane.                                                                                                                                                                             
 “Credo che questo sia il suo unico aspetto veramente da carnivoro. Anche Kusakabe deve usare la lacca, di tanto in tanto, per tenere su il suo ciuffo”, meditò tra sé e sé.                                                         Tsuna, nel frattempo, stava assaporando il tocco di quelle mani tiepide e confortanti che sfioravano occasionalmente i suoi capelli e la sensazione rassicurante di avere qualcuno al suo fianco. Per la contentezza, per poco non iniziò a fare le fusa quando quelle dita accarezzarono i suoi capelli arruffati.                                                                                                                                   
“Bene. Ora va meglio” disse Hibari non appena i capelli del ragazzo furono abbastanza asciutti, rimanendo appena umidi. Il guardiano stava per andare via, quando vide Tsuna arrossire nuovamente.                                                                                                                                                                                  
Sogghignando, lo prese in giro: “Oh? Quindi l’erbivoro si sente imbarazzato, ora: e tutto nonostante poco fa fosse un tale esibizionista e si stesse cambiando senza paura davanti a me”.                                                          
Il viso di Tsuna assunse improvvisamente una nuova serie di sfumature.                                                                          
“No!... Voglio dire, non è così. Quello… quello che volevo dire era che… Be’, grazie. Hibari-san è stato molto gentile con me”, disse con un certo calore e, allo stesso tempo, grande serietà.
Il guardiano della Nuvola rimase un attimo allibito, prima di riscuotersi ed esplodere del tutto. Rise, nel modo più duro e sinistro che potesse, facendo indietreggiare il ragazzo più giovane.                                                                                                             
“Gentile? Non essere presuntuoso, erbivoro. Io sono gentile solo con gli animali più piccoli, come Hibird. Tu non vali praticamente niente. L’unico motivo per cui sto facendo questo è per poterti mordere a morte. O hai forse pensato che potesse esserci qualche altro motivo, come quel debole sentimento da erbivori chiamato compassione?”.
Tali parole colpirono duramente Tsuna, che si chiuse in  un completo silenzio, senza dire una parola nemmeno quando Hibari lo chiamò per la cena: distrattamente, si trascinò dove ricordava fosse la cucina.                                                                                                                                           
Entrambi mangiarono in silenzio, pensando a quanto l’altro avesse detto. Tsuna combinò un disastro con il cibo, ma Hibari non disse nulla. Non fece nessun tentativo per aiutarlo, anche se sapeva che avrebbe dovuto: non voleva che Tsuna si accorgesse che si sentiva in colpa per aver detto quelle cose così crudeli. Il suo orgoglio, però, non glielo permise.      
“Sarebbe da deboli”, Hibari disse a sè stesso. “Gli passerà: l’erbivoro si riprenderà in fretta, come ha sempre fatto”. 


Da qualche parte, Reborn pose giù Leon in forma di binocolo con un espressione illeggibile sul volto. Una lettera dal Nono e dal capo della CEDEF era stretta saldamente nel suo piccolo pugno. Avrebbe avuto abbastanza tempo?                                                                                                                                                                  

  
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