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Autore: Gan_HOPE326    27/01/2008    8 recensioni
ATTENZIONE: se siete membri del MOIGE, non leggete questa fanfiction!
Preparatevi a venire a conoscenza di una verità così sconvolgente che Kishimoto preferirebbe fare harakiri, piuttosto che raccontarvela. La storia segreta che nessuno aveva mai avuto il coraggio, o la faccia di bronzo, di mettere per iscritto. Almeno fino ad ora.
Dopo la guerra con il Suono e la Sabbia, a Konoha Tsunade ha appena assunto il ruolo di Quinto Hokage. La pace è finalmente tornata; ma, chiuso nel suo covo buio e segreto, Orochimaru sta già cercando di mettere in atto un nuovo, diabolico piano per distruggere il Villaggio della Foglia…
Azione, suspence, colpi di scena, e soprattutto una demenzialità che non risparmierà niente e nessuno! Tremate, ninja della Foglia, perché state per affrontare il più potente e pericoloso nemico che abbia mai minacciato il vostro villaggio…
…la dottoressa ELVIRA GALIMBERTI!
Genere: Parodia, Demenziale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Qualcuno pensi ai bambini

Questa fanfiction l’ho cominciata parecchio tempo fa, scrivendo i primi due capitoli, ma solo di recente l’ho ripresa. Non l’ho ancora completata, ma mi manca poco, quindi spero di poter aggiornare con sufficiente regolarità, probabilmente una volta a settimana. Lo spunto da cui prende origine la storia potrebbe persino essere serio; ma il resto, beh… lo vedrete. Quello che ho cercato di fare è stato scrivere una fic comico-demenziale in cui però le gag e le caricature dei personaggi non scalzino necessariamente via la trama. Giudicate voi se ci sono riuscito. Buona lettura! E, ah, prima che me lo dimentichi: l’ho già detto, ma non mi stancherò mai di ripeterlo.

Se siete membri del MOIGE, non leggete questa fanfiction.

E’ meglio per tutti.

Davvero.

 

Qualcuno pensi ai bambini!

di Gan_HOPE326

 

1 – La telefonata

 

La dottoressa Elvira Galimberti rincasò che già era buio, stanca ma soddisfatta per l’ennesimo lavoro ben svolto. Ogni giorno la sua professione la costringeva a faticare in modo incredibile, a viaggiare su e giù in ogni angolo del pianeta, ad avere a che fare con persone di ogni genere, ma non le importava di tutto questo, perché era cosciente del fatto che ogni goccia del suo sudore era versata per un fine lodevole: la tutela dei minori dalle mille violenze che il mondo esterno usava loro. Riceveva in continuazione segnalazioni di soprusi, abusi e prepotenze varie, e sempre era pronta a dare una mano e la sua consulenza professionale di psicologa infantile e assistente sociale con una esperienza di anni. Gettò sul tavolo il fascicolo del caso che l’aveva portata fino in Giappone, da dove era appena tornata. Un bambino di nome Conan Edogawa, il cui becero tutore, un energumeno poco affidabile, sedicente investigatore privato, tale Goro Mohori, lo aveva cresciuto in mezzo agli orrori più spaventosi, costringendolo a frequentare le scene del crimine anziché le stanze dei giochi. Quel povero bambino era stato tanto plagiato da queste terribili esperienze da sviluppare una doppia personalità, sostenendo di essere in realtà Shinichi Kudo, un liceale scomparso alcuni anni prima, tornato all’infanzia per colpa di un fantascientifico farmaco sperimentale… Elvira scosse la testa. Il piccolo avrebbe portato per tutta la vita i segni di quegli squilibri.

 Comunque, un altro caso risolto” si disse per tirarsi su. Accese la TV stancamente, senza prestarle troppa attenzione. Andava in onda lo spot dell’ennesima fiction di poco costo girata per santificare un personaggio famoso raccontandone la biografia in modo molto romanzato.

“Era un uomo semplice. Era un uomo buono. Ha combattuto per difendere tutto ciò che amava da un nemico spietato, ed ha perso la vita. Ma non verrà mai dimenticato: il suo volto è scolpito nella pietra.

Massimo Ghini è…

Il TERZO HOKAGE.

Domenica e lunedì, alle 21.05, su…”

Lo squillo del telefono coprì la voce dello speaker, impedendo alla dottoressa di sentire su quale rete avrebbe potuto seguire quella storia commovente. Poco male, non l’avrebbe vista comunque. Non amava questo genere di film.

-         Pronto? – chiese alzando la cornetta. Stranamente, sul momento non rispose nessuno. Dall’altro lato si udivano solo brusii confusi e strani sibili.

-         C’è nessuno? – insisté, e stavolta ebbe risposta.

-         Ssssssalve… io mi chiamo… ehm… Ajeje Brazo.

-         Prego? A…che?

-         Ajeje.

-         E di cognome?

-         Brazo. Dunque, la chiamo per ssssegnalarle un fatto di esssstrema gravità. Un luogo dove i bambini ssssono cosssstretti a fare cosssse terribili…

Elvira tese le orecchie e impugnò il proprio taccuino personale. Al solo sentire cose del genere, non poteva trattenere la propria brama di intervenire.

-         Mi dica tutto.

-         Dunque, dovrebbe ssssapere… che c’è questo villaggio, giusssto, e…

D’un tratto la dottoressa venne assordata da un chiasso infernale. Il ricevitore doveva essere caduto a terra.

-         KABUTO, CHE CAZZO FAI? DEVI TENERMELA TU LA CORNETTA, LO SAI CHE CON QUESTE BRACCIA IO NON CI RIESCO!

-         Mi scusi, signor Orochimaru. Non succederà più, signor Orochimaru.

-         E QUANTE VOLTE TI DEVO DIRE DI NON CHIAMARMI OROCHIMARU SE SONO IN INCOGNITO! HO DATO UN NOME FALSO, NON HO DETTO CHE MI CHIAMO OROCHIMARU, QUINDI LA DOTTORESSA NON DEVE SAPERE CHE IL MIO VERO NOME E’ OROCHIMARU! SAI CHE CASINO SE SCOPRE CHE MI CHIAMO OROCHIMARU? VA A FINIRE CHE VA TUTTO A PUTTANE! QUINDI NON CHIAMARMI PIU’

-         Orochimaru, capito, signore.

-         L’HAI FATTO DI NUOVO! IO TI AMMAZZO!

Ci fu un altro bel po’ di trambusto, sibilare di pugnali, metallo contro metallo. Elvira non ci prestò attenzione, perché non le importava da dove venissero le segnalazioni, purché fossero vere le accettava anche se anonime. Però quella situazione stava cominciando a farla spazientire.

-         Mi scusi? C’è nessuno?

Si udì nuovamente la voce del tizio di prima, un po’ ansimante come dopo un grosso sforzo, che brontolava qualcosa tipo “Kabuto, ringrazia che sono al telefono con la dottoressa, sennò eri bello che morto”, prima di tornare gentile e controllata:

-         Sssì… le dicevo… che in quessto villaggio i bambini vengono trattati davvero male…

-         Che tipo di maltrattamenti subiscono, scusi?

-         Oh, lo vedrà di persona, sarebbe troppo lungo ssspiegarle tutto adesso… e deve capire che per telefono non posso…Kabuto, che c’hai da piangere, adesso?

-         Niente, signore…- disse l’altra voce tra i singhiozzi - ma in TV danno un promo della fiction sul Terzo Hokage, e mi sono commosso. Quell’uomo era veramente un santo… era così buono… non riesco a immaginare quale mostro degenerato possa avere ucciso un eroe così nobile…

-         Kabuto, razza di cretino, ti sei bevuto il cervello? SARUTOBI L’HO AMMAZZATO IO!

La dottoressa si sentì in dovere di intervenire:

-         Mi scusi, a me non importa della vita privata di chi mi informazioni, ma questo mi pare troppo. Lei ha ucciso chi?

-         Eh? Cossa? Coss’ha capito…? Io ho detto… ehm…

-         Ha detto: “Sarutobi l’ho ammazzato io”. – suggerì l’altro, diligente.

-         KABUTO STA’ ZITTO E VA’ A DARE DA MANGIARE AL SERPENTE!

-         Ma abbiamo finito i topini…

-         BUTTATICI TU ALLORA, COSI’ RISOLVIAMO DUE PROBLEMI IN UN COLPO SOLO! NO, ASPETTA…

Troppo tardi. Il ricevitore rovinò nuovamente a terra, stordendo la dottoressa, che si ripromise di riattaccare alla prossima intemperanza.

-         PRIMA APPENDI IL RICEVITORE DA QUALCHE PARTE! Ecco… lascialo qua, che lo tengo con la testa, perfetto… bene, và pure, bravo, và a gettarti in pasto a Manda, eh? Allora, ssignora, mi ssscusi per l’interruzione… dicevo: io ho detto che ho ammazzato Sssarutobi… ehm, sì… ma mica parlavo di una persssona vera… è il persssonaggio di un videogioco, ssa? Un videogioco…

La dottoressa parlò con voce severa e autoritaria:

-         Vergogna, signor Brazo! I videogiochi sono espressione della violenza di questi tempi! Assieme ai cartoni giapponesi, portano i bambini alla depravazione, al crimine, all’omosessualità e poi, da grandi, lo sa cosa fanno invece di studiare? – tacque per alcuni secondi, preparando la voce inorridita per il gran finale – SCRIVONO FANFICTIONS!

-         Eh, sssì, lo ssso, nemmeno a me piacciono i videogiochi… eheh… è che Kabuto ne va pazzo, e allora ogni tanto gioco con lui… quando non è impegnato con l’Allegro Chirurgo…

Si sentì una vocina trionfante:

-         Signor Orochimaru, ci sono riuscito! Guardi, ho operato le braccia dell’omino senza fargli accendere il naso!

-         QUESTO PERCHE’ MANCANO LE BATTERIE, PEZZO DI DEFICIENTE! ORA STA’ ZITTO E…

D’un tratto la voce dell’uomo si fece rauca, quasi un sussurro. Una voce che tentava di mantenersi calma nonostante fosse sul punto di esplodere.

-         Ascolta, Kabuto, l’hai letta l’introduzione alla fanfiction? Sì, vero? Dice chiaro e tondo che io sto cercando di mettere in atto un nuovo, diabolico piano per distruggere il Villaggio della Foglia. Ma come faccio a metterlo in atto davvero se tu continui a rompere le palle? Eh? Me lo dici? Dai, fa’ il bravo bambino, torna a giocare e non seccarmi più, va bene?

La dottoressa, adesso, era davvero nervosa. Non fosse stato per il fatto che c’era anche solo il lontano sospetto che ci fossero di mezzo dei bambini maltrattati, avrebbe già mandato al diavolo da un pezzo quei folli e la loro insulsa telefonata. Decise di farsi valere:

-         Insomma, signore, un po’ di contegno! Mi dica dove devo controllare, e le assicuro che lo farò!

-         Dunque, le do il posto esssattossi chiama Konoha, al centro del Paese del Fuoco…

-         Non conosco questa nazione. – commentò corrucciata la dottoressa. – E’ in Africa, per caso?

-         Non proprio… le mando una cartina via fax, d’accordo? Dovrebbe proprio vederlo… quando pensa di andare?

-         Domani stesso, assolutamente! – esclamò Elvira con decisione – Sono ancora in tempo per prenotare il volo, sono soltanto le 22.37…

-         Le 22.37? – la voce di Ajeje, o Orochimaru che dir si voglia, si fece spaventata. – KABUTO! HAI PUNTATO IL VIDEOREGISTRATORE PER QUEL FILM SU SKY CHE MI INTERESSAVA?

-         Quale film? – chiese l’altra voce, con l’aria di chi cade dalle nuvole. – “Anaconda”?

-         NO!

-         Mamba”?

-         NO!

-         “Il cobra non è un serpente / ma un pensiero invadente…”?

-         NOO! QUELLA E’ UNA CANZONE, NON UN FILM, SPECIE DI DECEREBRATO! PARLO DI “S.O.A.P.”!

-         Cheeee…?

-         “SNAKES ON A PLANE”!

-         Ah, quello… no, me lo sono scordato, in effetti.

-         BRUTTO…!!!

La comunicazione si interruppe bruscamente e la dottoressa dovette abbassare la cornetta, che ormai emetteva solo il debole tu-tu-tu del segnale di ‘occupato’. Si gettò sulla poltrona e, con un sospiro, compose il numero di una compagnia aerea low-cost per prenotare il biglietto.

Non importava se non sapeva cosa la aspettasse.

Non importava che a darle la segnalazione fosse stato una specie di pazzo sotto falso nome.

Non importava che la sua destinazione fosse un villaggio mai sentito nominare di un paese mai sentito nominare e probabilmente inesistente (sia il villaggio che il paese).

La dottoressa Elvira Galimberti non sapeva bene che cosa avrebbe dovuto fare: ma, perdio, qualunque cosa fosse, andava fatta, ed era suo preciso dovere farla!

Inforcò i temutissimi occhiali che le conferivano la sua inconfondibile espressione da arpia e si preparò all’azione.

-         Konoha, sto arrivando. – annunciò ad alta voce.

  
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