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Autore: MissAliceLiddle    15/07/2013    0 recensioni
Dal testo: Riccardo amava suonare il pianoforte. Amava perdersi su quell’infinità di tasti bianchi e neri. Bianchi come il suo aspetto, neri come la sua anima. Lui era il tipo che amava perdersi, quando passeggiava, quando pensava, quando scriveva, quando suonava, perdersi era l’unico modo per capirsi davvero. Ma c’era un altro modo per perdersi, un modo che Riccardo non aveva mai provato finora: innamorarsi. Questo prima che incontrasse Gabriel.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Riccardo amava suonare il pianoforte. Amava perdersi su quell’infinità di tasti bianchi e neri. Bianchi come il suo aspetto, neri come la sua anima. Lui era il tipo che amava perdersi, quando passeggiava, quando pensava, quando scriveva, quando suonava, perdersi era l’unico modo per capirsi davvero. Ma c’era un altro modo per perdersi, un modo che Riccardo non aveva mai provato finora: innamorarsi. Questo prima che incontrasse Gabriel.

La scuola era iniziata da poco, era settembre, si sentiva  ancora il sole dell’estate ma ogni tanto si veniva travolti da una folata di vento o da qualche foglia verde che pian piano si ingialliva. Riccardo stava giocando a calcio coi suoi amici, il calcio era di sicuro la sua seconda grande passione dopo il pianoforte. Era il regista e il capitano della squadra e tutti facevano affidamento su di lui. Riccardo guidava la squadra come se fosse la sua piccola orchestra, e questo lo rendeva fiero di sé. La sua vita era apparentemente perfetta, era un ragazzo bello, ricco e amato da tutti, ma dentro di sé aveva sempre un senso di inquietudine, una paura di non essere mai abbastanza, un blocco emotivo che non lo faceva aprire mai completamente con le persone.

La mattina del 18 settembre arrivò la svolta, la sua vita cambiò. Il professore entrò tardi e scusò il suo ritardo con una sorpresa, l’arrivo di un nuovo alunno: Gabriel. Era francese e raffinato. Si presentò a tutti mostrando un sorriso, all’apparenza sembrò un sorriso di cortesia, ma dietro quel sorriso c’era molto di più, c’era una richiesta di far parte di qualcosa, c’era la paura di restare solo…

A Gabriel fu assegnato il banco dietro a Riccardo. Attraversò l’aula con un’eleganza innata, era una stella che brillava di luce intensa, e tutti lo fissavano. Appena arrivò l’intervallo il banco di Gabriel fu circondato da un’orda di ragazze, tutte pazze di lui e dei suoi occhioni blu che cozzavano e si armonizzavano allo stesso tempo con quei capelli nero corvino. Gabriel si comportò bene con tutte le ragazze, ma con la stessa educazione mostrata prima dribblò ed evitò tutti gli inviti ad uscire. Dopo aver liquidato anche l’ultima ragazza, pizzicò Riccardo con una matita.

“Ehi, il professore mi ha detto di rivolgermi a te per qualsiasi cosa”

Riccardo lo guardò, ma il suo sguardo era assente, i suoi pensieri erano altrove. “Sì, sono il capoclasse. Sono Riccardo, piacere” disse freddamente.

“Ciao, io sono Gabriel, mi fa davvero piacere conoscerti.” E gli sorrise, un sorriso ancor più vivo dei precedenti, un sorriso che lo colpì come una fiamma viva.

Riccardo si ritrovò improvvisamente ad arrossire, ma forse nessuno ci fece caso anche se quel rosso fuoco su quel viso candido era fin troppo visibile. “Finite le lezioni ti faccio fare un giro per la scuola, ok?” e stavolta fu Riccardo a sorridere, era un sorriso diverso dal solito, un sorriso melodioso, proprio come i brani che suonava ogni giorno al piano.

Il tempo passò in fretta e le lezioni finirono. Tutti se ne andarono e Riccardo e Gabriel rimasero soli.

“Bene, andiamo.”

Girarono per tutta la scuola, visitarono la piscina, il campo di basket, la palestra, la mensa, la sala professori, la sala multimediale e il laboratorio.

“Certo che la vostra scuola è davvero enorme! Sembra il Paese delle meraviglie!” Gabriel era davvero affascinato da quella nuova scuola. “Pensa che alla mia vecchia scuola c’erano due sezioni, la palestra e una specie di aula magna che faceva da corridoio per arrivare in segreteria. Mi piace davvero tanto questa scuola.”

“Pensa che siamo solo all’inizio! Ora ti mostro i tre luoghi che amo di più di questa scuola”

“No!” Gabriel lo bloccò. “Non voglio rovinarmi la sorpresa il primo giorno. Voglio godermi questo nuovo posto un boccone alla volta. E poi questo mi permetterà di passare molto più tempo insieme a te.” E arrivò di nuovo quel sorriso, incorniciato dalla luce del tramonto. “In tre giorni mi mostrerai questi tre luoghi e mi dirai perché li adori, rivelandomi la loro magia.”

“Certo che sei tutto strano tu, lo sai? Affare fatto! Se finora questa scuola ti è sembrata fantastica, fra tre giorni ti sembrerà ancora meglio.”

L’orologio della scuola rintoccò le 19:30.

“Sarà meglio andare. Mi riaccompagni a casa, Riccardo?”

Ci misero un po’ a trovare la casa di Gabriel, visto che nemmeno quest’ultimo ricordava il suo indirizzo, ma alla fine ci riuscirono e i due si salutarono. Riccardo prese la via più lunga per tornare a casa, camminò e pensò molto a quella giornata, raramente si era divertito così, con Gabriel si sentiva se stesso. A dire il vero non sapeva perché avesse voluto mostrargli i suoi tre luoghi preferiti della scuola, luoghi che non aveva mostrato nemmeno alle ragazze con cui era stato. Decise di non soffermarsi troppo a pensare e tornò a casa, si sedette al pianoforte e cominciò a suonare. 

  
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