Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: lightblueTommo    15/07/2013    6 recensioni
Esiste la probabilità dell'impossibile? C'è qualche limite posto tra il normale e la fantasia? E se questo ipotetico limite dovesse essere oltrepassato? Aldilà di ciò che normalmente siamo portati a pensare esiste dell'altro, pensato da molti anche come "speciale".
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Niall Horan
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Apro gli occhi, la sveglia segna le 7am. Sento come se qualcosa mi blocchi a livello della vita, abbasso lo sguardo e trovo il braccio di mia madre avvolto intorno a me, probabilmente mi si è distesa accanto quando mi sono addormentata.
 Perché non riesco a dire nulla? questo suo comportamento mi ha spiazzata. Vorrei alzarmi ma se lo faccio di sicuro finirà per pensare che non voglio questo tipo di attenzioni, quando in realtà non chiedo altro da anni. Ma ho fame. Cerco delicatamente di far scivolare il suo braccio e ci riesco, ma appena varco la soglia della cucina me la ritrovo accanto. “Qualcosa non va?” mi chiede. “No, ho solo fame.” Mi sorride e inizia a rovistare negli scaffali alla ricerca di qualcosa da mangiare. È incredibile quanto in questo momento io mi senta buona, mi è mancata. Come madre, come tutto. “Vuoi del latte, caffè, i cerali..” “Mamma.” “Si?” si gira con aria interrogativa. “Vieni a sederti.” Mi sorride e si siede accanto a me. “Cosa facciamo oggi?” “Io devo andare in palestra..” sorride. “Perfetto, allora vengo con te.” quest’affermazione mi lascia leggermente spiazzata ma va bene. Annuisco.



“Fai davvero tutte queste cose qui?” mi chiede sbalordita. “Si.” Le sorrido. Fa conoscenza con Diana mentre nel frattempo io vado a provare il nuovo attrezzo arrivato; beh non è proprio un attrezzo ma quella montagna da scalare. Odio le altezze ed è sempre stato così ma questa paura devo pur vincerla. Lontana degli occhi di mia madre che ne è a conoscenza indosso l’imbracatura e inizio a salire sulle prime sporgenze colorate. Ho scelto la parete più bassa, dieci metri.



Perfetto, cinque metri sono andati. Vado avanti senza aprire gli occhi. La sensazione di vuoto mi assale e la paura di cadere prende il sopravvento. Le gambe tremano. Le mani sudano. Apro gli occhi e improvvisamente l’imbracatura si stacca dal gancio in cima al muro, trascinandomi giù con tutto il suo peso, facendomi mollare la presa dato il mio precario equilibrio. Tengo gli occhi chiusi e lascio uscire un gridolino di terrore, quando delle braccia salde mi afferrano. Inevitabilmente appena apro gli occhi mi rendo conto di aver agganciato le braccia al collo della persona che mi ha salvata. Di nuovo lui. Mi lascia scendere senza però mollare il contatto visivo che si era stabilito. C’è qualcosa che non va: o mi sta pedinando, o è invisibile a tutti ed essendo un angelo posso vederlo solo io. “Che ci fai qui?” gli domando. “Quello che fai tu.” Torno ad indossare l’imbracatura quando mi afferra per un braccio e fa in modo che il mio viso sia rivolto verso il suo. “Allora vuoi davvero farti male!” sussurro un lieve ‘lasciami’ ma lui non lo fa. In realtà non voglio che lo faccia. “Perché te ne sei andato ieri?” molla la presa del mio braccio. “Avevo da fare.” Certo. “Perché mi hai detto quelle cose.” “Quali cose?” fa la faccia sorpresa. “Ti sta a cuore la mia salute. Perché? Nemmeno mi conosci!” va via. No! Adesso no. L’unico modo per fermarlo è aggrapparlo per l’estremità della canottiera bianca. “Torna qui.” Mi guarda semplicemente, senza dire nulla. “Niall ti ho chiesto di tornare qui.” Non batte ciglio. “Devi darmi delle spiegazioni.” “Non è il momento.” Come pensavo: gira i tacchi e va via. Quando sarà il momento di conoscere la verità sul misterioso ragazzo biondo?

“Vacci piano con quell’acqua! È gelata e tu sei tutta sudata.” Lo ritrovo anche al bar della palestra. “Intendi farmi da balia?” abbassa lo sguardo sorridendo e con le mani in tasca mi raggiunge. “Sei arrabbiata con me?” lo guardo e prendo nuovamente dell’acqua in bocca. Faccio i gargarismi, ingoio e richiudo la bottiglietta. “Ho capito..” sorride. “Ma tu sorridi sempre?” arrossisce ed è come se un’aura di dolcezza lo avvolgesse. “Solo quando sto bene.” E questa affermazione cos’è. Mi accorgo di essermi imbambolata come una stupida a guardarlo sorridere. Non va bene. “Perché?” dopo questa domanda ritorno alla realtà più confusa di prima. “Cosa?” “Niente.” Diventa nervoso. “A volte parli come se rispondessi ai miei pensieri sai?” sorride nervoso. “Allora me lo dici?” torna serio. Scuote la testa dicendomi di no. “Va bene.” Gli volto le spalle e vado via. Adesso sono io ad andarmene all’improvviso. “Lo sto facendo per te.” dice alle mie spalle, ma non mi volto. Cosa significano queste parole. Non hanno senso se dette così e per di più ad una persona che non conosci! Vado a recuperare mia madre che in maniera molto goffa cerca di fare qualcosa con i pesi in mano.
Per tornare a casa prendiamo la metro. “Torni sempre così a casa?” annuisco. “Hai idea dei malviventi che girano qua sotto?” mia madre è il genere di persona che si crea in testa problemi inesistenti, non era mai successo che un assassino o un rapinatore si fosse addentrato in metropolitana. Perlomeno non nel mio stesso istante. La mia attenzione viene attirata da una folla di persone che corre verso l’uscita della metropolitana, in quel momento perdo di vista mia madre e qualcosa mi afferra per la mano. Vengo trascinata per l’intera metropolitana fino ad uscirci da un tombino. “Cosa succede?” ovviamente è Niall, e chi sennò. “Dobbiamo andare lontano da qui.” “No! Mia madre è ancora là sotto.” Continua a camminare senza mollarmi il polso. “Lei è al sicuro tranquilla.” Una volta lontani dalla metropolitana gli domando: “Ma che cosa è successo?” “Ci sono stati degli spari.” Sgrano gli occhi. “..Non ho sentito nulla.” “Questo perché sei sempre distratta.” “Adesso ne ho abbastanza. Spunti sempre quando sono in pericolo. Devo assolutamente sapere chi sei.” Mi guarda. “Ho altra scelta?” “No.” Sono seria. “Ad una condizione.” Se serve per sapere la verità. “Spara.” “Voglio che tu prima mi conosca meglio.” Questa risposta un po’ mi spiazza, ma non riesco a dirgli di no. Mi sento a disagio ad ammetterlo anche a me stessa ma il biondo mi attrae. Sarà il mistero, la dolcezza o semplicemente il sorriso, ma mi attare e devo sapere la verità. Annuisco e a lui sembra piacere questa situazione. Dopo aver risposto alle varie chiamate di mia madre mettendola al corrente del fatto di essere al sicuro, Niall decide di riportarmi a casa, anche se a piedi. Camminiamo vicini ma l’aria che aleggia intorno a noi sembra farsi tanto pesante da non far emettere nessun suono ad entrambi. È tardi, fa freddo e io sono vestita alquanto leggera. Un brivido impercettibile mi attraversa da capo a piedi e la pelle d’oca mi si forma lungo tutto il corpo; sembra accorgersene e senza dire niente apre la zip della sua felpa celeste e la sistema sulle mie spalle. Un gesto incredibilmente dolce che mi fa arrossire. Un gesto del quale avevo beneficiato solo da mio padre. Sorride alla vista del colorito piuttosto vivo che invade le mie guance, sembra esserne affascinato ma non dice nulla. E’ abbastanza lungo il percorso da seguire per ritornare a casa mia dalla metropolitana vicino la palestra e ci sono molte zone in cui bisogna attraversare: come al solito io non guardo e lui è costretto a tirarmi per un braccio. Questo provoca in lui una risata interiore, riesco a percepirla. “Mi leggi nel pensiero?” per un attimo rimane sbigottito dalla mia domanda ‘seria’. “N-no! Ma cosa ti viene in mente.” È nervoso, qualcosa non va. Lo sento. Devo fare qualcosa per smorzare quel silenzio insostenibile: “In che modo potrò conoscerti meglio?” sorride spudoratamente. “Beh questa è una tua scelta.” “Continue uscite legate a smancerie varie?” “No se non ti va, non sei costretta.” Diventa serio. “Eviterei solo le smancerie.” Annuisce con un mezzo sorriso che gli da espressività al volto. “Da come ne parli però è come se mi stessi facendo un favore..” abbassa lo sguardo camminando con le mani in tasca. “Voglio uscire con te.” “Per andare dritta al sodo.” Si gira dall’altro lato. Ma come devo fare io con questo ragazzo! “Ehi.” Poggio la mano destra sulla sua spalla sinistra in modo che si volti verso di me. “Forse non mi crederai ma non è l’unico motivo perché ho deciso di accettare.” “Ti credo.” È inutile che io ribadisca quante volte sorride, sembra che passi più tempo a sorridere che non a fare altro. Arrivati a casa mi accompagna davanti alla porta. Non si può certo dire che entrambi navighiamo nella serenità più totale. L’imbarazzo assale il momento che dovrebbe essere una semplice, banale e comune ‘buonanotte’. Comincio ad abbassare la zip ma mi ferma le mani. “Tienila.” Alzo lo sguardo. “E tu come ritorni a casa, fa freddo.” “Farò una corsetta.” Sorride. Con la sola espressione degli occhi mi invoglia a tenere la felpa e io decido di accettare. “Beh.. grazie per la compagnia allora.” ciondolo sui piedi tenendo le mani dietro la schiena. “E’ stato un piacere.” Mi avvicino e gli poggio una mano sulla spalla per aiutarmi a salire sulle punte, e gli do una bacio sulla guancia seguito immediatamente da: “Buonanotte Niall.” Il mio essere maldestra mi porta a contorcere un piede, col finire quasi per terra se non ci fossero state le sue braccia ad afferrarmi. “Siamo sicuri che arriverai sana e salva fino alla tua camera?” pazzesco, è riuscito a strapparmi una risata. “Buonanotte Bianca!” non va via se non prima chiudo la porta di casa dall’interno, solo allora diventa tranquillo e io lo osservo andar via dal vialetto dal vetro in alto. Mi volto e trovo mia madre lì ad aspettarmi: mi salta letteralmente addosso. “Ma dov’eri finita? Ti ho persa nella confusione e mi è preso un colpo al cuore.” Sciolgo l’abbraccio volutamente per guardarla negli occhi, quello che ha appena detto però sembra avermi lasciata senza parole. Da davvero troppo tempo non ci scambiavamo un abbraccio, solo frecciatine e battibecchi continui. “Davvero?” contorce il viso formando una strana espressione per dirmi di si ma senza emettere fiato.


Ritorniamo alle sane vecchie abitudini, quando in casa eravamo ancora solo io e lei: il giovedì sera era obbligatorio guardare un film alla tv mangiando schifezze e bevendo coca cola. Film horror più patatine più coca cola più me e la mamma è la combinazione perfetta. Però adesso la sua espressione sembra turbata, c’è qualcosa che non va. “Ha chiamato Cameron.” Sputa guardando ancora la televisione. Nell’istante stesso in cui termina la frase poso la ciotola sul tavolino e la esamino. “Dice che domani mattina sarà di ritorno a casa.” Ma che bello! Proprio adesso che le cose stavano cominciando ad andare per il verso giusto. “Oh..” l’unico suono che le mie corde vocali sono in grado di emettere. “Bianca dimmi cosa c’è che non va con Cameron. Insomma, appena vi siete conosciuti sembrava che tutto andasse per il meglio.” Abbasso lo sguardo e ritorno a mangiare le patatine. “Ed era così, è solo che non pensavo che avresti scelto lui per rimpiazzare il ruolo di papà e parliamoci chiaro, mai nessuno sarà abbastanza da sostituirlo.” “Cosa c’è di sbagliato in lui che non ti va giù.” Non posso dirglielo ma devo per forza farlo. “L’idea che possa tradirti con un’altra donna.” Scuote la testa con un sorriso alquanto divertito da ciò che ho appena detto. “Non capisco cosa ti porti a pensarlo.” “I suoi atteggiamenti.” Adesso ha un’aria interrogativa, non posso continuare oltre e sputo fuori altre verità. “E poi non ti sei mai accorta che ogni occasione è buona per screditarmi? Torna dal lavoro e con i suoi giri di parole mi dice che sono una buona a nulla, sa soltanto elogiare quel nano malefico che si ritrova al posto di un figlio non rendendosi conto di quanto sia cattivo e insolente.” “Perché ce l’hai tanto con Tom? Cosa ti ha fatto?” ci sono così tante cose da chiarire ancora. “Da quando è nato tu hai cominciato ad avere occhi solo per lui lasciandomi, per così dire allo sbaraglio. Capisco i problemi che sin da subito ha avuto, ma mi sono sentita completamente sola e abbandonata. Con te che eri sempre presa da lui, non ti accorgevi mai di me.” Non è possibile: delle lacrime scendono da sole sulle mie guance, non riesco a frenarle. Aiuto. Mi guarda con aria triste e dispiaciuta. “Mi dispiace. Ammetto di aver fallito come madre, ho lasciato che crescessi da sola e non ti biasimerò se continuerai ad odiarmi.” Probabilmente ne ho bisogno, sento troppo la sua mancanza e da troppo tempo, perciò l’abbraccio. Non esita a ricambiarlo stringendomi forte a sé.
Apro gli occhi e mi ritrovo nella stanza di mia madre. Ieri sera dopo quella conversazione mi ha chiesto di dormire insieme a lei, e senza vari giri di parole ho accettato. Sul tavolo della cucina trovo un biglietto con su scritto: “Sono andata a prendere Cameron e Tom, ci vediamo quando torno. Ti voglio bene.”
So già che sarà una giornata indimenticabile, insieme tutti e quattro. Avverrà un’esplosione più potente di quella causata dalla bomba atomica di Hiroshima e Nagasaki. È ancora presto e l’aeroporto dista da casa mia di circa due ore, Tom sta ad un ora di macchina di distanza perciò passerò la maggior parte del tempo da sola. Dovrei rimanere dentro casa ad aspettare che tornino tutti insieme appassionatamente ma non è quello che intendo fare, mi piace stare all’aria aperta e ne approfitto per andare un po’ in giardino e sdraiarmi sull’amaca legata ai due alberi più grandi. C’è il sole in cielo e fa anche caldo, è proprio una bella giornata. Indosso gli occhiali da sole, così che se qualcuno dovesse vedermi potrà pensare che io stia dormendo e di conseguenza potrò osservare qualunque cosa. I bambini che abitano nel palazzo accanto giocano con la corda, mentre la loro madre legge un libro e gli da un’occhiata quando nota qualcosa di strano. Un vento leggero è in atto, creando una tale freschezza che permette alla pelle di non trasudare. “Sei una grande osservatrice.” Una voce acuta risuona nei miei timpani all’improvviso, facendomi spaventare e di conseguenza cadere dall’amaca come un procione in bilico sull’orlo di un cassonetto della spazzatura. “Ma insomma, è il modo di arrivare alle spalle di una persona questo?” Niall ride di gusto. Mi piace la sua risata, trasmette allegria. Mi sdraio nuovamente sull’amaca e lui accanto a me. “Sai non credo ci regga entrambi, potremmo cadere da un momento all’altro.” “Non ti farai male.” Dice guardando in cielo. Gli avevo promesso di conoscerlo meglio prima di scoprire la famigerata verità ma, anche se è passato solamente un giorno non credo mi importi ancora di ciò che tiene segreto. “Sono contento che tu abbia fatto pace con tua madre.” Ma come fa a sapere di me e mia madre.. oh, giusto, il grande segreto. Ormai mi è chiaro, legge nel pensiero, l’ho capito. S’irrigidisce e di colpo inizia a tossire nervosamente. “Stai bene?” “S-si.” Risponde tornando normale. Mi giro a guardarlo, sarà la luce del sole che gli illumina il viso, il suo sguardo leggero rivolto verso l’alto, ma tutto questo mi affascina e mi fa pensare di volerlo conoscere ancora e ancora. Un lieve sorriso si forma sul suo viso. “Ho fatto bene a crederti.” Interrompe i miei pensieri bruscamente. “Per cosa?” mi fa strano pensare che lui mi legga nella mente e che risponda ai miei pensieri senza che io li esprima a parole, ma sono così tanti che non capisco a quali si riferisce. “Mi hai detto che non lo facevi solo per il ‘segreto’.” Adesso è tutto più chiaro.  “Perché lo tieni nascosto?” fa finta di non capire. “Cosa?” “Questo segreto.” Diventa serio. Sembra qualcosa che lo turba, qualcosa di brutto. “Non penso sia qualcosa che mi possa rendere migliore degli altri.”













Chiedo immensamente scusa per il ritardo, sono passati davvero tanti giorni da quando ho pubblicato il capitolo precedente, mi dispiace veramente ma non avevo il computer! cwc Anyway, spero tanto vi sia piaciuto, lasciate una recensione così potrò sapere cosa ne pensate; consigli, critiche, di tutto :D Grazie mille pera aver letto, e scusate ancora!
Baci c:
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: lightblueTommo