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Autore: TheBlackWolf97    15/07/2013    1 recensioni
Kane è un lupo. Non un licantropo violento e sanguinario, che perde il controllo delle sue azioni durante le notti di luna piena. Lei è un semplice lupo.
Vive insieme al fratello maggiore in un orfanotrofio in una piccola città, e nessuno sa della sua vera identità. Eppure, tutti i malviventi della città la conoscono con il nome di Diavolo Nero.
...Ciao! Mi fermo qui per non svelarvi tutto, e spero che qualcuno legga questa storia! Ho preso parzialmente ispirazione da Wolf's Rain, ma i personaggi e la trama sono completamente inventati da me! Mi raccomando, commentate!
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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7

 

 

 

 

 

 

La lupa nera fece guizzare le orecchie.

Il rumore che l'aveva attirata era uno stridio di gomme, molto vicino.

Scostò il muso da Ryan, tendendo in avanti le orecchie per sentire meglio.

Riuscì a sentire un leggero profumo di gelsomino e poco dopo il campanello del portone dell'orfanotrofio trillò.

Kane tornò ragazza e si rivolse al fratello, visibilmente agitata.

- Sono Teresa e Graham.

Il ragazzo si alzò, uscendo a grandi passi dalla stanza, mentre lei si infilava in bagno.

Ryan arrivò alla porta mentre risuonava un secondo squillo.

Aprendo la porta, si trovò davanti i volti sorridenti e sorpresi della coppia.

- Ciao! Ryan, giusto? Non c'è la signora Lovenly?- chiese Teresa, sporgendosi un poco per guardare oltre la spalla del giovane.

- No, mi dispiace. I bambini e la direttrice sono andati a fare una gita.

Graham allargò gli occhi, visibilmente deluso.

- Peccato! Eravamo venuti per scusarci della fretta con cui siamo andati via l'altro giorno, e poi fermarci per... sai, i bambini.

- Purtroppo credo che saranno di ritorno solo nel tardo pomeriggio.

Era stata Kane a parlare, dalla cima delle scale.

Scese i gradini lentamente, gli occhi cammuffati dalle lenti colorate, e lo sguardo fisso sull'uomo.

- Come mai voi siete rimasti qui?- volle sapere Teresa, curiosa.

Kane sorrise. - Facciamo la guardia.

- Perché non entrate? Possiamo offrirvi una tazza di the?

Ryan si stupì delle sue stesse parole. Erano state così spontanee che non era riuscito a trattenerle.

La verità era che voleva che Teresa e Graham rimanessero.

Magari, dopo tutto, non è solo Kane ad essere attratta da questi due.

Anche la coppia sembrò sorpresa da quell'invito, ma alla fine accettarono con gioia.

I quattro si riunirono in cucina, mentre Kane riempiva la teiera e accendeva il fuoco del fornello.

- Vi hanno lasciato qui perchè siete i più grandi, eh?- chiese Graham, in tono scherzoso.

- Già- fece distrattamente Ryan.

Teresa lo osservò a lungo. - La direttrice ci ha detto che l'anno prossimo dovrai lasciare l'orfanotrofio.

Kane si bloccò, le mani sospese sulle tazze che stava disponendo su un vassoio.

Quello era un argomento delicato, e non le piaceva affatto doverlo affrontare, anche se sapeva perfettamente che quel momento sarebbe arrivato molto, troppo presto.

- Infatti. È la regola.

- E dove andrai a...

Prima che Graham potesse terminare la domanda, il telefono dell'orfanotrofio, collocato su un vecchio mobile dell'ingresso, squillò.

Kane fece per muoversi, ma Ryan fu più veloce e in pochi passi fu fuori dalla cucina.

- Pronto? Signora Lovenly! Dove siete?

Kane afferrò il pesante vassoio di porcellana e lo poggiò sul tavolo della cucina, di fronte ai due ospiti.

Entrambi presero una tazza piena di the fumante e se la avvicinarono.

- Mi dispiace che siate venuti qui per niente.

Teresa fece un gesto sbrigativo con la mano. - Non importa. E poi, stiamo prendendo un the insieme, no? Non lo definirei “niente”.

La ragazza si sedette, sentendo il nodo dell'emozione serrarle lo stomaco.

- Qualunque bambino sceglierete, sarà molto fortunato ad avere genitori come voi.

Fu più forte di lei.

Le parole le erano salite da sole alle labbra, e le sue corde vocali gli avevano dato suono prima che lei potesse rendersene conto.

Abbassò gli occhi, arrossendo lievemente.

Sentiva su di se gli sbuardi intensi della coppia, ma non aveva il coraggio di incrociarli.

- Sapete, prima di vivere qui all'orfanotrofio, io e mio fratello vivevamo in una bella casa in una grande foresta, insieme ai nostri genitori.

Avevamo molti amici e ci divertivamo molto. Siamo cresciuti in mezzo alla natura ed eravamo felici. Però poi tutto è cambiato.

Nella stanza piombò il silenzio, e a romperlo erano solo il ticchettio dell'orologio appeso al muro e la voce pacata di Ryan in corridoio.

- Ricordo tutto come se fosse successo ieri. La foresta è bruciata, insieme alla nostra casa. Siamo scappati, ma io e Ryan siamo rimasti da soli.

I nostri genitori sono morti in quell'incendio.

I ricordi scorrevano nella mente di Kane come un fiume in piena, e ancora una volta la ragazza non riusciva a controllare le parole che pronunciava.

Suo fratello si era raccomandato tante volte di non raccontare a nessuno quella storia, eppure Kane non si sentiva in colpa.

In quel momento, aveva solamente il cuore più leggero.

 

 

- L'hai piazzata?

- Si, mio signore. Come ha ordinato.

L'uomo sorrise. -Ben fatto, caro Jude.

Jude rimase con il capo chino, in segno di rispetto, finché il collo iniziò a dolergli.

- Dove si trova, allora?

La voce del suo signore era dura, e l'uomo vestito di nero ebbe un tremito di timore.

- Il radar segnala la sua presenza in un edificio nella periferia della città. Ho controllato. Si tratta di un orfanotrofio.

- Bel lavoro, Jude. Riuscire a piazzare una ricetrasmittente mentre le zanne di un lupo sono a pochi centimetri dalla tua faccia non è una cosa da poco.

L'uomo dagli occhi rossi sorrise, malvagio e beffardo.

- Voglio divertirmi con te, lupa. E ho in mente un gioco assai divertente.

 

 

Kane aveva visto giusto.

La signora Lovenly e i bambini tornarono dalla loro gita nel tardo pomeriggio, e oramai i signori Milton se ne erano andati da un pezzo.

La notizia adombrò la direttrice.

- A quest’ora avrebbero potuto aver adottato un bambino- borbottò filando in cucina per preparare la cena.

Ryan la tranquillizzò dicendo che sarebbero sicuramente tornati, e che non avevano affatto cambiato idea.

Lui e Kane però, anche se involontariamente, avevano gioito del fatto che non avessero ancora preso una decisione definitiva.

È inutile negarlo, si disse la ragazza mentre si liberava delle lenti a contatto, speri che scelgano te e Ryan.. Ma sai per certo che non faranno.

La cena consistette in un vistoso piatto di pasta, che Kane sbocconcellò controvoglia, e di insalata.

La ragazza si sforzò di mangiare, ma si sentiva lo stomaco contratto.

Aveva una strana sensazione, come se sapesse che qualcosa di brutto stava per accadere.

Fece scivolare lo sguardo intorno a se, cercando eventuali anomalie, ma tutto quello che vide erano le teste dei bambini chini sui rispettivi piatti e le signore del volontariato chiacchierare tra loro.

Tutto normale.

Eppure, ogni suo muscolo era teso, pronto a scattare come se stesse per saltare addosso ad una preda.

Una leggera pressione sul braccio la fece trasalire.

- Ehi, che hai? Mi sembri agitata.

Lo sguardo verde di Ryan studiò a lungo il suo viso, fino a fermarsi negli occhi della sorella.

- Niente. Solo… credo che qualcuno ci stia spiando.

Il fratello si fece serio e le si avvicinò.

- Sicura?- mormorò, guardandosi intorno.

Kane annuì.

- Non so dove sia, ma sono sicura che ci osserva. Sento i suoi occhi.

Quel presentimento non abbandonò Kane nemmeno quando salì in camera sua insieme a Ryan.

Era come se il lupo dentro di lei volesse metterla in guardia, lanciandole un segnale di pericolo.

La ragazza si accostò alla finestra, fendendo il buio con lo sguardo bicolore.

L’occhio dorato rifletteva la debole luce della luna, brillando come un piccolo faro.

La città era immobile, e l’unica cosa a muoversi erano le foglie degli alberi sotto le spinte leggere del vento.

Kane cercava di guardare negli angoli più bui, dove qualcuno avrebbe potuto nascondersi facilmente.

E poi, finalmente, lo vide.

L’uomo vestito di nero emerse dall’angolo di una strada laterale, come se sapesse che lei lo stava cercando, e guardò nella sua direzione.

I loro occhi si incrociarono per pochi secondi, prima che lui si voltasse e iniziasse a correre verso il centro della città.

Kane rimase immobile per qualche secondo e poi, come se si fosse appena risvegliata da un trance, scattò verso la porta.

- Kane! Dove vai?

La voce di Ryan era sorpresa e preoccupata, ma la ragazza non si fermò.

Si precipitò giù per le scale, raggiunse in fretta la porta sul retro e si lanciò in strada.

Si trasformò in corsa, e le zampe robuste della lupa nera disegnarono ampie falcate mentre l’animale seguiva la scia dell’odore della sua preda.

Mantenne quell’andatura finché non avvistò i primi palazzi.

A quel punto, l’odore dell’uomo si fece più intenso, segno che non era lontano.

La lupa nera si fermò e, alzando il muso, annusò l’aria.

La sua preda non era sola.

Al suo odore se ne mischiarono altri, sconosciuti e inebrianti, che le invasero le narici.

In quel mix maleodorante, Kane ne riconobbe solo uno.

Un profumo che aveva imparato a riconoscere e ad apprezzare.

Graham.

La lupa si guardò intorno, le orecchie tese in avanti e il pelo diritto.

Poi, improvvisamente, scattò in avanti con un balzo e il proiettile si conficcò nella strada.

Kane atterrò sulle quattro zampe e con una rapida torsione puntò gli occhi sull’uomo vestito di nero.

Aveva il fucile alzato e un sorriso beffardo sulle labbra, e come Kane aveva intuito non era solo.

Accanto a lui, dal buio del vicolo, arrivò un altro uomo, e poi un terso.

Anche i due nuovi arrivati vestivano abiti scuri, e imbracciavano un fucile identico agli altri.

- Ci rincontriamo, lupa. Stavolta, però, ho portato qualche amico. Il nostro ultimo incontro mi ha lasciato qualche acciacco.

Kane ringhiò, accucciandosi a terra, preparandosi per la lotta.

Si lanciò in avanti, correndo a zig zag ed evitando così i colpi di fucile, e balzò su uno degli uomini.

Questi, però, sollevò il fucile e colpì Kane sul muso con violenza, facendola finire a terra.

La lupa scosse la testa, intontita, ma fu in piedi in pochi secondi.

Girò la testa di scatto e azzannò la gamba del suo assalitore, e lui lanciò un urlo.

Il sapore del sangue inebriò la mente di Kane, e le sue mascelle si serrarono sul polpaccio dell’uomo fino a che non sentì le ossa rompersi sotto i suoi denti.

A quel punto la lupa mollò la presa e fece un balzò indietro, evitando di un soffio il colpo di fucile del secondo uomo.

Questi si voltò brevemente per osservare le condizioni del compagno, ma poi lo ignorò e si concentrò su Kane.

Sollevò il fucile e sparò, ma il proiettile non raggiunse mai l’obiettivo.

La lupa nera scartò di lato, agile e determinata, e si avventò contro il secondo uomo.

Le zanne bianche di Kane si chiusero intorno all’arma dell’uomo, e i due iniziarono un tiro alla fune in cui una sola mossa falsa sarebbe costata la vita.

- Maledetto bastardo!- imprecò l’uomo, strattonando il fucile dalla sua parte.

La lupa continuava a ringhiare, le orecchie appiattite alla testa e i muscoli tesi, e non lasciò andare la canna dell’arma.

Alla fine, con uno scatto di mascelle, il fucile si spezzò emettendo un sibilo metallico.

Kane abbassò la testa e caricò l’uomo, travolgendolo e facendolo cadere a pancia in su.

Ma quando le sue zanne furono a pochi centimetri dalla sua gola, uno sparo riecheggiò nelle sue orecchie e la lupa nera fu costretta a staccarsi dalla sua preda.

- Vedo che non hai intenzione di farti sparare di nuovo- la derise il capo dei malviventi, con un ghigno.

Kane lo osservò con gli occhi iniettati di sangue e il liquido scarlatto che colava dalle labbra.

La lupa nera ringhiò e si preparò al balzo.

In quel momento, però, una scia di profumo familiare invase l’aria, precedendo un altro uomo che poco dopo comparve alla vista.

- Polizia, la dichiaro in arresto!

L’uomo vestito di nero girò su se stesso e mirò al petto di Graham.

La rabbia esplose nella mente di Kane, e la lupa si gettò sul nemico, azzannandolo alla gola.

Un fiotto di sangue caldo schizzò sul suo muso mentre l’uomo si accasciava a terra con un lamento.

Graham rimase immobile, il volto contratto dalla paura e la pistola stretta nella mano tremante.

Kane alzò lo sguardo su di lui e la sua espressione divenne infinitamente triste.

Abbassò e orecchie e fece una leggera scodinzolata.

Non avere paura di me, Graham.

Per un attimo i due rimasero fermi, senza quasi osare respirare, gli occhi di uno che si specchiavano in quelli dell’altra.

Lentamente, il sergente di polizia abbassò la pistola.

Sotto di lei, l’uomo vestito di nero emise un rantolo di agonia.

La lupa nera abbassò la testa e ringhiò piano.

- Sei caduta… nella nostra trappola… lupa… Il mio signore… ti sta aspettando…

Dopo di che emise il suo ultimo respiro, e poi il suo petto si fermò.

Quelle parole rimbombarono nella mente di Kane come se qualcuno le avesse urlate nelle sue orecchie.

Trappola. Sei caduta nella nostra trappola.

Il mondo intorno a lei si fermò.

Kane non si accorse ne dei poliziotti che invadevano la strada e arrestavano i due criminali ne dei passi incerti con cui Graham le si stava avvicinando.

La sua mente ragionava ad una velocità incredibile, unendo i pensieri come pezzi di un puzzle e formando una terribile verità.

Era tutto programmato. L’uomo in nero mi ha attirato apposta fuori dall’orfanotrofio. Ma perché? Perché?

E, nonostante si sforzasse di trovare un’altra risposta plausibile, riusciva a trovare una sola motivazione.

Sbatté gli occhi e tornò improvvisamente al presente.

Graham era a pochi passi da lei e le tendeva una mano gentile.

Forse, in un altro momento, avrebbe accettato quella carezza tanto desiderata. Ma adesso era la paura a guidare le sue azioni.

Ringhiò in segno di avvertimento e lui si ritrasse con uno scatto, poi Kane si voltò e partì a razzo verso l’orfanotrofio.

In testa aveva un unico, martellante pensiero.

Ryan è in pericolo.

  
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