Non
sono mai stata una di quelle persone che piange alla morte di personaggi
famosi, ma non è mai morto nessuno di cui fosse realmente fan. Io ora non so perché
lo stia dicendo.
Riposa
in pace, Cory
Titolo: The Walk of Punishment
Titolo
Capitolo: Late Day Train
Paring:
Brittany/Santana. (Altri minori quali Kurt/Blaine ed altri)
Rating:arancione
Disclaimer: Ovviamente non possiedo nessuno e
nessun luogo e questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Sommario: Santana
per circostanze più grandi di lei e
costretta a partire per un avventura all’apparenza faticosa e folle, che la
porta però ha riflettere su se stessa e su ciò che vuole. E la porta a Brittany.
Beta: Non ne ho una ):
Note:
1- Il
titolo di questo episodio riprende il titolo di un horror (Late Night Train), tra
parentesi il film è italiano ed il titolo è quello con cui è stato tradotto in Inghilterra
(altrimenti sarebbe: L’ultimo treno della notte). Seguite il mio consiglio: NON
VEDETELO.
[Let them know a better day]
Ps. Vorrei ringraziare tutte le
persone che hanno messo la storia tra le seguite :D
The Walk of Punishment
Late Day Train
Il giorno dell’ultimo campionato nazionale,
Santana decise di concedersi qualcosa finalmente per se stessa. Quinn andava ad
una festa organizzata da un atleta che era rimasto il fine settimana da solo e
li aveva proposto di andare insieme, sbattendo i suoi grandi occhi nocciola. Ma
lei aveva declinato, non che l’amica avesse davvero bisogno di lei, sarebbe
bastato che trovasse Puck perché si ritrovassero da qualche parte a baciarsi o
ad urlarsi contro. Lei aveva altri piani. Piani molto
più interessanti. Così si ritrovava quel venerdì notte, nella giacchetta di
pelle osservare le chiare stelle nel cielo, appena fuori la porta del locale,
timorosa se entrare o meno. Alla fine aveva preso un bel respiro, lei era
Santana Lopez, nessuno e nessuna cosa la spaventata. Si avvicinò al buttafuori
ed allungò verso di lui un documento falso e quasi le venne una risata isterica
al pensare come se l’era procurato. L’uomo continuò a guardare il documento
critico ed a saettare lo sguardo verso di lei. Salma Crux, ventuno anni. “Puoi entrare” disse alla fine con voce burbera, ridandoli la carta
di identità che lei aveva preso e frettolosamente era entrata, ancora in
fibrillazione tra l’adrenalina dello star mentendo e l’eccitazione di quel
posto nuovo.
Santana salì sul treno per
Via-de-Puy quella mattina tenendo lo zaino in spalla e le cartine di Ryder in
una mano, mentre cercava con gli occhi il numero della sua cabina, già
abbastanza soddisfatta di non aver sbagliato carrozza. Posto cinquanta due,
vicino il finestrino. La sua cabina era verso il centro della carrozza, sul
lato sinistro rispetto dove era entrata e con la visione agli altri binari, era
da sei, tre posti da un lato e tre dall’altro, c’erano tre persone, ma uno di
questi teneva occupato il posto proprio di fronte quello suo. Dal suo stesso
lato c’erano un ragazzo ed una ragazza, uno era bassino ed aveva orripilanti
sopraciglia, l’altra era una ragazza d’origine asiatica con un vestito anni
trenta, di fronte l’oro con un ragazzo biondo con grosse labbra da trota, nessun
altro animale sembrava calzante. “Permesso” aveva esclamato Santana facendosi
spazio tra le gambe dei ragazzi, prima di crollare sul suo posto dopo aver
messo lo zaino nel luogo apposito, proprio accanto al ragazzo dalle folte
sopracciglia.
La prima cosa che fece fu quello di dirigersi
al bar, aveva decisamente bisogno di bere. Brilla dava sempre il meglio di se,
all’incirca. Il barista era un ragazzo con un certo fascino un sorriso
smagliante che pareva avere occhi per tutto il locale tranne che per lei. Aveva
dovuto sbracciare parecchio prima di attirare l’attenzione, “Senti occhi da
cerbiatto, dici che puoi servirmi o la paura di scheggiarti un unghia ti
divora?” aveva domandato sarcastica, scattando come una molla davanti lui,
quello aveva crucciato le sopraciglia e l’aveva guardata infastidita, “Certo”
aveva detto solamente, “Cosa vuole?” aveva domandato un po’ più cortese,
“Tequila” aveva risposto, tornando a sedersi sullo sgabello. Quello aveva
versato un po’ dell’acool in un bicchiere e lo versò alla ragazza prima di
dirgli il conto. Lei tirò fuori dei soldi e li piazzò ancora. “Una scena che
vedi fare spesso, eh?” una voce si aggiunse al suo fianco, un ragazzo si era
seduto sullo sgabello affianco, alto, con un espressione sorniona ed i capelli
castani, “Sai abbandonare soldi così, senza amore” aveva commentato divertito,
“Smith” aveva gracchiato lei, “Smythe” l’aveva corretto lui, “Non dovrebbe
essere troppi difficile per la tua mente piena di paelia” aveva commentato
rozzo il ragazzo, “Quella è spagnola, tonto, io sono messicana” aveva detto acida lei.
Occhi verdi che la guardarono cattiva.
Il ragazzo al suo fianco si era
voltato verso di lei, grandi occhi nocciola da cucciolo e lei li aveva lanciato
uno sguardo gelido, “Si?” aveva domandato cercando di frenare la lingua, prima
di concentrarsi suoi suoi capelli, erano ricolmi di gel, un’impalcatura che
doveva sconfiggere le leggi della fisica, eppure in quel dettaglio trovò
qualcosa di stranamente famigliare. “Lei … io … credo di conoscerla” aveva
detto il ragazzo, grosse sopracciglia aggrottate, “Mi chiamo Baline Anderson”
aveva aggiunto, “Madre de dios”
esclamò lei, era uno di quei figli di papà di Westerville, in borghese non
l’aveva riconosciuto, ai tempi del liceo era facile, indossavano tutti le
uniformi blu con i risvolti rossi, la massima offesa al buon gusto. “Il gaio
uccellino canterino” esclamò alla fine lei, ricordando particolarmente quel
ragazzo, quello fanatico di Katy Perry. “Tu sei Santana, l’amica di Sebastian”
mormorò Blaine. Santana l’avrebbe davvero voluto offendere, per esser stata
accostata in quel modo a quel inopportuno
tizio che aveva conosciuto nella sua adolescenza. “Hobbit non provare mai più a
relazionarmi con quel insetto stecco
della Borgogna” aveva detto inacidita, infuocando con gli occhi Blaine,
che ne era rimasto quasi scandalizzato. “Mi dispiace” aveva mormorato
quell’altro confuso, “Comunque si sono io” aveva risposto Santana ritornando a
guardare il panorama del finestrino: binari, erano ancora fermi e lei aveva
così tanta strada da fare, per la sua Abuela.
Santana lo guardò storto bevendo la sua tequila,
“Ascoltami, sono qui per divertirmi e non ho intenzione di ascoltare le parole
di un vizioso figlio di papà” aveva detto inacidita, mandando già altro da
bere, “Questi posti si riempiono sempre della peggior gente” aveva detto
comunque Sebastian, “Ma è un bene che tu sia qui, non credo che potrai andare
molto lontano” aveva aggiunto, i suoi occhi verdi erano caduti su un ragazzo –
o era un ragazza ? – che dietro il bancone lavava un bicchiere cercando di
essere amicante con una specie di boscaiolo, Santana sollevò gli occhi al cielo, “Almeno non rischio di
crepare per una qualche malattia venerea” aveva detto lei, non che non amasse
le gioie del sesso, ma era decisamente più attenta di quell’insetto al suo fianco.
Smythe l’aveva ignorata amabilmente, cominciando a dedicarsi al cameriere,
regalandoli sorrisi e moine. Lei aveva scosso la testa, prima di girovagare con
lo sguardo una sorta di preda e Lei era lì.
Gli amici di Blaine Anderson
venivano da Lima, come lei, non erano ricchi di Westerville come il ragazzo,
erano persone comuni. Tina Choen-Chang lavorava ai costumi nei teatri di Broadway,
aveva le dita piene di cerotti, invece l’altro Sam Evans era un nuotatore e
frequentava l’università grazie ad una borsa di studio, non era una mente
brillante ma era alquanto amichevole, differentemente dall’amica che aveva
passato tutto il tempo a spettegolare con Blaine e a guardarlo come se avesse
voluto mangiarlo. “Tu invece Santana cosa fai?” aveva domandato bocca di trota,
lei era tentata di rispondere che non era affare suo e delle sue grosse labbra,
ma alla fine aveva detto che faceva la segretaria in uno studio e ballava a
tempo perso. Quando aveva parlato della sua attività fisica il ragazzo aveva
lanciato uno sguardo all’ipotetico quinto passeggero di cui solo una grossa
borsa da viaggio ne dimostrava l’esistenza, dal curioso pupazzetto a forma di
gattino ciondolante della chiusura Santana ipotizzò fosse una ragazza. “Avresti
dovuto continuare a cantare, eri proprio brava. Broadway impazzirebbe per te”
aveva commentato lo hobbit prima di lanciarsi in un appassionato soliloquio
sulla sua carriera che decollava sui teatri, per un attimo fu come essere di
nuovo sull’aereo con il nano con il suo grosso becco a ciarlare di Finn. Si chiese se quella logoroicità fosse presente da sempre, ma per quanto avesse passato
tempo ad ignorare l’elucubrazione di Sebastian non era certa di aver neanche
concesso mezzo secondo della sua vita a Blaine Anderson ed iniziava a pentirsi
di averlo fatto in quel momento. “Blaine è eccezionale” aveva squittito Tina,
con le gote arrossate, passandosi una mano tra i capelli, esisteva niente di
più patetico di una ragazza innamorata di un ragazzo che di sicuro avrebbe
preferito farsi il ragazzo con le labbra di trota.
Una creatura ambigua in quell’ambiente, una
stonatura in quell’ambiente. Il suo mondo in quel momento pareva grigio e
perverso, un rombante caos di rumori ed angosce, un pungente odore e rocambolesche
velocità, ma tutto sembrava improvvisamente essersi calmato. Una sola macchia
di colore, era lei. Lunghi capelli imbevuti di sole e grandi occhi azzurri, un
viso di bambola ed un espressione indecisa, seduta su una sedia, era lì fra
loro, ma distante mille miglia. Pareva sorda al rumore e cieca ai corpi.
Qualche ragazza si era seduta per parlare, ma dopo risposte che le sue labbra
avevano mormorato ma che per il rumore e la lontananza Santana non aveva
sentito, aveva visto volti crucciarsi e gente allontanarsi. Lei però si era avvicinata,
senza sforzarsi di essere sensuale, di attirare la sua attenzione e le si era
seduta accanto. Lei si era voltata. Dio se era bella, lo era, lo era, e se
avesse potuto Santana l’avrebbe baciata in quell’istante, l’avrebbe fatta sua,
avrebbe sentito il suo corpo o forse
poteva accontentarsi di guardarla. “Sembri distante” le disse solamente,
“Pensavo al mio gatto, l’ho lasciato da solo” aveva detto languida quella, per
un istante Santana aveva pensato scherzasse ed era stata sul punto di ridere,
ma dal buio negli occhi aveva compreso di star sbagliando, era seria. “Sono
sicura starà bene, i gatti sono in gamba” aveva detto semplicemente lei, alla
fine, “Lo so, Lord Tubbington è molto
sveglio” aveva risposto pragmatica la bionda, “Ma ho paura possa ricadere nel
vizio della droga se non lo tengo sempre d’occhio” aveva commentato poi
laconica, passandosi una mano tra i capelli e muovendoli un poco, odoravano di
lavanda e Santana se ne beò, “Questo potrebbe essere un bel problema” aveva
detto alla fine. La bionda aveva annuito, “Lo è!” aveva risposto, “Ma non so
perché nessuno mi prenda sul serio” aveva
commentato triste, l’altra le
aveva accarezzato la spalla, “La gente è egoista” aveva risposto solamente,
l’altra le aveva dato ragione, “Tu però non lo sei” aveva bisbigliato dolce,
guardandole gli occhi. Santana aveva involontariamente sorriso, quella ragazza
non aveva detto che lei non sembrava egoista, ma che non lo era, le sembrava
una cosa strana, una cosa bella. “Come lo dici?” domandò alla fine con un fare
amichevole, “I tuoi occhi” aveva risposto, “I miei occhi?” aveva chiesto
confusa Santana, “Sono troppo
belli per appartenere ad una persona cattiva”
aveva risposto l’altra.
“Quindi non appai più nei video
delle canzoni?” aveva chiesto con una smorfia la latina, ricordando quella
volta che Blaine Anderson era apparso in un video di Katy Parry, allora
Sebastian aveva una certa ossessione per quel ragazzo e l’aveva incastrata
spesso e volentieri a rivederlo con lui. Si incupì per qualche secondo, la fece
sentire strana ripensare a Smythe e alle cose che facevano insieme, non erano
amici, non lo erano mai stati. “Sono
apparso nel video di Mercedes Jones, non so se l’hai mai sentita” aveva
replicato il ragazzo, “Mai, sai negli ultimi tre anni ho vissuto in Siberia,
Hobbit” aveva risposto acida lei; la
cantante citata aveva scalato le vette di tutte le classifiche negli ultimi tre
anni, aveva una voce davvero forte, Marley sapeva a memoria tutte le canzoni e
Jake era anche riuscito ad apparire in un video come ballerino. Avevano cercato
di convincere anche lei a provarci, ma aveva rifiutato, Quinn l’aveva
canzonata, come ogni grande cosa della sua vita, Santana non aveva il coraggio di mettersi in gioco, l’università ne
era una prova; forse per la prima volta Santiago sarebbe stata il suo riscatto. “Le ho cucito due degli ultimi
vestiti del concerto di Boston” aveva detto Tina ancora elettrizzata da
quell’esperienza, “Si ed hai avuto una storia con il seducentissimo primo
ballerino” l’aveva canzonata Blaine con una risatina, “Artie è ancora arrabbiato”
aveva mormorato Sam, che continuava a guardare insistentemente la borsa al suo fianco, “Gli passerà” aveva
detto con tranquillità Tina.
Santana non aveva mai pensato che ci si
potesse innamorare a prima
vista. O che ci si potesse crogiolare
nelle parole di una persona, nella sua voce, candida, innocente. Santana non aveva mai creduto che avrebbe mai
provato nella vita un sentimento tale. Grovigli, sguardi languidi. Ballare
stretti dopo ore di chiacchiere su una pista. La musica era violenta ed intorno
a loro gente si strusciava, appiccicava e baciava, si toccava, assaporava. Ma
loro erano superiori a loro, abbracciate strette, ma sorde alla musica, vive in
un mondo solo loro. Unite in un lento e nei respiri che si mischiavano. Dolce,
melodico, innocente, lo era la canzone che unicamente le due sentivano, quanto
i loro cuori allo stesso ritmo. Santana non aveva neanche il coraggio di
baciarla. Aveva già avuto delle ragazze , sapeva aveva che se avesse baciato,
la bionda non s sarebbe ritratta, eppure non lo fece, restò immobile a bearsi
di quelle labbra; se l’avesse baciata, Santana era convinta che avrebbe
rovinato ogni cosa. “Mi piace Ballare” sussurrò lei, posando il mento tra
l’incavo del collo e della clavicola, “Vorrei poterlo fare per il resto della
mia vita” aveva aggiunto, la sua voce sembrava stranamente malinconica, Satana
avrebbe voluto dirle che anche a lei piaceva farlo, ma alla fine disse altro:
“Nessuno te lo vieta”, aveva posato la
testa tra i capelli biondi dell’altra, “I miei genitori hanno sempre detto che
ero speciale” le aveva risposto quella. Si la latina avrebbe voluto dirle che
lo era, lo capiva dal suo sorriso, non ne aveva mai visto uno così bello. “Era la danza che mi rendeva speciale”
aveva sussurrato, allontanandosi appena, “Ma lo sono per tante altre cose”
aveva rivelato.
Era andata a prendere delle
merendine quando si era trovata Sam alle sue spalle, si era giustificato per il
medesimo motivo. “Posso chiederti una cosa?” le aveva chiesto, mentre lei
contrattava in un pessimo francese con il ragazzo con il carrello dei cibi per
avere un pacchetto di biscotti, “Dimmi, labbra a canotto” aveva risposo lei,
mentre tirava fuori gli euro dal suo portafoglio, studiandoli con curiosità, “Fai il cammino di Santiago?” alla fine la
domanda era venuta da Tina che li aveva raggiunti con un sorriso sornione,
dallo sguardo che li aveva lanciato l’amico non era la domanda che avrebbe
voluto porgli, “Si” aveva risposto Santana, “Anche voi?” aveva chiesto poi, mentre
prendeva il resto dal ragazzo, Sam aveva
risposto affermativamente. La latina aveva cominciato a mangiucchiare i
biscotti, trovandosi costretta ad offrirgli, “E come sono correlati un
nuotatore, una costumista ed un cantante di palcoscenico sul cammino di
Santiago?” aveva domandato, Tina aveva sorriso, probabilmente poche persone
erano così interessate a lei da volersi informare, doveva farla sentire
importante. “Io e Sam siamo amici dal liceo. Poi ho conosciuto B mentre venivo
a portare vari costumi per la NYADA” aveva spiegato immediatamente la ragazza
asiatica, “Era lì, che continuava a litigare per una nota che non riusciva a
raggiungere” aveva ripreso, sembrava estasiata da quel racconto, “Ti stai
godendo la parte migliore” l’aveva presa in giro Sam, “Non ha ancora cominciato
a fare il dettagliato racconto di quanto sembrasse un sufflè meraviglioso il
suo sedere” aveva scherzato il biondo e questo aveva fatto ridere Santana. Tina
li aveva tirato una gomitata leggermente infastidita, prima di voltarsi verso
la latina, “Quindi anche tu canti bene?” aveva domandato, ricordando quello che
aveva detto Blaine, “Abbastanza” aveva risposto.
“Be, è stato il mio ex-ragazzo ha trovare
questo posto” aveva detto la bionda quando erano uscite dal locale, “Un posto
dove potessi stare con altri unicorni e bicorni” aveva aggiunto. Aveva uno
splendido sorriso, mentre si infilava la giacca. “Ex-ragazzo?” aveva domandato
Santana con un nodo allo stomaco, “Si, in secondo siamo stati assieme a lungo”
aveva risposto, “Ma non ha funzionato” aveva mormorato, passandosi una mano tra
i capelli. La latina l’aveva studiata
attentamente, “Siete rimasti in buoni rapporti?” aveva domandato alla fine,
quella aveva annuito, “Si è molto dolce” aveva risposto la bionda. Santana le
aveva accarezzato i capelli, non la sorprendeva, nessuno al mondo poteva essere
in cattivi rapporti con quell’angelo. “Tu come l’hai trovato?” le aveva chiesto
con curiosità, “Un am … tizio che conosco” aveva comunicato la latina con una
sensazione di insufficienza, pensando a Sebastian che aveva quasi definito
amico. Lei scivolò sul posto accanto al guidatore, “Dobbiamo assolutamente
andare in un posto” aveva esclamato sorridente, “Quale?” aveva domandato
Santana, “Dove, giuro, sono certa di aver visto una fata” aveva esclamato,
quella aveva annuito, lei la stava guardando ora una fata. “Ora, hai un ragazzo
o una ragazza?” aveva chiestola latina, tenendo gli occhi verso la strada,
prima di leccarsi le labbra, la bionda aveva un sorriso triste, “Ne avevo uno” aveva
sussurrato, “Ma le persone non possono essere
messe in valigia” disse sconsolata, prima
montare su un sorriso, “Sono troppo grandi” aveva detto. Santana allora aveva
riso, immensamente divertita. La bionda si voltò verso di lei, “Ti hanno mai
detto che hai una risata bellissima” aveva commentato la ragazza, gli occhi
azzurri luminosi sembravano risplendere di una luce nuova. “No” aveva
commentato Santana, non così al meno,
aveva pensato. La bionda le aveva comunicato di girare, per raggiungere il
posto delle fiabe.
“Quindi ti sei presa una cotta
per l’Hobbit?” aveva domandato Santana, mentre scrutavano il panorama che
continuava a scorrere, “Lo amo” aveva risposto Tina con un sorriso amichevole,
“Ed il primo ballerino ed Artie?” aveva chiesto con una certa curiosità,
“Quelle sono cose serie. Blaine è il mio amico gay” aveva risposto la ragazza
asiatica, “E’ l’altra meta della mia mela”
aveva spiegato. Una sorta di Puck si era detto Santana o di Sebastian, è quasi
le era venuto il disgusto a pensare a quello. Mentre offriva alla ragazza un
biscotto, “E lo gnomo che ha fatto negli ultimi cinque anni?” aveva chiesto con
disinvoltura, aveva lasciato il ragazzo cinque anni prima che era sul punto di
cadere nella ragnatela di Sebastian e delle sue pulsioni e poi eccolo svestito
del blazer inamidato in viaggio per la Cattedrale di Santiago. “Conosciuto
gente famosa. Cominciato a cantare sui palchi. Una certa fama” aveva cominciato
ad elencare Tina, “E l’amore” aveva commentato squittente l’asiatica, “Smythe?”
aveva azzardato Santana, “Per me Sebastian e gli altri Usignoli sono entità
astratte” aveva confessato, “Solo Wes e David” aveva commentato con tristezza. Santana aveva annuito, lei li
aveva conosciuti tutti, dal primo
all’ultimo; “E questo amore, allora?” aveva domandato, “Lui preferisce non
parlarne” aveva bisbigliato Tina, “E poi ha me sta antipatico” aveva aggiunto
con convinzione. Sam si era avvicinato a loro, “Però senza l’innominabile soggetto X, non avremmo mai conosciuto
Mercede, Mike e gli altri” aveva enunciato.
Santana immaginò il fantomatico ragazzo, lo immaginava diverso, ma non
sapeva esattamente da chi, con gli occhi
belli, diversi da quelli capricciosi e maliziosi di Sebastian, occhi verdi
e cattivi.
Il posto delle fate era dove terminavano quasi
tutti gli appuntamenti degli adolescenti: uno spiazzale dove si accostavano le
macchine ad una certa distanza l’una dall’altre. “Lo conoscevi?” aveva
domandato la bionda, “Direi di si” aveva detto Santana, slacciandosi la cintura
e voltandosi verso la ragazza, allungò una mano verso di lei e spostò un ciuffo
di capelli biondi dietro l’orecchio, quella sorrise di miele, “Accendi la
radio, unicorno” le aveva richiesto
quella, la latina aveva sorriso “Certo” aveva sussurrato in risposta. La
canzone che parti alla radio era vecchia di qualche anno, Santana ricordava le
parole, “Va bene?” aveva chiesto, ma la
bionda si stava già togliendo la giacca ed abbandonando i tacchi, prima che
l’altra potesse dire qualcosa, era uscita fuori scalza sull’erba incolta, “Alza
il volume” aveva urlato l’altra. Santana aveva eseguito ed era uscita dal
veicolo, nell’erba incurante delle altre poche macchine appartate, la bionda
aveva cominciato a ballare, faceva
movimenti fluidi, “Tu balli?” le chiese, “Latino Americano” si ritrovò
ad ammettere la ragazza, quello era contemporaneo, con un po’ di classico,
forse anche moderno, “Peccato” le urlò lei, “Aspetta ti insegno” aveva
scherzato, prendendola per mano e portandola vicino a lei, quasi si erano
urtate. La bionda aveva cominciato a farle vedere le prime posizioni dei piedi
delle mani, cose elementari come un pliè, ed altri passi che lei aveva eseguito un po’
a tentenni, “Questo è un batman”
aveva detto, puntando il piede verso di lei e sollevandolo un poco da terra,
“Questo è un grand batman” aveva
aggiunto, continuando la salita e il piede raggiunse quasi la testa, lei era
stoica immobile, su una gamba sola, “Puoi avvicinarti?” le propose e l’altra
eseguì, quella allora li posò il tallone sulla spalla, “Molto più comodo” aveva
bisbigliato. Santana aveva riso ed anche l’altra, “Hai una bellissima risata”
aveva detto la bionda, l’altra avrebbe voluto ribattere lo stesso ma tutto
quello che uscì fu: “Vorrei baciarti”,
si vergognò quasi di averlo detto, quella portò giù la gamba, prima di portare
le mani sulle sue guance e baciarla.
Santana beveva succo di mela,
quando Blaine le si appiccicò a fianco, “Cosa c’è nano, cerchi i tuoi fratelli
e Biancaneve?” aveva chiesto lei, quello aveva ridacchiato appena. “Ti ho mai
detto quanto sei dolce?” aveva risposto lui con tranquillità, prima di
guardarla seriamente, “So che hai
parlato di me con Tina” aveva risposto il ragazzo. “Ero sicura che ha questo
punto della tua vita ti avrei trovato con Sebastian” aveva confidato alla fine,
quello aveva ridacchiato divertito, “Per un po’ l’ho pensato anche io” aveva
ammesso, “Ma deve essere stato un pensiero comune, perché anche Thad lo
pensava” aveva poi precisato divertito ed Santana si era presa qualche istante
per fare mente locale, prima di ricordarsi del ragazzo in questione; allora
rise, “Davvero quei due?” la domanda le venne spontanea, “Si, da quel che so,
credo stiano ancora insieme” aveva aggiunto Blaine divertito. Thad era un ragazzo tranquillo, incline alla
disciplina e pacato, l’ultima persona con cui Santana avrebbe immaginato uno
come Sebastian Smythe. “Bello” aveva
esclamato alla fine, non l’avrebbe mai ammesso, anzi l’avrebbe negato
fino alla morte, ma poteva sentirsi rilassata all’idea che quello stronzetto di
Sebastian avesse trovato un bravo ragazzo. Blaine si mise a ridere, eppure nei
suoi occhi c’era un ombra, “Gnomo non è che rimpiangi quell’ermellino
deperito?” aveva domandato, “No” aveva esclamato fintamente indignato il
ragazzo, “Pensavo all’amore” aveva
rivelato. Certamente si disse Santana, quell’amore là, di cui parlava
Tina, “Il misterioso soggetto x”
disse alla fine, ma Blaine non parlò, si limitò ad osservare il panorama che
continuava a scorrere, in un silenzioso disagio, nel suo petto doveva esserci
ancora una sanguinante ferita. “E tu?” chiese alla fine, “L’ultima volta che ti
ho vista, eri totalmente innamorata” aveva detto Blaine; stavolta fu Santana a
rimanere in silenzio. Per quanto lo
vorremo le persone non possono essere messe in valigia. Tina si affacciò nella
cabina e guardò critica la borsa del quinto passeggero, “Vado a vedere se sta
bene” aveva commentato, “E’ chiusa in bagno dall’inizio del viaggio” aveva
spiegato prima di scomparire.
Era l’alba quando Santana parcheggiò nel
vialetto della bionda, “Pensi che in mia assenza Lord Tubbington si sia
drogato?” aveva chiesto lei spaventata, la latina aveva mosso la testa in segno
di diniego, “Sono certa sia stato buono” l’aveva rassicurata lei. La ragazza le
aveva sorriso, prima di posarli le mani sulle guance e baciarla sulle labbra,
come aveva fatto tutta la notte precedente, “Grazie per questa notte” aveva
sussurrato la bionda, quando si era allontanata appena, “Grazie a te” aveva
risposto Santana con una risata allegra nella voce, baciandola nuovamente, sembrava
stupido ma non aveva voglia di lasciarla andare, voleva stringerla a se,
“Possiamo rivederci?” aveva domandato quella, “Si” era stata la risposta di
Santana e per favore non smettiamo mai di
farlo, avrebbe aggiunto. La bionda le
aveva dato un altro bacio, prima di allungare una mano verso di lei, “Brittany Spears” aveva detto, “Come Britney?” aveva chiesto
confusa la latina, “No, Brittany S. Pierce. Ma si come Britney” aveva detto divertita la ragazza, “La S sta per
Susan” aveva spiegato con un bel sorriso, la latina aveva stretto la sua mano,
“Bene, Brittany S.Pierce, io sono Santana Lopez” aveva spiegato, prima di darle
un altro bacio, “Che bel nome” aveva squittito, prima di baciarla ancora.
Brittany cercò nella sua borsetta qualcosa e Santana notò che erano dei
pastelli a cera di tutti i colori, “Cosa?” aveva domandato la ragazza, “Shh”
aveva risposto Brittany, prima di afferrare il braccio della latina, dove aveva
cominciato a scrivere numeri di tutti i colori sulla pelle della ragazza, “Sono
brava con i numeri” aveva detto divertita, “Vedo” aveva risposto Santana, ma
lei sapeva quelle sette cifre cosa erano. “Chiamami” aveva bisbigliato la
bionda, prima che la latina la baciasse ancora, “Sicuramente” aveva risposto
l’altra.
La stazione Puy-en-Valey non era mai sembrata così vicina, fino a quel
momento. Una piccola cittadina graziosa, che vedeva avvicinarsi pian piano.
Blaine al suo fianco e Sam davanti, che continuava a guardare nervosamente la
borsa, Tina ed il quinto passeggero ancora disperse per il treno. “Posso farti
una domanda?” aveva chiesto il ragazzo, “Se vuoi sapere perché voglio fare il
cammino, risparmiati” aveva risposto acida, lanciando uno sguardo alla borsa
posata sopra di lei, “No, no” si era immediatamente difeso Sam. Blaine l’aveva
guardato stranamente incuriosito, “Di” aveva concesso Satana, non che la cosa
la riempisse di gioia, ma prima che il biondo dalle abnormi labbra dicesse
qualcosa, la porta della cabina si era aperta e Tina era comparsa sull’uscio,
“Dove eri finita?” aveva chiesto apprensivo Blaine, “Qualcuno non stava molto
bene” aveva spiegato la ragazza d’origine orientale, prima di sedersi al posto
accanto al suo amico, allora dietro di lei era comparsa una bionda, con grandi
occhi azzurri e bellissima, “Santana”
sfuggì alle labbra della ragazza, “Brittany”
sussurrò l’altra. Quattro anni.