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Autore: _TheDarkLadyV_    16/07/2013    7 recensioni
Un uomo vede il sesso ovunque.
Una sciarpa? State coprendo il seno.
Una scollatura? State mostrando il seno.
Un reggiseno? Evviva le tette!
E poi, ritornando al discorso sull'amore, lo sappiamo tutti molto bene: quando siamo soggetti a un colpo di fulmine,potremmo essere investiti da una macchina, cosparsi di panna montata, lanciati in orbita da un cannone, vestiti da macachi, e non ce ne accorgeremmo!
Buffo il genere umano, così intelligente da perdersi alle prime frivolezze. Forse era meglio nascere macachi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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When I first saw you
 
I miei piedi sembrarono dotati di vita propria nell'esatto momento in cui decisi di mettermi comoda indossando i miei abiti sformati per aspettare il ritorno di Elisabeth e Jonathan per quella sera, l'ultima che avrei trascorso senza Ville. Il fatto che stessi facendo avanti e dietro in salotto accanto alla vetrata, passandomi ogni dieci secondi una mano fra i capelli, spostando il ciuffo da una parte all'altra, tormentandomi le dita e per giunta ferendomene una, mi stava dando alla nausea, ma non riuscivo davvero a smetterla. Era anche vero, però, che se continuavo in quel modo da lì a qualche minuto sarei morta dissanguata. In fondo, non c'era nulla per cui valeva comportarsi in quel modo, nessuno stava per morire. Da quando in qua, quindi, Jade Watson si comportava come un'anima in pena?
Beh da quando il suo cuore era ormai stanco di tenere nascosto quella forte emozione che con tutta l'anima aveva cercato di tenere sottocontrollo chiedendo aiuto alla ragione, la quale ormai era priva di altro coraggio per continuare l'impresa, e Jade in persona era ad un passo dallo sprofondare nel sentimentalismo più totale, quello per eccellenza, odiato a morte dalla sottoscritta e sviscerato fino in fondo per privarlo di quella magia che tante donne aveva conquistato. In altre parole si trattava di quel caro sentimentalismo che sempre la sottoscritta aveva trasformato e tenuto sotto le spoglie del cinismo più accanito e zelante.
Ora però, come tutte le storie del mondo, anche quella era giunta al suo termine, ma io, da fan ostinata della saga, cercavo con tutta me stessa di evitare che l'emittente televisiva smettesse di mandare in onda quel programma. Come avrei fatto senza? Era come privare una donna del suo abito più prezioso dicendole che non l'avrebbe potuto più indossare perché ormai era passato di moda, procurandole infinite ferite con altrettanti infiniti coltelli.
Avevo vissuto per tutto quel tempo nella sicurezza che mai nessuno sarebbe riuscito a cambiare le mie prospettive, i miei pareri sull'amore e mutare il mio cinismo perfetto, e adesso era bastato il primo Spiritoso d'Egitto di passaggio per mandare a puttane tutto quello che avevo costruito!
Udite udite: Jade Watson era stata ufficialmente battuta da un uomo e per giunta si era innamorata. Aaah non dovevo dirlo! Al solo pensiero non solo sentivo la necessità di affogarmi, ma anche il timore che da un momento all'altro l'imbarazzo e la vergogna mi avrebbero soppresso con la loro fottuta potenza.
Ero sempre stata quel tipo di donna che se per un giorno fosse stata onnipotente avrebbe espresso il desiderio di essere per sempre tale. Io volevo tutto, ma senza mettere in ballo i sentimenti. E invece ora dovevo finalmente guardare il mio conto e pagare tutto.
Avevo promesso a me stessa che appena sarei tornata a casa avrei smesso di rovinarmi l'esistenza con le mie stupide domande del cazzo, ma era impossibile gestire tutto. In fondo ero umana anche io, anche se alle volte qualcuno si stupiva di questo. Come facevo a starmene calma, sapendo che era giunto il momento di dire a Ville quello che sentivo? Io ero sempre stata allergica a queste forme di confessione.
Come diceva mia madre, dovevo fregarmene altamente e dire e fare quello che l'istinto mi diceva di seguire. Avrei sofferto? Poco importava. Tanto la mia vita era stata una sofferenza continua ed ero sempre abituata al peggio, quindi, perché essere così problematica?
Forse il mio vero problema era questo: la mia bocca non aveva mai pronunciato a nessun essere vivente di sesso opposto la famosa frase " ti amo". La trovavo estremamente pericolosa, portatrice di malattie infettive ad alto tasso di mortalità, simile all'acqua santa e al suo effetto di acido sulle pelli demoniache. Ed essendo io Satana in persona, era chiaro che stessi a debita distanza dall'acqua santa.
Pronunciare il " ti amo", per tutti gli essere viventi era, a mio parere, la forma conclusiva di quel lungo viaggio fatto dal cuore per giungere alla meta tanto voluta e sognata. Era la ricompensa perfetta dopo tutto quel patimento e tutta la sofferenza che il viaggio portava con sé. Per me era così difficile capire perché gli uomini e le donne la usassero. Insomma come facevano a riporre fiducia in un estraneo e magari dopo un anno, o anche dieci settimane, lasciare tutto e dirglielo ad un altro? Bella domanda.
Qualcuno disse che si ama solamente una volta sola nella vita, le altre sono solamente delle piccole illusioni. Crediamo di riuscire ad amare chiunque ci faccia stare bene dopo un grande amore finito, ma in realtà un nostro pezzo di anima resterà sempre legata a quel sentimento ormai finito. E pronunciare quella parola magica, quel " ti amo" a più persone portava alla perdita del suo significato più profondo. Per me dire quel " ti amo" era come perdere la verginità. Per questo bisognava fare molta attenzione! Le parole, specie queste che portavano con sé una grande carica emotiva, dovevano essere usate con molta cautela e solamente quando si era sicuri al 100%.
Che poi a dire tutto ciò fossi io, questo era un altro paio di maniche.
Secondo il mio punto di vista, il " ti amo" era una delle tante conseguenze portate da quello che io chiamavo " il bacio perfetto". Per le donne il bacio era importante quanto tutto il resto. Non importava quanto potevi essere eccezionale a letto. Se la scintilla non scattava dal bacio il resto non era altro che una barzelletta di pessimo gusto. Anzi, il bacio era importantissimo, perché era da quel gesto che si riusciva a capire che uomo era quello che avevi scelto per tante ragioni non sempre spiegabili.
Un bacio casto voleva dire " scusami, oltre questo non so andare.".
Un bacio rubato invece " sono in astinenza, ti prego assecondami."
Un bacio profondo, sensuale e rubato voleva dire solo una cosa: amore. Era questo quello che per me era " il bacio perfetto" e fu quello che provai nel momento in cui Ville mi baciò per la prima volta, ma volli cercare di reprimere quel pensiero riuscendoci solo in parte. Quel bacio aveva un potere straordinario, una sorta di energia che difficilmente si riusciva a comprimere o peggio ancora ad eliminare reprimendo qualsiasi forma di dolcezza. Ed era, inoltre, quel tipo di bacio che avrebbero dovuto provate tutte quelle donne alla ricerca di un riscatto per fottere chi le aveva fatto del male.
Non si trattava di sesso o di attrazione da tipici scopamici. In fondo il sesso lo si poteva fare dappertutto, un po' come la pipì. L'amore, invece, richiedeva molto di più. L'avevo capito fin da subito che si trattava di qualcosa da cui non sarei riuscita più a fuggire. Anche io ero giunta al capolinea, anche se tutt'ora cercavo ancora quella scusa, quel difetto, quell'appiglio che mi facesse dubitare ancora e restare sulle mie.
No..non c'era nulla del genere. Ville nella sua imperfezione era..perfetto.
La porta in quel momento si aprì ed Elisabeth fece la sua comparsa con un gran sorriso stampato sul volto e, dopo tanti giorni, una luce diversa negli occhi. Forse finalmente quel demone ingordo era riuscito ad andare via da lei e quel vampiro del cazzo che l'aveva fatta soffrire, forse ci aveva lasciato per sempre.
" Che stai facendo?"- mi chiese curiosa osservando il mio comportamento.
" Niente."
Mi squadrò a fondo e poi andò in camera sua a cambiarsi. Quando tornò in soggiorno io avevo provato a rilassarmi sedendomi sul divano. Proprio in quel preciso istante la porta si aprì di nuovo e Jonathan varcò finalmente la soglia completando il trio, ma a differenza di Elisabeth la sua faccia era funerea.
" Ciao."- disse con tono spento e funereo come la sua espressione.
" Quando lui dice ciao, mi viene voglia di uccidermi."- disse Elisabeth sedendosi sulla poltrona e guardandomi. Sorrisi scuotendo il capo e poi mi rivolsi di nuovo a John che si era abbandonato sull'altra poltrona completamente moscio.
" Tutto bene?"
" Sto come se mi avessero messo una mano in gola, preso l'intestino, l'avessero strappato dalla bocca e me l'avessero stretto intorno al collo."
Lo fissai mentre lui sospirò fissandosi le mani. Forse avevo capito il motivo per cui stava così, o meglio, sapevo chi si potesse nascondere dietro quelle parole e quel tono spento.
" Per caso centra quella ragazza che avevi conosciuto alla galleria?"- chiesi con calma avvicinandomi.
Lui mi guardò per un mezzo secondo e poi annuì guardando le sue mani.
" Ho seguito il tuo consiglio e sono stato gentile, carino..perfetto."
" E allora?"
Jonathan restò per due minuti in silenzio fissando il tavolino di vetro e poi sbuffando disse: " è lesbica!"
" Che cosa?!"- esclamammo in coro io ed Elisabeth decisamente sorprese.
" Già."
" C'è bisogno di una bella cioccolata calda."- propose Elisabeth alzandosi e iniziando immediatamente i preparativi. Era il suo modo per esorcizzare i problemi.
" E per tutto questo tempo non l'avevi capito?"- gli chiesi cercando di non essere priva di tatto.
" Beh..no!"- esclamò gesticolando.-" Oh andiamo! Come facevo a capirlo? Avevo gli occhi foderati di prosciutto, dannazione!"
Continuò a sfogarsi fino a quando sedendosi nuovamente disse: " okay, io sto bene. Sto bene!"
" No, che non stai bene."- commentai squadrandolo.
" Infatti! Che andasse al diavolo! Ho sprecato settimane intere senza accorgermi di niente."
Elisabeth tornò con il toccasana preferito di Jonathan e insieme ad esso anche una lettera.
" Questa non l'hai vista? Era sul tavolino del corridoio. Te l'hanno mandata questo pomeriggio, ma tu non c'eri. Non l'ho aperta perché mi avresti ammazzata. Chissà magari ti dicono che sei diventato ultramiliardario."- disse Elisabeth cercando di strappargli un sorriso. Lui fissò la lettera e gliela strappò di mano senza proferire parola. Ad ogni passo che lesse, il suo viso cambiava espressione alla velocità della luce, fino a quando si alzò e iniziò a saltellare come un pazzo urlando come una checca isterica. Io ed Elisabeth ci guardammo senza capire cosa stesse accadendo.
" Guardate! Guardate! Guardateee!"- esclamò gesticolando e urlando.
Io presi la palla al balzo e imitandolo alzai le braccia e rivolendomi ad Elisabeth dissi: " guarda ho i gomiti!"
" Aaaaaaaaah!"- esclamò Elisabeth assecondandomi. A quel punto Jonathan si fermò e ci fulminò con lo sguardo.
" Stupide."
" Se la smettessi di dimenarti come un cretino sventolandoci davanti agli occhi quel foglio a velocità stratosferica, forse e dico forse potremo guardare qualcosa."- lo rimproverai.
" Oh ehm..già. Scusate."- si calmò, ma dopo due secondi eravamo al punto di partenza.
"OHMMMIODIO!"
" John! Ci dici che succede?"- chiese a sua volta Elisabeth.
" Okay. Jonathan concentrati."- disse il ballerino sedendosi. Dopo due secondi era già in piedi.
" Il fatto è che..la Regina HA CHIESTO DI NUOVO DI ME! Lo capite? Se tanto mi da tanto fra un anno sarò di nuovo in tour con LEI!"
Ecco di cosa si trattava! Dovevo capirlo fin da subito che centrava la sua ossessione.
" Ma è fantastico!"- esclamò Elisabeth abbracciandolo. John dopo essersi liberato dall'abbraccio, preso da un attacco di schizofrenia acuta, iniziò ad improvvisare una coreografia, l'unica che mi era famigliare perché di solito veniva utilizzata quando era felice. Era bastata una chiamata della famosa Beyoncé per fargli dimenticare le sue pene. Jonathan era sempre stato così, in fondo. Odiava essere triste e arrabbiato e quando lo era passava interi pomeriggi chiuso in camera o nella sua vecchia palestra a Londra con la musica ad alto volume. Si sfogava ballando ed era così che in quegli anni riuscì a realizzare le coreografie più difficili e belle, invidiate da mezzo mondo.
" Baby it's youuuuuuuu! You're the one I loveeeeee! You're the one I neeeeeeeed! You're the only one I seeeee! Come on baby it's youuu uuu uuu! You're the one that gives your aaaaaall! You're the one I can always caaaaall! I need you make everything stop! Finally you put my love on top! Oooooooooooooooooooh! Come on baby!!  You put my love on top, top, top, top, tooooooooooop! You put my love on top!"
Terminò la canzone piegato a terra fingendo di avere in mano un microfono. Lo guardai scioccata mentre si rialzava saltellando e prendere poi posto sul divano dove restò ad occhi chiusi e con un gran sorriso stampato sul viso, tenendo stretto fra le sue mani il foglio miracoloso.
" Per la prima volta assisto ad una tua scena isterica dal vivo invece che per via telefonica. Elisabeth, mi dici come fai a sopportalo? Dio, ho l'udito rovinato."
" Sparati."- disse lui con semplicità senza guardarmi e con il sorriso ancora in bella mostra.
" Mio dio, John! Quanto siamo suscettibili!"- esclamai sghignazzando. Aprì un occhio e disse: " strega insensibile."
Lo guardai continuando a sorridere. Il mio amico John non poteva ancora sapere che sulla mia insensibilità ora si poteva aprire un forum e discuterne all'infinito. Questo fra l'altro fece risvegliare in me un bel po' di pensieri che avevo accartocciato come fogli inutili, scoprendo invece che servivano.
Non ne sarei uscita viva e il fatidico giorno del ritorno era ormai imminente..
 
 
Riuscii a dormire quel tanto che mi bastò per sognare almeno due volte di seguito Ville. Ormai non riuscivo più a fare altro. Quando entrai in cucina non mi accorsi nemmeno che gli altri mi diedero il buongiorno.
" Il mister ti ha mandato qualcosa."- disse Jonathan porgendomi un grande mazzo di rose che immediatamente mi fece risvegliare del tutto da quello stato di torpore in cui ero caduta dopo l'ennesimo sogno strano.
" Sono per me?"- chiesi incredula prendendolo fra le mie mani. Annusai le rose e immediatamente un sorriso largo quanto la vastità oceanica si fece spazio.
" No, sono le mie. Volevo farti rodere un po'."- disse Jonathan a braccia conserte. Scoppiai a ridere come una stupita. Che domande erano?
" Scommetto che uno di voi due ha letto il biglietto."- dissi continuando a guardare le rose, notando la parte leggermente rovinata nella quale sicuramente c'era qualcosa. Guardai prima Elisabeth che immediatamente indicò Jonathan il quale aveva iniziato a fischiettare subito dopo le mie parole e che ora mi guardava sorpreso. Sapevo che era stato lui, come sempre del resto.
" Chi ti dice che possa essere stato io?"
" Avanti dammi il biglietto, ficcanaso."
Lui mi fissò senza muoversi.
" John!"
Vedendo che lui esitava, gli pestai un piede.
"Aaaaaaaahiaaaaaaaaa!"
" Dammi il biglietto."-  dissi sovrastando le sue urla di dolore.
" Oooh e va bene!"- disse sconfitto. Gli strappai dalle mani il biglietto e osservai la calligrafia.

Vorrei sfiorare dolcemente il tuo corpo e baciarlo in ogni suo punto..mi manca stare accanto a te e vederti tutti i giorni..

 
Aaah Ville!
Arrossii immediatamente e sapendo che l'aveva letto anche Jonathan il mio rossore aumentò più del dovuto e subito mi lanciai contro di lui urlando: " L'hai letto anche tu! Come ti sei permesso?! Queste cose tu non devi leggerle! Come hai osato?!"
"Ahiaaaa! Smettilaaa! Jade mi stai ammazzando la spallaaa!"
Mi allontanai solo quando fui sicura di avergli inferto il mio colpo finale. Il risultato fu: due graffi sul braccio e un morso sulla spalla.
" Sei una cretina! Guarda cosa mi hai fatto!"- esclamò lui.- " intanto l'ho letto muahahahah!"
" Ne vuoi ancora? Io non sono stanca."
" Fatti i fatti tuoi. Sto bene così, grazie del pensiero."- rispose massaggiandosi la spalla.- " mi hai fatto male sul serio, porca zozza!"
Non lo ascoltai. I miei occhi e il mio cervello erano piuttosto presi da quella piccola sorpresa che fu più che gradita e che immediatamente fece aumentare la voglia matta di vederlo. Sarei riuscita a sopravvivere quel giorno?
 
 
Le ore scorrevano a grande velocità e un altro giorno sembrava che mi stesse abbonando senza Ville. Eppure lui aveva detto che ci sarebbe stato! Continuavo a guardare le rose accuratamente sistemate in un vaso mentre le mie mani giocherellavano con il biglietto e ogni tanto un occhio cadeva su quelle parole che riuscivano a sedarmi, ma allo stesso tempo mi gettavano bel panico.
Quando viene devi dirglielo!
Dirgli che lo amavo?
Volevo spararmi.
Mi alzai per l'ennesima volta dal divano e andai a spiare dalla finestra per vedere se riuscivo ad intercettare qualche rumore o scorgere qualche ombra, ma niente.
Ero decisamente un'anima in pena.
Poi all'improvviso, quando tutto per me sembrava ormai andato a farsi fottere, il campanello suonò e di corsa mi fiondai alla porta. Quando aprii fui completamente rapita da due occhi verdi e profondi che facevano da ciliegina sulla torta a quel viso dai lineamenti perfetti e quasi femminili, di cui mi ero completamente innamorata. Adoravo il suo berretto, i capelli mossi che facevano capolino da sotto e il suo sorriso enorme. Per un attimo sentii che il mondo si era fermato, o forse era il mio cuore ad aver arrestato i suoi movimenti consueti. Avrei tanto voluto che qualcuno mi facesse una foto in quel preciso istante giusto per prendermi in giro da sola in un altro momento.
Ville si mise in ginocchio e con le mani congiunte disse: " perdonami per questo mio deplorevole ritardo, ma ho dovuto fare un'intervista e poi mio fratello Jesse mi ha rotto un po' le scatole. Perdonami, oh potente spirito maligno, donzella dolce quanto un limone."
" Dai alzati scemo!"- gli dissi dandogli un colpetto sulla spalla. Lui si alzò ed entrò dentro. Appena chiusi la porta le sue labbra furono rapidamente sulle mie, mentre le braccia mi circondarono nella famosa stretta fatale. Prima di perdere quella poca sanità mentale che avevo lo fermai e dissi: " tu sei completamente pazzo! Non era necessario che mi mandassi delle rose,che tra l'altro sono bellissime."
Stavo per riprendere possesso delle sue labbra quando lui si fermò guardandomi confuso.
" Rose? Quali rose?"
" Non fare lo scemo! Le rose che mi hai mandato questa mattina."
" Non capisco di cosa stai parlando."
Lo presi per un braccio e gli feci vedere il vaso in soggiorno, contenendo le bellissime rose. Lui si avvicinò ulteriormente sorpreso e a quel punto il grande sorriso che avevo si spense all'istante. Non stava fingendo, era chiaro che non sapesse per davvero di cosa stavo parlando.
" Ma come..non sei stato tu?"
" No."
" E allora chi è stato?"
Lui scrollò le spalle, ma prontamente prese il biglietto e dopo averlo letto mi arrostì con il suo sguardo serio, per poi ripetere in maniera teatrale ad alta voce: " vorrei sfiorare dolcemente il tuo corpo e baciarlo in ogni suo punto..mi manca stare accanto a te e vederti tutti i giorni."
Mi guardò di nuovo accartocciando il biglietto.
" Bene. Qualcuno ha deciso di farsi male ed entrare a far parte del coro delle voci bianche."
" Perché ti agiti? Sono sicura che si sarà una spiegazione."
" Ecco fino a quando questa spiegazione non salta fuori, io resto della mia idea."
" Magari è stato uno sbaglio."- dissi incerta. Poi guardai attentamente la sua espressione e il modo in cui stava stritolando quel pezzo di carta e mi accorsi di quanto fosse strano vedere un uomo in quella situazione.
"Non dirmi che sei geloso."- gli chiesi sorridendo.
"Non sono geloso."- rispose arrabbiato senza guardarmi.
Mi avvicinai guardandolo divertita e gli tolsi piano il berretto che feci volare sul divano.
" Sai, vorrei tanto crederti. Peccato che non ci riesca."- gli dissi con aria angelica. Lui mi guardò facendomi perdere dieci anni di vita con i suoi occhi e sorridendomi disse: " va bene forse un po'.."
" Più di un po' ."- corressi sbottonandogli la giacca.
" Okay sì sono geloso, ma sono soprattutto innervosito. Chi è questo coglione?"
"Sarà un poveraccio. Di cosa devi innervosirti?"
"Di chi c'è dietro al biglietto. E poi quelle parole sono così scontate. Se fossi stato io avrei di sicuro fatto di meglio."- rispose altezzoso.
" E se fosse un uomo ignorante, brutto e maniaco?"
"Non si tocca ciò che è mio. Anche se fosse l'uomo più brutto del mondo proverei la stessa cosa. Se ho il tuo consenso, tu sei mia e di nessun altro."
Mi fermai di colpo sentendo quelle parole. Restai interdetta per due minuti guardandolo intensamente.
" Ville..santo cielo..in questo modo rischi di farmi perdere tutto l'autocontrollo e la stronzaggine che posseggo!"
Lui sorrise soddisfatto di vedere quella reazione da parte mia e avvicinandosi al mio orecchio disse: " meglio così. Sei decisamente più sexy ed erotica senza stronzaggine."
Scoppiai a ridere cercando di non pensare al brivido che avevo appena provato.
" Ma che dici, sei impazzito? Erotica..ma per favore!"
Per tutta risposta mi attirò a sé e iniziò a baciarmi con ardore, quasi come non ci fosse più un domani, come se quella fosse stata l'ultima notte da vivere. Naturalmente lo lasciai fare e seguii la sua scia unendomi alla sua spedizione verso la passione. In poco tempo la sua giacca e la maglia caddero sul divano. Si staccò solo quando restammo senza fiato dopo un bacio durato un secolo.
"Sei sola?"- chiese con l'affanno.
"Sì."- mormorai sopraffatta dall'eccitazione.
"Bene."
Prima che potesse prendere iniziative lo bloccai tornando in me e dissi: " aspetta un attimo."
Presi le rose e le gettai fuori dalla finestra. Esse caddero sull'erbetta del giardinetto silenziose. Chiusi la vetrata e tornando da lui sussurrai: " stavamo dicendo?"
Mi baciò il collo scendendo sempre più giù.
" Che ho un maledetto bisogno di te per sentirmi..bene."- disse fissandomi negli occhi dopo avermi tolto la maglia. Con il cuore che batteva all'impazzata dopo quelle parole, lo condussi nella mia stanza senza smettere di baciarlo. Delicatamente mi distese sul letto e da improvvisato capitano, iniziò le sue manovre baciando ogni centimetro della mia pelle e togliendomi con una lentezza infinita quanto assassina, ciò che ancora mi teneva completamente nascosta ai suoi occhi.
" Qualche giorno mi farai morire, donzella.."- sussurrò guardandomi dritto negli occhi prima di riprendere la sua operazione. Lo guardai e continuai a farlo nonostante stessi ad un passo dal perdere il mio lato razionale.
 
 
Mi sento come se il mondo mi stesse intrappolando. Continuo a dormire sempre più profondamente in me stesso e ho paura. Mi sento come se la mia mente stesse costantemente cercando di buttarmi giù. Per quanto ancora dovrò sentirmi così fuori luogo?
 
Staccai gli occhi dal foglio e tornai a guardare Ville profondamente addormentato. Quell'uomo riusciva ad ispirarmi per un personaggio molto più sensibile della protagonista, tanto che stavo avendo occhi solo per lui e questo di sicuro avrebbe suscitato scalpore e shock fra le mie fan una volta che il libro sarebbe terminato. Continuai a fissarlo seguendo i suoi movimenti e le sue espressioni. Se non fossi stata a conoscenza della sua malizia, in quel momento sembrava davvero un angelo. 
Dio, che situazione!
Scrissi un'altra frase e poi misi da parte tutto l'occorrente e alzandomi mi avvicinai alla finestra. Ormai il giorno era arrivato e con sé aveva portato immensi nuvoloni scuri, una goduria per i miei occhi. Per l'ennesima volta mi ero appropriata della maglia di Ville e con indosso solo quella presi ad osservare attentamente il cielo con il cuore che batteva all'impazzata. Ad un tratto sentii un rumore e voltandomi notai che Ville si era svegliato.
" Buongiorno."- dissi piano restando al mio posto.
Lui sorrise e stiracchiandosi rispose con la sua voce calda e profonda.
" Che ci fai lì?"- mi chiese.
" Stavo guardando le nuvole. Oggi mi sa tanto che pioverà."- risposi evitando di guardare la sua nudità.
" C'è qualcosa che non va?"
Lo guardai dritta negli occhi. La sua espressione serena in due istanti si trasformò in preoccupazione.
" Copriti."- risposi senza aggiungere altro.
" Perché dovrei farlo?"
" Perché devo dirti una cosa e se sei nudo non riesco a concentrarmi."- risposi infastidita.
A quel punto Ville alzò le mani in segno di arresa e sorridendo disse: " okay, okay, ma stiamo calmi."
" Scusa."- risposi addolcendomi e allo stesso tempo tormentandomi le mani. Si alzò e indossò i pantaloni, restando solamente a petto nudo.
" Va meglio?"- chiese divertito. Annuii sorridendo. Si avvicinò a me e accarezzò il mio volto con grande dolcezza, la stessa che era presente nei suoi occhi.
" Cosa devi dirmi?"
Lo guardai a lungo deglutendo.
" Non so come dirtelo."- dissi abbassando gli occhi.
" Devo preoccuparmi?"
" No!"
Tornai a guardarlo e lo abbracciai cercando in quel modo di trovare la fonte giusta di coraggio per dirgli quello che andava detto.
" Donzella..non mi convinci. Sicura che non sia nulla di grave?"
Indugiai qualche istante e poi mi allontanai da lui sbuffando. Mi voltai dandogli le spalle, portandomi le mani sul viso che fu completamente nascosto. Quando finalmente sentii di aver trovato di nuovo la voce mi voltai e dissi: " Il fatto è che tu mi hai travolto all'improvviso, senza che io potessi fare qualcosa per tenerti lontano. Ti sei infilato nella mia testa gradualmente come se ci fosse stata la porta aperta, come se qualcuno ti avesse detto di entrare. Il fatto è che però nessuno ti aveva invitato, ma tu lo sapevi che dovevi arrivare. E in fondo lo sapevo anch'io."
Mi guardò confuso, preso forse alla sprovvista.
" Il fatto è che io.."- mi bloccai sentendo un nodo alla gola. Ville fece un passo avanti, ma non si avvicinò. Continuava a guardarmi allarmato. Sbuffai di nuovo e alzai gli occhi al cielo, come se in quel modo riuscissi a catturare le parole giuste da usare.
" Io mi sono innamorata di te."
Abbassai nuovamente la testa e poi respirando a fondo la alzai e guardandolo dritto negli occhi con decisione dissi: " io ti amo."
L'avevo detto. Era come se quella bestia che viveva dentro il mio stomaco, dopo tanto tempo avesse trovato la strada giusta per uscire e andare via. Mi sentii leggera e un silenzio assoluto piombò fra noi due. Ville continuava a fissarmi e io iniziavo ad aver paura della sua espressione indecifrabile, quasi ermetica. Poi però un piccolo sorriso si fece spazio sul suo volto e schiarendosi la voce disse: " La prima volta che ti ho vista, ho detto: mio dio! Questo è un sogno . Eri così..bella..estraniata dal mondo..osservavi la gente intorno a te con un sorriso che non avevo mai visto prima di allora. Io in quel momento avevo bisogno di un sogno, perché tutto sembrava andarmi male. Poi ti ho trovata e non pensavo minimante che i miei sogni in qualche modo il mondo li tenesse in considerazione. Quando ti ho visto per la prima volta ho detto: lei è il mio sogno. Avevo bisogno di un sogno che mi desse forza. Sei diventata la sola ragione che avevo per andare avanti. E sì..tutto questo per dirti che anche io sono arrivato alla mia soluzione proprio grazie a questi giorni così lontano da te."
Si fermò e ad un tratto prese a canticchiare quelle stesse parole, improvvisando una melodia molto dolce.
" When I first saw you I said.. Oh my..That's a dream, that's my dream. I needed a dream when it all seemed to go bad. Then I find you and I have had the most beautiful dreams any mans ever had. I needed a dream to make me strong. You were the only reason I had to go on."
Restai in silenzio sentendo quel nodo alla gola farsi più stretto. Lui sembrò non farci caso e avvicinandosi ancora di più terminò sussurrandomi: " tutto questo per dirti che ti amo anche io.."
A quel punto non ce la feci più a reggere tutte quelle emozioni e scoppiai a piangere.
" " Che fai piangi?"
Cercai di asciugare all'istante quel flusso di lacrime da tipica sentimentale.
" Non solo sono noioso, ma adesso scopro anche di essere capace di far piangere all'improvviso. Sto messo davvero bene."- disse cercando di smorzare l'aria carica di troppe emozioni decisamente forti per me che non ero abituata a ricevere tutto quell'amore. Sentivo di non meritarlo, ma non volevo dirglielo perché in fondo nei suoi occhi era evidente che non stesse scherzando. Forse ero io che da troppo stronza sentivo di non poter meritare quelle parole, quella canzonetta improvvisata giusto per farmi sciogliere del tutto e quell'uomo.
" Sei davvero sentimentale..potrei vomitare."- gli dissi ridendo mentre le lacrime continuavano a scendere senza freno. Anche lui scoppiò a ridere stringendomi fra le sue braccia.
" Non ti è piaciuta?"
" Sì, solo che..come ti è venuta in mente?"
" Non lo so.."- disse lui scrollando le spalle e baciandomi sulla guancia.
Si potevano spendere minuti, ore, giorni, settimane e, se non bastavano, persino mesi ad analizzare una situazione, cercando di mettere insieme i pezzi e comporre il puzzle o giustificando la ricerca lenta dei tasselli mancanti e ora finalmente ritrovati oppure restando in silenzio ad ascoltare le tirate d'orecchie per ciò che non avevi voluto cercare per tutto quel tempo, ma alla fine quando eri davanti alla scelta l'unica cosa che potevi fare era seguirla con decisione e sperare che da quel momento in poi tutto sarebbe andato per il verso giusto, o quanto meno, sperare che nulla potesse farti cambiare idea.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ho esagerato? Troppo miele? Come state? Devo organizzarvi un viaggio dal dentista?
Perdonate le riflessioni iniziali..è che Jade mi ispira troppo XD
Comunque, vi pare che io possa scrivere versi di canzoni e di questo genere per giunta? Beh se l'avete pensato non fatelo mai più xD
Queste frasi tenere sono state prese da una canzone " When I First Saw You" appartenente ad un film musical intitolato " Dreamgirls" che ho rivisto per tre volte di fila in due giorni, perché avevo bisogno di ispirazione. A cantarla è Jamie Foxx. Comunque sia è come se questa bella canzoncina (visto che è di un film) non appartenesse a nessuno e siamo dunque libere di appioppiarla a qualsiasi altro cantante xD. Noi qui abbiamo Ville, quindi oltre ad essere diverso l'effetto, la morte è più che assicurata xD
Beh ci vediamo alla prossima :D
Ps. Se volete ascoltare l'originale e implodere ecco a voi https://www.youtube.com/watch?v=DwZdf8eL98o
 

 
 
   
 
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