Feel
like a monster
Loki
si era sempre sentito un mostro.
Lo
aveva percepito crescendo, giorno dopo
giorno, riflettendosi negli occhi di chi lo guardava con inquietudine,
evitando
di incrociare la sua strada quando percorreva i corridoi del palazzo.
Eppure,
non ne capiva il motivo. Il mostro non era lui, sua madre Frigga lo
rassicurava
con dolcezza ogni sera, prima di andare a dormire.
Ma
era proprio nel momento del sonno che le
insicurezze venivano a fargli visita con maggiore forza, gli incubi lo
tormentavano sussurrandogli parole d’odio. Spesso, quindi,
passava le notti a
fissare il soffitto della propria camera domandandosi quali fossero le
sue
colpe, quale crimine potesse avere commesso un bambino come lui.
Poi,
quando la stanchezza del fisico vinceva
su quella mentale, pensava alla sua famiglia. Pensava che non lo
avrebbero mai
deluso.
Non
Frigga. Non Odino. Non Thor.
***
Si
stupiva di quanto rimanesse affascinato dal
potere del tempo quando, in realtà, avrebbe dovuto odiarlo
con tutto se stesso.
I secondi, i minuti, le ore si trasformavano in qualcosa di
più grande come gli
anni e i secoli; diventando in un attimo insignificanti. Ma per quanto
comunque
fossero elementi così piccoli e fuggenti, era nella indole
di tutti inseguirli,
coglierli, viverli.
Loki
aveva passato il tempo in un angolo,
assistendo allo spettacolo della vita in silenzio. Guardava il fratello
crescere e sapeva senza specchiarsi che anche lui stava diventando
grande. Lo
vedeva ridere e lui faceva altrettanto. Avevano condiviso
così tanto insieme.
Improvvisamente
lo vedeva allontanarsi sempre
di più.
Non
è
colpa sua,
si diceva, sono gli altri che lo portano via.
Sono gli
altri che vogliono la mia solitudine.
Quindi
lui aspettava, aspettava che Thor
tornasse indietro e lo portasse con se in quel mondo troppo grande che
lo
illudeva che, un giorno, lo avrebbe accettato. Ma aveva dovuto
rassegnarsi
troppo presto al fatto che Thor avesse un ruolo da protagonista mentre
lui era
solo una comparsa.
Loki
doveva odiare il tempo perché aveva
trasformato anche tutto quello in cui credeva in una mera illusione.
Intanto,
gli incubi non gli davano tregua. Il loro tormento diventava sempre
più forte.
“I
mostri… vanno rinchiusi e tenuti al buio. Il protagonista
vince, sempre.”
***
Una
volta, il Padre degli Dei aveva raccontato
ai due fratelli una storia.
Al
confine est del regno vi era una foresta
tanto folta da non far filtrare la luce al suo interno. Nel punto
più profondo
e oscuro, si trovava un lago in cui viveva un grosso serpente con ampie
fauci.
Si diceva che rapisse i bambini durante la notte, che si sfamasse dei
loro
capricci e lamentele.
Avevano
iniziato ad ascoltarla tutte le sere,
prima di andare a dormire.
Era
una comune storia; tutti i genitori la raccontavano
ai propri figli per metterli in guardia: Se
fai il cattivo, questa notte verrà il serpente della foresta
a portarti via.
Provava
un senso di impazienza durante le
giornate. Iniziò ad attendere con sempre maggior eccitazione
il momento in cui
Odino avrebbe raccontato di nuovo quel racconto al calare del sole.
Poi
chiudeva gli occhi e sprofondava nel
sonno.
Era
in quella foresta, una notte. Aveva
trovato il lago e con esso il serpente. Non si era mosso. Si era
sentito
inspiegabilmente attratto da quella creatura. Era mostruosa ed incuteva
un
incredibile timore. Ma il giovane Dio era andato oltre
quell’aspetto, aveva
guardato oltre l’apparenza.
Il
serpente era triste, aveva vissuto nel buio
di quella prigione verde completamente da solo. Loki, per la prima
volta, si
sentì compreso davvero. Erano rimasti a fissarsi negli occhi
a lungo,
raccontandosi silenziosamente a vicenda la propria storia.
Poi,
Odino era giunto. Lo aveva trascinato via
in fretta, scacciando la bestia. Per un attimo,
avrebbe giurato di aver visto suo padre guardarlo con
disprezzo. Aveva
lasciato correre, senza darci peso.
Non
sapeva che il tempo avrebbe dovuto
scorrere ancora a lungo prima di capire che quello sguardo era reale e
celato
in se custodiva un oscuro significato.
***
E
tutto era improvvisamente crollato. Pezzo
dopo pezzo, la sua anima si era sgretolata senza che lui potesse fare
qualcosa.
Non aveva fatto altro che andare alla ricerca della massima conoscenza,
aveva
sempre perseguito la verità. Ma si era reso conto che aveva
chiuso la sua mente
di fronte all’evidenza per tanti anni, troppi.
Ora
lo sguardo era fisso sulle sue mani, che
poco prima aveva visto trasformarsi diventando come quelle del nemico.
Il
colore del ghiaccio.
Ciò
che era seguito subito dopo lo aveva
spezzato. Alla fine, anche chi credeva fosse dalla sua parte lo aveva
posto
davanti alla verità. L’unica verità a
cui non era riuscito a giungere. Si era
visto riflesso in una delle pareti luccicanti che lo circondavano,
guardando
quella parte di se che era rimasta dormiente fino a quel momento e che
adesso
era emersa.
Tutto
ciò che bramava era il rispetto e
l’ammirazione degli altri. Li pretendeva, ora più
che mai.
Ma
no.
Non
avrebbe dato al popolo quella
soddisfazione, non voleva che se la cavassero così
facilmente. Se loro volevano
che lui fosse il mostro, allora un mostro avrebbero avuto.
Di
fronte ad una vita piena di bugie aveva
scelto di diventare, a sua volta, un bugiardo.
Così,
il Dio degli Inganni era nato.
***
Aveva
imparato a barricarsi dietro la sua
corazza. Lo aiutava a rimanere lucido anche quando l’universo
lo aveva creduto
pazzo, instabile. In molti avevano cercato di trapassarla e
indebolirlo,
sbagliando punto in cui colpire. Era la corazza che velava il suo
cuore,
infatti, ad essere inscalfibile.
Non
era nella sua natura cedere. Avrebbe
continuato a mostrarsi impassibile, fiero per ciò che aveva
compiuto.
Incompreso agli occhi di molti, imperscrutabile a chi pensava di
conoscerlo. A
quelle tre persone che credeva non lo avrebbero mai tradito.
Era
lui ad essere stato tradito, ed essere
accusato di tale bassezza era l’ennesimo torto che gli veniva
fatto.
Ma
non si sarebbe opposto a nessuna condanna,
non si sarebbe piegato a nulla. Avrebbe affrontato la sua gente
imbrogliando,
facendo credere che avrebbe accettato tutto. Sorrideva divertito
osservando il
sollievo sui volti che poco prima lo avevano guardato sprezzanti, ma
impauriti.
Mentre
veniva portato via, ascoltava il
battito del suo cuore, calmo e lento. Ovunque lo stessero conducendo,
sapeva
che non era finita.
La
sua storia non si sarebbe conclusa, non in
quel momento e non in quel modo.
***
Tutto
può tornare alla propria origine, Loki
questo lo sapeva bene. Per questo aveva lasciato che i ricordi lo
accompagnassero in quel luogo freddo e silenzioso. Quando era rimasto
solo non
aveva altro che i propri pensieri a cui aggrapparsi.
Il
tempo trascorso sui libri, in mezzo alle
storie che tanto lo avevano affascinato, gli avevano mostrato che ogni
avventura aveva il proprio protagonista, nel bene e nel male.
Rise
tristemente, ancora una volta aveva
ingannato se stesso.
Gli
era sembrato, infine, di non avere avuto
il tempo per pensare alla sua, di storia. Si era reso conto che anche
lui era
un protagonista. Ma non aveva nessuno a cui raccontarsi e rivelarsi.
Una storia
è priva di significato, senza il suo pubblico.
Fu
in quel momento che sentì un suono, flebile
e quasi impercettibile. Si guardò intorno e infine sorrise.
Loki
si era sempre sentito un mostro.
***
E rieccomi qui, dopo mesi con un'altra storia. Ho un po' di timore nel pubblicarla, non so cosa potrebbe venirne fuori.
Un commento é sempre gradito!
Un saluto,
Lain*