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Autore: Lainthel    16/07/2013    0 recensioni
"I mostri… vanno rinchiusi e tenuti al buio. Il protagonista vince, sempre."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Feel like a monster

 

Loki si era sempre sentito un mostro.

Lo aveva percepito crescendo, giorno dopo giorno, riflettendosi negli occhi di chi lo guardava con inquietudine, evitando di incrociare la sua strada quando percorreva i corridoi del palazzo. Eppure, non ne capiva il motivo. Il mostro non era lui, sua madre Frigga lo rassicurava con dolcezza ogni sera, prima di andare a dormire.

Ma era proprio nel momento del sonno che le insicurezze venivano a fargli visita con maggiore forza, gli incubi lo tormentavano sussurrandogli parole d’odio. Spesso, quindi, passava le notti a fissare il soffitto della propria camera domandandosi quali fossero le sue colpe, quale crimine potesse avere commesso un bambino come lui.

Poi, quando la stanchezza del fisico vinceva su quella mentale, pensava alla sua famiglia. Pensava che non lo avrebbero mai deluso.

Non Frigga. Non Odino. Non Thor.

***

Si stupiva di quanto rimanesse affascinato dal potere del tempo quando, in realtà, avrebbe dovuto odiarlo con tutto se stesso. I secondi, i minuti, le ore si trasformavano in qualcosa di più grande come gli anni e i secoli; diventando in un attimo insignificanti. Ma per quanto comunque fossero elementi così piccoli e fuggenti, era nella indole di tutti inseguirli, coglierli, viverli.

Loki aveva passato il tempo in un angolo, assistendo allo spettacolo della vita in silenzio. Guardava il fratello crescere e sapeva senza specchiarsi che anche lui stava diventando grande. Lo vedeva ridere e lui faceva altrettanto. Avevano condiviso così tanto insieme.

Improvvisamente lo vedeva allontanarsi sempre di più.

Non è colpa sua, si diceva, sono gli altri che lo portano via. Sono gli altri che vogliono la mia solitudine.

Quindi lui aspettava, aspettava che Thor tornasse indietro e lo portasse con se in quel mondo troppo grande che lo illudeva che, un giorno, lo avrebbe accettato. Ma aveva dovuto rassegnarsi troppo presto al fatto che Thor avesse un ruolo da protagonista mentre lui era solo una comparsa.

Loki doveva odiare il tempo perché aveva trasformato anche tutto quello in cui credeva in una mera illusione. Intanto, gli incubi non gli davano tregua. Il loro tormento diventava sempre più forte.

“I mostri… vanno rinchiusi e tenuti al buio. Il protagonista vince, sempre.”

***

Una volta, il Padre degli Dei aveva raccontato ai due fratelli una storia.

Al confine est del regno vi era una foresta tanto folta da non far filtrare la luce al suo interno. Nel punto più profondo e oscuro, si trovava un lago in cui viveva un grosso serpente con ampie fauci. Si diceva che rapisse i bambini durante la notte, che si sfamasse dei loro capricci e lamentele.

Avevano iniziato ad ascoltarla tutte le sere, prima di andare a dormire.

Era una comune storia; tutti i genitori la raccontavano ai propri figli per metterli in guardia: Se fai il cattivo, questa notte verrà il serpente della foresta a portarti via.

Provava un senso di impazienza durante le giornate. Iniziò ad attendere con sempre maggior eccitazione il momento in cui Odino avrebbe raccontato di nuovo quel racconto al calare del sole.

Poi chiudeva gli occhi e sprofondava nel sonno.

Era in quella foresta, una notte. Aveva trovato il lago e con esso il serpente. Non si era mosso. Si era sentito inspiegabilmente attratto da quella creatura. Era mostruosa ed incuteva un incredibile timore. Ma il giovane Dio era andato oltre quell’aspetto, aveva guardato oltre l’apparenza.

Il serpente era triste, aveva vissuto nel buio di quella prigione verde completamente da solo. Loki, per la prima volta, si sentì compreso davvero. Erano rimasti a fissarsi negli occhi a lungo, raccontandosi silenziosamente a vicenda la propria storia.

Poi, Odino era giunto. Lo aveva trascinato via in fretta, scacciando la bestia. Per un attimo,  avrebbe giurato di aver visto suo padre guardarlo con disprezzo. Aveva lasciato correre, senza darci peso.

Non sapeva che il tempo avrebbe dovuto scorrere ancora a lungo prima di capire che quello sguardo era reale e celato in se custodiva un oscuro significato.

***

E tutto era improvvisamente crollato. Pezzo dopo pezzo, la sua anima si era sgretolata senza che lui potesse fare qualcosa. Non aveva fatto altro che andare alla ricerca della massima conoscenza, aveva sempre perseguito la verità. Ma si era reso conto che aveva chiuso la sua mente di fronte all’evidenza per tanti anni, troppi.

Ora lo sguardo era fisso sulle sue mani, che poco prima aveva visto trasformarsi diventando come quelle del nemico. Il colore del ghiaccio.

Ciò che era seguito subito dopo lo aveva spezzato. Alla fine, anche chi credeva fosse dalla sua parte lo aveva posto davanti alla verità. L’unica verità a cui non era riuscito a giungere. Si era visto riflesso in una delle pareti luccicanti che lo circondavano, guardando quella parte di se che era rimasta dormiente fino a quel momento e che adesso era emersa.

Tutto ciò che bramava era il rispetto e l’ammirazione degli altri. Li pretendeva, ora più che mai.

Ma no.

Non avrebbe dato al popolo quella soddisfazione, non voleva che se la cavassero così facilmente. Se loro volevano che lui fosse il mostro, allora un mostro avrebbero avuto.

Di fronte ad una vita piena di bugie aveva scelto di diventare, a sua volta, un bugiardo.

Così, il Dio degli Inganni era nato. 

***

Aveva imparato a barricarsi dietro la sua corazza. Lo aiutava a rimanere lucido anche quando l’universo lo aveva creduto pazzo, instabile. In molti avevano cercato di trapassarla e indebolirlo, sbagliando punto in cui colpire. Era la corazza che velava il suo cuore, infatti, ad essere inscalfibile.

Non era nella sua natura cedere. Avrebbe continuato a mostrarsi impassibile, fiero per ciò che aveva compiuto. Incompreso agli occhi di molti, imperscrutabile a chi pensava di conoscerlo. A quelle tre persone che credeva non lo avrebbero mai tradito.

Era lui ad essere stato tradito, ed essere accusato di tale bassezza era l’ennesimo torto che gli veniva fatto.

Ma non si sarebbe opposto a nessuna condanna, non si sarebbe piegato a nulla. Avrebbe affrontato la sua gente imbrogliando, facendo credere che avrebbe accettato tutto. Sorrideva divertito osservando il sollievo sui volti che poco prima lo avevano guardato sprezzanti, ma impauriti.

Mentre veniva portato via, ascoltava il battito del suo cuore, calmo e lento. Ovunque lo stessero conducendo, sapeva che non era finita.

La sua storia non si sarebbe conclusa, non in quel momento e non in quel modo.

***

Tutto può tornare alla propria origine, Loki questo lo sapeva bene. Per questo aveva lasciato che i ricordi lo accompagnassero in quel luogo freddo e silenzioso. Quando era rimasto solo non aveva altro che i propri pensieri a cui aggrapparsi.

Il tempo trascorso sui libri, in mezzo alle storie che tanto lo avevano affascinato, gli avevano mostrato che ogni avventura aveva il proprio protagonista, nel bene e nel male.

Rise tristemente, ancora una volta aveva ingannato se stesso.

Gli era sembrato, infine, di non avere avuto il tempo per pensare alla sua, di storia. Si era reso conto che anche lui era un protagonista. Ma non aveva nessuno a cui raccontarsi e rivelarsi. Una storia è priva di significato, senza il suo pubblico.

Fu in quel momento che sentì un suono, flebile e quasi impercettibile. Si guardò intorno e infine sorrise.

Loki si era sempre sentito un mostro.

Ma in quell’istante, riflettendosi negli occhi del serpente della sua infanzia, si sentì finalmente accettato.










***

E rieccomi qui, dopo mesi con un'altra storia. Ho un po' di timore nel pubblicarla, non so cosa potrebbe venirne fuori.

Un commento é sempre gradito!

Un saluto,

Lain*
  
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