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Autore: niki_    16/07/2013    2 recensioni
Carichi d'oro, tonnellate e tonnellate, provenienti da una terra vergine oltre le Colonne d'Ercole, un Nuovo Mondo da plasmare ricco di tesori. Spagna era stato il più rapido - o il più fortunato. Sì, Inghilterra era più propenso a quest'ultima ipotesi - ad impossessarsi delle miniere di quella terra, spargendo copiosamente il sangue di quelle popolazioni che avevano abitato lì per millenni, facendo così affluire ai suoi porti ricchezze apparentemente senza fine.
Apparentemente, perché Inghilterra sapeva che sarebbero finite presto, come tutte le effimere cose degli esseri umani. Spagna era talmente accecato dal bagliore di quel metallo per vedere che si stava già esaurendo, ma Inghilterra era più saggio: aveva scelto un tipo differente di oro. Lo aveva accarezzato spesso, beandosi delle mille sfumature che assumeva alla luce del sole, lo aveva visto crescere e diventare perfetto.
"E tu, Inghilterra, sarai il mio supporto!".
Quasi perfetto... Molto lontano dalla perfezione, a pensarci meglio.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oro
La shippatrice di UsUk che è in me, dopo la pubblicazione di Angleterre. France., si sentiva estremamente in colpa. Ecco perché fin dal 23 febbraio (Angleterre. France. è stata scritta e pubblicata il giorno precedente) ho iniziato a scrivere questa storia.
Portata avanti quando avevo due minuti liberi da dedicarle, ho provato a scriverla con uno stile differente da quello che utilizzo di solito. Un esperimento per vedere come me la cavavo lontano dalle mie sicurezze... No, in realtà dev'essere che mi piace proprio complicarmi la vita... In ogni caso, la cosa che salta subito all'occhio di questo test sono le ripetizioni di "Inghilterra" e "America" (solitamente utilizzo sinonimi o giri di parole): leggendola non mi sembrava, ma se sono troppo pesanti fatemelo notare nelle recensioni, conto su di voi! ♥
Per ragioni di trama ho modificato il primo incontro fra il nostro sopracciglione preferito e quell'adorabile frugoletto: invece della gara fra Francia e Inghilterra per accaparrarsi le grazie dei futuri Stati Uniti (suona male solo a me?), ho scelto una versione più storica.
Sono sinceramente affezionata a questa storia, la prima su questo pairing che è anche uno dei miei OTP, anche se è stato un parto completarla. Se sono riuscita a pubblicarla è merito di WatashiwaBakaNeko, che mi ha supportato moralmente quando stavo per spaccare la tastiera in piena crisi da blocco dello scrittore, e di Set_WingedWarrior che mi ha fatto un betaggio perfetto (non sai quanto ti sono debitrice, mia cara mapà). ♥
Questo è quanto.
Se vorrete mettere questa storia fra le seguite/ricordate/preferite sappiate che mi renderete molto felice, ma lo sarò ancora di più se commenterete. Grazie infinite!
*sparge amore random* ♥

Disclaimer - L'autrice non ricava neanche un dollaro americano da questa storia. Axis Powers Hetalia e i suoi personaggi appartengono agli avente diritto.
Se APH mi appartenesse le sopracciglia di Inghilterra sarebbero patrimonio dell'umanità.

Oro
Carichi d'oro, tonnellate e tonnellate, provenienti da una terra vergine oltre le Colonne d'Ercole, un Nuovo Mondo da plasmare ricco di tesori. Spagna era stato il più rapido - o il più fortunato. Sì, Inghilterra era più propenso a quest'ultima ipotesi - ad impossessarsi delle miniere di quella terra, spargendo copiosamente il sangue di quelle popolazioni che avevano abitato lì per millenni, facendo così affluire ai suoi porti ricchezze apparentemente senza fine.
Apparentemente, perché Inghilterra sapeva che sarebbero finite presto, come tutte le effimere cose degli esseri umani. Spagna era talmente accecato dal bagliore di quel metallo per vedere che si stava già esaurendo, ma Inghilterra era più saggio: aveva scelto un tipo differente di oro. Lo aveva accarezzato spesso, beandosi delle mille sfumature che assumeva alla luce del sole, lo aveva visto crescere e diventare perfetto.
"E tu, Inghilterra, sarai il mio supporto!".
Quasi perfetto... Molto lontano dalla perfezione, a pensarci meglio.
Inghilterra alzò gli occhi verso America che aveva ripreso a blaterare senza senso - perché tutti i suoi discorsi sono senza senso da quando se n'è andato - incrociando le braccia. Osservò quei capelli biondi, illuminati da un raggio di sole del tardo pomeriggio, seguire agitati i movimenti scoordinati del loro padrone.
Erano state proprio quelle ciocche dorate ad attirarlo, quel giorno di Maggio quando era venuto ad ispezionare la colonia di Plymouth: molti coloni avevano riferito che un bambino vestito con una sola camicia da notte di cotone bianco si faceva vedere ai confini dell'insediamento, ma ogni volta che tentavano di avvicinarlo lui scompariva nell'erba alta. Aveva capito subito che era uno di loro e si era promesso di trovarlo prima che quel mangiarane maniaco e vinofilo di Francia lo scovasse e grazie a lui - quel bimbo sicuramente simboleggiava questo nuovo continente, o per lo meno, la parte su cui si trovava in quel momento - far riconoscere il suo dominio su quella terra.
Ricordava perfettamente - non aveva mai scordato nulla che lo riguardasse, nonostante tutti i tentativi che aveva attuato i primi cent'anni dopo il 1776 - di essersi fatto accompagnare da alcuni coloni nel punto dove il piccolo era stato avvistato più spesso e lo trovò lì dove gli dicevano. Ricordava, Inghilterra, di essere rimasto incantato dalla purezza e dall'innocenza che emanava, quella di qualcuno che non era stato contaminato dalla vecchia e corrotta Europa dalla quale tentava sempre di tenere le distanze, dagli occhi blu più splendenti degli zaffiri, dalla veste bianca che svolazzava leggera nel vento di ponente. Ricordava di essersi avvicinato piano piano, un passo dopo l'altro, ma quando allungò una mano per sfiorargli il capo, il piccolo si ritrasse e iniziò a correre verso la campagna.
Lo aveva inseguito, Inghilterra, per chilometri e chilometri, seguendo sempre quel ciuffo dorato in quel mare d'erba verde smeraldo fino a quando non lo vide fermarsi di colpo: davanti a lui c'era una mandria di bufali al pascolo ed i piccoli erano molto vicino alla piccola nazione bionda. La madre dei cuccioli doveva pensarla allo stesso modo poiché lo caricò e lo avrebbe travolto se Inghilterra non lo avesse sollevato da sotto le ascelle e si fosse arrampicato, con la stessa velocità con cui avrebbe scalato l'albero maestro della sua amata nave, su un albero lì vicino
*.
"Mi hai fatto spaventare" gli disse, in quella lingua che solo quelli come loro potevano comprendere e parlare.
"Tatanka
* non stava attaccando me, ma te" balbettava un pochino, scivolando un pelo sulla pronuncia di alcune lettere "Non ti conosce" spiegò e sorrise, il sole del tramonto che gli illuminava il viso. Osservandolo, Inghilterra finalmente capì cosa intendeva Spagna quando, dopo averlo maltrattato un po' e derubato di un ricco carico proveniente dal Nuovo Mondo, se n'era uscito con "Tutto l'oro del mondo non vale niente in confronto al sorriso di Romano".
Il piccolo gli passò una manina paffuta davanti al volto "Devo andare" e quando vide gli angoli delle labbra di Inghilterra piegarsi impercettibilmente verso il basso si affrettò ad aggiungere "Ma ti tornerò a trovare, promesso!".
Aveva imparato col tempo, Inghilterra, che però le sue promesse non erano tutte affidabili...
"Resterai sempre con me?".
"Sì, Inghilterra, te lo prometto!".
"Inghilterra!". Cielo, quand'è che la sua voce è diventata così fastidiosa?
Inghilterra sbatté le palpebre, come risvegliandosi da un sogno piacevole. Mint Bunny, accucciato sulle sue gambe, sembrava sonnecchiare tranquillo mentre America lo fissava, una mano sulla spalliera della sua sedia e una sul tavolo coma a chiudergli ogni via di fuga, con un'aria un po' preoccupata. Inghilterra lo guardò solo per mezzo secondo negli occhi e poi deviò lo sguardo leggermente verso sinistra concentrandosi su una ciocca bionda vicina a Nantucket.
"Si può sapere che cos'hai? Non hai fiatato per tutto il meeting e non hai reagito quando Francia ti ha fatto delle avances più spinte del solito".
A quell'ultima parte, Inghilterra si voltò verso la sedia dove stava solitamente Francia, ma non lo vide così come non vide né Cina né Russia: la riunione doveva essere finita, non da molto dato che poteva sentire le voci degli altri nel corridoio, e lui e America erano da soli. Soli come non lo erano da secoli.
"Pensavo, cosa che tu non fai molto spesso" Inghilterra non sapeva perché mettesse sempre del cinismo o del sarcasmo ogni volta che aprisse bocca: era nel suo essere così come la nebbia nei campi verdi dell'England. Un meccanismo di difesa? Forse. America era stato l'unico a cui non aveva rivolto acidi commenti, l'unico di cui si era fidato a mostrare il suo lato più dolce sempre nascosto dal bucaniere che duellava con Spagna per conquistare un impero di onde e schiavi. Si è visto, però, come è stato ripagato.
America roteò gli occhi azzurri da dietro le lenti degli occhiali e sbuffò, come un toro o uno dei suoi tatanka che aveva contribuito a sterminare, faccendo sobbalzare Nantucket come una molla. "Una volta non eri così scontroso" borbottò come se fosse offeso.
Che cosa? L'unico che aveva il diritto di essere offeso era Inghilterra che per lui aveva preteso sempre il meglio e l'aveva cresciuto, con l'affetto fraterno che non aveva mai ricevuto da piccolo, da uno scricciolo alto sette mele e un mandarino
* fino a quello che era ora per poi vedersi tradire con una 'Rivoluzione' in combutta con Francia e Prussia.
"E una volta tu non eri così stupido".
America solitamente sopportava di buon grado i suoi insulti sommergendoli con la sua risata sguaiata ma quel giorno non lo fece - doveva essere stata una giornata stressante per i suoi standard: dovevano aver bocciato le sue idee cretine con più veemenza del solito oppure Cina gli aveva minacciato di far fallire la Coca Cola per mano della sua concorrente cinese
*  - ed esplose "Ci risiamo! Sei sempre a rivangare il passato, a rinfacciarmi quanto fossi migliore quand'ero un tuo possedimento! Sono passati quasi due secoli, Inghilterra, quand'è che smetterai di aggrapparti al passato e guarderai al futuro?".
Il viso di America si stava arrossando sempre di più ma questo non gli impedì di continuare con tono leggermente più alto "È vero, ti ho promesso che sarei rimasto sempre con te, ma ero un bambino! Quante promesse, quante alleanze hai infranto, Inghilterra? Perché continui a portarmi rancore per quella? Credevi davvero che sarei rimasto attaccato ai tuoi calzoni come un marmocchio per sempre? Hai mai pensato a quanto mi sentissi solo in quella grande casa ad aspettarti sapendo che saresti tornato solo molti anni dopo e sempre con la solita scusa? Non ero la tua mogliettina fedele: è così innaturale essermi stancato di attendere che finissi di azzuffarti con Francia e Spagna per ricordarti che c'ero anch'io dall'altra parte dell'oceano?".
"E tu ti sei dimenticato quanto ho fatto per te? Quanto sangue ho versato per difenderti? Senza di me saresti rimasto quel bambino che giocava con i bisonti nella prateria. Ti ho dato tutto senza pretendere nulla in cambio!". Non era da gentiluomini urlare in quella maniera, ma la misura era colma e Inghilterra non ne poteva più. Lo avrebbe picchiato volentieri, ma sapeva che i suoi pugni non avrebbero avuto efficacia contro lo strato di grasso che America aveva messo su da quando aveva smesso di mangiare come si deve e aveva iniziato a nutrirsi con quelle schifezze che chiamava cibo da fast-food.
"Mi hai chiesto in cambio di rinunciare alla libertà! Io non volevo arrivare a spararti contro a Bunker Hill o Yorktown
*, sei stato tu a costringermi a prendere le armi per farmi ascoltare!".
"La carne avariata dei tuoi hamburger ti ha fatto male al cervello: cosa significa che è colpa mia? Non ha alcun senso!" Inghilterra gli afferrò la cravatta e lo strattonò più vicino a sé in un impeto di collera.
"No taxation without rapresentation
*" gli soffiò, gelido "È un principio fondamentale anche della tua Magna Charta, dico bene? Non mi pare di aver acconsentito alla Stamp Act e quando ti ho chiesto di far entrare alcuni dei miei rappresentanti in Parlamento mi hai battuto una mano sulla spalla e mi hai promesso che te ne saresti occupato tu. E io che ti ho anche creduto! Hai trattato i miei cittadini come si trattano gli schiavi*, ma anche gli schiavi possono alzare la testa e far valere i proprio diritti".
"Schiavi? Stai delirando, America, io ho sempre trattato i coloni come i miei cittadini!".
"Stronzate!" il pugno di America batté contro il legno "Non appena hai strappato mio fratello a Francia lo hai subito preferito a me!".
"Sei sempre stato tu il mio preferito!".
Dopo quest'ultimo grido scese il silenzio. America aprì e richiuse la bocca un paio di volte senza produrre un suono od osare muoversi: nella furia del litigio si erano avvicinati così tanto che le loro fronti quasi si sfioravano. "Ero davvero il tuo preferito?" domandò con una voce molto più bassa dei suoi soliti standard.
Inghilterra si sentì avvampare per la vergogna di essersi lasciato sfuggire una frase del genere che lo rendeva così debole agli occhi del suo ex-sottoposto e gli faceva intuire - sempre se avesse avuto maggiori doti intuitive - che dopo la sua ribellione non era più riuscito a godersi il sio impero coloniale senza avere davanti agli occhi il fantasma dai capelli dorati e le iridi color degli zaffiri. Lo guardò oltre il Texas per meno di un secondo per poi deviare lo sguardo prima verso il basso - grazie al Cielo Mint Bunny non si era svegliato - e poi verso i fogli sulla scrivania che giacevano sparpagliati qua e là per via del colpo di America. Stare in silenzio sarebbe stata un'ammissione più esplicita del controbattere perciò Inghilterra borbottò acidamente un "Non lo ripeterò".
America accennò un sorriso e si grattò il retro della nuca per poi appoggiare nuovamente la mano sul tavolo "Anche tu non sei stato così male, io..." e si interruppe aspettando che Inghilterra intuisse e dicesse qualcosa, ma Inghilterra non lo fece e un silenzio imbarazzante scese nuovamente su di loro.
America si allentò un po' la cravatta che ora sembrava strozzarlo e con le dita sfiorò impercettibilmente il mento dell'altro per poi buttare fuori tutto d'un fiato un "Mi odi così tanto, Inghilterra?".
"Pardon?" per la fretta America si era mangiato metà frase e Inghilterra si sporse instintivamente un pelo più avanti. C'era una sfumatura più chiara di azzurro nelle iridi di America, intorno alla pupilla, che non aveva mai notato. Probabilmente perché non erano mai stati così vicini prima d'ora.
Quello non ci fece caso - o fece finta di non farci caso - e rincominciò a parlare velocemente "Intendo dire, odi talmente tanto questa mia versione, quella adulta intendo, che se potresti mi scambieresti con quella da bambino?".
L'unica cosa che Inghilterra pensò un secondo dopo che la domanda giunse alle sue orecchie fu Questo non è America perché America non dubitava mai di se stesso, ma anzi, era fin troppo sicuro di sé. Quello che chiedeva consiglio o una risposta ad un buffo interrogativo che gli attraversava la mente era quell'America bambino rimasto indelebilmente impresso nella sua mente e nei suoi ricordi come un marchio a fuoco. Guardandolo dopo che gli ebbe posto quella domanda - gli occhi che svelavano un leggero smarrimento, forse perfino paura per la risposta che si aspettava - Inghilterra lo rivide bambino esattamente e anche più nitidamente di come lo ricordasse. Probabilmente fu per quello che disse semplicemente "No, non lo farei".
"M-Ma hai sempre detto che mi odi...".
"Sei tu quello che mi odia! Io non potrei mai farlo davvero - e mentre diceva queste cose così imbarazzanti, una parte del suo cervello si domandava se Cina non gli avesse drogato il té - tu sei..." e non poté dire nient'altro.
La prima cosa che avvertì fu qualcosa di morbido e fresco con un vago retrogusto di Coca-Cola e ketchup di bassa qualità, poi qualcosa di umido e terribilmente caldo che faceva pressione. Non riusciva a vedere niente, nonostante avesse gli occhi sgranati, ma solo il riverbero dorato di una ciocca di capelli di America che, nella fretta di fiondarsi su di lui, era scivolata in avanti ostruendogli la visuale. Solo allora Inghilterra comprese che America lo stava baciando, schiacciando il viso contro il suo con la sua tipica foga, e la bocca gli si spalancò per la sorpresa dando la possibilità all'altra nazione di approfondire quel contatto.
Non ebbe tempo di riprendersi dallo stupore e rimase perciò come creta nelle mani di America che, dopo aver tentato per qualche minuto di scatenare una sua reazione, si allontanò dalle sue labbra. "Beh" iniziò, un sorriso a metà e gli occhi che deviarono verso destra per non osservare quelli verdi di Inghilterra ancora sgranati "Mi sembrava il modo migliore per dire che... non ti odio".
"E quindi" Inghilterra interruppe la frase a metà - per l'imbarazzo o l'incredulità, più probabilmente tutte e due insieme - prima di deglutire e continuare senza riuscire a metterci l'acidità desiderata "Baciarmi in bocca ti sembrava il modo migliore...".
"Sì" annuì girando nuovamente il volto.
Inghilterra chiuse gli occhi e sospirò pesantemente, come se si fosse appena liberato da un grosso macigno, "Sei proprio un idiota, America" disse. Era la prima cosa che gli venne in mente, forse non la più adatta in quella situazione, ma la più naturale e instintiva. La più da 'Inghilterra', ecco.
Evidentemente America dovette interpretare quella frase come un "Prego, riaccomodati pure" dato che in un battito di ciglia fece di nuovo combaciare le loro bocche utilizzando le mani non più per bloccargli un'improbabile fuga ma per cingergli il volto come se fosse una di quelle porcellane che gli aveva portato dalla Cina per uno dei suoi ultimi compleanni sotto la protezione della corona inglese.
Inghilterra si accorse che lo stava trattando come una donna e perciò decise di vendicarsi con un morso al labbro inferiore appena si riprese dallo stupore per il secondo assalto. America si allontanò urlando - urlo che probabilmente doveva aver attirato l'attenzione di Cina, Russia e Francia, ma Inghilterra si ritrovò a sperare per il suo orgoglio di gentiluomo (le frecciatine del mangiarane su quella scena non le avrebbe potute sopportare) che fossero sufficientemente lontani da farli desistere dallo tornare indietro - e si premette la mano sulla bocca.
"Perché l'hai fatto?" ululò osservando il guanto che aveva una piccola macchia di sangue "Credevo che...".
"Non sono una maledetta donna, America. Non trattarmi come tratteresti una di loro" sibilò "E poi chi ti ha detto che potevi baciarmi una seconda volta?".
America lo guardò come se il mondo gli fosse crollato addosso: gli occhi azzurri, dietro la superficie appannata del Texas, sembravano essere più lucidi di un minuto prima, le labbra tremolanti colorate dal rosso acceso del sangue che il morso ricevuto faceva versare. Si sfilò gli occhiali con dita malferme e li pulì sul bordo della giacca beige sotto l'inseparabile bomber mentre gli dava le spalle e usciva mormorando "Devo aver frainteso. Sei libero di odiarmi adesso, se vuoi".
Inghilterra deglutì osservando quella schiena che si allontanava da lui per la seconda volta: la prima volta che l'aveva persa di vista - sotto un diluvio universale che impediva di vedere ben poco oltre il proprio fucile - non ne aveva rivisto
per secoli il proprietario, troppo preso nella sua espansione verso ovest per degnarsi di guardare ad est verso di lui, e il suo povero vecchio cuore aveva pianto sangue ogni secondo dopo il 1776 per lunghi cent'anni.
Vederlo varcare quella soglia avrebbe significato distruggere definitivamente tutto quel poco che era sopravvissuto alla Rivoluzione: era davvero disposto a ripetere quella dolorosa esperienza?
Con la mano sulla maniglia, America sentì una forte presa sui suoi fianchi e qualcosa di pesante che si appoggiò sulla schiena. Cercando di metterci tutta la delicatezza possibile, sciolse la ferrea presa di Inghilterra per potersi girare e guardarlo negli occhi anche se questo tipo di contatto gli fu negato dato che quelli dell'altro non volevano distogliersi dalla punta delle proprie scarpe.
Rimasero in silenzio per dieci, venti secondi, poi America gli strinse un po' di più i polsi come a riscuoterlo da quella sorta di trance in cui sembrava essere caduto da quando lo aveva fermato sulla porta. "Inghilterra?" lo chiamò sottovoce sfiorando con il pollice il punto in cui le vene erano più in risalto, quasi a misurargli il battito cardiaco leggermente accelerato.
America non riuscì a decifrare il farfuglio incomprensibile che gli uscì dalle labbra così dovette mollare la presa con una mano per poterla portare sotto il suo mento ed alzarlo e "Cos'hai detto, Inghilterra?" ripetere. In uno scatto d'orgoglio - o di imbarazzo, considerando il diffuso rossore che gli colorava il viso - Inghilterra liberò anche il secondo polso dalla presa di America e afferrò la mano che gli stringeva con delicatezza il mento. Non riuscì però a tirarla via perciò la lasciò lì limitandosi a stringerne il dorso con le dita bianche.
"Non hai risposto alla mia domanda" lo incalzò America concedendosi un sorriso appena accennato sollevando solo un angolo delle labbra. Inghilterra le guardò, tese in un'espressione che non si addiceva a quel volto che esprimeva sempre una tale sicurezza di sé da passare per spavalderia, per poi tornare a quelle iridi di zaffiro: non era forse questo ciò che amava più del suo aspetto? L'oro dei capelli, che sembrava quasi rappresentare quanto quella nazione fosse importante per lui, e l'azzurro intenso dei suoi occhi, un colore così raro da vedere nella sua adorata Londra, quasi sempre coperta da una spessa coltre di nuvole grigie. "Non ti odio" ripeté "Non ti odio".
"Neanche se ti ho baciato?" la confusione di America era ben evidente nel suo tono di voce e nell'espressione del suo viso "Intendo dire, pensavo che mi avresti odiato per sempre per...". Avrebbe continuato, arrossendo sempre di più ad ogni sillaba che usciva dalle labbra, ma l'indice di Inghilterra che si abbatté con violenza sul suo sterno lo interruppe.
"Tu sei il più grosso idiota che la storia mondiale conoscerà mai" borbottò Inghilterra alternando una parola ad un colpo sul torace di America "Perché solo un cretino di tali dimensioni non avrebbe compreso che io non ti odio e la vera ragione per cui non sopporto il 4 luglio è perché io ti...". Avrebbe continuato, sfogando l'imbarazzo
con continui colpi al suo petto
per quella confessione che somigliava più all'ammissione di quanto fosse irrimediabilmente dipendente da lui, ma la bocca di America che premette nuovamente sulla sua lo bloccò e ben presto le sue labbra presero a muoversi in sincronia con le sue. Strinse febbrilmente con le dita quell'oro ritrovato e si concedette una veloce occhiata alla sedia dove prima si trovava: Mint Bunny non si era ancora svegliato e, tutto sommato, era meglio così.


* Tecnicamente la prateria è caratterizzata da piante basse ed erbe. Le sue forti escursioni termiche rendono difficoltose la crescita di alberi.
Io però mi rifiuto di credere che in tutta la maledettessima prateria americana non ci fosse un albero.
* Nome utilizzato dagli Apalaches per riferirsi al bisonte.
* Più o meno 95 cm: questa è l'altezza che Himaruya dà a Sacro Romano Impero. (La storia delle mele e dei mandarini mi sembrava troppo carina per non essere riutilizzata)
* La concorrente cinese della Coca Cola in realtà è stata introdotta nel 1998. Licenza poetica, fatemela passare.
* Due battaglie famose della Rivoluzione americana, combattute rispettivamente nel 1775 e nel 1781.
* In realtà questo era lo slogan della Rivoluzione.
Non trovando conferme su wikipedia e altri siti sulla validità di questo motto anche per il documento inglese, ho riesumato il mio libro di letteratura inglese e ho trovato appuntata questa frase vicino al paragrafo della Magna Charta. Diamo credito alla mia professoressa di inglese.
* No, non è uno scherzo. Sebbene gli abitanti delle Tredici Colonie godessero di un'ampia libertà (tanto che l'America è sempre stata conosciuta come La terra della Libertà), essi si sentivano schiavizzati dalla madrepatria. America, sul serio?
  
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