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Autore: Gillian Kami    28/01/2008    5 recensioni
Bill non se lo fece dire due volte e tornò a correre, più follemente di prima, con la decisione suicida di perdere l’uso dei propri polmoni e di procurarsi carne greve da lì fino al termine delle ere pur di non fermarsi prima di averla vista. E così fece, sforzando ad ogni costo i suoi limiti.
Alla fine era rimasto da solo in quel assurdo inseguimento e trovava quella coincidenza un disegno particolarmente ironico del destino. Da quando l’aveva incontrata la prima volta, quel pomeriggio di ottobre, rannicchiata contro un muro Bill non aveva difatti fatto altro che inseguirla. Era successo anche quando erano diventati amici, sotto una pioggia incessante di Novembre, ed anche quando si erano messi insieme durante la prima nevicata dell’anno. Pure il giorno del loro addio, quando si erano lasciati, l’aveva seguita col fiatone fino all’aeroporto.
Bill l’aveva sempre rincorsa e quella era semplicemente l’ennesima volta che combatteva contro il tempo per non perderla. Doveva essere per forza il suo fato quello di morire, fisicamente ed interiormente, per afferrare una volta di più quella sfuggente creatura di cui si era innamorato. Ma andava bene anche così: l’amore che provava per Lyric, l’unico che avesse mai nutrito così ciecamente senza mai vederlo appassire di energia un singolo giorno, doveva ovviamente essere pagato con qualcosa dal medesimo valore. Se stesso, ovviamente, era il prezzo minimo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

 
 
 
- Promettimi che sarai felice.
Promettimi che farai tutto quello che potrai per esserlo.
Promettimi che manterrai questo giuramento.
Ti prego… -
 
Era davvero singolare ricordare memorie così profondamente sepolte da tempo. La sorpresa maggiore stava nel rivederle in un momento inaspettato del presente.
A volte spuntavano pian piano, quasi a dar la cortesia di non disturbare troppo, anche se alla fine si insinuavano comunque. Altre volte potevano non esser così gentili e non usavano né tatto né cordialità, arrivando persino a dimenticare l’educazione e divenire invadenti. I ricordi passati potevano irrompere nella mente costringendo a ricordare qualcosa che si era perduto.
Non sapeva spiegarsi bene perché in quel momento le fossero apparse quelle frasi nella mente. Era sorpresa in modo quasi traumatico.
Socchiuse le palpebre ed inspirò un poco d’aria prima di lasciarsi travolgere dai suoi pensieri.
Quando? Qual’era stata la situazione in cui quelle frasi erano state pronunciate?
Chi era stato a dirle?
Si portò una mano al petto accorgendosi di aver cominciato a respirare in modo irregolare e troppo veloce.
Stava per caso andando in iperventilazione? Questo pensiero, naturalmente, l’agitò ancora di più.
Sì, lo era e ciò era decisamente un problema.
Il respirò divenne ancora più agitato, la mano che si era portata al petto aveva cominciato a stringere i vestiti come a volersi aggrappare a qualcosa. Era proprio il momento sbagliato per decidere di avere un attacco di panico, perché era proprio il panico ad averla assalita. Un panico illogico, originatosi da quelle frasi che si era ricordata.
Era proprio il momento sbagliato, ripeteva concitata a se stessa mentre si slacciava i bottoni del colletto.
La sua stupida auto aveva deciso di sua spontanea volontà di fermarsi in mezzo alla strada e il centro abitato più vicino era a chilometri di distanza da dove si trovava. Aveva già chiamato qualcuno per aiutarla, ma quel qualcuno ci avrebbe impiegato del tempo prima di raggiungerla.
Fantastico!
Era veramente fortunata, quando si trattava di avere sfiga lei prendeva tutto il pacchetto senza lasciare da parte neanche gli omaggi. A volte si chiedeva se fosse stata maledetta da qualcuno quando era ancora in culla.
 
Promettimi che sarai felice...
 
Il panico l'assalì più forte. Il peso di quelle parole la fecero sentire impotente. 
Perché nel momento della crisi la sua mente aveva la brillante idea di ripeterle le cose che l'avevano portata alla crisi stessa? Aveva il dubbio di essere masochista.
 
Promettimi che farai tutto quello che potrai per esserlo.
 
Perché non ricordava dove avesse sentito quelle parole? Aveva promesso davvero a qualcuno che sarebbe stata felice a tutti i costi? Quando? Non era possibile! Non era vero.
E poi anche se fosse davvero accaduto di aver promesso, perché quelle frasi erano così importanti da farla star male?
Perché?
 
Promettimi che manterrai questo giuramento.
 
Sentì un dolore pungente all'altezza dell'addome, il cuore si era contratto annebbiandole qualche secondo la vista. Il respiro non smetteva di essere agitato ed irregolare. Forse era questa frase, più di tutte, a mandarla nel pallone. Al di là del fatto che non ricordava nulla sul come, sul quando, sul dove e sul perché il punto della questione era proprio questo: aveva mantenuto questo giuramento? L'aveva mantenuto?
Rendendosi conto della risposta a questa domanda il suo stato peggiorò nuovamente.
 
Ti prego...
 
Ti prego che cosa?
Che cosa?
Faceva male, un male insopportabile, tanto che non riusciva a pensare.
Stava affogando nella verità di quelle parole.
Delle parole spuntante fuori dopo che aveva ascoltato quella canzone.
Ansimava pesantemente. Sapeva benissimo come comportarsi in questi casi. L'iperventilazione per un anno della sua vita era stato il suo male costante, ma lo shock dato da quella canzone e da quelle parole le avevano azzerato le facoltà mentali. Era una vera idiota.
I suoi occhi corsero verso il lettore cd della macchina. Quella cosa era ancora là dentro, il display ancora fermo alla canzone n°12. Chiunque avesse avuto la geniale idea di spedirle il pacco con all'interno quel cd doveva aver pensato che avrebbe avuto un qualche effetto su di lei. Bè,ci aveva azzeccato. Non poteva scegliere niente di meglio per scardinarle l'equilibrio psico-fisico.
Il pacco era arrivato due giorni prima, al suo interno vi aveva trovato un cd anonimo di quelli masterizzati ed un biglietto stampato al computer con scritto soltanto un piatto: Ascoltalo. Il mittente aveva evitato di lasciar tracce di riconoscimento.
In un primo momento aveva pensato che fosse uno scherzo di Kat, ma quest'ultima aveva negato tutto con un secco “Non dire cavolate. Ti sembra che sprechi il mio tempo a farti degli scherzi?”.
Accantonata quell'ipotesi non le rimanevano molte alternative che assecondare i desideri del mittente. Avrebbe ascoltato quel cd. Il fatto che avesse voluto sentirlo proprio mentre la sua auto era morta era perché non aveva niente di meglio da fare in attesa degli aiuti. Era stata una casualità piuttosto crudele.
“Di certo non scoppierà.” si era detta prima di inserirlo nel lettore della macchina.
Sicuramente se fosse esploso avrebbe fatto meno danni. Aveva scelto una traccia a caso.
Si era poi appoggiata al sedile per mettersi comoda, la mente che volava al pensiero, poco rallegrante, dell'ennesima noiosa cena con la nonna e tutti i suoi leccapiedi ( o parenti se li si voleva chiamare in altro modo) del giorno seguente. Era stata una settimana stancante per questo aveva deciso di passare il sabato nella villa di famiglia. Aveva invitato anche Kat e Diane, l'avrebbero raggiunta verso sera.
Nei pochi secondi prima dell'inizio della canzone i suoi occhi avevano indugiato sull'orizzonte arancione, stava per arrivare il tramonto e ogni cosa stava prendendo il colore caldo del crepuscolo che si avvicinava. Era stata calma e rilassata, per questo la reazione successiva era stata piuttosto accesa, non se lo sarebbe mai aspettata.
Prima venne il suono dolce e ritmato di una chitarra, una melodia piacevole. Aveva socchiuso gli occhi pensando che non fosse male. Dopo qualche secondo di assolo arrivò la voce di un cantante e intorno a sé lo spazio si ricoprì di un suono suadente. Il suo cuore, prima di ogni suo altro organo o senso, aveva fatto un sordo rumore. Il suo cuore aveva capito immediatamente di chi era quella voce e avendo capito ciò sapeva anche a chi apparteneva quella canzone.
Aveva spalancato gli occhi, i muscoli si irrigidirono.
“Non è possibile, non è possibile, non è possibile, non è possibile, non è possibile.”  Si era ripetuta incredula mentre la sua mano si era portata alla bocca per soffocare un urlo che furiosamente pretendeva di uscire dall'interno del suo corpo.
Li riconosceva tutti.
Perfettamente.
Non poteva dimenticare quel loro modo di suonare.
Non avrebbe dimenticato mai quella voce. Non lasua.
Bloccò il lettore a metà canzone non potendo sostenere un minuto di più. Lo shock era evidente. Furono lunghi minuti in cui precipitò nel vuoto più assoluto.
Cosa avrebbe dovuto fare?
Come avrebbe dovuto comportarsi?
Era così stupido sconvolgersi per così poco! Era solo una canzone!
Era solo unaloro canzone, tutto qui.
Sì, certo, tutto qui. Come se fosse davvero tutto qui.
Non era affatto pronta ad affrontarli. Per niente. Non lo sarebbe stata neanche con mesi di preparazione meditativa figuriamoci così inaspettatamente.
Non ere pronta ad affrontare la sua  esistenza ancora una volta.
Non dopo che si era imposta di lasciarlo fuori dalla sua vita, non quando si era convinta che era l'unico modo per non creare sofferenza.
I minuti passarono nel silenzio, il suo sguardo non si era staccato di un millimetro dal display del lettore cd. La scritta “track 12” continuava a lampeggiare in attesa di essere ravviato o di essere spento, la decisione spettava solo a lei. Cosa voleva fare?
Per parecchi, lunghi, minuti si sentì solo il palpitare arrancato del suo petto mentre cercava di capire se era meglio dare retta alla parte di sé che “doveva fare la scelta più ragionevole” oppure a quella che “doveva fare ciò che desiderava di più al mondo”.
Qualcosa di più forte della sua ragione prese infine la decisione e le sue dita si appoggiarono sul tasto play.
Lo ravviò anche se aveva paura di farsi male.
Lo fece senza pensarci, lo fece perché ne aveva bisogno.
La canzone ricominciò una seconda volta e lei, inerme davanti al suo desiderio di risentirlo, lasciò aperto il cuore.
Ci aveva provato con tutte le sue forze e aveva anche creduto di esserci riuscita, però, ascoltando quella canzone il castello di carta che aveva costruito per ingannarsi si frantumò.
Tutto ritornò a galla e ogni cosa di nuovo alla luce.
Sia i ricordi felici, che quelli tristi.
Ogni singola parola detta e non detta.
Ogni preciso gesto che era stato compiuto.
I momenti passati con tutti loro.
I giorni passati assieme a quei due.
Gli istanti con lui.
Era veramente una stupida. Tutte le ragioni che aveva pensato per giustificarsi quando si era decisa a mettere da parte tutto questo, in quel momento, capì che erano tutte delle idiozie.
Si era mentita a lungo, si era aggrappata alla bugia che si era creata.
La musica terminò mentre in lei si rimescolavano sentimenti di tristezza e felicità assieme. Ricordare quel tempo era stato piacere ed insieme dolore. Qualche goccia le cadde dagli occhi, bagnandole le guance. Proprio mentre si stava asciugando quelle lacrime erano sbucate nella mente quelle frasi.
 
Promettimi che sarai felice.
Promettimi che farai tutto quello che potrai per esserlo.
Promettimi che manterrai questo giuramento.
Ti prego…
 
Ed eccola lì mentre affondava nel panico totale. Il cuore che batteva all'impazzata. Mentre piegava il capo in basso appoggiandolo sul volante, proprio mentre credeva di star per perdere conoscenza si ricordò chi gliele avesse dette. Fu come un lampo improvviso.
Era stata sua madre. Qualche settimana prima di morire.
Era stata lei a fargli quel discorso.
Il suo corpo si bloccò come incantato, rigido come una statua. A quel tempo non aveva capito il senso di quel discorso, l'aveva trovato piuttosto insensato vista la situazione. Come avrebbe potuto essere felice quando sua madre stava morendo, si era chiesta con rabbia ed incredulità. Come?
Le lacrime ricominciarono a cadere e questa volta senza posa. Ora ricordava tutto.
Mancava qualcosa in quelle frasi. Catturò l'ultima parte di quel ricordo.
Sua madre aveva anche detto...
 
Ti prego, chiediti sempre se quello che hai è davvero ciò che desideri. Domandati se sei felice. Domandatelo sempre. Solo così capirai come comportarti. Solo così non sarà troppo tardi.
 
Troppo tardi?...era troppo tardi?
Davvero?
Questo pensiero la terrorizzò a morte. Ebbe una paura folle.
Troppo tardi....
Era troppo tardi per rivederlo.
Era troppo tardi per dirgli che le dispiaceva.
Era troppo tardi per mantenere la promessa fatta alla madre.
“NO!!”  Gridò quel no con tutta l'aria che aveva. Ci mise così tanta energia da perdere tutte le altre forze che le rimanevano. Svenne con un unico pensiero.
“Non può essere troppo tardi...
Non è troppo tardi…
Bill?”
 
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Salve a tutti i lettori.
Questo è il prologo della mia storia, una storia che mi è apparsa in un pomeriggio mentre giungeva il tramonto. Ero seduta in macchina quando nel flusso dei miei pensieri mi è apparsa una domanda dal nulla. Da quel quesito che mi sono posta è nato questo racconto. Non so se possa piacervi ma spero con tutto il cuore che sia così.
Questo mio scritto, che pubblico senza nessun scopo di lucro ai danni dei miei amati Tokio Hotel, è una rappresentazione fantasiosa partorita dalla mia mente, infatti i membri dei Tokio Hotel non mi appartengono in nessun modo. I fatti e i personaggi creati da me non sono realmente esistenti e se qualcuno o qualcosa sembra ritrovare dei riscontri nella realtà è solo per puro caso. Questa è solo la mia fantasia.
Detto questo aggiungo soltanto che questa fanfiction è dedicata interamente alla mia migliore amica Arwen, la cui presenza mi aiuta in ogni momento della mia vita. Senza di lei il mondo mi farebbe davvero schifo.
Bene! Bando alle ciance e buona lettura.
 

 
   
 
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