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Autore: LalezionedellaWoolf    16/07/2013    3 recensioni
C'era solo una ragazza con la quale, si era promesso, non avrebbe mai avuto niente a che fare.
Amalia Sperelli era completamente sbagliata per i suoi canoni. Non che fosse brutta, non lo era affatto, ma aveva quella voce, o forse era il suo modo di parlare, di impostare le frasi, che rovinava ogni pensiero gradevole che sorgeva nella mente di Andrea quando la vedeva.
Impostare le frasi, pensò, era proprio una di quelle cose che avrebbe detto lei.
Lei, che era tutta impostata.
Genere: Commedia, Romantico, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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So che è molto, e stranamente, presto, ma mi è venuta l'ispirazione! Recensite :)
 
 
 
 
 
 

 

Eccola lì, in quell'angolino, sempre un libro tra le mani. Eva raggiunse l'amica attraversando il prato ancora umido. Si sedette al tavolinetto di legno, facendo scivolare la gambe oltre la panca, e dedicò la sua completa attenzione al volto cupo di Amalia, silenziosa, gli occhi sulla superficie cartacea, immobili, tanto per avere una scusa per ignorarla.

Sai che è ora di pranzo, vero?” mormorò dolcemente, concedendole un ampio sorriso. Amalia richiuse il libro, appoggiando i gomiti sulla superficie scheggiata.

Sì, ho un orologio” mugugnò, mostrandole il polso, risultando più brusca di quanto si aspettasse.

Ti ho cercata per mezz'ora – cominciò Eva, il tono un po' più secco di prima – pensavo che avremmo mangiato insieme.” La vide accarezzare la copertina, con aria indecisa, ed Eva Argento, nota all'intera popolazione del Faust per i modi spicci e la scarsa pazienza che la caratterizzavano, cominciò ad innervosirsi, pensando che non le importava un fico secco di quel che le passava per quella testa bacata. No, accidenti a lei. Erano due giorni, ormai, che Amalia non si faceva vedere, che andava a cena sempre troppo presto e a pranzo sempre troppo tardi. E lei, Eva, era stata fin troppo indulgente. Aveva pensato che infondo era comprensibile che fosse un pochino arrabbiata. Ma a pensarci bene, non capiva proprio che diavolo aveva da prendersela tanto.

Perché credi che sia qui?” ribatté Amalia, guardandola finalmente in faccia.

Non dirmi che hai in mente un picnic romantico – sbottò l'altra inarcando le sopracciglia – in quel caso me ne vado subito”

Amalia sospirò, lanciandole uno sguardo impaziente.

Dove si è nascosto? Dietro un cespuglio?” continuò, guardandosi intorno.

Vedi è per questo che non voglio pranzare con te, o con chiunque altro.”

Oh, quanto la fai lunga”

Eva, non è divertente! – una vena che pulsava minacciosamente sulla fronte – Quella deficiente di Violetta Baccelli ha messo su un esercito di papere, mi seguono ovunqu-”

Sì, ne ho sentito parlare”

Tutti credono che io me la faccia con quello squilibrato – quel povero libro venne sbatacchiato senza pietà sul tavolo – ed è colpa tua.”

Eva la fissò severa.

Va bene – riprese – magari non è proprio colpa tua. Ma di certo non aiuti.”

Io volevo darti una mano, ma tu sei sparita in un'altra dimensione.”

La dimensione della gente cacciata con la forca”

Eva rise, chinandosi a raccogliere la borsa.

Comunque ho fame. - sentenziò – E non puoi nasconderti per sempre – proseguì – e se ti rifiuti di venire con me, mi costringerai a rimanere qui a fare la buona amica. - una pausa – Questo vuol dire che approfitterò di un tuo momento di distrazione per mangiarti.”

Amalia abbandonò definitivamente il libro sulla panca, stendendo le labbra, improvvisamente allegra.

Sono contenta che mi sopporti”

Anche io sono contenta, perché ci sono le patate al forno”

 

 

 

 

 

Amalia Sperelli non si era mai sentita a suo agio nei contesti affollati. Da piccola, la processione alla quale era costretta a partecipare, ogni anno, era motivo di grande disperazione. Ricordava perfettamente il terrore provato nell'osservare i piedoni degli adulti, il timore che l'avrebbero pestata, e il suo spiaccicarsi addosso a sua sorella Agata, che spesso, per farla sentire meglio, la prendeva sulle spalle raccontandole delle barzellette sporche, che a sua volta aveva sentito dal cugino Martino. Nonostante non fosse in grado di capire nessuna di quelle barzellette – tutt'ora non ne era capace – lo sforzo di comprenderne la comicità era tale che Amalia dimenticava le persone intorno a sé. E poi, ovviamente, dire parolacce era un ottimo modo per disobbedire a sua madre, per la quale, era triste ammetterlo, aveva sempre provato una certa avversione.

Ma con il passare del tempo, raggiunta un'altezza congrua alla sua età, Amalia aveva smesso di sgomentarsi di fronte ai giganti arti inferiori degli adulti, sebbene non riuscisse ancora ad apprezzare il fascino della folla. Proprio per questo motivo, nell'entrare nella sala mensa piena di gente, Amalia si avvicinò ad Eva, afferrandole un lembo della giacca. Quando poi le fu evidente che gran parte dei compagni si erano voltati ad osservarla, che la maggioranza delle ragazze la indicava sussurrando nelle orecchie delle vicine, e che i ragazzi semplicemente la guardavano con espressioni differenti dal solito, le sue guance si imporporarono, e strattonando la giacca di Eva la pregò di sistemarsi in un angolino appartato.

Avete visto chi è arrivato? Quell'accattona!” Molti risero, mentre Georgina Dreesen, circondata da Violetta Baccelli – che prese a singhiozzare “Traditrice!” - e dai membri del club Noinonsiamocomelei, si pavoneggiava ondeggiando i bei capelli biondi.

Dreesen, perché tu e le tue amiche non andate a farvi un clistere? Sembra che ne abbiate bisogno” detto questo, fra varie risate trattenute, Eva afferrò un vassoio e ci piazzò dentro una quantità esagerata di patate al forno, per poi porgerlo ad Amalia, la quale si ritrovò a sorridere di tenerezza, osservando il vassoio con immenso affetto. Ah, le sue patate!

Il club Noinonsiamocomelei, era stato fondato esattamente un paio di giorni fa, di mercoledì, da una sconvolta Violetta Baccelli, che aveva promesso a se stessa di dedicare la vita alla persecuzione delle streghe meretrici e opportuniste, le quali, con suo grande sconcerto, erano tutte incarnate nella figura apparentemente innocente di Amalia Sperelli. Ma resasi conto quel mercoledì pomeriggio stesso dell'impossibilità fisica di eliminare la nemica di tutte le donne, aveva deciso che le ragazze virtuose e oneste che si sarebbero iscritte, avrebbero, come lei, dedicato l'esistenza non alla lotta violenta, ma alla superiorità di spirito, per distinguersi per sempre dalla natura corrotta delle seduttrici e fraudolente, e per svelarne il volto reale. Il club nasceva quindi da uno slancio di orgoglio femminile. Be', certo, in ogni caso, qualora ne avessero avuto l'occasione, avrebbero volentieri fatto presente alla suddetta arpia la sua indesiderabilità.

Violetta, di giovedì, aveva da subito dovuto affrontare un problema capitale nella storia del club: ogni membro avrebbe dovuto indossare una spilla perché fosse distinto facilmente dalla popolazione femminile inferiore. Per il colore non c'erano assolutamente dubbi, essendo il bianco forte emblema di purezza. Aveva, quindi, deciso, di ordinare, tanto per iniziare, un centinaio di spille a sfondo bianco su cui fosse ben leggibile, in un rosa vivace, Noinonsiamocomelei. Le dimensioni della spilla, purtroppo, avevano richiesto un taglio, una scorciatura, e Violetta aveva sofferto di mal di testa per tutto il giorno, prima di arrivare all'illuminazione: sulle spille era ora possibile leggere Noinon, espressione che secondo il gruppo intero aveva un che di misterioso e di intellettuale. Non essendosi mai sentita così intelligente in vita sua, e decidendo che era ora di mostrarsi al mondo in tutto il suo ingegno – fino a quel momento celato per modestia - Violetta si era anche fatta recapitare un paio di occhiali firmati Gucci, lenti non graduate, e li portava a testa alta, con fierezza, abbassandoli con sguardo seducente quando incontrava per i corridoi il misero Andrea Lindon.

L'insinuazione assolutamente fuori luogo di Eva Argento aveva ferito nel profondo il suo orgoglio di donna. Fuori luogo perché era sbagliata. Era sbagliata perché, siccome si trattava di una mente brillante, e oltretutto di un'umile ragazza fedele ai principi reali e veritieri, Violetta faceva sempre i suoi bisogni con geniale regolarità. Ed era sicura che le sue compagne non fossero da meno. Così, con studiata compostezza, addentò una prugna, per poi riferire a voce alta che “A nome del Club Noinonsiamocomelei – e qui scoccò un'occhiata minacciosa ad Amalia – meglio conosciuto secondo l'originale, uh, - uno squittio – nomignolo, se così si può dire, Noinon – un sospiro – proclamo solennemente che noi non ci abbasseremo al vostro livello, essendo il vostro comportamento infimo e vergognoso.” Violetta congiunse le mani, per poi, con espressione pia, sedersi di nuovo al suo posto, sorseggiando un succo d'arancia.

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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