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Autore: Indil_350    17/07/2013    3 recensioni
Tutto si svolge nel clima gelido di una montagna dove Morinaga e Souichi, pian piano, "romperanno il ghiaccio".
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Souichi si svegliò, stranito. Il collo gli doleva e il freddo gli diede il buongiorno, sorridendo perfidamente. I suoi capelli lunghi, riversi sul viso, gli oscuravano la visuale, mentre altri ciuffi scuri gli solleticavano il mento. Alzò  il volto e li spostò con un gesto brusco, poi si mosse adagio, sentendo ogni parte del suo corpo addormentata  e dolorante. Con rapidità, tutti gli eventi della sera prima gli invasero la mente e, con timore, controllò se Morinaga fosse ancora lì con lui, vivo. Non appena spostò lo sguardo verso il basso, ebbe la risposta: sorpreso, si trovò, infatti, di fronte a due iridi chiare che si mescolavano alla perfezione con lo sfondo in cui erano immerse. Occhi di un azzurro così intenso  da ipnotizzarlo. Souichi rimase per qualche secondo imbambolato, continuando a fissare gli occhi di Morinaga, finalmente aperti e che sembravano voler fondersi con i suoi tanto il volto del ragazzo era vicino al suo.  Subito un insolito sollievo si appropriò del suo viso, facendogli estendere le labbra in un solare e ampio sorriso.

Si era svegliato qualche ora prima di Souichi, con i muscoli congelati e la schiena intorpidita per la posizione curva che aveva mantenuto così a lungo mentre dormiva. Confuso e alquanto esausto, Morinaga rimase fermo, quasi in ascolto, sentendo il fiato leggero di Souichi che, condensando lievemente in un brevissimo spazio d’aria, si infrangeva sul suo collo in un respiro ancora dormiente. La luce del mattino colpiva ininterrottamente il suolo che, a contatto con i timidi raggi, creava un effetto brillante in superficie, come se ogni fiocco di neve assorbisse e riflettesse all’istante piccole porzioni di luminosità; sopra le loro teste, teneri passeri cinguettavano tra i rami, spettatori di un risveglio lento e delicato e, assieme ad essi, ecco spuntare dagli alberi un piccolo scoiattolo che, dopo aver mostrato il suo musetto ed essersi strigliato il pelo con le zampe anteriori, subito torna a rifugiarsi nella sua tana, infreddolito. Morinaga si chiese, stupito, se quella fosse la stessa foresta della notte prima che, nella sua memoria frammentata, era caratterizzata da rumori inquietanti, versi spaventosi e dal buio più assoluto. Allora, solo la presenza di Souichi al suo fianco gli era sembrata meravigliosa, l’unico appiglio a cui aggrapparsi in quell’antro oscuro e temibile, l’unica salvezza. E, anzi, lo era stato davvero. Aveva rischiato di morire sul serio. Aveva messo in pericolo la persona che lo aveva salvato, aveva, col suo egoismo, fatto rischiare la vita anche a lui. Morinaga si girò lentamente, alzando la testa quel tanto che bastava per guardare Souichi; subito lunghe ciocche scomposte di capelli chiari gli sfiorarono il viso, mentre il ragazzo, con gli occhi chiusi e l’espressione rilassata, continuava a sonnecchiare amabilmente. Morinaga fissò quel volto dai lineamenti morbidi, soffermandosi poi sulle labbra rosee e sottili: le labbra che lo avevano sottratto alla morte. Affascinato e spinto da una tenerezza improvvisa, si sporse verso il viso del ragazzo, ignorando gli arti doloranti che avrebbero preferito restare immobili un altro po’, desideroso di sentire nuovamente la gentilezza di quelle labbra. Ma fu proprio in quel momento che vide Souichi svegliarsi piano e, imbarazzato, non si mosse, facendo finta di niente e aspettando che il ragazzo si accorgesse di lui. In un attimo i loro occhi, finalmente, si incontrarono, dopo un duro cammino di ansia e preoccupazione, e Morinaga fu colpito dalla felicità che vi scorse all’interno, e che, man mano, vide espandersi sul suo volto fino ad illuminarlo con un sorriso. Un sorriso che avrebbe potuto far sciogliere anche l’intera montagna dove si trovavano ma che, in compenso, fece sciogliere il suo cuore.  

Ben presto, il breve e gioioso sorriso di Souichi si dileguò, scacciato da un’espressione ben meno amichevole, creata da pensieri prepotenti e accusatori: cosa era passato per la mente di quell'idiota? Al limite della rabbia, si trattenne dal tirargli un pugno in piena faccia solo perché le sue braccia erano troppo deboli per alzarsi e vibrare il colpo. Innervosito, si scrollò di dosso il ragazzo e cercò di alzarsi lentamente, sentendo, però, le gambe cedere mentre un formicolio insistente le percorreva. Con un’esclamazione di sorpresa, si lasciò cadere verso il basso, senza poter reagire in alcun modo, sporgendosi in avanti e preparandosi a rovinare sulla neve gelida; invece, due braccia possenti lo tirarono indietro appena in tempo, facendolo atterrare di schiena sul petto di Morinaga, mentre quest’ultimo, sbilanciato e ancora con poca forza, cadde all’indietro, sbattendo la nuca contro il grosso albero alle loro spalle. «Ah… Che male…» si lamentò il ragazzo, massaggiando lievemente il punto colpito. Poi si riprese «Tutto bene, Souichi?» chiese con tono gentile, un po’ ansioso. Souichi, ancora stupito,  non rispose subito: la voce del ragazzo gli aveva tolto ogni capacità espressiva. Il suo essere si divise completamente in due mentre, da una parte, pensava a quanto gli fosse mancata quella voce limpida e a tratti quasi infantile e, dall’altra, cercava con tutte le forze di non far trapelare i suoi sentimenti, deciso a mantenere un comportamento di severo rimprovero verso Morinaga. «Sto bene.» Disse infine, optando per una risposta diretta e concisa. In realtà, avrebbe voluto urlargli in faccia che era stato uno stupido, che lo aveva fatto preoccupare da morire, che se non fosse stato così debole lo avrebbe ucciso lui a forza di schiaffi… Ma voleva soprattutto dirgli che era felice che fosse vivo e che non voleva rischiare di perderlo mai più. Cos'erano tutte quelle sensazioni, tutte quelle emozioni in una volta, solo per quel ragazzo... Possibile che si sentisse così, solo per quello stupido? Cercò di rimettersi in piedi, in silenzio. Ma Morinaga lo trattenne e, prima che Souichi se ne rendesse conto, il ragazzo si sporse verso di lui e lo baciò quasi avidamente. Souichi sbarrò gli occhi, sentendo premere le labbra del ragazzo sulle sue e, sconcertato, si scansò all’istante, cercando di restare calmo, sebbene stesse tremando. Una valanga di sentimenti gli si riversò sul cuore ghiacciato. La sorpresa, la perplessità e il sottile miscuglio di ribrezzo e piacere che provava, gli impedirono di insultarlo o di malmenarlo come avrebbe voluto fare e, scioccato, si alzò rapidamente in piedi, senza guardarlo, pensando ancora al perché lo avesse salvato una seconda volta. Con la testa che girava, si appoggiò all’albero, chiedendosi come mai si sentisse così legato a quel ragazzo sconosciuto e perché avesse così paura di restarne privo. “Maledizione, che mi sta succedendo?” pensò, irrequieto, guardando dall’alto Morinaga che, nel frattempo, stava cercando di muovere gli arti nel vano tentativo di mettersi in piedi, mantenendo lo sguardo basso, di certo imbarazzato per quello che aveva appena fatto. Sospirando, Souichi gli porse la mano, stavolta senza degnarlo di uno sguardo e spostando, invece, la sua attenzione sulla foresta: il fatto che fosse giorno non significava che non ci fossero animali feroci e, anzi, il ragazzo si chiese come fosse stato possibile che non li avessero attaccati per tutta la notte. “Siamo stati fortunati…” pensò scrutando tra i tronchi degli alberi, come se da un momento all’altro potesse scorgervi un branco di lupi assetato di sangue, ricordando gli occhi dorati del lupo che lo aveva inseguito solo il giorno prima. Istintivamente, si toccò il braccio ferito che, come si aspettava, aveva sanguinato durante la notte e aveva macchiato la manica dell’indumento. Infastidito e con la sola voglia di tornare al capanno pensò “Morinaga… è tutta colpa tua, non ti perdonerò così facilmente, bastardo!” mentre, tuttavia, aiutava Morinaga a stare in piedi e s’incamminava verso un sentiero alle sue spalle, aspettando che l’altro lo seguisse.

Morinaga sapeva che Souichi era arrabbiato con lui. Per questo, mentre lo seguiva su stradine innevate circondate da abeti e pini e intricate per la neve alta, non aveva detto nulla, avvolgendosi nel silenzio così come aveva fatto Souichi. Non gli era bastato metterlo in pericolo e farlo infuriare per aver avuto così poco buonsenso? No, aveva anche dovuto metterlo in imbarazzo, baciandolo senza alcun motivo. “Sono un stupido” si disse, affondando l’ennesimo passo incerto nel manto di neve solida. Eppure, lo avrebbe rifatto senza esitazioni. Magari non era stato il momento migliore per baciarlo, se ne rendeva conto,  ma, in quel momento, era l’unica voglia che aveva, l’unico desiderio che, dalla sera prima, si portava dentro: voleva bruciare la distanza tra loro ancora e ancora, senza ricevere acqua ma donando amore. Quando aveva visto Souichi perdere l’equilibrio, non aveva esitato un solo istante e si era precipitato a sorreggerlo, sebbene sentisse il suo corpo come spezzarsi ad ogni minimo gesto. E sentire la sua schiena addosso, con i capelli che gli cadevano leggeri oltre le spalle, in un vaporoso disordine di ciocche chiare e vedere la pelle scoperta sul suo collo bianco, lo avevano spinto a quel gesto così repentino e quasi violento da parte sua. Non era riuscito a fermarsi e, ora, si vergognava e non sapeva che dire. Souichi camminava avanti a lui, con un atteggiamento attento, quasi solenne, mentre si muoveva tra cespugli e rami secchi. «Souichi… io...» cercò di enunciare, deciso a dirgli quel che pensava. Voleva che fosse suo, voleva vivere con quel ragazzo nella neve, in un capanno quasi troppo stretto per due persone… fin quando non fossero diventati una cosa sola. Morinaga vagò con la mente in corpi che s’intrecciavano tra loro accanto ad un fuocherello, sul pavimento freddo in legno che, man mano, si scaldava mentre membra sudate non badavano più al gelo dell’esterno, lasciando fuoriuscire ardenti gemiti e lamenti, urla e dolci parole sussurrate tra un bacio ed un altro… mentre mani scivolose graffiavano le carni e si avvinghiavano alle anche cercando movimenti più possenti. Con questi pensieri, Morinaga lasciò la frase in sospeso, con la sua dichiarazione strozzata sul nascere che, si disse strasognato, sarebbe stata esposta al suo Souichi un’altra volta, con più calma e ragionevolezza. 

*Ecco a voi il quinto capitolo! Tattarattata! Spero che vi piaccia e, soprattutto, spero in qualche vostra recensione :3 Ringrazio in anticipo chi continua a seguire codesta insulsa storia :) Alla prossima con il sesto capitolo già in corso... chissà se le fantasie di Morinaga diventeranno realtà!*

  
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