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Autore: Hilary95    17/07/2013    0 recensioni
Questa è la mia prima Fanfiction, la storia che sto scrivendo parla di due ragazze ventenni, inglesi e amiche da una vita, inoltre sono colleghe di lavoro, perciò gli è stato incaricato di partire per Miami. I loro nomi sono Tracie ed Adrienne, e sarà proprio grazie al lavoro che avverrà il cambiamento della loro vita, in tutti gli ambiti. Spero vi piaccia e...Buona lettura!
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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-"Sei sicura di aver preso tutto Tracie?!"- le dissi dall'atrio del nostro appartamento mentre la vedevo correre da una stanza all'altra con ampi tonfi sul parquet alla ricerca del ‘ho come la sensazione di essermi dimenticata qualcosa’.
Ovviamente quel ‘qualcosa’ era il suo povero cellulare, che la mia cara amica Tracie, era solita dimenticarsi dappertutto.
Dimenticavo.. il mio nome è Adrienne sono una ragazza ventenne, inglese e abito in un piccolo villaggio sperduto di nome Holmes Chapel nel Cheshire.
 Condivido il mio appartamento con Tracie, mia cara amica, se non collega di lavoro, dovessi descriverla con tre aggettivi? Bene.. indecisa, ritardataria, riservata, lenta, puntigliosa, complessata e....Ok ok, sarò buona, avevo detto solo tre. Tralasciando questo piccolo sfogo momentaneo, scaturito dal suo ennesimo ritardo e la sua noncuranza di dove sia quel povero cellulare, posso dire veramente che non saprei come fare senza lei al mio fianco. La conosco da una vita, i nostri genitori erano amici d'infanzia perciò noi ci conosciamo da sempre siamo come amiche, sorelle, coinquiline, cugine, colleghe.. contemporaneamente! Siamo venute a vivere insieme ad Holmes Chapel -villaggio, suggerito da Tracie, per la sua, forse anche troppa, tranquillità- quando avevamo entrambe l'età di diciotto anni, finite le scuole, stufe della nostra caotica città natale Dublino, dove invece sono rimasti a vivere i nostri genitori.
Lavoriamo entrambe come recensitrici estere per una compagnia di viaggi Inglese in una cittadina, un po’ più animata, a venti minuti di macchina dal nostro villaggio.
Dunque, dicevo, sono pronta sull'atrio di casa, con una mano tengo la mia valigia mentre con l'altra afferro saldamente il pomello di casa, impaziente che Tracie trovi quel dannato cellulare.
-"Invece di stare lì impalata sulla porta mi faresti il piacere di farmelo squillare?!" mi disse.
Sbuffai per la centesima volta, infilando una mano in tasca per prendere il cellulare, quando sentii urlare dal salotto "Trovato!!!".
Mi affacciai e la vidi aggrappata allo schienale del divano con le gambe all'aria, probabilmente gli si era incastrato tra un cuscino e l'altro ieri sera mentre vedevamo un film.
-"Allora sei pronta adesso? Possiamo finalmente andare? Dai che il Taxi è qui fuori da un po’!"- le dissi.
-"Ho fatto ho fatto cara"- mi rispose.
Chiusi la porta di casa mentre lei caricava con l'autista i nostri bagagli. Perfetto, ora posso dire che il nostro ennesimo viaggio lavorativo è iniziato. Mi accasciai sul sedile, già mi sentivo esausta, ma stranamente questa volta avevo una sensazione diversa, come se in fin dei conti non aspettassi altro che partire.
La meta assegnata questa volta era Miami. Nonostante erano già due anni che io e Tracie lavoravamo come recensitrici, fino ad ora non eravamo state ne io ne lei a Miami, ne per scopi lavorativi ne tantomeno per vacanza. Credo che forse era dovuta proprio a questo la mia eccitazione nel partire.
Il volo era stato prenotato da Londra all'aeroporto di Gatwick per le ore 10:00 di modo tale che saremmo arrivate a Miami dopo nove ore, circa alle 13:00 (ora locale). Il viaggio da Holmes Chapel a Londra era di circa tre ore, vista l'alzataccia decisi di schiacciare un bel pisolino, e cosa c’è di più comodo e invitante della spalla di Tracie alla mia destra che sembrava mi dicesse "Vieni Adrienne, vieni e poggiati su di me sono morbid....ok senza pensarci due volte crollai in un batter d'occhio.
 
•Tracie's POV•
Tanto per cambiare Adrienne si era addormentata sulla mia spalla e ci mancò poco che non mi sbavasse la maglietta se non le avessi spostato la testa facendogliela appoggiare sul finestrino, evitando di svegliarla. Comunque, il mio nome è Tracie e sono in viaggio per Londra dove io e Adrienne, mia amica, prenderemo il volo per Miami dove ci aspetterà una "vacanza", di circa un mese, per recensire un' Hotel di nome The-Ritz Carlton, del quale la nostra compagnia di viaggi si occupa.
Ancora ce ne voleva prima che arrivassimo a Londra, intanto guardavo fuori dalla macchina per distrarmi, fin quando Adrienne non cominciò a scivolare con la guancia spiaccicata al finestrino provocando un cigolio.
Mi stavo trattenendo dal ridere, e più la guardavo e più mi era impossibile. Che buffa che era, Adrienne è come una sorella per me, dovessi descriverla direi che è una persona tutta da scoprire, fin quando non ci prendi confidenza ti sembra tutt'altro tipo, dopo capisci che è una pazza, golosa, arrogante -un pizzico-, spensierata, dolce -quanto basta-, pesaculo e.. chi più ne ha più ne metta, ma nonostante tutto se devo parlare di qualsiasi cosa sono certa di poter andare da lei al mille per mille.
Conosce tutto di me, come io di lei, conosciamo a vicenda i gusti dell'altra.. soltanto una cosa non sa di me, o almeno provai una volta a parlargliene ma non ci fu verso, ed è la mia passione per un gruppo musicale di cantanti Inglesi i quali seguo da quando ero adolescente, quanto mi piacevano....cioè mi piacciono!
Si, perché anche se glielo nascondo, la mia passione per loro non si è mai spenta. Quando eravamo entrambe adolescenti provai a parlargliene, a fargli sentire delle canzoni, ma niente da fare, si era impuntata e non ne voleva sapere, non gli piacevano affatto...
Bèh già che ci sono posso aggiungere che è anche molto, molto, testarda.
Arrivammo in aeroporto, e quando l'autista si fermò, Adrienne diede una testata al finestrino e si svegliò.
-"Cazzo che botta! Poteva fare un po’ più piano questo!"- mi disse sussurrando con il suo solito fare "fine". Sorrido -" Forza veloce scendiamo che il volo non aspetta!"-.
Scendemmo dalla macchina prendemmo i nostri bagagli, pagammo l'autista e di corsa ci dirigemmo ai controlli dei documenti, per fortuna grazie al lavoro non facciamo molte file negli aeroporti, perciò, lasciate le valigie, salimmo sull'aereo che sarebbe decollato a breve.
Cercammo i posti assegnati, quello di Adrienne era vicino al finestrino, ma senza che la implorassi, mi fece passare avanti, sapendo quanto amo guardare fuori mentre l'aereo è in volo, quindi guardandola feci una faccia come per dire "Grazie Mammi" accompagnata da un ampio sorriso a cento denti, e lei mi sorrise roteando gli occhi in aria come per dire "Dai su veloce, prima che cambi idea".
Poco dopo esserci accomodate l'aereo partì. Neanche si era stabilito in volo che mi girai e al mio fianco Adrienne già sonnecchiava come un ghiro. Invidiabile compagna di viaggio eh!
Sospirai sorridendo, guardai fuori e mi infilai le cuffiette, finalmente mentre lei dormiva potevo ascoltare la mia sacra musica senza che sbriciasse sullo schermo per curiosare su chi ascoltassi.
Ah....ed è anche tanto curiosa aggiungerei!
•9 ore dopo•
-"Plin-plon: Welcome to Miami, Florida, It's 1:00 Pm local hour, in a few minutes there will be the arrival, please fasten your sealt belts"-.
Blablabla.. Alzavo gli occhi al cielo mentre ascoltavo l'omino al microfono che informava dell'atterraggio, ormai conoscevo a memoria ogni singola parola del discorso.
Adrienne si era nuovamente addormentata, quindi le allacciai la cintura di sicurezza tra le cartacce di cibo che aveva sulle ginocchia, devo ammettere che entrambe siamo di buona forchetta, ma lei a volte esagera proprio, e mi chiedo come, nonostante tutto quello che divora, non sia diventata una botte.
Una volta atterrate cerco di svegliarla senza infastidirla troppo, ma ci pensò prima di me una vecchietta -una di quelle appartenente alla categoria "frettolose"- che, nel tirar giù il suo bagaglio a mano, glielo fece cadere addosso.
Adrienne si svegliò lanciando un urlo che fece girare tutti i passeggeri, ma non tanto per essersi arrabbiata, quanto per lo spavento, credo che fosse ben presa nel mondo dei sogni. Per tutta la mattina cercai di trattenermi dalle risate, ma davanti a questa scena proprio non resistetti.
La vecchietta intanto si scusava con Adrienne che a sua volta le diceva di non preoccuparsi nascondendo la sua faccia spazientita. La "frettolosa" in un baleno se ne andò e vidi lentamente Adrienne girarsi verso di me con un visino un po’, come dire…incazzato?
Immagino che se non fosse stata un'innocente anziana l'avrebbe frullata dall'aereo, lei odia quando le persone, per la frenesia diventano prepotenti o incuranti di ciò che le circonda.
Scendemmo dall'aereo, andammo a ritirare i nostri bagagli e prendemmo un taxi che ci avrebbe portato a destinazione.
-"Salve, dovremmo andare all'Hotel The-Ritz Carlton"- dissi all'autista.
-"Mmm.. si trattano bene le ragazze eh?"- mi rispose lui con fare "simpatico".
-"Solo per scopi lavorativi"- gli lanciai un'occhiata allo specchietto retrovisore e cercai di tagliare subito corto.
L'uomo fece finta di nulla e continuò la sua guida, nel frattempo vedevo con la coda dell’occhio Adrienne fissarmi con un mezzo sorrisetto, mi girai e lei con le palpebre mezze calate mi fece cenno con le mani come per dire "Rilassati cara, rilassati".
È vero devo ammetterlo, con gli estranei sono un po’ acida, ma solo perché sono diffidente.. tutto qua. Dopo pochi minuti arrivammo davanti all'Hotel, o meglio mi correggo, al Signor Hotel The-Ritz Carlton. È già, proprio Signor. Io vi assicuro di aver girato per svariati angoli della terra in questi ultimi due anni lavorativi, ma un Hotel come questo, bèh neanch'io so come potrei descriverlo. E questo ancora da fuori, non immagino come sia dentro.
Veloci scendemmo dalla macchina e prendemmo le nostre valige dal porta bagagli, pagai l'autista senza curarmi neanche di quanti soldi gli stessi mettendo in mano, tanto che i miei occhi erano rimasti incollati sull'Hotel.
Per fortuna c'era Adrienne che si assicurò del giusto pagamento.
-"Oh sveglia eh! Capisco l'entusiasmo, anch'io lo sono, però lo sai siamo due fanciulle a zonzo, è un attimo che ci fregano!"- mi disse lei sicura di sé mentre mi prese sotto braccio per dirigerci verso l'entrata.
Bene, se prima rimasi incantata, adesso a momenti non mi prende un infarto, per fortuna ero aggrappata ad Adrienne, ma la guardai e vidi che era rimasta ancor  più esterrefatta di me, con la bocca spalancata quasi che la mascella  gli toccasse la moquette della Hall.
E menomale che dovevamo rimanere belle sveglie!
-"Salve Signorine serve una mano?"- ci chiese un ragazzo della Reception.
-"Si salve, lavoriam...."- mi misi a parlargli del nostro lavoro, gli mostrai tutti i documenti, lui fece degli accertamenti, chiamate di qua, chiamate di là, fotocopie a non finire, firme dappertutto.
Insomma tutti quegli accertamenti che ti tengono impalata in Reception per circa mezz'ora buona, ma d'altronde questa volta erano concepibili visto l'Hotel; in effetti devo dire che quest'anno la nostra compagnia di Viaggi –o meglio, Dianne, il nostro capo-  si è veramente superata, e già che c’eravamo, stavamo sperando che anche l'alloggio fosse uno dei migliori.
-"Signorine questa è la card della la porta, la consegno a Jhavaad che vi accompagnerà nel vostro alloggio,  quando avrà finito di mostrarvelo ve la consegnerà".
-"Ok, grazie mille"- le rispose Adrienne.
Camminammo dirette agli ascensori seguendo i passi di Jhavaad che portava le nostre valige. Ci credereste se vi dico che anche Jhavaad, il quale all’interno dell’Hotel impiegava uno dei lavori minori, era talmente tanto ben curato da sembrare un modello?.
Nell'ascensore neanche riuscii a leggere quanti erano i piani per la molteplicità dei tasti, ma vidi Jhavaad che andò a pigiare uno degli ultimi, e, secondo la mia esperienza,  gli ultimi piani sono sempre i migliori. Infatti mi girai per guardare Adrienne e cercare lo sguardo d'intesa, ma lei lo stava già facendo. Telepatia.
Jhavaad ci spalancò la porta, ma non della solita stanzettina d'albergo, bensì di un appartamento al penultimo piano dell'Hotel. Jhavaad ci diede la precedenza seguendoci con le valige e lasciandole li all'entrata.
-"Signorine questo è il vostro appartamento per tutto il tempo d’alloggio, ve lo mostro, seguitemi"- ci incitò lui sorridente.
Io e Andrienne ormai non davamo più cenni di vita, parlavamo soltanto con monosillabi e versi.
Appena entrate c'era un salotto con divani in pelle marroni scuro posizionati di fronte ad un "caminetto" e a un televisione plasma a parete.
Seguimmo Jhavaad che si spostò nell’area sinistra mostrandoci la cucina, munita di tutti gli elettrodomestici i quali, di alcuni, non ne sapevo neanche l'esistenza.
Poi ci spostammo sull'area sinistra dell'appartamento dove c'era un grande bagno con una vasca e uno specchio di dimensioni mastodontiche, infine ci spostammo nella camera da letto.
Era favolosa. Un letto matrimoniale circolare, ricoperto cuscini variopinti, padroneggiava al centro della stanza, alla sinistra del letto c'era una toletta con specchio illuminato dedicata al trucco e parrucco, mentre a destra un lungo armadio si estendeva lungo la parete dove insieme io ed Adrienne ne avremmo occupato, si è no, una sola anta. Infine il bagno "più piccolo" che avevamo in camera, con vasca idromassaggio da dieci posti e tanto di nicchietta per lo champagne.
Insomma, si potrebbe chiedere di meglio?
-"Signorina questa è la card dell'appartamento, adesso se non vi dispiace torno giù alla Hall, per qualsiasi necessità qui avete un telefono fisso con i numeri della Reception già salvati in rubrica, è stato un piacere, buon soggiorno"- finì col dire Jhavaad, mostrando i suoi bianchissimi denti e dirigendosi verso la porta.
Ricambiai il sorriso e lo ringraziai.
Ok. Ora avevo una sensazione di smarrimento, con tutto questo ben di Dio non sapevo come muovermi. Adrienne era seduta con lo sguardo fisso sul divano e mi andai a sedere di fronte a lei.
 
•Adrienne's POV•
-"Tracie, ma ti rendi conto di quanto ci è andata bene quest'anno? C'è.. io e te, in un lussuosissimo appartamento, penultimo piano, The-Ritz Carlton, Miami, Florida, USA, America, altra faccia dell'emisfero...Oh mio Dio!!!" cominciai ad urlare sul divano mentre Tracie mi guardava e si piegava dalle risate.
Accesi lo stereo dell'appartamento, che risuonava praticamente in tutte le stanze, e con una canzone di sottofondo stile Jazz, iniziai a ballare in salotto travolgendo anche Tracie che non smetteva di ridere. Esauste ricademmo sui divani e mi disse: -"So che ormai sono le cinque del pomeriggio, ma io....ho un certo languorino".
Non me lo avesse ripetuto due volte, i miei occhi non fecero in tempo ad illuminarsi che già avevo aperto tutti gli sportelli in cucina.
-"Ma Tracie qui..."- dissi, ma venni bloccata da Tracie.
-"Ah è vero, dovremmo prima andare a fare la spesa"- mi disse.
-"No no no, non credo ce ne sia bisogno... Tracie qui è pieno di roba c'è l'imbarazzo della scelta!".
Ero rimasta attonita con le braccia attaccate agli sportelli e gli occhi spalancati.
-"Non resisto, vediamo anche com'è il frigo" dissi.
Et voilà. Avete presente il paradiso? Bene, allora non c'è bisogno di descrizioni.
-"Traaaacie! Non so che mangiare"- le urlai dalla cucina.
-"Per me va bene un latte freddo con i biscotti, dopo il viaggio basta e avanza!" mi rispose.
-"Ok e per me?"-
-"Che ne posso sapere io”- mi rispose ridendo -“Dai per oggi rimano leggera anche tu Adry!"-
-"E va bene, va bene.."- le risposi versando il latte nelle tazze e mettendo i biscotti in un piatto, poi raggiunsi Tracie sul divano che nel frattempo faceva zapping in Tv.
-"Dio Tracie, non immagini quanto mi sento fortunata. Adoro il mio lavoro!"- le dissi.
-"Lo dici a me! Però è anche vero che quest'anno abbiamo lavorato sodo e fatti tanti straordinari.. una "vacanzetta" così ce la meritiamo tutta!"- mi rispose.
-"E anche tu hai ragione cara!"-.
Finimmo di pranzare/cenare con il nostro latte e biscotti e andammo in camera per svuotare le valige.
Di tutto lo spazio all’interno dell'armadio, ne riuscimmo ad occupare solo un anta. Dopo aver sistemato gli indumenti andai alla toletta e posizionai sul ripiano i miei trucchi, dei quali concedo l'uso anche a Tracie che si trucca raramente, e la mia piastra, anch'essa in condivisione.
-"Sono stanca morta."- dissi fiondandomi sul letto e sprofondando tra i cuscini.
-"Io mi faccio un bagno e poi vado a letto"- mi disse lei.
Così presi il mio pigiama e andai in bagno per lavarmi. Erano le nove di sera ma la stanchezza del viaggio si faceva sentire. Mi infilai tra le coperte, diedi la buonanotte a Tracie che andò in bagno ad aprire l'acqua calda, e mi addormentai praticamente subito.
  
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