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Autore: aris_no_nami    17/07/2013    5 recensioni
Avete idea di cosa significhi andare in un collegio maschile che si chiama Darknessy High School? Avete idea di cosa significhi avere gli occhi di tutti addosso, occhi che ti uccidono? Avete idea di cosa significhi lottare ogni giorno per non essere uccisa? Avete idea di cosa significhi essere sola a lottare contro tutto questo?
Io si.
(...)
-Ciò significa che TU dovrai impegnarti il doppio. Per il semplice motivo che sei una femmina. Verrai discriminata, maltrattata, forse anche picchiata a sangue.
Campo di concentramento, in pratica.
-Non è una scuola comune. Qui vice la legge della giungla, del west, del più forte o come la vuoi chiamare.
E lei precisamente che cazzo ci fa la seduto allora?
-Non troverai conforto nei tuoi compagni. Dovrai sopravvivere. Se procurerai problemi verrai sbattuta fuori. Dovrai stare attenta a chi ti farai più nemico, dovrai imparare di chi ti puoi fidare e di chi no. È come una grande prova di forza.
Fanculo.
-In oltre, penso tu sappia, che in questa scuola ci sono ragazzi che hanno oltraggiato la legge. Certi anche in maniera molto grave. È come un riformatorio. Credo tu abbia presente come sia, vero?
Bene. Da male in peggio.
Genere: Dark, Sovrannaturale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Camminai e camminai per quei lunghi e inquietanti corridoi neri.
Ero in 1X.                                                                      
Dico io, che cavolo di classe ha un nome del genere?
Dopo venti minuti di camminata a vuoto, finalmente la trovai.
Bussai.
-Muoviti.
Rispose una dannata voce irritata e irritante.
Io aprii lentamente la porta.
-Buongiorno sono la nuova studentessa …
-Cercati un posto.
Stronzo.
Diedi un’occhiata veloce alla classe. In quel veloce attimo raccolsi tutti i dati di qui avevo bisogno.
Tutti mi guardavano male. Manco fossi un alieno! Tutti con la divisa perfetta, tranne uno. Aveva la maglia aperta e sotto una maglia nera con una graaande scollatura a V. la maglia aveva tutti dei strani decori bianchi e grigio chiaro. I pantaloni neri attillati con delle cerniere sulle ginocchia. La catenina argentata penzolante dai passanti per la cintura. Una collana lunga a forma di catena. Le gambe sopra il banco. I piedi calzati in un paio di stivaletti bianchi. Le mani dietro la testa.
Possibilità di sopravvivenza: 83%
Aveva i capelli corti e un po’ mossi. Il ciuffo che gli copriva l’occhio destro. A sinistra un orecchino nero sfavillante. Due occhi penetranti. Una bellezza rara.
Guardai accanto a lui.
L’unico posto libero era accanto a quel ragazzo un po’ inquietante.
Così, senza pensarci due volte, mi diressi nella sua direzione.
Non mi aveva tolto lo sguardo di dosso un solo secondo da quando ero entrata.
Mi sedetti.
Sul banco c’era un libro, ovviamente nero, e una penna.
Uau … che bello …
Sbuffai. Che rottura quel posto. Tutto così monotono.
Per non parlare degli studenti! A parte il fatto che erano tutti più grande di me. Li, la prima si cominciava a 16 anni. Ma io avevo solo 14 anni. Ero stata considerata troppo pericolosa e con un’intelligenza oltre la media. E, visto che quella scuola puntava molto anche sul fisico, ero stata segnalata anche per quello.
Sbuffai di nuovo pensando che quella cazzo di giornata era solo alle porte.
-Prima o poi ci farai l’abitudine.
Mi sentii dire dal ragazzo seduto accanto a me.
Io lo guardai e alzai un sopracciglio.
-Perché mi rivolgi la parola?
-Perché non dovrei?
Mi rispose a tono, lui.
Ammazza, che figo che era!
Si sedette umanamente e mi porse una mano.
Notai che entrambe le mani erano coperte da un paio di guantini rosa pieni di borchie.
-Spero non morirai troppo presto.
Be, bel modo di presentarsi.
-Spero di non morire prima di un mese.
Gli dissi io stringendogli la mano.
Possibilità di sopravvivenza: 85%
La lezione passò leentameentee.
Non avevo la minima idea di cosa stesse parlando il prof.
Ad un tratto sentii qualcosa sui capelli.
Mi girai a destra e vidi il mio vicino di banco che me li stava “toccando”.
-Scusa?
Gli chiesi io.
Lui mi fecce una sottospecie di mezzo sorriso.
-Emetti una strana aura …
-Aha.
Risposi alla cazzo, io, riprendendomi i capelli.
Ma che problemi aveva?
Be. In fondo i miei capelli erano proprio belli. Cioè, niente di strano, erano neri dritti e lunghi fin poco sotto le spalle. Avevo un semplice ciuffo a sinistra. Proprio niente di strano.

La parte strana arrivava agli occhi.
Ce li avevo di un grigio chiarissimo.
Uno strano colore tra il sabbia, il grigio e il bianco.
Molto probabilmente anche per quello mi guardavano male.
Avete presente che si dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima?
Ecco, i miei occhi ti dicevano “DANGER!”.
 
Finalmente suonò la campanella.
Tutti uscirono velocemente.
Tutti tranne io e il mio vicino di banco.
-Devi uscire.
Mi disse lui.
-Anche tu.
Gli risposi io.
Lui sbuffò e uscì dalla classe. Io dopo di lui.
Visto che non c’era una beneamata minchia da fare mi diressi verso il mio armadietto. Quando fui davanti ad esso sentii tutti gli occhi puntati su di me, e bisbigli vari.
Feci la combinazione e lo aprii.
Avete presente i film americani nei quali fanno quelle puttanate dentro gli armadietti?
Ecco.
Tutti i libri che c’erano dentro erano stati rotti, strappati, bagnati e chi più ne ha più ne metta.
Respira a fondo … respira Kayra … respira …
FANCULO RESPIRA!
Strinsi forte lo sportello dell’armadietto e lo sbattei con forza.
Tutte le risate che avevano invaso i corridoi si bloccarono di colpo.
Mi girai verso la folla che si era radunata attorno a me, con la testa bassa. I capelli che mi coprivano il viso.
-Chi è stato …
Chiesi, cercando di non urlare.
-Scusa … non si è sentito niente!
Disse uno venendomi davanti.
Sentii una rabbia incontrollata crescermi dentro.
-Ah si?!- chiesi alzando la testa e avvicinandomi a lui –Non hai sentito bene?! Allora lo ripeto più forte …
Gli presi il colletto della maglia e urlai
-CHI CAZZO è STATO!
Lui sgranò gli occhi.
Dalla folla venne avanti un altro, forse il capo. Mi tolse dalle mani il cretino e mi disse
-Senti, non è stato nessuno, chiaro? Sei stata tu. Mi pare ovvio. Chi altro poteva aprire il tuo armadietto?
Probabilità di sopravvivenza: 78%
Probabilità di vittoria: 78%
Si girò e cominciò a camminare, non so dove, quando io urlai
-Hey bastardo? Fottiti nella tua merda! Stronzo!
Lui si girò e mi guardò con uno sguardo pieno di collera.
In meno di un secondo mi era di nuovo davanti, pronto a tirarmi un pugno.
Bene, ora ci si diverte.
Mi abbassai e il suo pugno andò a vuoto.
-Troppo lento!
Gli feci lo sgambetto e lui cadde come un pero.
Gli mesi un piede sopra il petto.
-Tz! Troppo facile.
-Ah si?! Ragazzi!
Sentii delle braccia bloccarmi da dietro.
Il tizio che avevo buttato a terra si rialzò.
Sapevo cosa aveva intenzione di fare.
Cominciai a muovermi come una matta.
-Oooooh … hai paura, razza di merda!
-Siete voi che dovete aver paura di me!
Ringhiai io.
-Si, certo!
Alzai la gamba e gli tirai un calcio sotto il mento. Questo per poco non cadde a terra.
-Cazzo! Tenetela ferma!
Urlò lui, massaggiandosi il mento.
Non feci in tempo a capire niente.
Un pugno sullo stomaco. Un altro. Un altro. Un altro ancora.
In viso.
Calci.
Calci e calci.
Ormai ero stesa a terra.
Saranno stati in 5 come minimo.
Mi chiusi a riccio per evitare che mi colpissero la faccia.
Ormai ero allo stremo, stavo per svenire, quando sentii un voce
-Razza di merda che sei!
Tutti si fermarono.
-Cos’hai detto?
Chiese il tizio che mi aveva picchiata.
-Razza. Di. Merda. Che. Sei.
Quella voce mi era familiare.
Tutti quelli che mi erano stati intorno fino a quel momento andarono accanto al loro capo.
Io alzai la testa per vedere la scena.
-Non osare metterti in mezzo, JR! Chiaro?
-No.
Quella voce … quel ragazzo … il mio vicino di banco.
Gli stronzi erano sulla decina di ragazzi. Mentre lui, JR, era solo.
-Non pensi che sia una cosa fin troppo squallida e bastarda essere sei contro uno?
-Ti ho detto di non metterti in mezzo!
-E io ti ho detto no!
Cercai di mettermi in piedi, ma invano.
Mi avevano ridotta parecchio male.
I due cominciarono una lotta di sguardi e spintoni.
Andarono avanti per un po’, urlandosi dietro.
Fino a che JR non diede un pugno allo stronzo che cadde a terra.
Quello la, scioccato, si rialzò a stento, e disse
-Andiamocene! Qui c’è solo merda!
 
Vidi JR guardarmi dritta negli occhi. Era serio. Non sembrava preoccupato. Anzi, non lo era proprio!
Mi si avvicinò con le mani in tasca. Quando mi fu accanto mi prese un braccio e se lo mise dietro il collo, facendomi alzare.
Essendo più alto di me si dovette piegare un po’.
Senza dire niente, si diresse da qualche parte.
Fui io a rompere il ghiaccio.
-Non ti avevo chiesto una mano.
-Perché secondo te ce l’’avresti fatta da sola …
-Ovvio!
-Si, certo!
Se la rise lui.
-E con questo che vuoi dire?!
-Che quelli li non li devi sottovalutare.
-Fanculo!
Lui alzò un sopracciglio
-Sarebbe questo il tuo modo di dire grazie?
-Non ti devo dire grazie!
Si mise a ridere.
Lo osservai per bene … scannerizzazione:
Impossibile effettuare riconoscimento.
Cosa?
Perché non riuscivo?
Come …?
Lui mi guardò e mi fece una specie di sorrisino, quasi malizioso
-Puoi provarci quante volte vorrai … ma non ce la farai mai.
L’aveva capito?
-D-di che parli …
-Non mentire con me.
Come … come aveva fatto ad accorgersene …
JR, vuoi dirmi che anche tu …
-Quindi sei un, così detto, “robot da guerra”, o R.D.G.?
-Preferisco essere considerata una persona che riesce a leggere le persone e ha raccogliere tutti i dati necessari.
-Che in fondo è quello che siamo.
-Siamo …? Vuoi dire che anche te …
Lui mi interruppe
-Ecco. Sei arrivata all’infermeria.
Mi fece sedere sul lettino.
Io continuavo ad osservarlo attentamente.
Non si riusciva a decifrarne niente.
Solo la possibilità di sopravvivenza.
Robot da guerra … R.D.G. … era da tanto che non mi chiamavano così …
Se ne stava per andare, quando si fermò alla porta. Mi guardò e mi disse
-Ridammi il portafoglio.
Se n’era accorto?
Io lo presi dalla tasca dei pantaloni.
-Questo?
-è già. E questo dovrebbe essere tuo, giusto?
Disse, facendosi roteare tra le mani un coltellino … no. Il MIO coltellino.
Io lo guardai sconvolta.
Seriamente, come cavolo aveva fatto?
Quel ragazzo … cos’era?
-Ok, facciamo un patto. – proposi io –Se tu mi dici come ho fatto a prendertelo te lo ridò.
Dissi, rivolta al portafoglio.
-E lo stesso vale per te.
Concluse lui.
-Affare fatto.
-Allora … - cominciò –Quando ti ho messo il braccio dietro il mio collo. Per metterlo la dietro l’hai fatto passare più basso, passandomi la mano sul culo, visto che ce l’avevo sulla tasca posteriore. L’hai preso e poi … non so come hai fatto a fartelo passare dall’altra mano.
-Bene. – gli risposi, tirandoglielo –Tu, con una mano tenevi il mio braccio dietro il tuo, e l’altra mi stringevi la vita. Visto che tenevo il coltellino nella tasca anteriore, l’hai preso con facilità. Poi, te lo sei infilato nel guantino. Dico bene?
-Perfetta.
E mi lanciò il mio sacrosanto gioiellino.
-Ora vado.
-No, un attimo … una domanda!
Gli dissi io.
-Che vuoi?
-Perché mi hai aiutata?
Silenzio.
-Spero di non morire prima di un mese … parole tue.
Detto questo se ne andò.
Mi rigirai tra le mani il coltellino.
Aprii la lama. Attaccato ad essa c’era un fogliettino. Lo aprii:
Non sei l’unica”
Si. Forse … non ero l’unica …   
 



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HELLO! CHE NE PEEEENSAAAAATEEEEEE????????????????
ANCHE QUESTO UN Pò CORTINO ....MI SCUSO TANTO PER QUESTO....
SPERO CHE RECENSIATE IN "MOLTI"!
SPERO ANCHE DI AVERVI INCURIOSITO.
CI SI VEDE AL PROSSIMO CAPITOLO!
AH, PRIMA DI ANDARE, VORREI CHIEDERVI UN FAVORE: NELLA RECENSIONE, POTRESTE ANCHE SCIRVERMI COSA CREDIATE CHE SIA UN "R.D.G." E COSA AVETE INTUITO O CAPITO????
MI FAREBBE UN GRAAAAAANDEEEEEEEE FAVORE!
bye
il panda che si è appena svegliato
Aris!
  
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