A tOkiOsa.
Don’t
leave me alone
Capitolo
8
Il
primo errore
Tutte
le passioni ci fanno commettere errori,
ma
l'amore ci induce a fare i più ridicoli.
François de La Rochefoucauld
«N |
a-naruto»
sussurrai. La botta che avevo ricevuto andandogli addosso mi aveva
fatto finire
per terra. Dal basso guardai il suo volto sorpreso e confuso. Mi tese
le mano e
mi aiutò ad alzami. Una volta in piedi lo guardai e lui
guardò me. Errore. Vidi
la confusione nei suoi occhi. E ne conoscevo il motivo. Ero fradicia,
completamente bagnata. Lui passò gli occhi su di me come se
stesse facendo un
esame accurato. Si soffermò più del dovuto sulla
mia maglietta bagnata, che mi
si era appiccicata alla pelle. Poi, resosi conto dello sbaglio
commesso,
distolse velocemente lo sguardo, arrossendo.
«Come..
come mai sei bagnata?»
mi
chiese, ma non attese la mia risposta e continuò a parlare
in maniera
incontrollata, come faceva ogni volta che si sentiva in imbarazzo, per
mia
fortuna perché non avrei saputo come rispondere alla sua
domanda. «Si, perché
ho appena visto Lee.. e mi ha detto che ti stava cercando e beh.. non
ti
trovava. Ha detto anche che c’era Sasuke in bagno, che ha
sentito lo scorrere
dell’acqua e.. »
Poi
il suo sguardo
da imbarazzato si fece più serio come se avesse appena
capito qualcosa.. ci fu
un momento di impiegabile silenzio. All’inizio non capii il
motivo di tale
pausa, ma poi compresi. Stava ascoltando. E non era difficile intuire cosa stesse ascoltando.
L’acqua. Il
lento frusciare dell’acqua era l’unico rumore di un
qualche interesse.
Fu
allora che il
suo volto da assorto e pensieroso divenne deluso e amareggiato. Non
dimenticherò mai quell’immagine. Vedere la
dilagante delusione sul suo volto e
nei suoi occhi e sapere di essere io la causa del dolore che vedevo
impresso su
di lui, fece ancora più male di qualsiasi altra ferita io
abbia mai subito. Gli
occhi cominciarono a pizzicarmi.
Quando
riprese a
parlare nella sua voce traspariva il dolore e l’amarezza che
provava, ma anche
l’incredulità di fronte a tale scoperta.
«Tu.»
Strinse i
pugni, vidi la sua mascella irrigidirsi. La sua voce faceva emergere
una chiara
accusa nei miei confronti « Tu eri nel bagno mentre Sasuke si
faceva la
doccia.» Non era una domanda. Lui sapeva. E non potevo
negare. Così cercai di
alleviare l’immenso senso di colpa, che minacciava di
schiacciarmi, nell’unico
modo che sapevo: inventare una scusa. E cosa si dice in questi casi?
«Non..
non è come
sembra..» Sussurrai con voce rotta dal pianto che minacciava
di fare la sua
pietosa comparsa.
«Ormai
non importa
più.» Disse, un attimo prima di voltarsi e
allontanarsi. Ma la sua voce era
cambiata, non era più debole e ferita. Ora era animata da
una sorta di ringhio
che mi fece rabbrividire. Alzai la mano, nel disperato tentativo di
riuscire a
fermare il suo allontanamento che stava provocando il disfacimento
della mia
anima. Non sapevo che solo qualche ora dopo avrei compiuto lo stesso
gesto per
cercare di limitare il vortice di dolore che si aprì nel mio
petto.
Una
voragine che
minacciava di inghiottirmi.
***
«E |
questa?
Questa va
bene vero?» la voce di Lee mi distrasse ancora una volta
dalla mia ricerca. Mi
voltai e diedi una rapida occhiata alla pianta malmessa che teneva in
mano. Sospirai.
Aveva sbagliato ancora una volta. Erano solo poche ore che avevamo
iniziato a
cercare quelle erbe mediche, e Lee non era ancora riuscito a
identificarle da
solo. Sasuke mi aveva chiesto un solo parere sulle piantine trovate, e
non
aveva più avuto bisogno che lo aiutassi a capire se era
l’erba medica che stavamo
cercando. Mentre Rock Lee non aveva trovato ancora nulla. Tra me e
Naruto,
invece, era sceso il ghiaccio.
«No,
Lee. Le
foglie sono troppo grosse. Ti ha dato il libro così potevi
confrontarti con
l’illustrazione della pianta.» dissi. Fredda,
scocciata. Non volevo
rispondergli male ma non
riusciva a
riconoscere un’erba così semplice! Lavoravamo gli
uni lontani dagli altri. Gattonavamo
per terra come bambini. In un silenzio tanto innaturale quanto
imbarazzante.
L’unico che non ne capiva la causa era il povero Lee, che
aveva cercato più
volte di intavolare una conversazione, ma che aveva ricevuto in risposa
solo
freddi monosillabi.
Mi
alzai in piedi
e mi spostai più lontano possibile dagli altri. Una volta
inginocchiata,
ripresi a cercare le erbe medicinali. Non volevo compagnia. Volevo solo
concentrarmi sul mio lavoro. Così non avrei dovuto pensare a
nient’altro.
Dovevo ancora trovare una soluzione a quello che avevo combinato la
sera
precedente. Non potevo permettere che Naruto mi odiasse.. non sarei
riuscita a
sopportarlo. Sentivo un immenso groppo
alla gola. Facevo fatica a tenere il tono di voce sotto controllo.
Dopo
quello che
era successo la sera precedente, mi ero rintanata in camera. E, sul
letto,
avvolta nella coperta, mi ero lasciata andare a un pianto liberatorio e
isterico. Ma
nonostante le tante lacrime
versate, ce n’erano ancora tante che rischiavano di uscirmi
da un momento
all’altro, proprio davanti a loro
due.
Non volevo mostrarmi debole davanti a loro, così forti,
così perfetti. Così
invulnerabili.
«Sakura.»
Mi
fermai, e mi voltai. La luce del sole alle sue spalle lo
circondò con
un’aureola di luce. Sembrava un angelo. Teneva qualcosa in
mano. E lo tendeva
verso di me. Non capii. Non era il quello che stavamo cercando. Non
volevo
parlare con lui lì, e non di piante. Soprattutto se mi aveva
portato un fiore
che non centrava niente con la pianta cercata.
«No.
Naruto,
questo fiore non centra niente con quello che stiamo
cercando.» Cercai di
misurare le mie parole e la mia voce il più possibile. Lui
scosse la testa. Si
piegò arrivando giù, fino al mio livello,
restando in equilibrio sui piedi.
Continuava a tendere verso di me quel fiore. Guardai Naruto, confusa.
Non
capivo. Lui, inaspettatamente sorrise. Oh, è così
bello quando sorride. E suo
cuore è così grande. E stavo per riceverne la
prova.
«So
che questo non
è la pianta che stiamo cercando. Questo.. questo
è per te.» Arrossì e si
passò
una mano tra i capelli. Era così vicino. «Volevo
scusarmi. Per ieri sera.»
C-cosa?!
«Mi
sono comportato
male. E non te lo meritavi. Non ho alcun diritto di giudicarti. So
quello che
provi per Sasuke e io devo solo essere felice per quello che
è successo.» Gli
occhi cominciarono a pizzicarmi pericolosamente. Lui si scusava? Lui si
era
comportato male? Sentii l’immediato dovere di giustificarmi.
Lui doveva sapere
la verità.
«No..
no.»
balbettai, confusa. «Io stavo solo scappando da Lee. Mi sono
infilata nel bagno
e poi è entrato Sasuke, ha aperto l’acqua e mi
sono infradiciata. Poi lui mi ha
coperto con Lee. E..» La mia voce si affievolì.
«E basta.» dissi. Mentivo.
Sentii un groppo alla gola. Avevo la pretesa che una riappacificazione
si
fondasse su una menzogna. Così commisi il mio primo errore.
«Quindi
non è successo
niente tra di voi?» chiese, aspettandosi una risposta
negativa. Mi fissò con il
sorriso sulle labbra. La speranza negli occhi. Il fiore in mano. Lo
guardai.
Non potevo continuare a mentire, sarei scoppiata. Non si meritava il
mare di
menzogne che mi stavo inventando solo per proteggere me stessa.
Perché
funzionava sempre così: mentivo, poi veniva l’ora
della verità e mentivo
nuovamente per proteggere me stessa. Mi sentii un schifo. Da una parte
sapevo
che non avrei dovuto mentirgli ancora, ma dall’altra avevo
paura. Paura che
scoprisse la verità, che mi odiasse a morte. Avevo paura di
perderlo.
Ma
lui si
aspettava una risposta. Una risposta che non arrivò. Esitai.
E quel ritardo fu
fatale.
Il ritardo
è la forma più pericolosa
di rifiuto.
C.
Northcote Parkinson
Rimai
zitta.
Rimasi
zitta mentre il suo sorriso spariva dalle sue labbra.
Rimasi zitta mentre vedevo la delusione che, ancora una
volta si faceva
largo sul suo volto.
Rimasi zitta mentre i alzava e si allontanava.
E
rimasi zitta mentre lasciò cadere il fiore che teneva in
mano, calpestandolo.
Proprio
come io
avevo calpestato la nostra amicizia mentendogli. Alzai la mano,
cercando di
fermare il suo allontanamento. Era deluso. Io,
l’avevo deluso. Abbassai il capo, guardai il fiore calpestato
davanti a me.
Stavo per scoppiare a piangere. Non m’importava se mi
avessero vista. Ma versai
una sola lacrima, che rigò il mio volto, riassumendo tutto
il dolore che
provavo in quel momento. Lacrima che non passò inosservata.
Sasuke. Vidi il suo
sguardo su di me. Ma non disse niente. Lo ignorai, come lui
ignorò me.
Cercai
di riprendere il controllo del mio respiro, mentre mi mordevo il labbro
fino a
farlo sanguinare. Non sapevo se Naruto fosse più deluso dal
fatto che sapeva
che tra me e Sasuke era successo qualcosa, o per il fatto che gli
avessi
mentito così spudoratamente. Strinsi i pugni. Avevo
sbagliato. Gli avevo
mentito. Ero stata così stupida. Ma la cosa peggiore era che
gli avevo fatto
male, lo avevo ferito.
Ma
questo era solo l’inizio.
Scusate
il ritardo, ma non ho avuto tempo di aggiornare prima. Spero che mi
perdoniate.
Fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando. Anche se immagino che
siate infuriati
con me, per quello che è successo al povero Naruto..
Mi
scuso per gli errori di distrazione.
Alla
prossima,
Topazio:)