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Autore: Seki    17/07/2013    3 recensioni
Nella fredda notte che precedeva il Natale, la Famiglia Vongola aveva deciso di organizzare un ballo.
Era una semplice formalità mondana, in cui tutti gli esponenti delle più importanti famiglie alleate si riunivano, per rinnovare la propria alleanza con la potente organizzazione gestita da Vongola Primo.
[CavallonePrimo/Alaude+D18]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alaude, Altro Personaggio, Dino Cavallone, Kyoya Hibari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Dream...'
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Once Upon a December

Feste e balli, fantasie
È il ricordo di sempre.
Ed un canto, vola via
Quando viene Dicembre
(Quando viene Dicembre, Anastasia)

 

Nella fredda notte che precedeva il Natale, la Famiglia Vongola aveva deciso di organizzare un ballo.

Era una semplice formalità mondana, in cui tutti gli esponenti delle più importanti famiglie alleate si riunivano, per rinnovare la propria alleanza con la potente organizzazione gestita da Vongola Primo.

Naturalmente, Giotto e i suoi Guardiani, essendo coloro che avevano dato il via alla festa, erano tutti presenti, e, di conseguenza, Alaude si trovava, contro la sua volontà, in quella sala sfarzosa, in un elegante abito d’epoca, troppo scomodo per uno abituato ad indossare i comodi vestiti dell’agente segreto.

Tra le mani la maschera che, a detta di Asari, sarebbe servita a creare un’atmosfera più magica, in quella notte di neve.

Tuttavia, quello non era il posto adatto a lui: non era nella sua indole restare in mezzo alla gente; parlare con sconosciuti di cose di cui nemmeno gli importava; restare in vista, sotto gli occhi di tutti.

Lui era il tipo di persona che disdegnava la compagnia altrui, che ricercava la solitudine e il silenzio.

Che agiva nell’ombra, senza rivelarsi fino all’ultimo, disperato, secondo.

Così, incurante delle apparenze e delle buone abitudini, il Guardiano della Nuvola si allontanò da tutto quel rumore, da quel mondo fatto di abiti eleganti e danze, rifugiandosi nella grande terrazza affacciata sul giardino.

Era, incredibilmente, deserta: probabilmente il freddo aveva scoraggiato anche i più romantici.

Sospirando per la tanto agognata solitudine, Alaude si appoggiò alla ringhiera, incrociando le braccia, e lasciando che i suoi occhi grigi vagassero, senza una meta, tra quella infinita distesa di neve che era diventato il giardino.

-Che ci fai qui? Non hai freddo?-

Una voce fin troppo familiare interruppe la quiete della sua solitudine.

-Vattene.-

Non si prese la briga di rispondergli: non aveva alcuna intenzione di dare corda a quello strano individuo che rispondeva al titolo di Primo Boss dei Cavallone.

Il nuovo arrivato ridacchiò, abituato alle uscite scontrose dell’altro, prendendo quell’unica parola, intrisa di un non poco velato astio, come un invito a restare. E probabilmente era davvero così.

Incurante dello sguardo di disapprovazione che ricevette dalla Nuvola, il giovane Boss si avvicinò al ragazzo, appoggiandosi anch’esso alla balaustra con la schiena, dando le spalle alla magia del giardino, e concentrando la sua attenzione all’altrettanto incantata visione che, le coppie danzanti all’interno del grande salone, andavano a ricreare.

-Splendida festa, vero?-

Cavallone Primo sorrise dolcemente all’altro, sapendo già la risposta che avrebbe ottenuto.

-No-

Eccola lì, la lapidaria negazione di tutto ciò che era umano, che trasmetteva calore, incarnata in una semplice sillaba che, tanto spesso, aveva sentito pronunciare da quelle labbra costantemente arricciate in una smorfia disapprovante.

Un nuovo sorriso nacque in risposta.

-Sai, Alaude, forse dovresti imparare ad apprezzare queste cose: le feste, la compagnia, gli amici…-

-Non mi interessa.- Il ragazzo dagli occhi chiari lo interruppe, emanando lapidario la sua sentenza –Non mi piace stare tra la gente.-

Il Boss lo osservò per qualche secondo con gli occhi carichi di qualcosa che non sapeva se prendere la sfumatura della dolcezza.

--Beh, sei qui con me ora. In effetti,sei quasi sempre con me, no?-

Se non fosse stata pronunciata con così tanta sicurezza, il ragazzo avrebbe reagito attaccando senza alcuna pietà, a quella che sembra, da ogni punto di vista, un’insinuazione.

Tuttavia si limitò a sospirare, sfinito.

-Non conta. Tu sei solo uno stupido cavallo.-

Cavallone ridacchiò piano, divertito da quell’insulto così familiare, da essere diventato ormai un complimento.

-Allora..- iniziò, mentre si allontanava dalla ringhiera, per poter osservare meglio il proprio compagno -…non ci sarà nulla di male nel ballare con questo stupido cavallo, no?-

E, senza abbandonare il sorriso, tese la mano verso l’altro, in un invito più che esplicito ad assecondare quella richiesta bizzarra.

Alaude lo osservò spaesato per qualche secondo.

-Tu sei pazzo, Cavallone.-

Ma, nonostante tutto, strinse tra le sue quelle dita tese.

*****

Hibari Kyouya spalancò gli occhi.

Il ricordo del primo Guardiano della Nuvola era galoppato prepotentemente all’interno della sua mente, quasi come fosse un sogno che non poteva aspettare la notte per essere vissuto.

Sospirando, il presidente del comitato disciplinare osservò lo stesso giardino che aveva visto in quelle memorie che, ormai, poteva considerare sue.

Quasi come il ricordo i una vita lontana, già vissuta.

Era sorprendente quanto fosse forte il legame che, grazie agli anelli, si era creato tra loro e la prima generazione di Vongola, nonostante tutti gli anni passati.

La musica che giungeva fino a quel balcone, ricordò a Hibari il motivo principale per cui si era rifugiato in quel luogo –solo in un secondo momento si rese conto che, forse, era quello il filo conduttore che aveva dato il via a quel viaggio nel mondo dei ricordi.

Dopotutto i balli non erano certo qualcosa di adatto a lui: un’accozzaglia di erbivori che trovavano una scusa banale per poter fare ancora più gruppo del solito, ecco cos’era in realtà quella che Yamamoto Takeshi aveva definito “una vera festa”.

-Che ci fai qui? Non hai freddo?-

Le parole che giunsero, inaspettate, a peggiorare il malumore di Kyouya, fecero sobbalzare più del dovuto il Guardiano, sorpreso maggiormente dalla totale uguaglianza con quelle ascoltate nel ricordo di Alaude, che dall’identità di chi le aveva pronunciate.

Sembrava assurdo, ma il legame tra la Nuvola e i Cavallone era un’altra di quelle cose che non era cambiata.

Dino Cavallone, Decimo Boss della famiglia omonimo, gli si avvicinò, andando ad appoggiarsi alla ringhiera in una posa così simile a quella del suo antenato che, per un secondo, le due immagini si sovrapposero, tingendo di nero i biondissimi capelli del giovane uomo.

E Kyouya percepì distintamente un secondo cuore, da qualche parte, perdere un battito assieme al suo.

-Vattene.-

Rispose, ma senza crederci davvero.

Non appena sentì l’altro ridacchiare, tuttavia, il ragazzo si lasciò scappare un breve e invisibile sorriso: sapeva già come sarebbe andato a finire.

Finiva sempre così, dopotutto.

Il copione continuò a essere seguito, modificando le varianti del caso, ma il ricordo di quel ballo finì per trasformarsi nella realtà anche per loro, mentre, dal cielo, cominciava a cadere la neve.

 

 

 

°Note°
Oh una D18! 
Oh una CavallonePrimo/Alaude!
Oh una nuova schifezza!
Mi amo quando riesco a scrivere porcherie del genere: credo di aver raggiunto il livello peggiore e poi batto me stessa! Sono fantastica.
Non so da dove mi sia uscita, considerando il prompt iniziale…Anastasia…io davvero boh.
Ma eccola qui!

Questa cosa orribile partecipa alla challenge multifandom indotta su faccialibro dal gruppo “Fanfiction Challenge”.
Non ho altro da dire in mia discolpa.
Baci, Seki

   
 
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