Quanto pesa
camminare a testa bassa,
piena di tristezza, lungo le strade trafficate!
Roma si rompe e tace,
ti aspetta,
è lì sul marciapiede che molesta
l’ultima linea di formiche,
le sue buche,
un gatto randagio che vorrebbe solo
qualcosa da mangiare.
E tu non la vedi per quanto pare
sola e abbandonata come tutti,
non la vedi perché ti assomiglia tanto
che cominci a pensare che degli specchi
riflettano il tuo viso mentre procedi.
Ma Roma è sempre in piedi
quando arriva un amico da lontano
e tu, non più solo, mano nella mano,
lo porti al foro di Cesare.
“Cos’è quello?”
“Oh, misere vestali, in quel tempio
dovevan far la guardia al loro fuoco,
che mai ci fu presagio più empio
per Roma di quando esso diventò più fioco!”
E ti riscopri, attonito,
smorzato dal tuo gioco;
rinasci in mezzo a nulla e
ti si sente respirare.
Se prendi un amico per mano,
Roma ti pare più grande,
più bella. La tua stessa presenza
diviene in un istante
quella esatta, e ridi come se
non lo avessi fatto mai.
Immobile nel traffico
ti ricordai,
Roma, mia dolce compagna rumorosa.
Fai parte del mio bagaglio di segreti;
sei rossa come il sangue che mi uccide
ma un sole giallo e candido ti arride.