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Autore: Lirah    17/07/2013    4 recensioni
Storia momentaneamente sospesa
Salvare la vita di una bambina per Jack fu una cosa naturale in quella notte di Natale. Quello che non sa però è che Il suo gesto, il salvataggio di Quella Piccola, cambierà per sempre un destino che era già stato scritto.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jack Frost, Nuovo personaggio, Pitch, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

 
-IO NON VOGLIO RESTARE QUI!-
-E invece si signorina. Quest’anno passerai qui  almeno il primo semestre scolastico. Così imparerai a comportarti come si deve!-
Era ormai un’ ora che Jamie sentiva Sophie e figlia litigare come due pazze. Si era ritrovato la sorella alla porta, le aveva aperto, e si era visto catapultare addosso la nipote , che subito si era liberata dalla stretta delle sue braccia, per correre nella camera che apparteneva a lui quando era piccolo.
Jamie aveva tentato di chiedere spiegazioni, ma era stato tutto inutile. Aveva smesso subito di sperare che una delle due si degnasse di dargli una risposta e, senza troppe cerimonie, si era andato a sedere in cucina, si era preparato un caffè e aveva acceso la televisione alzandola al massimo del volume.
Per un attimo aveva rimpianto il fatto di essersi preso mezza giornata di riposo quella mattina, avrebbe potuto sviare quella situazione con un semplice “scusate, devo andare al lavoro”. L’unica cosa che era riuscito ad intuire era che Sophie era stanca del comportamento irrispettoso della figlia, e che per un po’ avrebbe dovuto tenere con se la nipote.
-Qui mi annoierò e basta!-
-Hai passato l’anno scolastico per un soffio! Se non fosse stato per i tuoi buoni voti a quest’ora/-
-INFATTI! Buoni voti mamma! Sono passata con la media più alta, perché non mi puoi lasciare in pace!-
-Lasciarti in pace? Lo farei se questi buoni voti fossero accompagnati dalla tua frequenza a scuola! Come credi mi sia sentita quando il preside mi ha chiamato per dirmi che avevi saltato quasi un mese di lezioni?-
-Non era un mese!-
Sophie batté la mano sul tavolino in legno scuro, facendo quasi sobbalzare la figlia, che indietreggiò fino ad andare a sedersi. Possibile che quella ragazzina non capisse in che situazione si era andata a cacciare e quanto fosse preoccupata per lei? Era vero che non poteva rimproverarla per il suo rendimento scolastico, ma il fatto che si ostinasse a tenere nascosto il motivo e il luogo delle sue scappatelle, mandava proprio su tutte le furie Sophie.
-Ad ogni modo, non mi interessa. Quest’anno starai qui, lontano dalle tue compagnie-
-Ma io/-
-Niente ma. Ti ho già iscritta e nel tempo libero spero caldamente che aiuterai tuo zio all’Asilo-
-Che cosa?!-
La discussione si spense tanto velocemente quanto era iniziata. Sophie, dritta sulle spalle e con sguardo fermo, fissava la figlia diciassettenne che si era rimessa in piedi. Kayley stringeva i pugni sui fianchi, reggeva lo sguardo della madre, anche se aveva la consapevolezza che , qualunque cosa avesse fatto, non avrebbe mai potuto andare contro quella maledetta punizione; Non questa volta almeno.
Non si salutarono, non si dissero altro e quando Sophie uscì dalla stanza Kayley le fece la linguaccia, andando a picchiare il letto più forte che poteva.
Perché sua madre doveva sempre metterle i bastoni fra le scatole, perché non le permetteva di vivere la sua vita in pace, senza stressarla con quelle punizioni e tanto altro.
Aveva passato l’anno scolastico con una media invidiabile a chiunque , anche senza frequentare le lezioni. Perché doveva assistere alle spiegazioni dei professori se poi riusciva a studiare tutto senza bisogno di appunti. Preferiva fare ricerche per conto suo, studiare i libri con calma e senza dover imparare quello che il professore diceva come una lagna.
Come se non bastasse la madre l’aveva trascinata di peso a Burgess, posto completamente diverso dalla Florida. Li c’era sempre la neve, la temperatura non accennava mai a superare un tot di gradi e la neve sembrava cadere a ritmi a dir poco innaturali. Un attimo prima poteva nevicare , l’attimo dopo diventare bufera, oppure lasciare il posto al sole.
Prese il cellulare per poter chiamare gli amici e avvisarli che non avrebbe partecipato alle riunioni per un bel po’, peccato che la linea non fosse delle migliori.
-Fuori campo! Ma insomma , possibile che in questo paesino non ci sia un minimo di linea! Lo odio-
Aprì il primo cassetto della scrivania, buttandoci dentro il cellulare con forza, ma quando stava per richiuderlo, vide un piccolo album da disegno. Si accigliò ricordando la rilegatura color nero pece e la scrittura dello zio Jamie nello scrivere il suo nome per lei. Era ancora piccola quando l’aveva preso, non sapevo nemmeno  come iniziare a scrivere una lettera. Prese il blocco e lo poggiò sulla scrivania, sedendosi e iniziando a sfogliarlo.
Non poté fare a meno di sorridere quando iniziò a vedere quegli scarabocchi. Quei disegni dovevano risalire a molti anni prima, quando doveva avere all’incirca 4 o 5 anni. Quello che però la incuriosì fu che , arrivata ad un certo punto, i disegni raffiguravano sempre lo stesso soggetto. Per quanto poteva capire doveva trattarsi di un ragazzo, o forse di un vecchietto visto i capelli bianchi.
Più ci pensava e meno riusciva a ricordare il perché di quel continuo ripetersi di volti, non rammentava di aver visto qualcuno che avesse quelle fattezze. 
Continuando a guardare si accorse che era come se quell’immagine fosse sfocata, come se i suoi occhi stessero cercando di riprodurre qualcosa che non erano riusciti a vedere bene.
Non aveva idea di quanto fosse rimasta a fissare quei fogli, fatto stava che iniziava ad  avvertire un fortissimo mal di testa.
Si portò una mano alla fronte e sobbalzò quando sentii qualcosa cozzare forte sul vetro della sua finestra. Un secondo dopo vide una folata di vento abbattersi su di essa.
Si alzò dalla sedia, lasciando tutto com’era e andò ad aprire , sporgendosi leggermente fuori. Immediatamente il freddo gelido della cittadina le fece gelare il sangue nelle vene. Sua  madre si era trasferita in Florida subito dopo sposata, per seguire il marito nel luogo di lavoro, ed era li che Kayley era nata  e cresciuta, avvolta costantemente dal caldo e dal caos cittadino.
Burgess invece era un piccolo paesino costeggiato da un bosco di pini e alberi secolari. Spesso, nelle visite di piacere, si era chiesta se quel posto fosse maledetto, destinato a rimanere sempre piccolo e distaccato dal mondo intero. Burgess non sarebbe mai potuta diventare una grande cittadina, era troppo attaccata alle sue tradizioni.
Stava quasi per tornare dentro quando una risata cristallina attirò la sua attenzione. Le arrivò alle orecchie improvvisamente, come se fosse comparsa dal nulla.
Lo sguardo della giovane percorse l’albero adiacente alla sua finestra fino a vedere qualcuno chinato a terra.
Si stropicciò gli occhi, li chiuse e li riaprì, distolse lo sguardo  per poi tornare a fissare lo stesso punto: non era possibile una cosa del genere.
Corse alla scrivania, riprese a sfogliare le pagine, e tornò alla sua postazione. Era incredula nel vedere la stessa tonalità d’azzurro della felpa, lo stesso bianco nei capelli.
-Scusami Dente da Latte, non avevo visto che ti eri appoggiata alla palla di neve –
La voce continuava a soffocare delle risate, mentre uno squittio agitato sembrava dargli contro. Kayley tentò di vedere che cosa stesse facendo quel ragazzo, ammesso che di un ragazzo si trattasse, continuando a sporgersi .
-Aio! No! Ferma, e dai ti ho chiesto scusa!-
Lo vide alzarsi, portandosi le mani sulla testa per evitare che un piccolo esserino verde continuasse a tirargli i capelli. Ma cos’era quell’esserino verde? Si muoveva così velocemente che le era impossibile metterlo bene a fuoco da quell’altezza.
Gli occhi della ragazza indugiarono ancora sull’estraneo raffigurato anche nei suoi disegni. Sembrava portare un felpablu , attraversata qua e la da ghiaccio e brina depositati sulla stoffa, dei pantaloni di un marrone-grigio chiaro. Non poteva vedere cosa indossasse ai piedi, visto che questi erano nascosti dallo strato di neve che aveva ricoperto il prato. La cosa che lo faceva sembrare ancora più strano, ammesso che non bastasse il fatto di sentire una voce da ragazzo associata a capelli bianchi, fu che quest’ultimo impugnava un bastone. Cos’era un travestimento? C’era qualche festa di paese? Ma quel tipo che cosa ci faceva nel loro giardino? Era forse amico di Zio Jamie?
Le domande iniziarono a farsi sempre più frequenti, come se sapere l’identità di quell’individuo fosse di vitale importanza.
Quando lo vide muovere i primi passi per andarsene Kayley si sporse ancora e senza pensarci un attimo cercò di attirare la sua attenzione.
-Ehi tu, aspetta!-
Rischiò quasi di cadere, riuscendo a mantenersi in equilibrio per un pelo. Gli occhi però non si sognavano nemmeno di staccarsi da quella figura.
In un primo momento il ragazzo non si fermò , sembrò quasi non udire la sua voce, lo vide spiccare un salto. Questa volta ,però, la frase uscì urlata dalla bocca della ragazza.
-TU CON LA FELPA BLUE FERMO!-
Lo vide scendere a terra lentamente, guardarsi in torno qualche volta, mentre il piccolo esserino verde andava a posizionarsi sul risvolto del cappuccio.
Kayley si sorprese nel sentire tutta quell’agitazione scuoterla e , per un secondo, pensò di tornare dentro, chiudere le finestre e le tende e iniziare a fare qualcos’altro.
-Quassù-
Continuò invece a dire. L’interlocutore guardò verso l’alto. Allora la voce  che gli apparteneva dava la giusta impressione, quel tipo dai capelli bianchi era davvero un ragazzo. Forse si trattava di  albinismo. Poteva essere una buona spiegazione. Ma quando gli occhi verdi di lei si scontrarono con quelli azzurro ghiaccio di lui, l’ipotesi della malattia sfumò.
Vide nei suoi occhi la stessa confusione, che però svanì subito dopo per lasciare lo spazio ad un sorriso.  Si voltò completamente , continuando a guardarla, e poggiando il bastone a terra.
-Puoi vedermi?-
-S .. si , ovvio. Non sono mica cieca-
-Questo lo vedo. Chi sei? Una parente dei Bennett?-
-La nipote di Jamie Bennett-
-A, allora questo spiega tutto-
Improvvisamente lo vide fare leva sulle ginocchia e spiccare un salto. Quello che le fece sgranare gli occhi fu però il fatto che il ragazzo le volò incontro. D’istinto Kayley fece dei passi indietro, come per cercare la realtà nella camera. Si costrinse a non cadere, continuando a fissare il giovane che , ora, si era seduto sul davanzale.
-Co..co..come hai … tu hai …-
-Sei Kayley giusto?-
Disse indicandola con il bastone, mentre una sottospecie di colibrì fatina le volava intorno. La ragazza portò una mano fra i capelli cercando di fare mente locale: si era forse addormentata sui disegni e ora si immaginava quel ragazzo albino? Ma di quella fatina non c’era alcuna traccia nelle immagini, nessun riferimento.
Intravide la fatina avvicinarsi ancora di più e, solamente quando si sentì tirare una ciocca di capelli reagì ,allontanandosi e cercando di non dare uno schiaffo a quell’esserino. La piccoletta si avvicinò al ragazzo, cinguettando qualcosa.
-Si sei proprio lei-
Il ragazzo la guardò di nuovo, concentrando lo sguardo sulla ciocca di capelli nero-bianchi di Kayley.
Lei, istintivamente,  prese i capelli fra le mani e indietreggiò ancora, andando a sbattere contro la parete. La testa urtò una foto incorniciata, che uscì dai cardini e le cadde praticamente addosso. Riuscì a prenderla per un soffio mentre sentiva il ragazzo ridere.
Di rimando lo guardò infastidita e , subito dopo, lo sentì smettere e lo vide poggiare i piedi nudi sul pavimento, iniziando ad andare avanti e indietro per la stanza.
-La stanza non è cambiata molto da come la ricordavo. Sono spariti i giocattoli e le lenzuola spaziali, ma la disposizione dei mobili è sempre quella-
-Come scusa?-
-O si , è vero, quando eri piccola li c’era un altro letto-
Disse indicando l’esatto punto in cui si trovava Kayley, munita ancora del quadro, che stava seriamente pensando di usare come arma per stordire quel tipo e scappare a chiamare lo zio. Quel ragazzo sembrava sapere molte cose su di loro, e si chiedeva come potesse conoscere il fatto che prima in quella stanza ci fosse un secondo letto. Lei e il cugino non avevano mai portato nessuno in quella stanza.
-Non intendo quello! Chi sei? Sei entrato qui … volando … e sai tutte queste cose. Chi sei? Non ti ho mai visto prima. Come sai il mio nome?-
-Aspetta , vuoi dirmi che non mi conosci? Mi vedi ma non hai idea di chi io sia?-
Questa volta fu lui a tenere un tono sorpreso, sebbene quell’espressione rilassata e allegra non cessasse di distendergli i lineamenti. Quella discussione era davvero ambigua, sembravano non riuscire a raggiungere un punto di svolta.
-Senti un po’, è ovvio che io ti possa vedere. Quello che voglio sapere io è come hai fatto ad arrivare qui, a spiccare quel salto. Cosa sei, una specie di super eroe? O tutto questo è solo uno stupido scherzo! Perché se è così non sono in vena di giocare. Non è una buona giornata. Dunque, o mi dici chi sei, oppure te ne esci come sei entrato … e se non te ne vuoi andare, userò questa!-
Alzò il quadro,  stringendo la presa e  fissando gli occhi azzurri di lui. Non sembrò per niente allarmato dal discorso, anzi si appoggiò sul bastone, diede una rapida occhiata alla fatina e tornò a guardarla beffardo.
-Con una cornice?-
-Con la foto intera se necessario!-
-La romperai-
-La farò riparare-
Alzò le mani , in segno di resa, per poi avvicinarsi nuovamente alla finestra. Solo allora Kayley abbassò le braccia, tenendo sempre ben salda la presa sulla cornice e fece qualche passo verso di lui. Sembrava divertito da tutta quella situazione e la fatina continuava a guardarla con quegli occhietti viola luccicanti.
Quando fu a pochi passi da lui, sentii dei passi nel corridoio e una voce famigliare. Non seppe perché, ma d’istinto lanciò il quadretto addosso al petto del ragazzo e lo spinse indietro, mettendosi davanti alla finestra aperta. Sulla soglia della camera da letto ora c’era lo Zio Jamie.
-Tutto bene?-
-Si, perché?-
Disse con vocina stridula, portandosi i capelli dietro le orecchie e voltandosi per chiudere la finestra. Il gesto, che allo zio poteva sembrare una cosa naturale, in realtà serviva per permetterle di controllare che il ragazzo stesse bene. Si era comportata così senza nemmeno accorgersene, più per paura che qualcuno scoprisse quel ragazzo in camera sua che nel buttare qualcuno dal primo piano della casa.
Rimase per un attimo imbambolata quando vide che , sulla neve bianca, non c’era nemmeno la traccia di una sagoma. Che quel tipo fosse sparito?
-Kayley!-
-Zio! Cosa, cosa volevi, come mai sei venuto qui?-
Jamie la guardò un po’ impacciato, sorpreso di vederla così turbata. Molto probabilmente il litigio con la madre era stato molto più violento di quelli che facevano di solito.  Si avvicinò alla scrivania, mentre la nipote andava a sedersi ciondolante sul letto.
Fu in quell’istante che vide l’album aperto e un sorriso gli comparve sul volto. Iniziò a sfogliare le pagine, mentre Kayley poteva vedere le sue labbra aprirsi ad ogni nuovo sguardo.
-Ne hai fatti di disegni su di lui. Da bambina ti eri fissata-
-Su chi? Conosci quello dei disegni zio?-
-Non te lo ricordi più? Ti raccontavo spesso di lui quando eri bambina. Possibile che te ne sia dimenticata, le storie su di lui erano le tue preferite-
-Zio , chi è?!-
Involontariamente mise più agitazione e insistenza di quanto volesse, ritrovandosi lo sguardo corrugato dello zio su di lei. Sbuffo, lasciandosi cadere sul materasso morbido e fissando il soffitto. Forse tutta quella situazione era stata solamente una sua allucinazione, forse era troppo stanca e confusa. L’aria di Burgess le stava dando alla testa.
-Jack Frost-
-Come?! Lo spirito della neve? Quello che dovrebbe nascondere Babbo Natale con le tormente di neve?-
-Si , lui-
Kayley stava per rivolgere a Jamie una seconda domanda, ma il suono del telefono si fece forte, e lo zio uscì dalla stanza con un leggero sorriso e lasciandola nuovamente sola.
Ora era davvero sicura che l’aria di quella cittadina le stesse dando alla testa: uno spirito inventato per le storie per bambini, non poteva essere vero!
 
L’oscurità della sera era finalmente calata sulla cittadina di Burgess e anche il guardino che l’abitava aveva deciso di andarsene alla volta della casa di Babbo Natale. Avevano aspettato a lungo sotto gli alberi, nascosti nelle ombre e nelle fredde profondità dello stagno ghiacciato.
Una figura dalla pelle bianca come il latte e i capelli corvini uscì dalle acqua, raggiungendo un altro individuo con la tonaca nera e i capelli rossi come le fiamme. I loro occhi, perle color dell’ambra, si incontrarono e dei ghigni comparvero sui loro volti. Finalmente il momento era arrivato, l’ora era giunta, e la notte priva di luna  permetteva loro di muoversi, nascosti dall’occhio vigile di Manny.
In quel luogo il Signore della Paura era perito, e in esso sarebbe ritornato in vita.  L’uomo dai capelli rossi si addentrò nella foresta, raggiungendo l’esatto punto in cui, anni addietro, era presente l’entrata per la caverna di Pitch. Tese una mano sulla traccia del buco coperto e un’omelia iniziò a levarsi. Le fronde degli alberi, scosse da un’improvvisa e violenta folata di vento, sembrarono voltarsi tutte ad osservare quello che stava succedendo. La figura dai capelli corvini, una donna, iniziò a ridere divertita, lasciando che la rissata cristallina andasse a mischiarsi con l’ululato del vento.
Pochi istanti dopo il corpo di Pitch si materializzò a terra e , finalmente, il Guardiano della Paura riaprì gli occhi. Smarrito, inebetito e sorpreso nel vedere nuovamente il cielo notturno, di sentire l'odore e i rumori della natura e della città in lontananza.
-Bentornato Pitch Black-
L’uomo nero si alzò e guardò l’individuo che sorrideva davanti a lui. Per la prima volta la sua schiena venne percorsa da un brivido. La sua non era paura, ma puro terrore. Chiunque avrebbe tremato di fronte a quell’uomo, se di uomo di poteva parlare. Si inchinò immediatamente.
-Death, mio signore. Cosa la spinge in questi luoghi?-
-Vedo che l’intelletto ti è rimasto. Pitch, ti ho risvegliato perché voglio affidarti una missione. Eris  ed Hate saranno i tuoi compagni-
Eris, dea della discordia , ed Hate, demone che portava nel nome il suo potere. L’odio, la paura e la discordia si sarebbero uniti nuovamente. Loro erano responsabili delle guerre che anni addietro erano scoppiate. Tali sentimenti scuotevano l’animo umano e lo portavano ad affrontare tutto con la violenza. E per ogni guerra, anime di povera gente veniva donata a Death, il signore della morte.
-Quale missione-
-Qui sulla terra è nata una creatura in grado di governare la disperazione. L’involucro però impedisce alla sua vera anima di nascere. Trovatela e portatela da me-
-Viva o morta mio signore?-
Chiese Pitch, mentre il suo padrone gli voltava le spalle iniziando ad addentrarsi nell’oscurità e lasciando ad Eris il compito di istruire il nuovo rinato perché la missione si potesse presto compiere.
Una volta scomparso, la bellissima donna dalla pelle diafana gli si avvicinò, tendendo la mano a Pitch per aiutarlo ad alzarsi.
-Deve uccidersi da sola , davanti al cospetto di Death perché esso possa plasmare il suo animo. Manny sicuramente cercherà di impedirlo, manderà i Guardiani.-
-Quei maledetti!-
L’Uomo Nero strinse i pugni, mentre intorno a lui iniziò a vorticare della sabbia nera che , in poco tempo, andò a creare la forma di un bellissimo stallone dagli occhi rossi. Il rancore e l’odio gli avevano dato nuovo potere.
-Tranquillo Pitch, avrai la tua vendetta. Ricorda, è un piatto che va servito freddo.-

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Eccovi il nuovo capitolo. Ci ho messo un po' per farlo, non mi convinceva mai e sopratutto, avevo troppe cose che velevo inserire. Alla fine ho deciso di dare un taglio un po' più lento. Per ora eccovi solamente un accenno dei cattivi e del carattere della nostra cara Kayley.
Ringrazio tantissimo Kaity e Clacli frost per aver recensito il prologo, dianadreamer e Tamissa24 per averle messe in preferiti, Chihiro e Kaity per da ricordare e AliliEFP, driandreamer e Frost_confined life per seguirla. Grazie anche a tutti quelli che l'hanno anche solamente letta. 
Sono davvero contentissima , e spero che continuerete a seguirmi. Un enorme abbraccio e bacio, alla prossima
Lirah
 

  
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