ルキ
“Pa-Papà…” Reita prende in braccio Amina, le
tiene la mano
e la chiama dolcemente.
Vedo che la bambina si sveglia, e non so perché, ma questa
scena mi mette
addosso una malinconia tremenda. Quasi piango.
“Ehi,
piccolo,
tutto ok?”
“Come?? Si, si.” respingo un groppo di
lacrime, e lo seguo in cucina.
Prepara
del cibo per Amina. Vedo che sono gustosi panini al cioccolato, molto
probabilmente le piacciono.
“Lui si
chiama Takanori” la bimba mi guarda, con quei suoi grandi
occhi nocciola, forse
spaventata.
“E’ la persona che amo. Vi amo tutti e
due.”
“Papà… Che vuole dire
amare?”.
“Vuol dire volere tanto ma tanto bene.”
“Tanto tanto?”
“Si, piccola. Tanto tanto” rispondo io
ad Amina, guardandola fiero.
Questa bambina è mia figlia, nostra figlia.
“Anche Taka mi
vuole tanto tanto bene?”
“Certo, piccola. Non te lo devi chiedere, sappi solo che ti
voglio
bene”.
“Tesoro,
quando finisci di mangiare ricordati di pulire tutto, ok?
Perché oggi
pomeriggio vengono gli amici di papà e mamma. Poi te li
presento, sta’
tranquilla.”
“Ok,
papà”.
La bambina pulisce tutto, poi insieme giochiamo con dei
burattini che a
dire il vero neanche avevo notato, visto che stavano tutti in una
scatola in
fondo al salotto.
Puntuali
come sempre arrivano i nostri amici.
戒
Arrivo
a casa del mio bassista, per oggi ci aveva invitato, parole
sue poi, per mostrargli la cosa più bella del suo
mondo.
Davanti ci sono già Uruha con Aoi,
che evidentemente hanno già suonato, poiché poco
dopo Ruki apre.
“Reita?”
chiedo, sorpreso.
“E’ di là, con nostra figlia.”
Rimango
sorpreso. Molto sorpreso. Aspettate un
secondo, ma due maschi mica possono avere un figlio insieme, no?
Entro, incuriosito
dalla storia della figlia, mi torna in mente in quel momento la visione
che ho
avuto mentre pulivo. Reita
lo sento muoversi nella stanza attigua a questa saletta, molto
probabilmente
sta parlando alla figlia di chi siamo e di cosa facciamo, anche se
credo che
lei lo sappia già.
Poco
dopo entra, tenendo per mano una piccola creatura dagli occhi molto
dolci ed
espressivi, che timidamente si nasconde dietro di lui. Si
siede di fronte a noi, in modo che la creatura possa guardarci e
conoscerci
meglio.
Anche Takanori è seduto accanto a lui, e ciò non
mi sorprende affatto.
Molto probabilmente si sono già dichiarati.
Mi avvicino alla bambina, la
studio, e solo dopo le parlo. “Ciao!”, la sua
risposta è un balzo indietro, si
nasconde dietro a Takanori.
“Non aver paura di me, piccola. Il mio nome è
Yutaka. Yu-ta-ka” scandisco bene il nome perché
temo che non lo capisca.
“Yuta…Yuta…”
“Tutti
mi chiamano Kai, puoi farlo anche tu, se vuoi”.
“Va
bene! Kai! Kai-Kai!”.
“Hm…Hm…Hm” mi fa
sorridere.
Aoi si avvicina
lento alla bambina, con un sorrisone le chiede come si chiami.
“Mi chiamo Amina. Sono la figlia di
papà e mamma. Me lo hanno detto
loro.”
Uruha
la guarda e le chiede “Quanti anni hai, piccola
Amina?”
“Uno… Due… te… Quatto!
Papà dice che
ho quatto anni!”
“Quattro. Capisco, sei molto piccola.
Mamma ti
vuole bene. Anche noi ti vogliamo bene. Tanto.”
“Mamma… mi vuoi bene?”
“Certo, piccola amore mio!” e la
abbraccia.
“Ti
andrebbe di uscire, Amina? Andare a spasso?”
“Spasso! Spasso!”
“Si, tesoro. Andiamo al parco. Vediamo le papere”
Questa
bambina è magica. L’ho vista per
meno di mezz’ora, ma già l’amo. Anche se
non sono suo padre. Non mi sorprende
che Reita e Ruki siano innamorati di lei. E innamorati di loro. Forse
anche io
troverò l’anima gemella. Penso che parlarne ad Aoi
non sia una bella idea, dato
che spiattellerebbe tutto ad U-sama. Scelgo di ripiegare su Eriko. Fa
l’insegnante, per quello che so, magari verso sera
sarà libera. Oggi ha lezione
fino alle quattro.
売る葉
Che
bello, andiamo a vedere le mie papere! Spero solo
che un giorno il mio adorato Aoi me ne doni una, magari gialla.
Amina
non ha ancora smesso di battere i piedi felice, così
Takanori la
mette a terra e la conduce per mano. Ci manca solo che si perda,
piccola com’è.
E il colmo è che conosca la città.
“Zio-zio…”
“Che c’è? Vuoi venire da
zio Uruha?”
“Uru…Pon!”
“Va
bene, amore, chiamami anche solo Pon!”
“Come fa
la papera?” mi chiede lei.
“Quack!”
“Prova
a dirlo, piccola” la incita Takanori.
“Va bene Takanori.
Uno…Due… Quack!”
Ci
avviciniamo a delle strisce pedonali. Le macchine passano veloci.
Istintivamente stringo a me la mano di Aoi.
La
bambina molto probabilmente sente la mia ansia, perché si
stacca da me e chiama
freneticamente Takanori.
“Mamma-Mamma!”,
così lui la prende in braccio. Quell’omino
è piuttosto lento a venire, ma
appena scatta il verde attraversiamo.
Dopo
un po’ a piedi giungiamo al parco, ma neanche allora lascio
la mano
della persona che amo. Io lo amo per ciò che è,
anche se la società dice che
tutto questo è sbagliato. Sempre poi per la storia del
generare figli. Non
lascerò certo che si separi da me. Lo terrò
sempre al mio fianco. Ricordo
quando ci siamo giurati amore eterno. Eravamo sotto la luna. Era una
calma
serata estiva. Aoi mi prese la mano e mi disse che mi amava. Guardai le
stelle
lucenti, pensai che per lui avrei fatto qualsiasi cosa, e se il dio che
era
lassù non avrebbe accettato questa cosa, allora non mi
sarebbe importato. Io lo
avrei amato.
れいた
“Ecco
amore, le papere sono lì. Stanno là in quel
laghetto, vieni sulle mie
spalle”.
Takanori alza Amina sulla mia testa. “Devi solo tenerti
piccola. Non aver
paura, papà non ti farà mai cadere”.
Mi avvicino solo un po’ in modo che la
bambina possa vedere tutto.
“Che
belle… Guarda zio Pon! Fanno Quack!”
“Già… E’
vero, piccola Amina, fanno proprio quack! Oh, guarda, Amina!
Là c’è una papera
con le paperette gialle!”
“Quella è la
mamma… Vero Mamma?”
“Certo…”