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Autore: Globe    18/07/2013    2 recensioni
Tom Wilson è il Quaterback della Globery University. Una sera dopo una partita di football, spia la sua compagna Stacey Bell mentre uccide un mostro in mezzo al campo. I giorni successivi Tom tenterà di saperne di più, ma lei si ostinerà a mantenere il segreto.
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Mi piacerebbe conoscere i vostri giudizi, :) magari darmi anche qualche consiglio per migliorare. E' il mio primo romanzo in assoluto e vorrei sapere cosa ne pensate :( . PER FAVORE COMMENTATE :D
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Le ore si fecero lunghe per Tom, mentre aspettava seduto davanti all' ufficio del preside. La stanza era ben arredata: aveva armadi di color legno in frassino, e dentro questi c'erano parecchi trofei, tra i quali alcuni che Tom riconobbe subito, perchè erano stati vinti gli anni precedenti dalla squadra di football Globery University: la sua squadra. Il pavimento era arredato con una moquette rossa e sopra di essa un tavolino in legno su cui c'erano alcune riviste e fogli di giornale. Il preside Newman aveva convocato i signori Wilson che adesso si trovavano in presidenza. Lui intanto passava il tempo con una mano giocando a fare figure con la carta del giornale scolastico, mentre con l'altra mano teneva una sacca di ghiaccio sul labbro tumefatto.
« Ti facevo un duro. » disse Stacey mentre si avvicinava.
« E lo sono. » disse incerto Tom: che non si aspettava una conversazione con lei, soprattutto inziata da lei stessa.
« E del labbro che mi dici? » scherzò lei, facendo un mezzo sorriso, e indicando con un movimento veloce della mano il labbro.
« L'altro sta peggio. » sentenziò Tom. « Tu, invece, come mai qua? »
« Volevo vedere quello che era rimasto...»  abbassò la testa e le guance si colorarono leggermente di rosso. « e volevo ringranziarti per avermi difeso. » 
Cosa? Stacey Bell che ringrazia? A Tom quasi non parve vero. Forse non era la ragazza fredda che tutti pensavano che fosse. Forse anche lei con il giusto approccio sarebbe uscita dalla fortezza di ghiaccio in cui si trovava. 
« Normale rissa di routine... » scherzò, mentre ancora si forzava a non aprire la bocca per lo stupore. « Comunque Tyler è un bullo e prima o poi qualcuno doveva dargli una lezione. » Si, ma perchè io?: neanche Tom era tanto convinto di quello che diceva.
« Comunque, ci tenevo a ringraziarti. » Si raddrizzò come un palo. Dopo fece un lungo sospiro, superò il tavolino che li separava con uno slalom poi si chinò e gli diede un bacio sulla guancia scoperta. Per un attimo Tom sentì le labbra di lei appoggiarsi sulla sua guancia, ma fu solo un attimo perchè poi lei le staccò repentinamente; come se il solo contatto la ustionasse. Quando si staccarono i due rimasero ammutoliti a guardarsi negli occhi. Intorno a loro si creò un silenzio imbarazzante. 
Un silenzio, che pensò Tom di rompere.
« Ehm... Riguardo a ieri sera che mi dici? » 
Lei per tutta risposta, increspò la fronte, si alzò la manica nera della felpa fino a coprire tutta la mano e gli diede un ceffone sul labbro tumefatto.
« MASCHI ! » gridò al nulla, mentre infuriata se ne andava a passo pesante verso il corridoio; lasciando Tom con la faccia dolorante.
Ecco di nuovo la Stacey di ghiaccio. Pensò Tom mentre con la mano massaggiava la parte dolorante.
In quell' istante uscirono i genitori.
 
 
« Mio figlio... è un teppista. » disse la madre di Tom mentre con un fazzoletto asciugava le lacrime.
« Questa volta, figliolo, l'hai combinata grossa! » disse con tono perentorio il padre guardandogli gli occhi attraverso lo specchietto retrovisore.
« Mi hai davvero deluso: picchi i più deboli, fai piangere tua madre, vai male a scuola... ».Con quegli occhi ammonitori riusciva a guardare la strada e a rimproverare il figlio tutto allo stesso momento. Tom non riusciva a capacitarsi come la cosa fosse possibile. Abilità paterna.
« Ha iniziato lui. »Tom non sembrava curarsene molto della situazione. Affacciato al finestrino guardava il mondo che sembrava muoversi da solo. Ormai era abituato alle scenate dei genitori, che esageravano per ogni sciocchezza. E soprattutto aveva imparato che, come al solito, gli conveniva stare zitto. Più stava zitto, più possibilità aveva di evitare il castigo.
« Non prendermi in giro ragazzino: il preside Newman mi ha detto che stavi caricando un pugno quando è arrivato. » sentenziò il padre con tono austero. Aveva un mento tanto possente e ben delineato che quando parlava, imponeva autorità. « E poi abbiamo sentito la versione del ragazzo, e ci ha detto che sei stato tu a tirare il primo pugno! ».
Beccato. Tom si sorprese quando concepì quanto era stato furbo Tyler, nonostante il cervello mediocre che si ritrovava. Ma ancora nulla: Tom non diede segno di resa: la sua tattica era quella di mantenere il silenzio fino all'arrivo. La sua calma avrebbe avuto la meglio.
« Ti meriti una bella punizione! » disse il padre mentre con una mano ancora consolava la madre, che sembrava essersi calmata un pochino. « Niente macchina per un mese! »
« COSA?! » quelle parole lo investirono quasi quanto i pugni di Tyler. Non poteva farlo, l'unica cosa che gli rimaneva e volevano levargliela. Adesso capì che la "tattica del silenzio" non funzionava e decise di abbandonarla: doveva dire qualcosa di sensato, che l'avrebbe aiutato a scanzare la pena. 
« Non puoi farlo! » Al che la madre che sembrava essersi calmata ricominciò a piangere a dirotto e a mugolare qualche parola.
« Lo sapevo... è un teppista....» mugolò la madre. « si ribella al padre. » Cosa? Adesso sta esagerando!
« Signorino non provarci nemmeno! » anche il padre si convinse della cosa. « Altri due mesi senza macchina! »
Oddio. Rimpianse di non esser rimasto fedele alla vecchia e buona tattica.
  
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