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Autore: KindOfMadness    19/07/2013    1 recensioni
Ho sempre detestato la quotidianità, ma qualcosa rese la mia vita un po' meno noiosa tra tutte quelle villette ben curate di Franklin.
Lo odiavo, era così arrogante.
Ma con che gente si frequentava Jeremy? Di poche cose ero sicura nella mia vita, una di queste era che non gli avrei mai rivolto la parola, tantomeno uno sguardo o peggio, un sorriso.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hayley Williams, Jeremy Davis, Josh Farro, Taylor York, Zac Farro
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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CHAPTER 3.
 
Mi inoltrai in qualche via illuminata da enormi lampioni di cui la città era piena, verso il parchetto che tanto conoscevo. L'unico posto che avrei visitato un miliardo di volte con piacere. 
Uno di quei posti tranquilli, dove le persone vanno per sedersi sotto un albero dai fiori meravigliosi e rilassarsi nei più svariati modi, dalla lettura fino alla scrittura, ed io ero solita andarci per rifugiarmi nei miei pensieri e fuggire da una realtà troppo noiosa.
 
                                                                                                                                       *
 
Sentii un suono dolce provenire da poco più in là nel parco, ma subito pensai di essermi confusa e che qualche band avesse soltanto cominciato a suonare nella piazzetta di prima. Invece era il suono di una canzone che conoscevo troppo bene, non era possibile.
Così mi alzai in piedi di scatto e cercai di seguire con le orecchie il suono di quella canzone dei The cure che sapevo a memoria; cominciai a camminare in avanti, affidandomi completamente alle mie orecchie, chissà dove mi avrebbe portato il suono.
La chitarra continuava a rilasciare una melodia dolce che mi era entrata nelle orecchie, era un suono talmente bello che me ne innamorai. Così cominciai a canticchiare le parole della canzone.
Dopo un paio di minuti giunsi in un luogo del parco che non avevo mai visto, non pensavo che fosse davvero così grande; c'erano 4 panchine mese in fila, in una di queste c'era un ragazzo dai pantaloni scuri e un maglione beije molto largo poggiato sulla pelle chiara e magra con in braccio una chitarra, non riuscivo a vederlo in faccia data la sua posizione, ma riuscivo a distinguere la figura nella penombra di un lampione mal funzionante. 
Sembrava abbastanza alto, aveva i capelli scurri e lunghi che però non arrivavano ancora alle spalle.
Muoveva la testa a ritmo della ballata che stava suonando, era troppo strano. Non ho mai creduto nel destino, se le cose accadono c'è sempre una spiegazione razionale dietro.
Altrochè destino. Il destino non è altro che una valida scusante creata dalle persone insicure.
Cominciai a canticchiare a voce molto bassa, pregando che il ragazzo non potesse sentirmi, d'altronde mi era impossibile tenere la bocca chiusa sulle note della mia canzone preferita da sempre.
 
"when i see you sky as a kite as high as i might,
i can't get that high the how you move
the way you burst the clouds
it makes me want to try."
 
Ma ad un tratto la musica cessò, e io continuai per qualche secondo in più e subito dopo, appena accorta che il ragazzo cessò di strimpellare la chitarra che aveva poggiato con cura sulle sue gambe sottili, smisi di cantare.
"Ragazzina... sei tu?" disse l'ultima delle voci che mi sarei aspettata di trovare lì.
"Ma tu sei..."
"Sono il ragazzo che non sopporti" disse, venendo verso di me e sorridendomi sfacciatamente.
"Ok, sapevo che non avrei dovuto essere qui!" dissi, staccando gli occhi dal suo volto e gettando lo sguardo sul prato.
L'aria stessa si fece pesantissima.
"Posso sapere come ti chiami?" mi disse, continuando a sorridermi. 
"Sono Hayley, una ragazza che vorrebbe essere lasciata in pace." dissi, dandogli le spalle e allontanandomi di fretta.
"Hayley aspetta, io sono Josh!" disse, seguendo il mio passo; ma io continuai a camminare per la mia strada.
"E forse abbiamo iniziato in modo sbagliato..." aggiunse, aumentando la velocità.
"Ho sentito che ti piaceva quella canzone... stavi cantando!" disse, quasi raggiungendomi.
A quel punto mi fermai e cominciai a rabbrividire al solo pensiero che proprio quel ragazzo che odiavo mi avesse sentito cantare. Proprio lui, che doveva essere una delle ultime persone che avrebbe dovuto farlo, nella mia testa.
"T-ti stai sbagliando.." dissi, balbettante.
"A chi vuoi darla a bere, ragazzina!"
"Te l'ho detto il mio nome, potresti anche usarlo!" ribattei scorbuticamente, cercando di cambiare discorso.
Lui stette zitto sorprendendomi, non pensavo che una persona dal carattere così arrogante non avesse sempre la risposta pronta.
"Allora? Adesso posso andare?" dissi, dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante in cui lui continuava a guardarmi e questo mi imbarazzava parecchio.
"Non posso obbligarti a restare" disse. Furbo il ragazzo.
"Ciao Josh!" dissi, incrociando il suo sguardo per un secondo e voltandogli nuovamente le spalle, come ormai ero abituata a fare spesso.
"Ciao ragazzina!" disse sorridendomi, sapendo che quel nomignolo causava un certo fastidio in me.
 
                                                                                                                                        *
 
Estrassi velocemente le cuffiette bianche dalla mia borsa e le infilai nelle orecchie, mentre con passo svelto mi dirigevo a casa.
Si era fatto più tardi di quanto pensassi, era già mezzanotte passata, mamma doveva essere già nel letto, pensai tra me e me.
Non era distante casa mia da lì, a Franklin c'erano solo gli scuolabus, tutto era facilmente raggiungibile a piedi a causa delle dimensioni scarse della città, ma da quella sera, grazie a Chris, pensai che non mi dispiaceva poi così tanto vivere in un paesino.
Non mi ci vedevo catapultata in un mondo pieno di traffico, gente di fretta e urla di bambini piccoli.
 
Mentre camminavo a passo svelto il vento gelato mi si incollava al viso, congelando ogni mio pensiero, i miei capelli erano completamente scompigliati ormai e l'unica cosa che si era salvata erano le mani, che continuavo a tenere ben riparate nelle tasche del mio golfino di lana, che riscaldava il mio corpo sottile e piccolo.
Tutti mi hanno sempre visto come la piccola ragazzina da proteggere a tutti i costi data la mia statura piccola ed esile e certe volte non sapevo se questo fosse stato un bene o un male; mia nonna prima di andarsene mi disse "tutti si sentono in dovere di proteggerti, ma nessuno ha ancora capito che dentro di te si nasconde una tigre forte e determinata, pronta a tirare fuori gli artigli pur di ottenere ciò che vuole.", quanto avrei voluto darle ragione.
 
                                                                                                                                      *
 
Entrai in casa e vidi la piccola lampada appoggiata sul tavolino di legno accanto al divano accesa, era strano che mamma fosse ancora in piedi.
"Mamma?" dissi così, senza neanche guardare verso il salotto.
Mi accorsi che dormiva e un piccolo sorriso mi si dipinse sul volto; era stesa sul divano con il suo libro preferito aperto sul petto, chissà quante volte l'avrà letto, mi dissi tra me e me.
"Mamma svegliati, mettiti a letto" le dissi, scuotendogli con delicatezza la spalla, in modo che aprisse gli occhi.
"Com'è andata, tesoro?" disse, continuando a stropicciarsi gli occhi, piccolissimi dal sonno.
"Lascia stare mamma... ti racconto domani, appena sarai in piene facoltà da ascoltarmi!" dissi, prendendola un po' in giro.
"Ho capito, vado, vado.." mi disse, ricambiando la risata e alzandosi in piedi.
Spensi la luce e filai in camera anche io, mi chiusi la porta dietro le spalle. Era tutto buio, mi stesi sul letto e sentii e le note di "High" che Josh stava suonando cullarmi, rimbombavano nella mia testa senza sosta, come una melodia che non poteva essere stoppata.
  
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