Storie originali > Introspettivo
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Autore: Silny    19/07/2013    1 recensioni
Che valore hanno le parole non dette?
Che valore hanno se scritte qui e poi non lette?
Che valore avrebbero avuto se invece che trasformarle in questo te le avessi fatte sentire?
Queste parole vane le dedico a te, perché sono proprio quelle che non hai pronunciato ad avermi fatto più male.
Una raccolta di tutto quello che avremmo voluto e dovuto dirci, ma non lo abbiamo fatto. Una raccolta di parti di me che ho perso nel tempo e non ho mai recuperato.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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 Morte speranze 
 Pasticche.
Pasticche e ancora pasticche.
Seneca sosteneva che nessuno può essere felice se non è sano di mente.
Ascoltavo con gli occhi gonfi e arrossati le ennesime incomprensioni provenire dall'altra stanza.
Intanto scivolava di nuovo lungo la gola quella pastiglia. Amara e viscida.
Ridevano di me, li sentivo anche se non lo sapevano, discutevano su ciò che avrei dovuto fare, su ciò che non avrei dovuto piangere.
I miei famigliari.
Solo fumo sillabato il loro.
Parlavano ma non sapevano.
Non sapevano che da giorni il sonno mi aveva abbandonata, non sapevano che dormivo un sonno artificiale, forzato da capsule rivestite che si dissolvono acide sul fondo dello stomaco, non sapevano che la pelle si stava restringendo attorno alle ossa giorno per giorno.
Non sapevano, ma credevano nel contrario.
Ma forse nemmeno io potevo più comprendere me stessa.
Quel sonno l'ho scacciato io, quel cibo l'ho rifiutato io, ho messo da parte tutto per fare posto a questo, fare posto al dolore e all'amaro degli antidepressivi.
No, forse non sono completamente sana come Seneca vuole, ma per questo destinata all'infelicità?
No, non credo.
Una pur flebile speranza deve ancora esserci per me, da qualche parte, al fondo del tunnel magari, dove la vita mi attende nuovamente...
"Nessuno può essere felice se non è sano di mente... e non è sano di mente colui che invece del meglio cerca ciò che gli nuocerà."
E la mia ultima speranza si consuma con quelle ultime parole scolpite nel tempo.
Solo ora mi assale la consapevolezza che non vi è salvezza da una vita che si autodistrugge.
Solo ora comprendo che allontano il sonno e la fame per mia volontà, come un automa ben programmato, e non rimane che inghiottire quelle pasticche.
Non perché mi aiutino, ma perché nuocciano ulteriormente, perché mi portino alla fine della corsa.
In ogni caso avrei dovuto riconoscerlo prima o poi, la mia speranza di felicità è morta da tempo... insieme a te.
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Non sono depressa e non sono infelice, semplicemente se non avessi un motivo per il quale restare sarei una potenziale suicida.
Rimango perché devo, perché in fondo un po' sana lo sono ancora, perché ho ereditato le spalle larghe di mia madre. Perché ho dei sogni.
Non ingoio pasticche tutto il giorno, ma i pregiudizi e le accuse della gente sì. Non sono medicinali, ma comunque letali.
E in fondo questo spazio l'ho dedicato ai pensieri e alle parole non solo non dette, ma anche a quelle che è meglio rimangano incompiute.
Grazie a chi leggerà e soprattutto a chi comprenderà, perché non è vero che soli e incompresi è meglio; non c'è cosa migliore dell'essere capiti.

Silny 
  
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