Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: Alina_Petrova    19/07/2013    5 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
Passano alcuni minuti, il treno parte lentamente e il cellulare vibra nelle mie mani. Apro il messaggio per leggere la risposta dell'affittuario, ma invece di quello ci trovo una sola parola:
"Torna".
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Stanco di cercare di raggiungerti.

 

 

E tutto finisce qui. Abbiamo ancora un giorno, ma non sei più con me. Mi stringi a te, mi baci, parli. Ma i tuoi pensieri sono già lì. Con lei. Con il vostro bambino. E odio me stesso perché odio lei. Non poteva aspettare che tu tornassi? Non poteva rimandare ad allora le sue congratulazioni? Ha rubato pure quelle poche briciole che mi capitano così raramente. Vorrei nasconderti da tutti. Vorrei legarti al termosifone, vorrei tapparti gli occhi e le orecchie. Sto diventando il diavolo, ma voglio essere il tuo mondo. Voglio essere il tuo... unico.

Sì, ho mentito. Quando ho detto che questo mi sarebbe bastato. Prima le tue telefonate, i saluti, poi gli abbracci e i baci. Non mi basta. L'uomo è fatto così, non gli basta mai quello che ha, è sempre troppo poco. E per me è sempre troppo poco di te. Dio, quanto poco! Sei dappertutto, ma non ci sei da nessuna parte. Sei tutto quello che ho. Ma non ho te. Sono pieno di te. Sono completamente vuoto.

Tu dici che è tutto apposto, che niente è cambiato. Ma io tanto lo so che è cambiato tutto. Mi tieni per la mano, ma il tuo sguardo è sfuggente. Parli e inciampi a metà frase perché, certo, ti ricordi di loro. E ogni volta guardandoti negli occhi, vedo quel maledetto test! Quella striscia bianca è diventata la mia spada di Damocle personale. Lei è al quarto mese. Tra sei la spada cadrà giù trafiggendomi. Uccidendo noi. Noi, che non siamo mai esistiti.

 

Su cosa contavo io dopotutto? Che l'avresti lasciata per me? No. Tu non cambierai mai la tua vita. Io sarò sempre dietro le quinte, sarò sempre la tua vergogna. E anche se tutte queste donne dovessero sparire dalla tua vita, ne arriverebbero delle altre. Anche se non dovesse apparire nessuno... io non ci sarei lo stesso. Sono fuori dalla porta. Sono dopo la parola “FINE”. Nessuno sfoglia le pagine dopo quella parola. Nessuno ascolta gli ultimi dieci secondi vuoti dopo la canzone su un disco. Nessuno aspetta per vedere cosa succede dopo i titoli di coda. Io sono senza senso, fuori luogo. Ero, sono e resterò così.

Mi chiudo in me stesso, tu te ne accorgi. La nostra ultima mattina mi svegli molto presto. All'alba. Ci siamo addormentati da poco ed ecco che sento le tue labbra sulle mie. Spalanco gli occhi, ho paura. Ho paura che tu abbia deciso di andartene via prima, per correre da lei. Anche se le hai detto che saresti tornato solo verso le sei.

- Alzati, dopo dormiremo ancora. - dici tu sorridendo e io, certo, non posso contraddirti. Usciamo sul terrazzo scalzi con solo la biancheria addosso. Mi avvolgi con le braccia da dietro e mi lasci un bacio sulla scapola, che mi fa trasalire. Ti voglio... ti voglio così tanto.

Anche adesso. Tutto infreddolito e assonnato, darei di tutto per poterti sentire dentro di me. Ma no, non sei pronto. Non vuoi tradire lei o non vuoi profanare quello che c'è tra di noi? É così semplice ora calmarsi e rilassarsi nel tuo forte e caldo abbraccio e io mi rilasso guardando il cielo che pian piano si tinge di rosa.

- Cosa dovrebbe significare questo, Blaine? Non è la nostra alba, tu lo sai.
- Kurt... è solo un'alba che voglio condividere con te. Voglio condividere con te tutte le albe.
- Ma?..
- Niente “ma”. Davvero lo voglio.

- Davvero lo vuoi, ma...

- Kurt... - ti irrigidisci, io divento piccolo piccolo.
- Perdonami. Solo... perdonami. E grazie. Perché ora sei vicino. - sollevo il mento per trattenere le lacrime, ma non ci riesco e loro scivolano sui lati del viso e ti bagnano le braccia.
- Kurt... - mi giri verso di te, mi cingi il viso con i palmi e io non posso farci niente con queste scie di acqua salata. Sono sempre più abbondanti e per quanto io non cerchi di asciugarle, compaiono di nuovo. Le mie guance pizzicano un po' per il sale, ma io non tiro su con il naso, non singhiozzo... É semplicemente qualcosa che non riesco a trattenere. Semplicemente è il dolore che sta uscendo.

Avvolgo il tuo collo con le braccia, mi stringo al tuo petto. Non ho più freddo. Sei vicino e ora ho caldo. Anche sotto questa pioggia ghiacciata, anche sotto la neve. Se tu non mi lasciassi mai, potrei anche iniziare a credere in Dio, probabilmente...

 

Torniamo a letto, mi attacco a te con tutto il corpo e ti guardo a lungo negli occhi, perché adesso sento che sei con me.

- Cosa c'è? - mi domandi finalmente con un sorriso.

- Non ti addormentare, per favore.

- Kurt, sono soltanto le quattro del mattino, abbiamo bisogno di dormire. Avremo ancora quasi una giornata intera...
- Per favore... Ancora un po'. - interrompo io e mi avvicino stringendo le mie labbra contro le tue. Non chiudo gli occhi, guardo come tremano le tue ciglia. Ti appoggio la mano sul addome e lentamente... molto lentamente la sposto giù. I muscoli sotto le mie dita si irrigidiscono e io apro la bocca, lasciando passare la tua lingua dentro. Arrivo all'elastico dei tuoi boxer e scivolo sul davanti. Per la prima volta ti sento con la mano, anche se attraverso il tessuto sottile dell'intimo. Mi guardi con i tuoi occhi grandi dallo spavento, ma io sposto la mano più giù, stringo appena e poi di nuovo su. Mi mordi il labbro e scatti con il bacino di qualche centimetro sopra il lenzuolo. Socchiudi gli occhi e io incoraggiato infilo la mano sotto l'intimo, toccando con la punta delle dita la tua pelle calda e quando finalmente ti stringo in un pugno, togli la mia mano. Lo fai delicatamente, ma io non posso resistere e mi arrendo rassegnato.
- Perdonami, Kurt.

 

Emetto un lamento e mi avvicino per un altro bacio, ma tu mi fai sdraiare sulla schiena e ti metti sopra. Io mi spingo su e non riesco a trattenere un gemito perché è una sensazione troppo bella, perché questa frizione è un dolce tormento. Continui a baciarmi, scendi con le labbra giù per il collo, mi baci le clavicole e il petto. Mi mordicchi la pelle vicino all'ombelico e io soffoco quando le tue dita mi sfilano la biancheria e poi sento le tue labbra intorno alla mia erezione. Non mi hai permesso di farti mio, ma ancora una volta dimostri che io sono tuo. Ma io sono felice. Mi sciolgo nelle tue mani, sulle tue labbra. Sei imbarazzato e inesperto, ma solo la vista della tua testa riccia sopra il mio bacino è sufficiente per portarmi ad un passo dall'orgasmo. E quando un'altra volta tu cerchi di non strozzarti, io stringo la tua mano, mi sposto da te e vengo sul lenzuolo. Non voglio che tu faccia qualcosa che ti disgusta... non voglio farti schifo. Non so nemmeno perché tu l'abbia fatto. Ho paura di guardarti, ma dopo un lungo minuto sento il tuo bacio appena sopra il sedere. Qualcosa dentro di me sussulta in una dolce attesa... ma no, mi abbracci e mi lasci un altro bacio sulla nuca. - Grazie... - dico in un sussurro soffocato dal cuscino e tu sorridi contro il mio collo e ti addormenti.

E quando quella sera te ne vai, so che non ti vedrò per parecchio tempo. Ma non pensavo che per così tanto. I primi tre giorni vivo nei ricordi di questo tempo passato insieme. Mi sono addormentato e svegliato con te, ho potuto starti vicino ogni minuto ed sono stato felice. Così come può essere felice uno a cui è stata rimandata l'esecuzione. Così come può essere felice uno che ha superato la chemioterapia, anche se le metastasi ormai sono in tutto il corpo. Cosi come può essere felice uno che ha evitato di essere investito da una macchina mentre andava per buttarsi giù dal tetto. Per una settimana intera non hai chiamato nemmeno una volta e io di nuovo scendo negli abissi della disperazione. Certo, continuo a mantenermi in forma, come sempre. Come sempre di sera ti aspetto sul terrazzo. Tengo sempre il cellulare a portata di mano, aspetto un tuo messaggio. Una telefonata. Dio Santo... qualsiasi cosa. Ma io non ti chiamo. E tu non chiami me.

Al decimo giorno inizio a pensare che non ti rivedrò mai più. Che sei partito con lei. Che sei semplicemente rimasto con lei. Che non verrai mai più in questa casa, non mi chiamerai più il tuo piccolo, non mi stringerai a te. Io soffoco, smetto di mangiare. Al quindicesimo giorno non resta più niente di me. Sono un miserabile niente, che si nasconde nelle viscere dell'appartamento. Mi vesto con fatica. Mi trascino sul terrazzo e fumo una sigaretta dopo l'altra, finché le prime luci dell'alba non mi cacciano via. Ma io aspetto. Io ancora aspetto. Perché tu hai detto di aspettarti sempre, come potrei osare infrangere la promessa che ti ho fatto? Se tu dovessi mancare, io non vivrei un minuto in più. Se finalmente tornassi, scoppierei in mille pezzi.

E tu torni. Io non mi alzo dal divano, non posso. Il mio viso è sprofondato nel suo tessuto marrone-scuro, fremo con tutto il corpo quando sento il tuo:
- Kurt.

Mi viene da vomitare – peccato, lo stomaco è vuoto – quando sento che ti spogli. Mi scoppia la testa quando ti siedi sul divano vicino a me, appoggi la mano sulla mia schiena e accarezzi dolcemente, chiedendomi:
- Stai bene? Non ti sei ammalato?
Io resto fermo, non riesco dire niente. Lo sto sognando, sono giochi della mia immaginazione. Tu mi scuoti per le spalle, mi tiri su e mi abbracci. E quando sento il tuo odore, dentro di me si sblocca qualcosa.
- Non mi sono ammalato. Io non vivevo proprio... - la mia voce è roca e soffocata perché negli ultimi cinque giorni non ho pronunciato neanche una parola.
- Perdonami: è che lì c'erano un sacco di analisi e il dottore e delle consultazioni. Tutto un gran casino... Sono due, ti immagini?
Alzo gli occhi su di te stupefatto.
- Sul serio? Pensi davvero che è questo che io voglia sentire?
Quasi non ci credo che questo sia possibile. Chi è quest'uomo davanti a me? Perché mi sta facendo questo?
- Kurt, scusami, capisco di essere nel torto. Ma sono qua, con te. Vuoi che resti stanotte?
Mi alzo in ginocchio, mi aggrappo alla tua camicia, la stropiccio e tiro su di me. Sono impazzito. Per la fame. Per la paura. Per la solitudine. - Resta per sempre. Ti prego, resta! - sussurro con la disperazione, stringendomi a te, facendo saltare i bottoni della tua camicia, baciando le tue labbra. Cerco di appropriarmi di te, prenderti e lasciare qua a tutti i costi.
- Kurt... Kurt, piano. - tu provi a catturarmi per i polsi, ma io mi divincolo. Sto tremando tutto, ma di nuovo mi attacco alla tua camicia... a te, soffocando per le lacrime ancora non piante.
- No! No! Blaine, rimani! Non te ne andare mai più! Io non posso vivere senza di te, morirei! No! No! Sono debole, faccio pena, ho bisogno di te!
Mi avvolgi con le tue braccia, mi stringi a te, mi sussurri le scuse nei capelli, mi calmo... quasi. Credo che riuscirò a calmarmi. Certo che non resterai, non puoi. Ma ora sei vicino. Sei vicino, Dio! Ma il cellulare dentro la tua tasca vibra. Tu non rispondi, ma comunque è come uno sparo. Da vicino. Dritto in testa.
- Vattene. - sibilo io, spingendomi via da te, stringendomi alla testata del divano e coprendo con la mano la bocca spalancata in un urlo silenzioso. Mi scende la saliva e la mia mano trema così tanto che sono costretto a morderla per fermarla.

- Per favore, calmati. Piccolo mio, per favore... - mi stai pregando, sembri spaventato, provi ad avvicinarti, ma io ti respingo con tutte le mie forze e urlo... Dio, la mia voce è veramente assordante.
- Vattene! Vattene! Lasciami stare! - mi mordo di nuovo la mano, e la saliva diventa salata. Stringo le palpebre con forza, sembra che tutto il mio corpo si irrigidisca in un crampo.

 

La porta sbatte. Resto da solo.

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Alina_Petrova