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Autore: Their_Eyes    19/07/2013    25 recensioni
Tre anni interminabili. Tre anni che sembrano non finire mai.
Tre anni nei quali Hope, ha dovuto guardare dalla televisione e dal computer,
il suo vecchio migliore amico Harry, che insieme, a altri quattro ragazzi, ha formato una band.
Non le resta che piangere. Le manca e non le basta vederlo dietro ad un fottuto schermo.
Vorrebbe abbracciarlo, stringerlo forte e dirgli che hanno sempre sedici anni e non è cambiato niente. Ma sa che è così e che non possono tornare indietro.
Poi però, il destino ha voluto che si incontrassero di nuovo.
Forse, questa volta sarebbe andata meglio.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Don't let me go


 

“Cosa?” strillai “mi stai dicendo che Harry Styles soggiornerà qui per dieci giorni?” chiesi a Elizabet.
Elizabet era la mia collega. La odiavo dal profondo del cuore. Da quando avevamo iniziato a lavorare insieme era sempre riuscita a stangarmi il percorso e ad apparire più brava di me.
“Non mi dire che anche tu fai parte di quella massa di ragazzine viziate che sono peggio dell’FBI!” mi disse scettica facendo partire quelle rughette che le si formavano negli occhi. Indicò un posto fuori dalle porte scorrevoli dell’hotel e strabuzzando gli occhi vidi le centinai di fan che stavano urlando il nome della band.
“Ero la sua migliore amica!” confessai abbassando la voce.
Guardai ancora quelle ragazzine: possibile che in due anni, quasi tre, avesse avuto così tanto successo? E’ vero le loro canzoni sono mitiche, movimentate e fanno innamorare milioni di ragazze con quelle parole, ma non credevo che gli andasse così bene!
Mi chiesi se si ricordasse di me: la sua migliore amica con la quale ha passato i suoi primi 16 anni.
“Ma non dire balle!” mi sgridò Elizabet con quella voce acuta che si ritrovava.
Avevo paura di quello che sarebbe successo di lì a poco e di quello che avrebbe fatto Harry nei miei confronti.
“Vedremo!” risposi con convinzione e aria di sfida.
Mi rimisi di fronte al computer e risposi gentilmente a un cliente che chiedeva della cartina della città. Da quando ero piccola sognavo di diventare la receptionist di un hotel e da tre anni ci ero riuscita; non avrei mai pensato, però, di avere a che fare con il mio migliore amico.
 

Dopo aver passato una serata in un pizzeria del centro di Londra, Harry mi riaccompagnò a casa. Ero in affitto: lo dividevo con altri ragazzi ma quella sera nessuno era in casa; il periodo di Natale era vicino e tutti si erano preoccupati di raggiungere i familiari per aspettare la Vigilia.
E per di più, quella parte del paese aveva subito un blackout.
“Hai paura?” mi chiese Harry mettendomi un braccio intorno alle spalle come per proteggermi.
Non risposi: continuai a guardare la casa buia e a immaginarmi come sarebbe stato dormire lì dentro da sola: avrei acceso tutte le luci possibili per combattere il buio che c’era fuori.
Era solo un blackout esterno ma dormire immersa nel buio di fuori non era il mio passatempo migliore.
“Vuoi che rimanga?” mi domandò stringendomi ancora di più
“Davvero lo faresti?” rimasi allibita dalla sua proposta. Glielo avrei chiesto solo che non lo volevo far sentire obbligato a fare quello che gli avevo proposto.
“Dammi le chiavi, dai!” esclamò avvicinandosi al portone.
“Hai un divano vero?” mi chiese ridendo salendo la penultima rampa.
Risi anche io: “Si ce l’abbiamo ma non è proprio il top della comodità!”
“Allora dove dormo?”
“Ho un sacco a pelo in un angolo remoto dell’armadio!”
“Allora va bene! Dormirò lì!”
Inserii le chiavi nella serratura e girai due volte prima che la porta scattasse.
“Non mi immaginavo che fosse così grande!” disse dopo aver scrutato ogni singolo angolo della casa. A causa degli altri coinquilini non ci era mai entrato e avevamo sempre scelto casa sua o il parco più vicino per studiare.
“Ci viviamo in cinque!” esclamai ovvia della mia affermazione
“Giusto!” sussurrò annuendo e facendosi scappare un sorrisetto.
Dieci minuti dopo io mi stavo mettendo il pigiama e lui era nel sacco a pelo voltato dall’altra parte.
“Senti mi devi aiutare!” sbottai sedendomi rumorosamente nel letto e sporgendomi verso sinistra per poterlo vedere. Era a fianco al letto.
“Cosa devo fare?” mi domandò.
Ero sicura che avrebbe trovato la risposta alla mia domanda: con tutte le conoscenze che aveva avrebbe saputo dirmi qualcosa.
“Devi aiutarmi a trovare un ragazzo!” dissi sbuffando, stufata di essere sempre alla ricerca.
“Io?” chiese incredulo.
“Vedi altri qui dentro?” chiesi ridendo.
“Che ti devo dire? Ti devo fare la selezione per trovarti uno con cui stare?” era irritato
“No una selezione, stupido!” ero un po’ alterata anche io. Infondo non gli avevo chiesto niente di male. “Volevo solo sapere se avevi qualche amico da presentarmi o che potrebbe essere interessato a una come me!”
Non mi ritenevo brutta ma nemmeno bella.. diciamo.. Accettabile: sono alta nella media, ne tanto magra ne tanto grassa. I capelli castani si dilungano poi per diventare un biondo quasi bianco nelle punte che vanno oltre la schiena. I miei occhi ancora non riesco a definirli: a volte sono verdi a volte marroni.
“Allora? Sei quasi il ragazzo più popolare delle scuola e non riesci nemmeno a darmi due nomi?” chiesi un po’ irritata. Perché non rispondeva?
“Che ti devo dire? Conosco quasi tutta la scuola maschile, la squadra di calcio e se vuoi anche i commessi che stanno al bowling!” mi rispose alzando la voce.
“Styles! Dammi un motivo per cui non mi vuoi rispondere! Mi stai facendo incazzare! Sono così tanto brutta e pensi che nessuno mi prenda? Oppure sono tutti fidanzati e non vuoi far sentire una ‘forever alone’?”
Alzò e le spalle e mi guardò: “Harry cazzo!” mi vuoi rispondere?” ripetei, mi sembrava di essere una madre alle prese con il figlio adolescente che non vuole confessare di aver combinato un casino assurdo.
“Che ti devo dire eh?” sbottò alzando la voce e poi riabbassandola subito “Che sono innamorato di te? Che non vedo un’altra donna che te? Che non riesco a parlare con qualcuna perché ho paura che tu pensi male? Che non riesco a vederti con qualcuno che ho paura di perderti? Come faccio a dirti il nome di un ragazzo, se quello con il quale vorrei che passassi il resto della tua vita sono io?”
Rimasi lì, ferma, immobile, a guardarlo; Guardare i suoi occhi che luccicavano mentre diceva quelle parole. Era tutto vero. Non stavo sognando.
“Davvero?” chiesi per scrupolo non credendo a quello che aveva appena detto.
“S-scusami Hope.. Non te lo avrei dovuto dire.. Ora la nostra amicizia si distruggerà per colpa di una mia stupida dichiarazione e..”
“Harry fai l’amore con me!” lo fermai facendogli strabuzzare gli occhi.
“C-cosa?” balbettò non riuscendo a trattenere un sorriso.
“Hai capito bene: voglio fare l’amore con te!” ripetei ancora mentre Harry si alzava da terra e mi raggiungeva nel letto.
Cominciò a baciarmi il collo e nel momento in cui il suo petto toccò il mio potei giurare di non aver mai sentito un cuore battere così forte.
Non avevo nemmeno mai provato una sensazione così, tutto quello che stavamo facendo mi piaceva.
Forse non ero mai riuscita a trovare un ragazzo giusto perché quello perfetto era lui.
Ero sempre stata attratta dai suoi ricci che gli ricadevano nella fronte perfettamente, e dai suoi occhi color smeraldo ma pensavo che fosse solamente colpa del troppo bene che gli volevo. Invece era amore. Com’era strano il mondo.
Mi tolse lentamente la maglia e sganciò con un gesto secco il reggiseno. Mi bacio il seno succhiandomi poi i capezzoli. Gemetti sussurrando il suo nome. Si spogliò da solo, forse vedendo che ero un po’ impacciata e mi tolse i pantaloncini del pigiama lasciandomi in mutande.
Tornò su di me e sulle mie labbra. Prima era un bacio casto ma quando chiese accesso alla mia bocca con la sua lingua diventò tutt’altro. Si tolse i boxer lasciando libera la sua erezione. Tolse anche quello che mi era rimasto addosso facendomi rimanere nuda.
Arrossii al pensiero di essere come la natura mi ha fatto davanti ai suoi occhi.
“Sei bellissima!” disse notando il rossore sulle mie guancie.
Si spostò di nuovo sopra di me: appoggiò i gomiti accanto alla mia testa e fece pressa su di essi per non pesarmi.
Al contatto del suo membro con la mia intimità mi irrigidii.
“Non ti farò del male!” mi sussurrò mordendomi il lobo dell’orecchio. Rabbrividii.
Entrò piano in me facendomi urlare dal dolore.
Harry.. io sono.. ero.. vergine!” confessai sbattendomi una mano in fronte e sorridendo pensando a quanto fossi impacciata.
Lui sorrise uscendo da me e rientrando con più calma.

Ansimai sussurrando il suo nome di tanto in tanto.
Quando arrivammo all’apice ci distendemmo nel letto abbracciati.
“Ti amo!” mi sussurrò.
“Forse anche io!” ammisi facendolo scoppiare a ridere.
Mi baciò la fronte e insieme ci addormentammo.
La mattina dopo mi svegliai a causa della luce: mi ero dimenticata di chiudere le persiane della camera. Era stata la notte più bella della mia vita.
“Harry!” sibilai girandomi, notando poi la sua assenza.
Aspettai sperando che fosse andato a comprare la colazione ma via via che il tempo scorreva, le lacrime si facevano spazio nei miei occhi.
Andai in cucina a prendere un bicchiere d’acqua e notai un biglietto. Lo aprii:
 


Buongiorno donna della mia vita.
Te ne avrei dovuto parlare prima ma non ne ho avuto il coraggio. Stanotte è stato così bello che rovinare il tuo sorriso sarebbe stato come rovinare la mia esistenza.
Ti ricordi? Tempo fa feci dei provini ad X-factor UK, te lo avevo detto. Quello che non sai è che mi hanno preso e che oggi ho l’audizione! Scusami ti prego. Non volevo rovinare la ragione della mia vita: il tuo sorriso. Ti giuro che ci rivedremo prima o poi. Ti prego non dimenticarmi.. io non lo farò! Ti amo amore mio.
Il tuo Harry


 

 
Piansi per ore, giorni, mesi guardandolo alla Tv mentre si esibiva, prima da solo, poi con gli altri quattro. Piansi ininterrottamente per notti intere.
 
 


Non dimenticarlo, non io non l’avevo fatto. Lui non lo so.
Stavo rispondendo al telefono a una signora che chiedeva la disponibilità di una suite per due persone verso la fine di luglio, quando vidi una testa bionda. Quello era Niall, uno dei componenti della band: da quel giorno li avevo seguiti ovunque; le audizioni, Torn, Up all night, Take me home e tra pochi mesi Where we are.
“Eccoli!” mi disse acida Elizabet.
Lo vidi, il mio cuore perse un battito e un’ondata di caldo si impossessò del mio corpo.
Non era cambiato: ricci perfetti che ricadevano nella sua fronte proprio come tre anni fa. Fisico pauroso come tre anni fa.
Mi guardò da lontano e una fitta al cuore non mancò, ma nel suo viso non vidi emozioni.
“Buongiorno!” mi disse. No, la voce non era quella di tre anni fa. Era diventata più forte, più roca, più bella.
No, no, no, non poteva essere, non mi aveva riconosciuto.
Le lacrime si fecero spazio nei miei occhi mentre cercavo di respirare profondamente e di apparire il più sorridente possibile.
Un sorriso falso, un sorriso spento, un sorriso di chi non dimentica, un sorriso di chi ha amato per anni, un sorriso amaro.
“Buongiorno!” risposi mostrando i denti.
“Abbiamo prenotato cinque camere a nome di One Direction e One Direction’s staff” affermò come se non lo sapessi.
“Si, certo!” sorrisi ancora, cliccando sulla prenotazione nel computer “Mi serve un documento per la ricevuta!” spiegai come di routine. Ormai quelle parole mi uscivano da sole dalla bocca.
“Oh, si certo!” picchiettò nella tasca posteriore e estrasse un portafoglio da cui tirò fuori la sua carta d’identità.
L’afferrai sferrandogli un altro sorriso falso e raggiunsi la stanza fotocopie, dove purtroppo oltre ai macchinari mi stava aspettando anche Elizabet.
“Un’altra balla, Green?” mi chiese con voce squillante. Odiavo quando mi chiamava per cognome.
“Io non racconto cazzate, cara Faster!” mi difesi.
Aprii la carta d’identità e sorrisi: quella foto l’avevamo fatta insieme in un’ottica in un paesino distante da Londra pochi chilometri. Ce l’avevo accompagnato dopo vari lamenti visto che ci sarebbe dovuto andare da solo.
Una lacrima  mi rigò il viso ma l’asciugai prima che la mia perfida collega la potesse vedere. Feci velocemente la fotocopia e tornai di là dove Harry mi aspettava insieme agli altri.
Mi pizzicarono gli occhi ancora, al solo pensiero che avevamo passato gli anni dell’adolescenza insieme e non si fosse ricordato di me.
“Ecco a te!” sorrisi “Quarto piano, camere 416/418/420/422/424”
“Grazie mille!” rispose voltandosi verso gli altri quattro che mi sorrisero via via che si incamminavano all’ascensore e pensai che quelli erano i sorrisi più belli che avessi mai visto dopo quello di Harry.
 
Passarono le ore e io ero sempre seduta lì, a prendere prenotazioni via telefono, a rispondere alle persone che mi chiedevano informazioni, a dare indicazioni ai nuovi arrivati e soprattutto a pensare a lui.
Dopo che erano arrivati non c’erano state tracce di loro; peccato, avrei voluto rivederlo volentieri. A quel punto, mi accontentavo solo di uno sguardo o anche di un sorriso sicuramente falso, che viene fatto da una persona, solo per essere gentile.
Durante la pausa pranzo mi ritrovai a piangere chiusa nel bagno dell’hotel riservato ai dipendenti.
“Ehi Hope! Sei lì?” mi chiese Richard, il cameriere.
“Si, scusami, ho fatto!” risposi affrettandomi allo specchio pronta a riparare matita e mascara colati. In effetti ero un vero e proprio panda.
Se qualcuno dei miei colleghi mi avesse visto in quelle condizioni non avrebbe mai pensato che ero una donna di 19 anni, ma bensì una ragazzina di 15.
Aprii la porta e sfoggiai uno dei miei sorrisi più belli, falso ovviamente.
“Elizabet è la che aspetta che tu gli dia il cambio!” mi avvisò.
Annuii e la raggiunsi, lasciandola poi andare a mangiare.
Visto che durante la mia pausa pranzo non avevo messo in bocca niente, ne approfittai dell’assenza di clienti per sgranocchiare un crakers sotto il tavolo. Dopo aver finito due pacchetti di nascosto vidi che Harry si stava dirigendo verso la hall, così decisi di entrare in azione.
Mi alzai dalla mia sedia facendo meno rumore possibile e fregandomene del fatto che la reception sarebbe rimasta senza impiegate, e lo raggiunsi. Notai le decine di tatuaggi che erano dipinti nel suo corpo. Indossava un completino verde e bianco da basket e delle scarpe da ginnastica bianche. Era perfetto, come l’ultima volta che lo avevo visto.
“Harry!” lo chiamai facendolo voltare. Mi stupii mi me stessa e del coraggio che avevo avuto a fare quel “passo” importante.
“Si?” mi disse fissando i suoi occhi sui miei. Per un attimo ebbi un colpo al cuore e rischiai di morire per l’apnea, credendo che mi avesse riconosciuto “C’è qualcosa che non va nei documenti che ti ho dato?”
Lasciai cadere le mie braccia lungo i miei fianchi in segno di resa e pronta a rivelargli chi fossi.
Scossi la testa: “No, la tua carta d’identità è apposto. E la tua foto è stupenda, mi ricordo ancora quando la facemmo insieme: tu non riuscivi a tenere l’espressione giusta davanti alla macchina fotografica e la vecchietta si era incazzata!”
Non ci potevo credere lo avevo detto davvero. Ora sarebbe toccato a lui ricordarsi di me.
Sbarrò gli occhi e io mi persi in quel verde indescrivibile.
“H-Hope?” sussurrò avvicinandosi.
Si, mi aveva riconosciuta, ce l’avevo fatta.
Sorrisi, quella volta era un sorriso vero, pieno di gioia, di felicità, perché avevo ritrovato qualcuno che era stato davvero importante per me. Quell’amico con il quale avevo fatto le peggio cazzate, quell’amico con il quale avevo passato gli anni più difficili della mia vita, quell’amico con il quale mi ero fatta le peggio risate, quell’amico del quale mi ero innamorata, quell’amico con il quale consumai la mia prima volta e anche l’ultima, perché chi ama sa cosa vuol dire, perdere l’altra metà.
Annuii mentre i miei occhi si inumidivano sempre di più.
“Non-non ci posso credere!” confessò sorridendo anche lui, come uno scemo, venendomi incontro. “Sei davvero tu?”
Annuii ancora. “Oddio che stupido! Che stupido!” disse picchiandosi una mano in testa “Come ho fatto a non riconoscerti, hope! Mamma mia che scemo che sono stato. Come ho fatto! Ti sono passato davanti milioni di volte mentre sgranocchiavi ckakers di nascosto e non mi sono reso conto di nulla!”
Sembrava davvero dispiaciuto.
“Ehi Hazza! Smetti!” mi permisi di dire sorridendo come una bambina notando che il suo carattere infantile era rimasto sempre lo stesso.
La fama non lo aveva cambiato, era sempre il mio Harry.
“Come fai a sapere che i ragazzi mi chiamano Hazza?” chiese sorpreso.
“Chi ragazzi? Vuoi dire: Louis William Tomlinson, Niall James Horan, Zayn Jawaad Malik e Liam James Payne?”
A ogni nome che pronunciavo la sua bocca pendeva di un centimetro di più.
“Dopo quella notte, la più bella della mia vita, dopo quella lettera, non ho fatto altro che seguirti. Stavo sveglia fino alle quattro per poter vedere le repliche di x-factor che non potevo seguire il giorno a causa del lavoro!”
“Sono stato un bastardo!” disse abbassando lo sguardo.
“Abbastanza!” confermai sorridendo.
“Ora devo andare, mi stanno aspettando in studio per la registrazione di..”
“Best song ever!” finii io.
Sorrise lusingato, forse: “Giusto! Beh però, sei informata! Ti va se stasera usciamo? In memoria dei vecchi tempi e in memoria di noi due? Harry e Hope, Hope e Harry?” rise.
Si divertiva a dirlo. Era sempre stato il suo scioglilingua preferito, anche se scioglilingua non era.
Mi rabbuiai pensando che avrei dovuto fare il turno di sera alla reception ma, per lui, avrei chiesto la serata libera aggiungendo nel pacchetto anche un miliardo di accidenti da parte di Elizabet.
“Si, certo!” risposi tranquilla anche se in realtà dentro di me avevo un party: il cuore stava facendo la parte del tamburo, lo stomaco che andava su e giù faceva le maracas e il fegato stava andando a tempo con il pancreas facendo il suono del triangolo.
“Alle otto sono davanti alla reception!” disse ed io annuii.
Si avvicinò velocemente a me e successe tutto troppo inaspettatamente: posò le sue soffici labbra sulle mie e si allontanò da me, lasciandomi lì, come un’imbecille ad assaporare il suo profumo.
 
“Allora è vero!” urlò Elizabet appena misi piede dietro al bancone.
“Cosa?” mormorai guardandomi intorno sperando che qualcuno non sentisse quello che stava per urlare.
“Che conosci Harry Styels!” gridò prolungando il cognome arrivando a fare il verso del serpente.
Annuii: “Ti avevo detto che non sono una bugiarda, Faster!” confermai “Da quanto ci stai spiando?”
“Da quando sei andata via!” confessò alzando le spalle con fare innocente.
“Bene, quindi avrai anche capito che io stasera voglio la serata libera!” dissi alzando le spalle a mia volta.
Annuì: “Faccio io il turno per te!” ammise ed io sorrisi “Però! solo se mi presenterai il biondino..”
Risi un po’ sorpresa e un po’ lusingata dal fatto che per una volta mi aveva fatto un favore e non mi aveva tirato accidenti rischiando di togliermi la vita solo con la forza del pensiero.
“Okey.!” Dissi alzando le mani “però prima devi darmi tempo per riacquistare il rapporto con Harry, poi, Niall -il biondino, come lo chiami tu- sarà tuo!”
 
Erano le 20.01 ed ero davanti alla reception. Avevo fatto una corsetta per strada credendo di non arrivare in tempo.
Avevo un maglia scollata blu e una cerniera nella schiena color oro, un paio di jeans scuri e delle converse basse bianche. 
Odiavo le scarpe con il tacco e tutti i vestiti troppo eleganti.
“Hope?” chiese una voce alle mie spalle. L’avrei riconosciuta tra mille.
“Ciao!” risposi io timida mentre lui si avvicinava per darmi un bacio.
“Sei bellissima!” disse facendomi arrossire “Anche tu!” risposi “Però mi mancano le tue converse!” confessai.
“Anche a me mancano, ma purtroppo ho dovuto cambiare stile..” ammise diventando triste, forse pensando ai vecchi tempi fatti di converse, tute e magliette da calcio.
“Andiamo?” chiesi dirigendomi verso la porta principale.
“Ehi dove vai?” rise “Ti sei dimenticata che sono un cantante di fama internazione e se passiamo di  lì, ci uccidono?”
Risi anche io: “Oh ehm, giusto! Per colpa delle vostre fan, oggi non riuscivo a sentire le persone al telefono!”
La nostalgia che avevo per i vecchi tempi se n’era finalmente andata dalla mia testa e dal mio cuore, lasciando spazio a un sacco di gioia e felicità.
Stavamo camminando verso l’entrata sul retro quando incontrammo il loro manager.
“Paul.. Lei è Hope, mia vecchia.. amica?” chiese conferma ed io annuii. Beh si, infondo eravamo migliori amici, tralasciando la prima e l’ultima notte passata insieme.
Ci presentammo e “La porto a cena fuori.. Quando torniamo ti faccio sapere così da mandarci le guardie, okey?”
L’uomo annuii e salimmo nella sua Range Rover nera.
Arrivammo dopo circa un’oretta di viaggio dove ricordammo tutte le cazzate ridendo come pazzi, proprio come una volta.
“Dove siamo?” chiesi non conoscendo il posto.
“In riva al Tamigi!” rispose aprendo il bagagliaio e estraendone tre cestiti e una tovaglia “Avevo voglia di stare in mezzo alla natura, da soli e senza fan intorno. Sono adorabili ma a volte non sanno regolarsi!” si giustificò.
“Non devi giustificarti.. Sai che odio i posti affollati e amo la tranquillità!”
Durante la cena parlammo fino a che non toccammo l’argomento dell’ultima notte.
“Cazzo che bastardo sono stato a non dirti niente e fuggire così! Io mi sono ripreso dopo quella notte, anche se sono stato male per giorni dopo averti lasciato lì. Mi sono sentito una merda subito ma non potevo fare altro e con il tempo e tutti gli impegni che ho avuto mi sono dimenticato della vicenda..” disse pentendosi e abbassando lo sguardo.
“Io invece ho pianto guardandoti. Ho piano per mesi, fino a quando mi sono rassegnata a non vederti più di persona e solo dietro due fottuti schermi: prima quello della televisione e poi quello del computer. Mi sono arresa e mi sono resa conto di aver perso il mio migliore amico e il mio unico grande amore..” confessai “Tutte le volte che mi arrivava la notizia che uscivi con qualcuna di importante mi si lacerava il cuore e mi sentivo sempre più insulsa davanti a te. Prima la Flack, poi altre, poi la Swift.. io sono merda in confronto a loro!”
“Non ci crederai.. ma nessuna mi ha fatto provare le emozioni che mi fai provare tu!” confessò sorridendo.
Aspetta! Aveva detto “fai” non “hai fatto”.. il che vuol dire che qualcosa per me forse prova ancora.
“Si Harry, però non ti ricordavi di me se non te lo avessi detto!”
“Hai ragione, però cazzo! Guardati, sei cambiata tantissimo!” disse scrutandomi.
Beh, in effetti aveva ragione.
“Si è vero.. hai ragione tu, anche questa volta!” mi arresi sorridendo.
“Posso farti una domanda?” annuii “Hai detto che sono stato il tuo unico e grande amore.. giusto?” annuii ancora, questa volta arrossendo “Vale ancora?” chiese mentre si era avvicinato.
“Sono stata con altri due ragazzi dopo di te. Non siamo mai andati oltre alla pomiciata!” ammisi “Tutte le volte che mi spingeva sul letto mi promettevo che sarebbe stata la volta buona per cancellare la mia prima volta con te, invece non ci sono mai riuscita. Spezzavo sempre l’incantesimo raccontando balle e dicendo che, essendo ancora vergine, non mi sentivo pronta. Forse è per questo che si sono concluse le mie relazioni, ma in realtà non volevo che dentro di me entrasse un uomo diverso da te!”
Si avvicinò a me e fece unire le nostre fronti, così che i nostri nasi potessero toccarsi.
“La Flack, la Swift, niente in confronto a te. Senti..” portò la mia mano sul suo cuore “questo ha battuto solo per te. Negli anni del college, la nostra prima volta e ora” confessò “Si, io sono stato a letto con le altre, ma questo non batteva così e non ha mai battuto davanti a una donna se non te!”
Ormai le nostre labbra erano diventate una cosa sola e le nostre lingue si stavano rincorrendo.
Quello che avevo dentro non è spiegabile. Nonostante fossero passati tre anni, tre lunghi anni, lo amavo come se non ci fosse stato un intervallo di tempo.
Mi staccai e mi persi in quelle iridi. Nessuno riusciva a togliere lo sguardo dagli occhi dell’altro. Eravamo cullati dalla melodia dei nostri cuori che battevano insieme e forte allo stesso modo.
“Non lasciarmi Harry, non lasciarmi, ancora!” sussurrai quando eravamo ormai sdraiati accanto “Non lasciarmi andare, perché sono stanca di stare da sola!”
“Non ti lascerò Hope, promesso! Dovessi perdere tutte le fan, trascorreremo il resto della nostra vita insieme. Non ti lascerò andare, sono stanco di dormire da solo!”
Appoggiai la testa nell’incavo del suo collo e respirai profondamente.
“Ti amo, Harry!” dissi senza esitazioni.

“Ti amo anche io, Hope!” 





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Now you were standing there right in front of me
I hold on scared and harder to breath
All of a sudden these lights are blinding me

I never noticed how bright they would be





I saw in the corner there is a photograph
No doubt in my mind it’s a picture of you
It lies there alone on its bed of broken glass

This bed was never made for two







I’ll keep my eyes wide open
I’ll keep my arms wide open






Don’t let me
Don’t let me
Don’t let me go
‘Cause I’m tired of feeling alone




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Hellooooooo! 

Innanzi tutto grazie per essere arrivate fino a qui.
Penso che sia la One Shot più lunga

che abbia mai scritto.. Ben 8 pagine e mezzo 
di word.
Vabbè, tralasciando questi particolari, come state? :) 
Beh, a dire la verità a me piace moltissimo.
Ho impiegato giorni per scriverla ma alla fine 
penso che sia venuta proprio bene. 
Ho cancellato pezzi e l'ho riscritti varie volte ma
alla fine ce l'ho fatta.
Che ne pensate? 
Harry quando era un sedicenne era innamorato
di Hope, poi l'ha abbandonata per fare i provini di 
x-factor e da quella notte non si sono più rivisti
per tre anni. 
Il destino, però, dopo quell'attesa così stremante, 
li ha fatti rincontrare di nuovo, questa volta però in un hotel dove 
lei lavora come receptionist. 
Lui non la riconosce ma lei vuole riprendere il rapporto
che aveva con il riccio, quindi, si fa avanti e cerca di svelare la sua
identità. 
Questo è un pò il riassunto, spero che vi sia piaciuta, ci tengo
davvero tanto. 
Vi piacciono le GIF? ce l'ho fatta a farle e ad associarle
alla storia, e penso che non siano venute così male:
riassumono la storia con tre immagini! :) 
La canzone, a parer mio, è azzeccatissima! :) 
Fatemi sapere con una recensione più lunga di 10 parole! 

Baci,
Their_Eyes (Ire)


P.s. Se vi va passate da qua, è la mia Long: Un passo dal cuore


 

 



 



 

  
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