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Autore: _Juliet98    19/07/2013    5 recensioni
" Gli inglesi dicono ' fall in love', e credo che non esista termine più adatto. Fall, cadere. Quando ti innamori non è semplice, ti ribalti, non ti addormenti senza pensare a lei. Quando ti innamori passi le giornate a sperare di sentirla. Quando ami faresti pazzie, davvero. Amare è cadere. E' cadere e sperare che ci sia qualcuno a prenderti. Io mi sento così: che mi hai fatto Juliet? "
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Joe Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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7.

Arrivai a Central Park.
Sentivo ancora qualcosa dentro di me che ribolliva, come se avessi voglia di urlare. Mi sentivo una furia.
Mi sedetti per terra: senza raggiungere una panchina, volevo sentire l’erba fredda sotto le mie cosce e sporcarmi le mani con il terriccio.
Vidi un padre che rimproverava il figlio per essere scappato e che nel frattempo gli prendeva una mano, come solo un padre sa fare.
Io non avevo più un padre. Era ancora vivo, ma purtroppo non ha mai accettato le mie scelte: lui voleva che seguissi le sue orme e fare l’avvocato, ma in realtà io non sono mai stata brava a puntare il dito contro le altre persone, nei litigi sono stata sempre quella che incassava colpi senza dire una parola, perché non riuscivo a rinfacciare le cose. Con la mia scelta universitaria, il legame tra me e mio padre si era incrinato di molto. Ma quella che davvero fece allontanare me e mio padre fu quando ricevetti la mia laurea. Lui non si era presentato, potete solo immaginare quanto io potevo essere felice nel mio giorno. Ricordo ancora la tristezza negli occhi di mia madre e la delusione che provai io. Ricordo, anche, che poi andai a trovarlo e invece di un saluto ricevetti un cinque. In piena faccia.
Da quel momento in poi, non sono più riuscita a vedere mio padre come genitore, ma come uno sconosciuto. Non avevo più un padre.
Non riuscivo più a parlargli, e quelle poche volte che tornavo a casa mia e c’era lui, non riuscivo nemmeno a salutarlo, come se qualcosa bloccasse la mia voce in gola. Un po’ come quando si ha troppa paura e si cerca di urlare, ma non ci si riesce, la paura fa morire la voce in gola. Forse era proprio la paura quel groppo che si formava nella gola quando volevo dire anche semplicemente “ ciao, papà ” a mio padre.
 
Mi lasciai trasportare dai miei pensieri, alzai la manica della maglietta e vidi il tatuaggio che avevo fatto tanto tempo fa, di nascosto ai miei, recitava una frase in latino:ubi tu Gaius, ibi ego Gaia.
Prometterò questo al mio amore più grande, dicevo sempre. Ed effettivamente lo feci. Dovunque tu sarai, io sarò lì.
Lucas.
Mi alzai, ripresi la mia borsa e iniziai a camminare verso casa mia, sentendomi improvvisamente stanca.
Chissà come stava Joe. Povero ragazzo.
Ehi, ma non avevo detto che era meglio se non l’avessi mai più visto? Perché mi ritrovo a pensare a lui per la seconda volta in mezza giornata.. ?
Davvero, la mia mente stava andando in tilt.
C’era anche una coppia che si baciava, fregandosene di tutto e di tutti: sembrava volessero dimostrare il loro amore a tutti.
Irrimediabilmente, mi scappò un sorriso. Amavo le coppie che dimostravano liberamente il loro amore, e che se ne fregavano delle persone che passavano vicino loro e le indicavano o guardavano storto.
Io e Lucas, davanti agli altri, ci limitavamo a tenerci per mano, o al massimo qualche bacio casto, niente di più, in questo lui era molto timido.
 
 
 
Erano passati tre giorni da quando avevamo indotto il coma a Joe e, per fortuna, aveva risposto bene ai medicinali, ed eravamo riusciti ad abbassare un po’ le dosi dei medicinali che lo inducevano al coma farmacologico, fin quando non si era risvegliato completamente, però l’avremmo comunque tenuto altri giorni sotto osservazione.
Da quando si era svegliato, fremevo per fargli delle domande, e cercavo sempre il momento adatto. Chiamavo nella mia testa Lucas, ma lui non rispondeva, e nemmeno in sogno si faceva vedere, -chiaro segno che lui c’entrava qualcosa.
Così, approfittando del cambio dei turni, mi fiondai in camera di Joe, dove –chissà per quale miracolo- lo trovai solo.
Mi avvicinai, e notai che stava dormendo, inutile negare che era un bel ragazzo: viso ovale, barbetta incolta, capelli scuri e corti e sopracciglia folte, abbastanza slanciato e muscoloso.
Mi sentivo attratta da lui, ma questo, pensai subito, è quello che tutte le donne provano nei suoi confronti. Insomma, chi non si sente mai attratta da un bel ragazzo?
Però un pensiero fece capolino nella mia mente come una frustrata: volevo davvero sapere se Lucas c’entrasse qualcosa in questa storia? E se poi sarei rimasta delusa?
Non mi importava, decisi, non era momento di fare la fifona o la codarda. Dovevo sapere cosa stava tramando lui sulla mia vita. Era la mia vita, decidevo io. Non volevo certo farmi comandare da un angelo o… fantasma, o comunque voi vogliate chiamarlo!
Mi accostai al capezzale del letto di Joe e poggiai la mia mano sulla sua spalla in modo da scuoterlo un po’ e svegliarlo. Se mi avessero vista svegliare un paziente appena uscito dal coma, mi avrebbero uccisa.
<< Joe – farfugliai – Joe svegliati. >>
<< Mmm aspet... Oh ciao. >> disse non appena aprì gli occhi e mi vide
<< Senti, non ho molto tempo, ma devo chiederti una cosa.. Non so come iniziare o da dove iniziare. Quando sei stato investito, prima di entrare in sala operatoria, hai mormorato il nome Lucas. Perché? È un tuo parente o cosa? >> chiesi
Mi vergognavo di me stessa, magari era solo un suo parente che aveva sognato, o magari stava semplicemente sognando qualcosa senza senso. Però dal suo modo di guardarmi – compassionevole quasi – capì che non era semplicemente un sogno senza senso o un suo caro parente.
<< Non mi dire.. hai parlato con Lucas. >> dissi lasciando cadere la borsa a terra.
 
 
 
 
Joe’s pov.
Mannaggia. Mannaggia. Mannaggia e ancora mannaggia!
Sono stato scoperto. Non sono mai stato bravo a dire bugie, mi aveva trovato completamente impreparato, di certo non avrei ami potuto pensare che avevo farfugliato il nome di Lucas prima di entrare in sala operatoria.
Mannaggia.
<< Ehm.. No.. Non.. ho parlato con nessuno. >> dissi, ancora mannaggia a me!
<< Joe, ti prego. Dici a me di non saper dire le bugie, ma tu non sei da meno -disse lei accennando ad un sorriso timido- ho bisogno di sapere, Joe. Hai parlato con Lucas? >>
<< A che Lucas ti riferisci? Quando avrei dovuto parlare con lui? >>
<< Joe, se non avessi parlato con Lucas, e parliamo del mio Lucas, quello con delle ali dietro la schiena, non mi guarderesti così! >> sbottò lei, quasi urlando.
<< Davvero, non ho parlato con nessuno. Forse, come hai detto tu ero febbricitante , e avrò sognato qualcosa in cui c’entrava Lucas, un mio caro amico. >> altra bugia, non avevo nessun amico di nome Lucas.
<< Joe, ti prego.. >> disse Juliet.
Una lacrima le stava scendendo sulla guancia, non appena la notai alzai la mano per asciugargliela, ma lei si spostò subito, coprendosi il viso con le mani.
<< Non piangere, dài. >> dissi, sentendomi quasi in colpa
<< Ho bisogno di sapere la verità. Ti prego. >> continuò ancora
Improvvisamente mi venne un lampo di genio: una grande idea per iniziare a conoscerla meglio, e mantenere la mia promessa fatta al suo Lucas.
<< Io.. ti dirò la verità solo se tu accetterai un invito a cena con me, non appena uscirò da questo maledettissimo posto e starò meglio. >>
<< Joe, io non posso uscire con te. >>
<< Perché? >> chiesi io, sentendomi quasi deluso
<< Io.. Sono fidanzata.>>
Sorrisi, era diventata tutta rossa, e di certo non per il mio invito. Come me, era una frana a dire bugie. Non ci riusciva.
<< Juliet. Vuoi sapere la verità? O vieni con me o niente. >>
Sospirò. << Solo per sapere la verità. >> prese una penna e iniziò a scrivere il suo numero in un foglietto. Mi sentii soddisfatto.
<< Però, Juliet, solo una cosa. Chi è Lucas? >>
<< E’ il mio fidanzato. >>
Dicendo così prese la sua borsa, e uscì dalla mia stanza.
Era il suo fidanzato. Perché aveva usato il presente se Lucas era morto?






Scusate il ritardo mostruoso, ma per completare il BEL periodo, ho avuto pure un incidente. T.T ahahahahahah! Comunque sia grazie a tutte quelle che recensiscono e leggono la storia :) Non è granchè come capitolo, ma è l'ultimo capitolo di passaggio! Baci baci :*
Ps. non ho ancora fatto una revisione, quindi correggerò più tradi i possibili errori di grammatica e battitura. PPS. Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia, è una promessa latina che abbiamo studiato gli ultimi giorni di scuola e mi è rimasta impressa :)

 
 
 
  
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