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Autore: MartaJonas    19/07/2013    5 recensioni
Nessuno dei due ragazzi sapeva che era appena cominciato a piovere e due piccole gocce d’acqua erano cadute nell’oceano.
Quanto poteva essere grande l’Oceano Atlantico? Quello stesso oceano che li separava dalla terra in cui si sarebbero trovati neanche un mese dopo.
Eppure quelle gocce erano cadute vicine, e i cerchi formatosi al contatto con l’acqua agitata si stavano allargando, e si sarebbero incontrati.
A cosa portano due cerchi d’acqua che si scontrano? che si incontrano? A tanto, a poco e a tutto. Tutto ciò può portare a nulla, e a tutto nello stesso momento.
Si tratta di incontri, si tratta di scontri, si tratta di impatti.
Quanto può compromettere uno scontro, o un’incontro in una vita? Quanto due mesi possono cambiarla?E se ci fossero tanti incontri in una volta soltanto? Se il significato di “vita” venisse messo in discussione? Se tutto quello che si pensava fosse fondamentale, non assumesse più significato?E se tutto, da un momento all’altro, a causa di due gocce cadute fin troppo vicine, cambiasse?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joe Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Epilogue

 



 
August 2017
 
Claire era seduta su quella panchina già da qualche tempo quando Joseph la raggiunse. Le si sedette accanto, e ricordò una delle loro prime chiacchierate che avevano fatto proprio in quel luogo, circa tre anni prima.
-Ehi. – le disse sorridendole. Claire non disse nulla, si avvicinò a suo marito,e appoggiò la testa sulla sua spalla dopo avergli dato un bacio dolce sulla guancia.
Mancava poco tempo all’inizio della cerimonia.
Era caldo, eppure l’escursione termica dal giorno alla notte e viceversa continuava a farsi sentire.
Il sole stava scendendo sempre di più verso quella linea dell’orizzonte, e quello splendido paesaggio si colorava sempre di più di tonalità stupefacenti e inaspettate, ombre allungate e perfette, quasi come se fossero disegnate sul terreno. Il rumore della savana, lì a Maun, continuava a farsi sentire forte e chiaro, e a volte era il suono più bello di tutti.
Quando tre anni prima, Claire e Joseph lasciarono quella cittadina non credevano che il loro mal d’Africa fosse così forte. Così forte da farli tornare lì a Maun ogni luglio e agosto di ogni anno da quel 2014.
Si erano sposati l’11 ottobre dello stesso anno, per più motivi, per più ricorrenze importanti per entrambi, perché era stato il giorno in cui Claire era stata adottata, perché i Jonas Brothers, il gruppo di Joe e i suoi fratelli Nick e Kevin l’11 ottobre del 2012 avevano fatto il loro ritorno, perché Joe aveva fatto uscire il suo primo album da solista proprio in quella data, ma soprattutto per un’altra ragione: era il giorno del compleanno di Asabi.
In quegli anni da marito e moglie si erano fatti in quattro per adottare Ike, ma prima dei tre anni di matrimonio non c’era speranza. Così si erano limitati a venirlo a trovare ogni estate, ed ora erano non solo come dei genitori per lui, ma anche degli amici.
Ike si era fatto grande, era diventato più alto, ed anche più sorridente. Ormai era un ometto di 10 anni, in gamba e estroverso.
-E se non fossi fatta per essere una madre? … Nel senso se non riusciamo ad avere un bambino, magari è perché non sono portata per fare la madre, forse perché non sarò neanche una buona madre per Ike. – disse Claire continuando a guardare verso il sole tramontante.
-Sei forse impazzita, Claire? Come ti vengono in mente certe cose? – le disse sorpreso Joe. – Se tu non sei portata a fare la madre mi chiedo chi lo sia. Poi, secondo il tuo ragionamento,neanche io sarei portato a fare il padre. – disse il ragazzo. Gli occhi della ragazza cominciarono a diventare lucidi. -Hai un cuore enorme, Claire. Sei dolce, gentile, calma, divertente, paziente e impazzisci per i bambini. Sarai la migliore madre del mondo, amore mio.
-E tu sarai il padre migliore del mondo, Joe. – disse Claire sicura baciandolo – e sei già il marito migliore del mondo.
Joseph sorrise, baciandola di nuovo.
 
La cerimonia non era nulla di particolare o complicato: era solo l’affido ufficiale dei bambini alle nuove famiglie. La famiglia in questione questa volta era soltanto quella formata da Claire e Joseph che si trovava da un lato del cortile, in piedi, mano nella mano. Dall’altro c’era Falala, rappresentante dell’orfanotrofio, che dava la mano ad Ike.
Tutti i bimbi e tutto il personale erano lì a guardare ciò che stava per accadere.
Per i due ragazzi non erano facce nuove quelle, né cose che non avevano mai visto, ma quando Falala e Ike cominciarono ad avanzare verso di loro, i loro occhi si velarono di lacrime, senza che se ne accorgessero davvero.
Erano sempre più vicini, sempre di più. Il viso di Falala era disteso in un bel sorriso luminoso, lo stesso quello di Ike.
Era un momento estremamente toccante. Durò solo una manciata di secondi, ma a Claire i Joseph sembrò una vita intera.
Quando la donna lasciò nelle mani della sua nuova famiglia il bambino, i due ragazzi lo strinsero in un dolce abbraccio, con tutto l’amore del mondo. Come se non l’avessero mi visto, e nello stesso tempo come se lo conoscessero da sempre.
Si commossero tutti e tre, e finalmente si sentirono davvero parte di qualcosa che c’era stata dal primo momento ma che non era mai stata riconosciuta. Qualcosa all’interno della quale ognuno è necessario e indispensabile. Qualcosa in cui ognuno costituisce il cuore di un solo corpo. Qualcosa in cui ognuno è amato ed ama davvero. Quel qualcosa che si chiama famiglia.
 
*
 
April 2018
 
Claire non riusciva a credere ai suoi occhi quando vide quelle due linee segnate su quel test. Cominciò ad andare avanti e indietro nella sua camera da letto. Era sola a casa: Ike era a scuola e Joe in studio di registrazione.
Cominciò a saltellare come una ragazzina e subito dopo entrò in panico perché si rese davvero conto di cosa stesse accadendo.
Era troppo per sopportarlo tutto da sola, aveva bisogno di farlo sapere a tutti, aveva bisogno di farlo sapere al suo Joseph.
Il tragitto dal loro appartamento allo studio di registrazione dei Jonas Brothers sembrò infinito a Claire. Continuava a non pensare alla guida, continuava a vivere in un’altra dimensione in cui i suoi pensieri, i suoi sogni, le sue aspettative si materializzavano davanti a sé. Nello stesso tempo continuava a guardarsi intorno, a guardare Los Angeles in maniera diversa, accorgendosi di ogni cosa, di ogni bellezza nascosto, tanto che anche il cielo sereno la fece sorridere.
Quello era il mondo che avrebbe dovuto ospitare suo figlio, e per quanto sarebbe stato duro, lei l’avrebbe protetto, l’avrebbe amato, l’avrebbe cresciuto proprio come stava facendo con Ike.
Il suo Ike avrebbe avuto un fratello, o una sorella, di cui prendersi cura, a cui voler bene.
Era così agitata, insicura e felice allo stesso tempo. Sapeva soltanto una cosa, che aveva bisogno di dirlo a Joe.
Appena fuori al grattacielo dello studio di registrazione suonò al 16esimo piano, fu Nicholas ad aprirle la porta d’ingresso. Premette il pulsante dell’ascensore un milione di volte in circa tre secondi per quanto era agitata.
Quando arrivò davanti al portone dello studio, vide la porta semichiusa e proprio lì davanti Joe stava ridendo a qualche battuta di Kevin. Era così bello che Claire sorrise automaticamente come lo vide. Quel ragazzo era stato una benedizione, la sua benedizione.
Gli si avvicinò e attirò la sua attenzione posando le sue mani sui fianchi di suo marito. Lo sguardo del cantante dagli occhi ambrati si spostò sugli occhi di sua moglie. Le sorrise.
-Ehi, tutto bene? Che ci fai qui? – le disse sorridente e felice. Lei annuì, mentre il suo sorriso si faceva sempre più grande.
-Sono incinta. – affermò con decisione e un sorriso stampato in faccia, senza neanche pensarci un secondo di più.
-Cosa? – chiese sconvolto tanto da cadere quasi a terra. Intrecciò le sue mani con quelle della ragazza.
-Sono incinta, Joe – ripeté quando i suoi occhi si furono velati di lacrime.
Joseph la abbracciò, la baciò, la sollevò da terra facendosi circondare la vita dalle gambe della ragazza, e la baciò di nuovo.
Non poteva crederci, ed era felicissimo.
-Dai ragazzi, almeno prendetevi una stanza! – disse acido Nicholas, che insieme a Kevin, poiché si trovavano alla stanza affianco la quale era divisa dall’altra soltanto con una lastra di vetro, non si era accorto di nulla di quello che stava accadendo.
Joe fece scendere a terra Claire, e scosse la testa divertito continuando a stringerle la mano.
-Evita le tue battutacce una volta ogni tanto, Nick. Tanto non sei capace! – disse Joseph – Evita, perché questo non è proprio il caso, Claire è incinta.
-Sei incinta? – dissero praticamente all’unisono Nicholas e Kevin.
Claire annuì, tentando di asciugarsi le lacrime, con un sorriso enorme sul viso.
 
*
 
July 2023
 
L’aeroporto era sempre stato un luogo pieno di emozioni. Non c’erano solo arrivi e partenze ma storie,lacrime, sorrisi, esperienze, morte e vita nello stesso momento.
Però ogni volta che Claire vedeva decollare, e poi volare, uno di quegli aerei, aveva una strana sensazione addosso, qualcosa di positivo, che lei stessa amava identificare come la speranza. Li vedeva volare in una distesa azzurro, in un cielo terso, e nello stesso momento li vedeva rivolgersi verso il futuro,verso un futuro migliore.
Ogni viaggio porta a dei miglioramenti, porta alla conoscenza di cose sconosciute, porta all’incontro di persone che potrebbero cambiarti la vita, portano a un raggiungimento di un sogno.
 Alla fine, quei grandi aerei erano il risultato del sogno più intrinseco e primitivo di ogni uomo: il sogno di volare.
E quale posto migliore per inaugurare una nuova generazione di persone che portano a un miglioramento nel mondo? Che portano alla realizzazione di un sogno, al sogno di un mondo in cui c’è solo una razza, ed è quella umana, in cui aiutare il prossimo è normale tanto quanto respirare, e in cui non c’è nessun tipo di divario sociale, finanziario o culturale?
Era  quello il luogo in cui Claire, Joseph, Ike e la piccola Sophia di appena 4 anni di trovavano, anche se l’unico a partire sarebbe stato Ike questa volta.
Joe sarebbe partito il giorno dopo per il suo nuovo tour, e Claire si doveva ancora occupare di Sophia.
Ike, però, non aveva voluto saperne, lui doveva tornare alla sua Maun anche quell’anno.
Non era passato un solo anno da quell’ormai lontano 2014 in cui tutti loro non avevano trascorso due mesi all’anno in Africa. Erano andati ad aiutare non soltanto in Botswana, ma in Kenya, in Uganda, e in tanti altri paesi che sembravano dimenticati dal mondo.
Ike era cresciuto sano e forte, ora era un alto sedicenne dal grande sorriso che trasmetteva allegria. I suoi genitori non sarebbero potuti essere più orgogliosi di lui.
E in quel giorno in cui sarebbe partito da solo per Maun, per andare a dare una mano per costruire una nuova scuola, lo erano ancora di più. Chissà, magari lì, da solo, avrebbe vissuto una storia come quella che avevano vissuto i suoi genitori.
Joseph continuava a raccomandargli di salutare tutto il personale e dare un grande abbraccio a tutti i bimbi di cui, a un anno di distanza, ricordava tutti i nomi. Claire, da madre ansiosa com’era, continuava a preoccuparsi per il viaggio e l’atterraggio. Sophia, finché poteva, continuava a stare felicemente in braccio al suo fratellone a cui, anche se piccina, voleva un bene dell’anima. Ogni sua parola era oro colato per lei.
Rimasero così per un po’, poi chiamarono il suo volo. Diede un bacio sulla fronte alla sua sorellina, le sussurrò che la prossima volta sarebbe andata con lui e la consegnò in braccio alla mamma, che, a sua volta, baciò il figlio sulla guancia trattenendosi per non scoppiare a piangere. Anche il papà faticò a rimanere indifferente ai sentimenti che si facevano sentire quando salutò Ike con un bacio sulla guancia , un “Ci sentiamo presto, campione, fai i bravo!” e un saluto con la mano.
Quando Claire e Joseph videro loro figlio allontanarsi da loro e poi confondersi tra la folla, a loro fu tutto molto più chiaro. Entrambi erano stati salvati almeno una volta, l’uno da una bomba e l’altra da un incidente stradale che normalmente sarebbe stato mortale. Questo, però, non era accaduto a caso, tutto era scritto, era tutto già nero su bianco nel loro destino. Loro due dovevano rimanere in vita perché avrebbero fatto la differenza in questo mondo, e i loro figli, dopo di loro, lo avrebbero cambiato il mondo.
Non è difficile cambiare il mondo, basta iniziare da qualche parte.
Non è difficile cambiare il mondo, perché l’umanità è come un oceano.
Non è difficile cambiare il mondo, basta un sola goccia d’acqua.
 
 
The End.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Buonasera gente,
siamo alla fine. L’ho conclusa ieri notte, e quando ho spento il pc (alle 4,30 di mattino!) mi sono sentita come se una parte di me non ci fosse più, fosse scomparsa.
Mi sono ritrovata a fissare il pc spento come una cretina e mi è dispiaciuto da morie. Non so precisamente perché mi sono affezionata così tanto ai miei personaggi, e soprattutto a questa fan fiction. Forse perché non è soltanto una storia d’amore, ma c’è di più, c’è più di me, c’è più di Joseph.
Ma sono sicura di una cosa: questa storia non sarebbe stata lo stesso senza di voi, voi che commentate e leggete, voi che leggete e che magari non recensite, a cui spero di aver trasmesso un po’ di me.
Voglio ringraziare ognuna di voi, per essere state qui a sostenermi. (L’ordine, ovviamente, è puramente casuale)
La mia dolce dearjoseph che ancora non è venuta a cercarmi sotto casa per picchiarmi per aver fatto finire male ogni capitolo, anche quelli che iniziano bene ahahahah. Sul serio, sei sempre stata qui a dirmi parole bellissime, anche se magari il capitolo non era il massimo, e delle volte mi hai fatto ridere come una cretina mentre leggevo cosa mi scrivevi. E sai? Personalmente non sono per i sentimentalismi, ma credo di volerti bene.
ILifeOfYou tu sei sempre così gentile con me, e mi fai assolutamente troppi complimenti ahahaha. Davvero grazie per ogni parola, per ogni recensione, per ogni cosa, è davvero importante per me.
fadingsound beh, cosa dire di te Simo? Direi che bastano poche parole in ogni tua recensione per farmi sorridere come una cretina. E sì, sembri proprio una persona speciale.
HelloPrudence grazie, grazie per ogni singola parola, complimento, mi hanno aiutato tanto, per ogni cosa.  
Laay  per te Laay, servirebbe un trattato intero. Perché ciò che fai per me non si ferma soltanto a questa fan fiction, è molto di più. Credo che tu sappia quanto significhi per me, Laay. Ormai credo di non riuscire più ad immaginare una vita senza saperti dalla mia parte, a sostenermi in ogni momento, anche nel pieno della notte. Ti voglio tanto bene, davvero.
_Jikey  le tue recensioni sono qualcosa di magnifico, lo sai? Ogni tanto vado a rileggerle. Il commento più bello che tu hai mai scritto e che credo che sia a uno dei più belli mai ricevuti, ed è quello che mi hai scritto al capitolo “Alone”. È davvero meraviglioso quello che mi hai detto, e sì, credo anche io di volerti bene solo attraverso quello che mi hai detto.
Come dimenticare @_DreamingYou e  @thatsjoesmile che da twitter mi hanno sempre comunicato il loro entusiasmo e supporto in ogni modo possibile?    
Ho sicuramente dimenticato una marea di gente, ma sono davvero tante le persone che hanno messo piede in questa storia almeno una volta.
Credo di aver occupato fin troppo spazio in questo angolo dell’autore ahahahah però davvero tenevo a ringraziare tutti. Un grazie enorme anche a chi ha inserito la storia nelle seguite/preferite/ricordate.
Anche se la FF è finita credo che Claire, Ike, Joseph, e tutti gli altri rimarranno con me, più o meno per sempre.
Ricordate anche che non vi libererete così facilmente di me, eh. Scrivere per me ormai è una necessità. Quindi, alla prossima.
Un bacione grande a tutti, vi voglio bene,
Marta <3

  
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