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Autore: The_Skipper    19/07/2013    0 recensioni
Jacob Larter è un detective della polizia di Londra. Famoso in tutto il mondo per le sue abilità e per il gran numero di casi portati a termine, gli viene affidata una nuova indagine, a nord dell'Inghilterra, nel cuore di un piccolo paesino di montagna chiamato "Saint Vincent Village".
In un intreccio di emozioni, paura e suspense Jacob narra la storia dal suo punto di vista, infatti è una storia narrata in prima persona. Una storia che, mi auguro, vi lascerà a bocca aperta fino alla fine.
The_Skipper vi augura una buona lettura e ricordate "Chi dell'altrui prende, la libertà vende" {Dal 1° Capitolo}.
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Saint Vincent Village


Capitolo 1 – My name is...

La vita insegna che, a volte, non bisogna mai fidarsi degli altri, ma bisogna fidarsi solo di se stessi. A me invece ha insegnato che, a volte, non bisogna mai fidarsi neanche di se stessi, me lo ha insegnato circa due anni fa, 1989. Come mi chiamo? Mi chiamo Jacob Later e questa, questa è la mia storia che vi lascerà senza fiato e vi incuriosirà o almeno questo è quello che spero.

Tutto inizio circa due anni fa quando avevo 34 anni...

Eravamo nell'autunno del 1989, era il 15 Ottobre, quella mattina il cielo Londinese era capriccioso, nuvole grigie si muovevano sopra Londra e ad intervalli regolari alcune gocce di pioggia bagnavano l'asfalto davanti alla centrale di Polizia in cui io svolgevo il ruolo di investigatore, un buon lavoro con cui ci guadagnavo da vivere. Vivevo ancora da solo, certo è che il lavoro che svolgevo limitava al minimo il mio tempo libero, avevo poca vita sociale, non conoscevo persone che andassero al di fuori della mia famiglia o del mio lavoro, non avevo mai avuto degli amici e non avevo mai avuto una ragazza. Nella vita bisogna fare delle scelte, io feci la mia quando decisi di diventare un investigatore per la polizia di Londra, sapevo a cosa andavo in contro ma questo non mi fece fermare, ero molto determinato a diventare un investigatore da sacrificare tutto. Tutto quello che avevo era all'interno della centrale di polizia, quei pochi che potevo considerare “amici” facevano parte della polizia, uno fra tutti era Adam Laxalt, il mio vice, colui che aveva seguito con me tutti i casi che mi erano stati affidati, un rapporto strano il nostro, sì... Forse potevo considerarlo come un amico, mi aveva invitato diverse volte a casa sua, da sua moglie e dai suoi figli, credeva che tutto quello poteva farmi piacere e io glielo facevo credere ma non era così, tutta quella situazione familiare non faceva altro che farmi sentire sempre più solo, come faceva lui ad avere tutto quello e io non avevo niente? Come faceva lui a conciliare lavoro, famiglia e amici? Aveva cercato diverse volte di farmi entrare in quel suo gruppo di amici senza mai riuscirci. Forse la vera domanda non era come faceva lui a riuscirci ma bisognava chiedersi perché io non ci riuscivo. Forse era vero, forse era tutta colpa mia, colpa del mio carattere riservato, fin da piccolo ero stato educato dai miei genitori, oramai scomparsi, a cavarmela da solo, forse credevo che avere amici era qualcosa di secondario, facevo tutto da solo, a cosa servivano a me gli amici?

Non sempre la vita mi ha sorriso, quando i miei genitori morirono in un assassinio proprio nella loro casa, io capì tutto, capì l'importanza dell'amicizia, in quel momento in cui mi resi conto di aver perso tutto ci fu qualcuno che mi stette vicino, Alicia Milnar, la ragazza a cui “insegnavo il mestiere”, la ragazza che mi affidarono per poterla portare al mio livello, ero molto conosciuto nel Regno Unito grazie ai casi che ero riuscito a portare a termine.

I miei genitori morirono il 27 Novembre del 1988, era passato quasi un anno.

Alicia era una ventiduenne bellissima, occhi azzurri e capelli castani, molti le chiedevano perché avesse deciso di intraprendere la vita da investigatore visto che, con il fisico che si ritrovava, avrebbe potuto tranquillamente intraprendere una vita da modella.

Nei due casi che precedettero la morte dei miei genitori, Alicia vi partecipò come mia aiutante, per intraprendere qualcosa direttamente dal campo. Dopo la morte dei miei genitori non mi fu più affidato un caso proprio fino al 15 Ottobre del 1989. Quando serviva un detective veniva chiamato il mio secondo con l'aiuto di Alicia.

« Ehi Jacob! » disse John Phoeberg, capo della polizia, entrando nel mio ufficio, quando mancavano dieci minuti alla fine del mio turno.

« Ehi John, quale onore... Se cercavi Alicia è andata via pochi minuti fa, sai, ha la madre in ospedale per via di quello strano problema allo stomaco e l'ho lasciata andare via qual minuto prima, so che non è un problema, vero? » dissi in modo pacato e gentile.

« Sì, tranquillo. Sei tu il suo capo quindi quel che reputi sia giusto puoi farlo, lo sai » mi rispose anche lui in modo molto pacato e gentile.

« Considerato il fatto che Adam è in ferie deduco che tu voglia parlare con me » sorrisi a John mettendomi comodo sulla mia poltrona.

« Ho sempre apprezzato la tua capacità deduttiva anche se, bisogna ammettere che, non ci voleva un tizio come Jacob Larter per capirlo » mi sorrise a sua volta e si mise seduto davanti a me.

Odiavo quando John Phoeberg entrava nel mio ufficio e si sedeva nella sedia davanti alla mia scrivania, significava o che voleva mandarmi in ferie forzata oppure doveva farmi un discorso del tipo “c'è un lavoro per un detective solo che, considerato il fatto che i tuoi genitori sono morti da poco, non mi sento sicuro ad affidarlo a te”, una storia che andava avanti ormai da undici mesi, ma come era possibile che non capiva cosa volevo io? Perché non capiva che magari lavorando sarei riuscito a distrarmi e a non pensare alla scomparsa delle uniche due persone della mia vita? Sì, John era il capo della polizia londinese, ma a volte si rivelava molto sciocco e prevedibile, almeno dal punto di vista di un detective.

« C'è un motivo per cui sono qui, Jacob », cominciò nuovamente a parlare fissando la scrivania e non fissando me, « C'è stato un omicidio a Nord dell'Inghilterra, in un piccolo villaggio di montagna, ci ha lavorato la polizia locale ma, non vedendo dei risultati, hanno affidato il caso a dei piccoli detective sempre del luogo, niente da fare, nessun risultato » spostò il suo sguardo su di me. Da quando aveva cominciato a parlare di questo caso aveva cambiato espressione, sembrava più spaesato e impotente, da quello che avevo capito dal suo sguardo, sembrava quasi mi stesse chiedendo un aiuto. « Te la senti di occuparti del caso con la tua squadra? » mi chiese, sperando quasi sicuramente in un mio sì.

« Certo che me la sento, non capisco però perché vuoi che me ne occupi con tutta la squadra, me ne posso occupare solo io con l'aiuto di Chris, no? » chiesi, mi sembrava strano che volesse che ce ne occupassimo tutta la squadra che, oltre a me, Alicia e Adam, comprendeva anche: Christian Older, il medico legale, un uomo molto anziano, Jake Pregras, il capo della polizia scientifica, un mio coetaneo, e infine comprendeva un gruppo di circa dieci agenti della polizia.

« Non dovete andare in venti persone ma voglio che andiate tu, il tuo team, Jake e Chris. L'omicidio è stato commesso in una villa quindi, per il tempo che è necessario ad archiviare questo caso, voi soggiornerete proprio in quella villa, ti arriveranno i dettagli a casa tramite una lettere in serata, tutto è già stato fissato e non puoi contestare niente, lo sai, vero? » mi guardò nuovamente fisso negli occhi. Quando mi diceva delle parole, simili a quelle che mi disse quel pomeriggio autunnale, capivo che in quel caso c'era qualcosa di strano e per lui era importante che io riuscissi ad archiviare il caso.

« Tranquillo John, puoi contare su di me » sorrisi. Guardammo l'orologio e concordammo che era arrivata l'ora di tornare ognuno a casa sua. Presi la mia giacca, la mia valigetta e mi diressi all'uscita.

« Ehi Jacob! E' una località montana quindi la neve lì arriverà molto presto! Cerca di concludere prima che arrivi la prima nevicata! Potrebbe diventare difficile! » mi disse.

« Ciao John! » tagliai corto e me ne andai.

Impiegai la solita mezz'ora per arrivare a casa, entrai e gettai la giacca e la valigetta nel divano del salotto. Il mio era un appartamento modesto poco distante dal centro di Londra, l'avevo comprato recentemente, quello che avevo prima si trovava molto più lontano dal centro di Londra ed era molto più piccolo, da quando lavoravo in polizia, avevo messo da parte un bel gruzzoletto con il quale mi ero comprato proprio quell'appartamento.

Quando entrai a casa non mi accorsi subito della lettere che c'era nella cassetta della posta, proprio accanto alla porta d'ingresso. Me ne ricordai dopo cena di dover ricevere una lettera dalla polizia, uscì e la presi.

La lessi seduto nel divano, sorseggiando un caffè.

L'omicidio era stato commesso nella villa più grande di una località montana chiamata “Saint Vincent Village”, la villa portava lo stesso nome della famiglia che l'abitava “Villa Garrer”.

Il documento parlava di due vittime, un uomo e una donna, marito e moglie, trovati morti proprio all'interno della villa, avevano due figli, entrambi scomparsi.

Più volte leggevo i dati che erano stati raccolti più capivo che c'era qualcosa che non andava, c'erano molte imprecisioni, molti errori e tante cose che potevano sembrare impossibili, ma quindici anni di carriera insegnano che niente è impossibile.

Rinunciai a leggere il documento per una quinta volta e lo posai in un mobiletto davanti al divano. Sentì squillare il telefono di casa mia, andai a rispondere, era Alicia.

« Ciao Alicia, dimmi... ».

« Ciao Jacob, hai letto il documento, vero? ».

« Certo, perché? Ho letto che siamo radunati lì dopodomani, ci hanno dato il tempo di preparare i bagagli » risi dicendo queste parole.

« Sì, effettivamente. Mi sono già sentita con Adam, Jake e Chris saranno lì domani mattina, sono già partiti e noi partendo Martedì mattina, se il treno è puntuale potremmo arrivare nel pomeriggio » mi disse con la sua voce “angelica” per certi versi.

« Ok, Martedì alle 7.00 ci vediamo alla stazione, nella lettera ci sono anche i biglietti ».

« Perfetto! Ciao Jacob, ci vediamo Martedì » mi salutò.

« Ciao Alicia! » la salutai e riattaccai.

Mi rimisi seduto nuovamente sul divano e mi misi ad osservare il calendario, in quel giorno come didascalia c'era scritto qualcosa di curioso “Chi dell'altrui prende, la sua libertà vende”, una teoria alquanto interessante per uno che come me fa il detective, potrebbe essere tradotto così, “Chi dell'altrui prende” potrebbe rappresentare colui che uccide qualcuno e quindi prende la sua vita, “la sua libertà vende” beh, chi uccide non è più libero.

Quella sera andai a dormire molto presto.


Lunedì mi svegliai presto, erano le sei del mattino quando guardai l'orologio mentre preparavo un caffè. Quel Lunedì non sarei dovuto andare in centrale, me lo avevano concesso per prepararmi per il viaggio e per prepararmi per il caso a cui andavo incontro.

Alle nove del mattino le valige erano già pronte, non sapevo cosa fare decisi così di incontrare Adam, gli diedi un appuntamento in un bar molto frequentato di Londra. Per arrivare al bar feci una bella passeggiata di circa venti minuti. Una volta arrivato lì mi misi seduto ad aspettare senza ordinare niente, quando vidi arrivare Adam lo salutai. Finito di fare colazione cominciammo a parlare.

« Ho sentito dire che avremo a che fare con il personale della casa, abitando lì » mi disse.

« Meglio per noi, no? Qualcuno potrà darci una mano » sorrisi.

« Lo hai letto dei bambini scomparsi? Come te lo spieghi? ».

« Adam, hanno ucciso i loro genitori, forse davanti ai loro occhi, se è così saranno scappati oppure avranno ucciso anche loro portandoli via » mangiai un biscotto guardandolo, sembrava preoccupato.

« Forse hai ragione, in questi giorni tutto il personale della casa è radunato lì, ma è possibile che sia stato uno di loro? Voglio dire... Sono tanti, come è possibile che nessuno se ne sia accorto? » mi chiese.

« Dai Adam, lo sai che per fare un omicidio “perfetto”, come lo hanno classificato, ci vuole una preparazione di giorni, era tutto preparato e poi... Non per forza deve essere qualcuno interno alla villa, credo che ci faremo un bel giretto per quel paese molto piccolo ma... Ne riparliamo domani, ok? » sorrisi nuovamente, lui sembrava preoccupato, io era tranquillo.

Il cielo di Londra quella mattina era soleggiato ma allo stesso tempo cupo, c'erano delle nuvole bianche che impedivano al sole di mostrarsi interamente, era comunque una situazione climatica migliore della giornata precedente.

Erano circa le dodici e trenta quando io e Adam ci salutammo. Questa volta, per tornare a casa ci impiegai circa quaranta minuti, ero immerso nei miei pensieri, pensavo all'assassinio dei miei genitori di cui si occupò proprio Adam, avevano trovato il responsabile, un perfetto sconosciuto, un ladro che per errore avrebbe ucciso i miei genitori, lui si è sempre dichiarato innocente di tutto ma le sue impronte era lì, nella casa dei miei genitori. Adam però, da sempre, si era detto parecchio poco convinto della conclusione che aveva tratto la polizia.

Tornato a casa accesi la tv e andai a cucina a preparare un panino.

Passai l'intero pomeriggio a guardare la televisione o a sistemare gli ultimi particolari nelle mie valige. Andai a dormire alle ventidue, il mattino mi sarei dovuto alzare molto presto per riuscire ad arrivare alle sette alla stazione.

Fu una notte tranquilla, una delle tipiche notti che, una volta riuscito ad addormentarti, sembrano passare in pochi secondi.

La mattina, dunque, del Martedì 18 Ottobre 1989 mi alzai alle cinque e trenta del mattino, feci colazione, presi il biglietto del treno e le valige lasciando casa mia. Arrivai alla stazione alle sei e quarantacinque, mi misi seduto ad aspettare i miei due colleghi osservando il biglietto, la partenza del treno era prevista per le ore otto e trenta. Eravamo soliti stabilire i nostri appuntamenti, prima di partire con un treno, circa un ora prima, non so neanche io il perché. Alle sette e dieci arrivarono Adam e Alici insieme. Adam era un bel ragazzo, aveva due anni in meno di me e aveva quella caratteristica barbetta corta che lo contraddistingueva, un po' come me, era solito vestirsi in giacca e cravatta all'inizio di un'indagine. Alicia arrivò in tutto il suo splendore, con quel vestito rosso che le arrivava fino alle ginocchia.

« Carissimi, buongiorno! » salutai il mio “team”.

« Alicia, visto che ci siamo tutti, puoi spiegarmi perché ci ha dato l'appuntamento novanta minuti prima? » chiese Adam sorridendo.

« Beh, il treno partirà alle sette e quarantacinque, sapevo che non avreste letto il biglietto per intero, c'è scritto che il biglietto è valido o per il treno che partirà alle sette e quarantacinque sulla linea 3, oppure per il treno delle otto e trenta dalla linea 5, ho pensato bene di prendere quello dalla linea tre per evitare stupide deviazioni » disse Alicia fiera di se.

« Se non la smetti mi prenderai il posto molto presto » dissi sorridendo dando così il via ad una risata collettiva.

Era una mattinata soleggiata quella, non c'era caldo e non c'era neanche freddo, una classica giornata per andare a fare un giro nel parco.

« Sapete com'è questo paesino? » chiese Adam mentre salivamo nel treno.

« So che un piccolo paese di montagna, ho parlato con Jake, mi ha detto che un paesino con lo stampo Tedesco, vi ricordate quel grazioso villaggio in Germania dove abbiamo condotto un'indagine un anno e mezzo fa? Mi ha detto che è simile a quello? » sorrise prendendo posto nella nostra “cabina”.

« Da quando hai queste discussioni intense con Jake? » chiesi ironico.

« Jacob! Dai, è sposato! E poi ho chiesto delle informazioni!! » esclamò Alicia.

« E' giovane, bello, affascinante, simpatico e sposato. Come puoi lasciartelo scappare? » aggiunse Adam ridendo.

« Non mi starai mica... » non riuscì Alicia a concludere la frase per quanto era irritata.

Cercai di deviare da quell'argomento di conversazione mentre il treno partiva.

« A che ora dovremmo essere lì? » chiesi ad Alicia. Sembrava offesa dal comportamento di Adam, non aveva alcuna intenzione di rispondermi.

« Ok, ho capito tutto! » conclusi, iniziando anche io a stare zitto.

Passò un ora di silenzio imbarazzante all'interno della nostra cabina, fino a quando non passò un'addetta ai lavori per fare il giro di routine delle cabine.

« Buongiorno signori! Tutto bene? » chiese quella cameriera cortesemente. Era una donna anziana, una di quelle che aveva passato tutta la vita sopra ad un treno a servire la gente. Lo stile di donna che muore per la prima volta quando smette di lavorare.

« Sì, tutto bene, grazie. Posso chiederle una cosa? Entro quando dovremmo arrivare? » chiesi alla donna che nel cartellino aveva scritto il suo nome e cognome “Charlotte Thomminson”.

« Entro le due del pomeriggio dovremmo già essere arrivati, posso chiedervi dove siete diretti? » mi chiede sorridendo. Il treno non sarebbe arrivato direttamente a Saint Vincent, avremmo avuto un autista che ci avrebbe portato nel paese.

« Siamo diretti a Saint Vincent » dissi. La sua espressione cambiò improvvisamente.

Sbarrò gli occhi, noi tre cominciammo a guardarci.

« Tutto bene? » chiese Alicia alla signora Thomminson.

« Voi siete impazziti! » disse con lo sguardo perso « Cosa ci andate a fare lì? » chiese.

« Siamo dei detective! C'è stato un omicidio... » le dissi.

« Ne hanno ucciso un'altro... » sussurrò a se stessa « Ascoltatemi, non andate lì! È pericoloso!! » esclamò uscendo furibonda dalla nostra cabina.

« Ma cosa? » Adam sorrise.

« L'avete sentita? » disse Alicia spaventata.

« Dai Alicia, è una vecchia rincitrullita. Non ce la fa neanche a stare alzata, è pazza e si lamentano che non c'è lavoro!! » esclamò Adam.

Almeno riuscì a farci sorridere, quella vecchia aveva turbato non poco Alici. Erano passate le dodici, il sole lo avevamo abbandonato a Londra, il tempo andava peggiorando e, al posto del cielo azzurro di Londra, su, in alto a noi, c'era un cielo pieno di nuvole grigie cariche di acqua, erano le dodici ma sembravano le sei del pomeriggio.

Alicia era uscita dalla cabina per cercare la cameriera Thomminson per chiederle qualche spiegazione, almeno credo.

« Comincia a diluviare... » Adam guardava fuori dalla finestra.

Una volta tornata, Alicia disse di non aver trovato la cameriera, era davvero parecchio turbata.

« Alicia che dici? Vuoi stare calma? Fra un'ora arriveremo e ci sarà il tuo amico caro amico Jake... Ah scusa, volevo dire che ci sarà il tuo amico Jakie e prenderci alla stazione, pensa a lui e starai meglio » disse Adam azzardando un mezzo sorrisetto.

« Adam, te la posso dire una cosa? » chiese Alicia.

« Dimmi... ».

« Vaffanculo » disse con fierezza Alicia, iniziai a ridere.

Passai l'ultima ora di treno ad assistere al battibecco tra Alicia e Adam.

Arrivammo alla stazione, dopo aver aspettato quasi venti minuti, arrivò Jake a prenderci.

« Ehi, c'è Jakie! » disse Adam dando un colpetto con il gomito a Alicia. Passarono dieci minuti del viaggio in macchina a decidere chi per primo tra i due dovesse andare a fare un bel viaggetto in una nota località.

Accanto a Jake c'ero seduto io, il viaggio in macchina sarebbe durato circa un'ora prima di arrivare al Saint Vincent Village. Fra le nostre discussioni non accennammo mai all'indagine.

« Ehi guardate! » disse Alicia indicando il cartello che citava “Benvenuti a Saint Vincent Village”.

« Saint Vincent Village, sembra quasi il nome di un villaggio turistico! » disse Adam ridendo.

« Sì è un bel paesino ma... C'è qualcosa che non va... » aggiunse Jake.

« In che senso? » chiesi.

« C'è qualcosa di strano in quell'omicidio, per questo ci servi tu... » sorrise Jake.

« Ne ho viste di tutti i colori in quindici anni » sorrisi a mia volta.

« Ma come questo mai... » Jake tornò serio e si concentrò a guidare. Salendo più in montagna la visuale diventò pari a zero, c'era una fitta nebbia e allo stesso tempo pioveva, un clima estivo, sì...

  
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