Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: KiarettaScrittrice92    19/07/2013    2 recensioni
Questa è stata la mia prima fanfiction in assoluto e ho deciso di pubblicarla, ovviamente correggendola e rendendola più leggibile e apprezzabile...
La mia storia comincia con Shinichi di nuovo adulto. Ai gli ha dato l'antidoto e ha raccontato a Ran il segreto di Conan Edogawa. Shinichi è riuscito a far arrestre i pezzi grossi dell'organizzazione con molte difficoltà, ma scopre con enorme dispiacere che deve lasciare Beika e tutti i suoi amici perchè suo padre ha bisogno del suo aiuto a Sendai! Due giorni dopo la sua partenza quelli dell'organizzazione evadono dalla prigione, quella stessa sera succederà ciò che meno vi aspettate...
La nostra storia inizia due anni dopo la partenza di Shinichi per Sendai sopra un treno che va a Beika...Tenetevi forte alle sedie perchè questa volta il detective liceale non riuscirà da solo a vincere la battaglia...
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Saga dei ricordi'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Conan Edogawa

Era la mattina del 5 maggio, Shinichi dormiva tranquillo nel suo letto. 
Il giorno prima era stato quasi indimenticabile, perché dopo che fu uscito dall’infermeria lui e tutti gli invitati alla festa, girarono per il parco divertimenti senza tregua, provando ogni tipo di giostra. Altri flashback e ricordi costellarono il suo giro di divertimento al Tropical Land, ma per un po’ non pensò a nulla, cercando solo di godersi quei nuovi momenti che avrebbero dato vita ad altri stupendi ricordi.
Quella sera arrivò a casa così stanco che appena si buttò a letto, dopo essersi messo il suo comodo pigiama verde acqua, crollo subito in un sonno senza sogni, che lo rilasso completamente.
Quella mattina, appunto, stava dormendo tranquillo nel suo comodo letto, quando ad un tratto un rumore prorompente e improvviso lo fece trasalire.
Il ragazzo, ancora mezzo stordito, si affaccio dalla finestra e vide uno squarcio nel muro della casa di fronte. In mezzo alle macerie c’era l’uomo anziano della festa del giorno prima, coperto completamente di fuliggine.
«Ciao Shinichi!» lo salutò l’uomo con un grosso sorriso, come se non fosse successo niente e fosse tutto normale.
«Buongiorno… Professor Agasa…» rispose il ragazzo, mentre un nuovo ricordo gli attraversava la mente, accompagnato da una fastidiosa fitta alla testa.

Anche in quel ricordo era stato svegliato da un’esplosione.
«Ah! Cos’è stato? – e dopo essersi alzato e andato alla finestra la scena era la stessa – Basta, Professore, potrebbe fare meno rumore?»
L’uomo uscì dalle macerie divertito:
«Bhe, siccome volevo svegliarti ho pensato che fosse meglio questo rumore di una semplice sveglia non ti pare?»

A Shinichi scappò da ridere: certo che se quelli erano davvero i suoi amici, se n’era fatte di risate in vita sua. Poi venne distratto nuovamente dalla voce del professore.
«Cambiati e vieni qua, io e Ai ti dobbiamo parlare!»
Lui rispose con un cenno di testa, acconsentendo. Tanto ormai era già sveglio e non sarebbe mai riuscito a prendere sonno. Decise perciò di farsi una bella doccia fredda e accettare l’invito.

 

Dopo circa una mezz’ora era finalmente di fronte alla casa del professore. Entrò nel giardino, attraversando il cancello aperto e arrivato davanti al portone d’ingresso dell’edificio, un po’ titubante, suonò il campanello. 
Ad aprire venne la ragazzina che lo salutò con un leggero sorriso e invitandolo ad entrare lo accompagnò in salotto. Una stanzetta laterale rispetto alla grande zona living che occupava tutto il centro della dimora.
Il tavolino al centro del salotto era pieno di carte e fogli scritti e tra tutto quel caos vi era un computer portatile aperto.
«Ciao!» disse il professore quando vide Ai e Shinichi entrare nella stanza.
Era seduto su una delle quattro poltrone che attorniavano il tavolino e la bambina fece altrettanto.
«Salve professore… perché mi avete chiamato?» chiese il ragazzo, indeciso se sedersi o no.
«Abbiamo cercato di capire come mai hai perso la memoria – iniziò la ragazzina, con la sua solita aria seria – e per quale motivo ti fa male la testa quando cerchi di ricordare.»
«Avete scoperto qualcosa?» chiese speranzoso, senza sedersi sulla poltrona, era troppo teso per farlo.
«Sì…!» rispose Agasa e per un attimo il ragazzo vide uno spiraglio di luce in quel buio misterioso e contorto.
«Non so se ti ricordi di loro, ma due anni fa hai scoperto il mistero dell’organizzazione e li hai mandati in prigione, due giorni dopo che sei partito sono evasi…» disse la bambina, il suo tono non cambiava mai.
«E allora?» chiese il ragazzo senza capire.
Non ricordava niente di quel periodo, forse qualcosa, ma erano comunque ricordi vaghi.
«Allora, il loro piano era basato su un computer che controllava le persone con un laser super potente – continuò Ai – e abbiamo il timore che l’abbiano usato contro di te… Ora dobbiamo riuscire a farti tornare la memoria e sventare il loro piano.»
«E avete qualche idea a riguardo?» chiese il ragazzo un po’ scettico.
La ragazzina sospirò per la prima volta, abbandonando quell’espressione seria e facendone apparire una quasi preoccupata.
«Purtroppo no! È da tre giorni e due notti che io e il professor Agasa cerchiamo di venir fuori da questa situazione, per trovare qualcosa che disattivi l’effetto del laser, ma non c’è niente da fare.»
Il ragazzo disperato cercò comunque di mantenere la calma e la ragione. Cosa si ricordava davvero di quei uomini? Quali erano quei vaghi ricordi che gli venivano in mente ripensando a loro? Abiti neri. Un palazzo in fiamme. Una corsa in un lunghissimo corridoio. E poi…
«Ma… - disse esprimendo i suoi pensieri in parole - se non ricordo male, tu eri dell’organizzazione, quindi saprai com’è progettato il computer.»
«No, io non ero un elemento importante dell’organizzazione e se devo dirti la verità prima che tu scoprissi il loro piano io non sapevo neanche di che trattava, mi tenevano allo scuro di tutto. L’unica cosa che facevo io, era creare la putoxina per quelli che si impicciavano troppo del loro piano.»
In quel momento un ricordo del bambino si fece spazio nella sua mente. Molto più forte e molto più prepotente degli altri, come se fosse stato una lama che gli voleva penetrare cranio e cervello.

«Aptx 4869!»
«Cosa?» chiese lui girandosi verso la ragazzina che lo guardava seria.
«Sai che cos’è non è vero Conan? È il nome della medicina che ti hanno dato!» continuò mentre lui la guardava stupito.
«Eh,eh! - i mise a ridere con una risata nervosa, quasi isterica - Ma di che cosa stai parlando? Scusa, ma io non ho mai preso niente del genere!» cercò di dire.
«Davvero? Eppure io so che il nome è proprio quello, perché sono stata io a prepararla… per ordine dell’organizzazione segreta!» continuò lei con uno sguardo di sfida.
«Ah sì? Davvero? L’hai fatta tu? Eh,eh, ma una bambina come te non potrebbe mai farcela da sola!» rispose, quella ragazzina con la sua serietà e sicurezza lo metteva davvero a disagio.
«L’ho bevuta anch’io, proprio come hai fatto tu, Conan – il bambino rimase interdetto, stava iniziando a preoccuparsi – Per mezzo degli effetti auto distruttivi sulle cellule tutto il corpo, sia la struttura ossea, che i muscoli, che gli organi interni e i capelli, tutto tranne il sistema nervoso regredisce fino allo stato infantile! È una specie di elisir dell’infanzia.»
«Quindi tu non sei Ai Haibara?» chiese con voce tremante e preoccupata.
«Il mio vero nome non è quello, mi chiamo Sherry!» rispose, con uno sguardo sempre più intenso.
«Cosa?»
«Ho soltanto usato un nome in codice. Allora? Sei rimasto sorpreso?...Shinichi Kudo?»

Non ci poteva credere. Ciò stava a significare che anche i ricordi del bambino erano suoi. Sotto l’effetto della putoxina era tornato bambino e lo era rimasto per un anno intero. Sì, ora ricordava, ricordava esattamente com’era successo: un uomo dai lunghi capelli argentei vestito di nero e poi si era risvegliato su un prato. Non ebbe però il tempo di pensare ad altro perché una forte fitta alla testa lo fece svenire all’istante.


Si risvegliò in una grande stanza circolare, la zona centrale della dimora. Al centro vi era un’enorme computer e lui era sdraiato su un letto vicino a un televisore, cercò di alzarsi ma sentiva la testa pesante e si ributto sul cuscino, chiudendo di nuovo gli occhi.
«Ben risvegliato Kudo! - sentì la voce della bambina avvicinarsi a lui - Che cosa ti sei ricordato di tanto importante da svenire?»
«Conan…Edogawa…» disse riaprendo gli occhi e trovandosi quello sguardo verde acqua a mezzo metro da lui.
La bambina rimase immobile senza batter ciglio.
«Complimenti quindi ti ricordi anche della putoxina!»
«Sì!» rispose lui, ma in realtà la sua mente era volata ad altro.
Se davvero i ricordi che finora aveva avuto di Conan erano veri allora ce n’era uno che sembrava non essere chiaro o almeno era chiaro come il sole, ma più ci pensava meno si ricordava.

«Perché ti amo! Ti amo tantissimo più di ogni altra persona…al mondo!»

Subito dopo però, ne arrivò un’altro, questa volta più vivido e in questo caso aveva l’aspetto da adolescente.

Non erano in Giappone, quella era decisamente Londra e lei era davanti a lui , in lacrime.
«Non capisci che cosa provo? Eppure sei un detective o sbaglio? Risolvi tanti misteri e non sai capire quali sono i miei sentimenti! Ti detesto!» disse, urlando le ultime due parole, dopodiché lo superò per poi fuggire.
«Aspetta! Dove vai? Fermati! - urlò, per poi iniziare ad inseguirla - Ran! Dai torna qui! Ran! - attraversarono tutto il Westmister Bridge - Ti fermi un attimo? Ehi!» finalmente la raggiunse, afferrandola per il braccio.
«Lasciami! Lasciami stare!» protestò lei.
«Ma non ti rendi conto di quanto sei complicata?» le domandò irritato.
«Cosa dici?» chiese lei un po’ stupita.
«Tu sei come uno di quei casi difficili da risolvere. Mescoli così tanti sentimenti discordanti che anche se fossi Sherlock Holmes non sarei in grado di capire i tuoi pensieri! Come posso decifrare il cuore della ragazza che amo?» concluse lasciandola interdetta.

«Ai…» disse cercando di tornare con la mente al mondo reale.
«Sì? Che c’è?» disse lei rigirandosi verso il ragazzo a letto.
«Parlami di Ran… ti prego!» a quella sua richiesta la ragazzina si incupì, poi con un sospiro lo accontentò.
«Come vuoi tu… caro il mio detective! È una tua amica d’infanzia che conosci dalla scuola materna. Pratica il karate, ormai è cintura nera e ha vinto pure il torneo; hai sempre avuto una cotta per lei ma non hai mai avuto il coraggio di dirglielo, fino a che un giorno a Londra le hai confessato i tuoi sentimenti, mentre eri sotto l’effetto di un’antidoto temporaneo! Due anni fa, quando sei tornato Shinichi Kudo gli ho raccontato tutta la verità su te e Conan Edogawa e vi siete messi insieme, almeno fino quando non sei partito per Sendai. Tutto qui!» fece il discorso tutto d’un fiato, come se le pesasse fermarsi a pensare e concluse andandosene dalla stanza.
Il ragazzo rimase ancora più scioccato da quella notizia. Ne era stato innamorato? O forse l’amava ancora? Il fatto era che non si ricordava assolutamente nulla di lei se non quegli sporadici ricordi che gli erano venuti in mente e se provava a concentrarsi su di lei il mal di testa aumentava fastidiosamente. Di una cosa però era certo: quando l’aveva vista alla festa l’aveva colpito a tal punto da rimanerne quasi incantato.

Stava dormendo tranquillo nel suo letto. La sera prima era tornato a casa alle undici. Quando un grido tagliò l’aria come un coltello dalla lama di cristallo. 
Il ragazzo si svegliò di soprassalto. Possibile che non si potesse dormire in quel quartiere? Subito dopo il grido iniziarono dei singhiozzi acuti e quasi insopportabili da sentire. Il ragazzo provò ad affacciarsi dalla finestra, per capire chi stava piangendo e perché, ma non vedeva niente di strano. Decise perciò di darsi una sciacquata veloce ed andare a vedere di persona. 
Appena fu vestito uscì di corsa fuori di casa e si diresse verso il luogo da cui provenivano i singhiozzi, fino ad arrivare in una villa col cancello aperto.
A terra sul giardino vi era un uomo di trent’anni che guardava fisso un punto indeterminato del cielo e un rivolo di sangue usciva da una ferita alla testa rendendo l’erba verde di un rosso vivo. Al ragazzo quella scena ricordò molto quella del pala ghiaccio.
La donna che aveva urlato era a terra in ginocchio e guardava terrorizzata il corpo senza vita dell’uomo, mentre la donna che singhiozzava era un’altra, che stava in piedi più distante.


Passò una buona mezz’ora prima che la polizia arrivasse. Era una sola volante, con a bordo l’ispettore, un poliziotto in borghese e due agenti della scientifica.
Iniziarono subito le indagini. Shinichi, che era rimasto in disparte, nascosto dietro la colonna del muro fuori dal cancello, riconobbe subito nell’ispettore e nell’agente in borghese due invitati alla sua festa, che ben prestò ricordò come l’ispettore Megure e l’agente Wataru Takagi. 
Il ragazzo sembrava non volersi immischiare in quelle faccende, ma era curioso di sapere come sarebbe andato a finire quel caso, perciò rimase tranquillo nel suo nascondiglio. Poi però qualcosa lo spinse a uscire allo scoperto.
«Signorina Tazuia, tutte le prove sono contro di lei, deve seguirci in centrale!» disse l’ispettore con aria convinta.
«Ne è proprio sicuro ispettore? – chiese il ragazzo uscendo da dietro la colonna – Avrò perso la memoria ma non l’astuzia, l’assassino non può essere stata la cameriera la signorina Tazuia!»
«Shinichi! Che bello rivederti in azione! - disse con aria esuberante e irrequieta l’ispettore, poi tornando serio chiese spiegazioni al ragazzo - Comunque sia l’assassino non può essere che lei. La vittima ha lasciato il messaggio “T M” sulla terra prima di morire e starebbe per Tazuia Mayeni.»
«No ispettore, si dà il caso che questa persona e stata uccisa allo stesso modo e dalla stessa persona della vittima al pala ghiaccio di Tropical Land. Quel giorno al pala ghiaccio, venendo verso la sala della festa ho guardato attentamente le uniche tre persone che stavano usufruendo della pista. E sono più che sicuro che oltre alla vittima c'era la signora Mishiwa e suo marito, che è appena stato ucciso. L’assassino – il ragazzo puntò il dito sulla donna occhialuta in lacrime – è proprio lei signora Mishiwa!»
«Ma cosa dici Shinichi, le tracce ritrovate sull’arma del delitto sono quelle della cameriera non le sue!» disse subito l’uomo, facendolo sorridere.
«È troppo facile ingannarla ispettore, è vero quella è una ferita d’arma da fuoco e la pistola accanto alla vittima fa pensare che sia quella l’arma del delitto. Ma mi dica ispettore, quale criminale lascerebbe una prova così schiacciante della sua colpevolezza vicino al luogo del delitto. Oltretutto in una casa che conosce alla perfezione e in cui avrebbe potuto tranquillamente nascondere l’arma? Ora non so per quale motivo la signorina Mayeni abbia lasciato le impronte su quella pistola, ma quella non è l’arma del delitto.
«E allora dove si trova l’arma del delitto?» chiese l’ispettore.
«Si guardi bene intorno ispettore, lo vede quello gnomo da giardino nell’aiuola di tulipani?»
L’ispettore si girò verso il luogo che gli aveva indicato il ragazzo e notò una pistola ben nascosta dall’erba alta. Ordinò ai suoi uomini di andarla a recuperare, poi si rivolse di nuovo a Shinichi.
«Ma come puoi incolpare la signora Mishiwa se non hai prove? Insomma non sappiamo ancora che impronte potremmo trovare su quest’altra pistola.
«Io le prove ce l’ho ispettore! – si avvicinò alla cameriera – Signorina oggi in casa eravate solo lei e i signori Mishiwa non è forse vero? – la donna fece un cenno e il ragazzo continuò – Ispettore, noti una cosa, anche se l’assassino ha usato un’arma da fuoco, il sangue della vittima non è schizzato come sarebbe dovuto accadere!»
«Hai ragione!» disse l’ispettore.
«Takagi può venire un attimo? – disse il ragazzo rivolgendosi all’assistente dell’ispettore – Potresti fare un attimo la vittima? Mettiti qui!»
Quando il ragazzo e l’assistente furono in posizione il primo iniziò la sua dimostrazione dei fatti.
Per un attimo gli sembrò di ricordare. Quella sensazione maestosa e stupenda di avere un caso in pugno. Era da due anni che non provava quell’emozione. Si sentiva quasi realizzato, come uno scrittore che finisce il suo miglior romanzo o un attore che riceve gli applausi dal pubblico.
«L’assassino ha preso la vittima per il collo – disse mentre poggiava la mano sulla gola di Takagi – poi gli ha puntato la pistola alla fronte e, senza mai staccarsi da lui, l’ha fatto inciampare su questo sasso, a questo punto – continuò lasciando il collo dell’assistente – quando erano tutti e due a terra l’assassino gli ha sparato alla tempia!» concluse.
«Va bene, ma come fai a sapere che è stata la signora Mishiwa e non la signorina Tazuia?»
«Sicuramente lei e i suoi agenti avrete notato i segni sul collo della vittima, segni che ha lasciato l’assassino tenendolo da lì! La cameriera però ha le unghie troppo corte per lasciare dei segni del genere mentre la moglie della vittima…»
Questa rivelazione fu un fulmine a ciel sereno per l’ispettore, che sgranò gli occhi sorpreso.
«E la signorina Tamani al pala ghiaccio?» chiese incuriosito
«Molto semplice, ispettore Megure, Tamani era l’amante del signor Mishiwa! Erano da soli al pala ghiaccio ed è molto più semplice far cadere la propria vittima mentre sta pattinando. Se poi si usa un silenziatore nessuno ti sente e il gioco è fatto. Ovviamente il marito ha visto tutto, ma la donna sapeva che presto avrebbe ucciso anche lui, perciò con qualche minaccia lo ha fatto star zitto fino al giorno del giudizio. Le lettere T M scritte dalla vittima significano proprio questo “Tamani Mishiwa” e non era un messaggio per noi, ma per la moglie, per rivelargli che a sua insaputa lui si era risposato con l’amante. Non è forse così signora Mishiwa?» chiese, infine, rivolgendosi alla donna con gli occhiali, che rimase in silenzio senza muoversi.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: KiarettaScrittrice92