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Autore: Berenice88    20/07/2013    3 recensioni
Oscar e Andrè ricevono l'ordine di partire per Parigi, sanno che dovranno sparare sulla folla o combattere con essa,ma soprattutto sanno che rimane loro poco tempo da passare insieme e per decidere del loro futuro... riusciranno i loro ingarbugliati sentimenti, sogni e ideali a venire alla luce e a prendere forma in mezzo alla polveriera della rivoluzione francese?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Bernard Chatelet, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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“Bene cittadina, il buon cittadino Saint-Just vi ha fatto raccontare cosa accadde il giorno della sparatoria. Confermate di aver visto i cecchini dal tetto?”
“Si, signore”
“E avete notato se essi hanno sparato d'improvviso tutti insieme o ognuno in un tempo diverso?”
“I primi colpi sono partiti tutti insieme e tutti dirette proprio sulla nostra ala.”
“E ciò cosa vi fa pensare, voi che siete un comandante di artiglieria?”
“Io ordinerei ai miei uomini di sparare tutti insieme solo se avessi già scelto il bersaglio da colpire.”
“Acuta osservazione comandante... acuta osservazione che vorrei la corte notasse.”disse Detierre girando su sé stesso e guardando tutti i presenti con occhi penetranti. “Se questa donna coi suoi soldati avesse voluto attentare alla repubblica, signori e cittadini, avrebbe puntato al cuore dei neonati organi, volgendo le armi contro Bailly, contro Robespierre e contro lo stesso Saint-Just... e non alla cieca tra i propri soldati per creare guazzabuglio, non è nello stile della guardia reale a cui questa cittadina è appartenuta.” commentò elegantemente, facendo alzare qualche debole risata, “Se questa signora avesse voluto davvero attentare alla repubblica avrebbe certo mirato specificatamente a coloro che ne sono a capo, sa meglio di tutti noi questa cittadina che per uccidere ad un uomo bisogna mirare alla testa o al cuore e non agli arti. Vi dirò di più signori, il fatto che i colpi siano piovuti solo sull'ala destra del municipio mietendo vittime solo tra gli uomini dei soldati della guardia metropolitana ribelli mi fa pensare che essi ne siano il vero bersaglio verso cui si mirava e che solo il loro mettersi a riparo abbia generato il guazzabuglio nella piazza gremita di popolo. E allora mi chiedo” disse Detierre con gesto teatrale di mettersi un dito sul mento, pensoso, “chi mai potrebbe avercela con dei soldati che hanno lottato per il popolo? Di certo nessun uomo che sia sopravvissuto a questa rivoluzione. Ma poi mi sono chiesto, chi allora potrebbe avercela con il loro comandante? Questa donna fu affidata alla protezione della regina che aveva solo quattordici anni per il suo talento con la spada, senza davvero il minimo interesse agli intrighi di corte, nei quali più volte fu citata e più volte dimostrò la sua estraneità. Solo servizio inappuntabile di protezione essa ha offerto alla regina prima, e al popolo di Parigi poi, quando le sue mansioni furono cambiate e ancora prima della Bastiglia, quando ella, presenti tutti i suoi soldati, disse loro che lasciava il comando perché la sua coscienza la spingeva a proteggere ancora il popolo di Parigi, anche se gli ordini della corona erano contrari. E allora, e tutta la sua truppa può testimoniarlo, i suoi soldati le dissero di continuare a comandarli perché anche loro volevano difendere Parigi, con tutti gli ideali e i fatti che ciò implicava. Questa signori non è fascinazione di donna, è rispetto per un soldato che decide di rimanere al suo posto perché lo ordina la coscienza, la giustizia, la ragione. Mi chiedo di nuovo, chi potrebbe avercela con questo soldato esemplare? E mi sono risposto, un criminale, o meglio qualcuno che da essa doveva esser stato catturato senza credere di meritarlo. E Guardate un po', signori, cosa mi è capitato agli occhi mentre cercavo notizie sugli assassini catturati da questa donna?” Detierre girò di nuovo su sé stesso come una bambolina da carillon, guardando gli astanti negli occhi e infine conficcando con garbo il proprio sguardo nel campo visivo di Saint-Just “Caro cittadino Saint-Just, non è forse vero se questa donna vi ha indagato per gli omicidi di almeno sei nobiluomini?”
“Non sono io qui ad essere interrogato Detierre, non fate questo errore...” sibilò Saint-Just, guardando con astio l'avvocato e poi gettando uno sguardo inviperito verso il giudice.
“Signor Detierre, ponete le vostre domande alla cittadina Oscar Francoise.”
“Ma che maleducato che sono, davvero,” disse Detierre girando di nuovo sulla suola della scarpa destra e tornando con lo sguardo davanti a quello di Oscar, “cittadina, avete mai indagato sul cittadino Saint-Just?”
“Si signore. Ha ucciso tre componenti del ramo cadetto della famiglia reale e ha ucciso almeno altri tre capifamiglia di importanti casate nobiliari, ma probabilmente molti di più. A me furono affidate le indagini solo su questi sei casi, che erano quelli dove le prove erano più abbondanti. Risalii a Saint-Just da due pugnali e da un fazzoletto con le sue iniziali, tutti prodotti provenienti dalla sua tenuta in Provenza. Acciaio e lino inconfondibili signore.” disse Oscar accennando appena ad un sorrido, ricordando la gioia provata quando aveva finalmente riconosciuto il fine lino provenzale che odorava di lavanda, in quanto la sua preparazione richiedeva giorni di macero in acqua e fiori di lavanda.
“Cittadina, qualcuno potrebbe obiettare che queste indagini e il fatto che il cittadino Saint-Just non sia mai stato condannato, potrebbero essere un movente sia per voi che per lui di dare il via ad una sparatoria.”
“Non è esatto signore, io e il mio ex attendente, il cittadino Andrè Grandier, siamo gli ultimi due testimoni di quelle indagini. Sepolti noi, gli archivi quasi totalmente alle fiamme, chi potrebbe ricordare l'infamia di quegli omicidi?”
“Acuta osservazione cittadina, di nuovo. E di nuovo propongo alla corte di riflettere sul fatto che la cittadina Oscar Francoise è stato un ottimo soldato e che il suo fiuto aveva visto in Saint-Just l'autore di molti omicidi, infangando il suo nome... quale migliore vendetta di quella mascherata da attacco palese alla causa del popolo per seppellire un vecchio nemico e infangare la sua persona di questa... non siete d'accordo avvocato?” domandò Detierre a Sant-Just, tornando con un passo rumoroso nel suo campo visivo.Molti mormoravano, Oscar sentiva che era un buon segno, vuol dire che l'avvocato Detierre aveva inserito il giusto tarlo del dubbio nei giudici e che ora essi stavano vagliando la possibilità che Detierre avesse ragione.
“Bene cittadina. Avrei finito. Giudice chiamerei, se lo dichiarate accettabile, a testimone un ultima persona che era presente ai fatti, Lucien de Montilian, il delatore.”
“Accordato avvocato. Si convochi il cittadino Lucien de Montilian.” disse stentoreo il giudice. Oscar vide Detierre mettersi la mano in tasca, assicurandosi della presenza del taccuino e sorridendo appena. Il suo divertimento cominciava solo ora.
Saint-Just non mosse ciglio al nome del suo attendente. Evidentemente lo riteneva in grado di non farsi scappare nulla. Oscar si alzò con grazia dalla sedia e si diresse verso l'uscita dall'aula senza abbassare la testa.
Appena dietro la porta dell'anticamera la stava aspettando Andrè... lo sguardo assorto, le scapole appoggiate alla parete, le braccia conserte, il ginocchio destro piegato e il tacco sul muro. Lo aveva visto in quella posizione milioni di volte. Le salirono alla memoria i ricordi dei suoi bronci quando avevano appena una decina d'anni e combattevano spesso. Quando lui non riusciva a vincere (e allora accadeva di rado), faceva finta di aver da fare nelle stalle, portava la biada alle bestie e si appoggiava in quel modo alla porta di legno della stalla, imbronciato, pensoso su cosa avesse mai sbagliato con la spada.
L'Andrè del passato e quello del presente si riscossero nello stesso momento quando lei gli si posizionò di fronte.
“Cosa c'è?” chiese all'Andrè adulto, preoccupata.
“Solo... le tue parole.” disse lui in un sussurro “Io non credevo che tu... che...” balbettò.
“Che io cosa?”
L'occhio verde di André la adorò, cesellando uno ad uno i suoi lineamenti, soffermandosi sulle labbra che avevano parlato di lui con tanta passione.
“Che mi amassi... così...”
Oscar gli prese delicatamente una mano, tirando il braccio e facendolo staccare dalla parete...lo portò di fronte alla porta d'ingresso all'aula, e guardarono Detierre dare, una parola dopo l'altra, il colpo di grazia alla credibilità di De Montilian e così spazzando via il castello di carte di Saint-Just.

 

“Bene ragazzi miei,” disse Detierre prima di farli scendere dalla carrozza che li aveva riportati a casa, “il possibile è stato fatto. La sentenza sarà letta pubblicamente tra una settimana. Rimanete qui dentro questa casa, non so cosa potrebbe inventare la controparte se vedesse di non averla vinta, ripercussioni comprese.”
“Grazie avvocato.” disse Oscar con voce ferma, porgendogli una mano. Il sudore era sparito, il tremore anche. Detierre colse la stretta ferma e potente e Oscar sentì la mano dell'avvocato ricambiarla. Gli occhi azzurri cercarono quelli grigi in uno sguardo di estrema riconoscenza “Comunque andrà a finire... siete stato davvero il miglior avvocato che abbia mai avuto. Spero davvero che il vostro nome tragga il meglio da questo processo, anche se dovesse finire male per noi.”
Per la prima volta il cinismo sembrò svanire dal cipiglio dell'avvocato, la sua bocca si aprì seria, e disse “Cittadina, per la prima volta in vita mia ho una gran voglia di dire al mio cliente che andrà tutto bene.”
“Si vede che credete di aver fatto un ottimo lavoro.” sorrise Oscar.

 

Entrati nella stanza di Oscar, Andrè l'aiutò a togliere la giacca verde. Non aveva detto una parola. Oscar vedeva nei suoi gesti quasi un'emozione che non sapeva spiegare... che cosa accadeva al suo Andrè?
Lui cominciò a sbottonare il polsino della camicia, prima il destro poi il sinistro, attento a non sfiorarle la pelle.
“Andrè, cosa c'é?”
Lui continuò nel suo intento spingendo fuori dalle asole anche i bottoni al centro della camicia. Arrivato in fondo, le sue dita attaccarono briga con il nodo sul fondo.
“Andrè...” disse Oscar mettendo le mani su quelle di Andrè e aiutando le sue dita a sciogliere il nodo, per poi poterle finalmente bloccare “cosa ti succede?”
Oscar notò una lacrima rigargli la guancia destra, dove l'occhio verde brillava intenso, reso cupo dalle lacrime.
Andrè nascose il volto abbracciando il busto e rifugiando il viso tra i seni di Oscar.
Lei gli prese la testa tra le mani e lo costrinse a guardarla.
“Non capisco Andrè....”
“Se ti fanno ancora male Oscar... se... solo provano a torcerti un altro capello o a gettarti altro fango addosso... non lascerò che la passino liscia di nuovo... tutto quello che hai detto oggi... tutto quello che ha detto l'avvocato... non lo sopporterei...”
Strinse quel volto caro più forte che potè con le braccia, spingendolo contro la morbidezza dei propri seni. Andrè, ancora salda... quel giorno doveva essere stato terribile anche per lui. Tutte le illazioni di Saint-Just... lei sapeva che una volta avevano fatto capolino anche nella sua mente e che la conoscenza che aveva di lei le aveva rifiutate.
Sentì la carezza scivolosa delle lacrime di André bagnarle lo sterno, calde e liquide.
Lei era stata salda perché sapeva che in quell'anticamera lui lo era, e ora... lui aveva sofferto ogni singola parola uscita da quell'interrogatorio. Dal fango su di lei alla sua dichiarazione di amore incondizionato.
“Amore mio non cedere...” gli disse baciandogli i capelli neri, “Non farlo, adesso ci credo anche io... dopo aver visto l'avvocato oggi lo so... so che ce la possiamo fare.” Ripeté quel bacio carezzevole altre due, tre, quattro volte. Poi gli prese di nuovo la testa tra le mani e lo costrinse ad alzarla. Gli baciò la guancia su cui erano scivolate le lacrime, e poi la bocca, con un bacio prepotente, che gli ordinasse di tornare subito in sé... subito da lei.

  
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