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Autore: Sanae78    31/01/2008    3 recensioni
“Forza, raccontami com'è andata! E un' altra cosa, vorrei sapere come mai hanno iniziato a chiamarti Anego? Me lo sono sempre chiesto, ma non sono mai riuscito a scoprirlo ed a tutti gli amici della Nankatsu viene naturale chiamarti così!” Dedicata ad Ansy!
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio coloro che hanno recensito questa storia e coloro che la stanno leggendo...buona lettura!


Sanae78


Anego”

di Sanae78



Capitolo 3


L' inizio delle ostilità



Povera Sanae. Dalle parole che stava pronunciando potevo ancora percepire la preoccupazione che doveva aver provato. Sembrava perfino riviverla. Era spaventata, temeva che potesse succedere qualcosa di brutto a sua madre o al nascituro o peggio ancora ad entrambi. La sua voce era tremolante. Le ho preso le mani. “Sanae, stai tranquilla. E' tutto passato, non c' è più motivo di preoccuparsi.”

Aveva gli occhi lucidi: “Adesso anch'io sono incinta ed è la mia prima gravidanza... sono felicissima anche se non posso negare di essere un po' preoccupata.”

L' ho abbracciata: “Ci siamo preparati frequentando il corso preparto. Si è vero, forse tu dovrai soffrire parecchio perché, anche se lo vorrei tanto, non posso lenire in alcun modo i dolori che proverai durante il parto anche se non sai quanto mi piacerebbe farlo...”

I suoi occhi si erano illuminati: “Tsubasa, lo so che non devo aver paura perché ci sarai tu al mio fianco ma ripensare a quei momenti mi ha turbata più di quanto mi aspettassi. Mi assisterai anche durante il parto?”

Certo, ti terrò la mano e ti aiuterò a spingere e poi insieme faremo la conoscenza di questo piccolo Ozora!”

Ora non sarò più preoccupata e poi ti devo confessare che anche quel giorno la tensione per la gara mi aveva aiutata un pochino a distrarmi da quei pensieri. Quando sono iniziate le ostilità sono esiste solo la palla e la partita, anche a te capita così quando giochi?”

, non so come spiegartelo ma quando ti sale l' adrenalina agonista non esiste più nient' altro! Però adesso continua a raccontare, per favore. Muoio dalla curiosità di sapere come sia andata!”


I giocatori della Shutetsu erano apparsi all'orizzonte tutti ben ordinati in fila indiana e nelle loro divise perfette. Li guidava Genzo Wakabayashi e Mikami, il loro mister, chiudeva la fila. Erano scesi dalla scala come tanti soldatini ed avevano aspettato che, Wakabayashi parlasse. senza fiatare.(erano i suoi compagni di squadra che attendevano che parlasse) Si era avvicinato a noi dicendo: “Ascoltatemi bene: giocheremo due tempi di quarantacinque minuti ciascuno e l' arbitro sarà Mikami, il mio allenatore personale. Saranno permesse solo tre sostituzioni per parte ... già, ma a voi questo non interessa dato che siete undici contati! Siete d' accordo!”

Non perdeva occasione per deridere la nostra squadretta. Se non la smetteva al più presto rischiava sul serio di beccarsi un bel calcio alle parti basse. Gli avevo risposto con superiorità: “Sì, siamo d' accordo! Ora riscaldatevi così possiamo sfidarci con i fatti e non solo con le parole.”

Aveva messo le mani avanti agitandole. “Mamma mia, siamo un po' permalosetti oggi! Dateci dieci minuti per riscaldarci e poi iniziamo. Magari potreste pensare alla strategia da adottare anche se non avete speranze di spuntarla in alcun modo.”

E prima di raggiungere i suoi compagni si era girato e puntandoci il dito contro ci aveva gridato: “Nessuno di voi piccoletti riuscirà mai a violare la mia porta! I miei ragazzi non vi lasceranno nemmeno la possibilità di provare a tirare verso la mia rete e non escludo che qualcuno di voi debba passare in infermeria a fine partita!”

Ma come osavano trattarci in quel modo: se non fosse stato per Ishizaki che mi tratteneva a fatica mentre mi agitavo muovendo braccia e gamba come una forsennata stavolta ci finiva sul serio dal dottore con qualcosa di rotto.

Lasciami andare Ryo, voglio tirargli un bel calcione dove dico io e poi vediamo se continuerà a pavoneggiarsi in quella maniera!” Ishizaki le stava prendendo al posto di Wakabayashi; involontariamente gli avevo tirato qualche retro-pugno: “Stai calmo e cerca di risparmiare le energie per tirare uno dei tuoi formidabili tiri! Io e gli altri faremo il possibile per metterti in condizione di tirare!”

Dopo qualche minuto mi ero calmata: “Sono tranquillo adesso, lasciami andare e decidiamo come affrontare quel branco di caproni!”


Dopo esserci radunati in cerchio Ishizaki mi ha chiesto: “Dicci Sanzo, che cosa dobbiamo fare per evitare che la Shutetsu ci seppellisca sotto una valanga di goal?”

Avevo già in mente qualcosa e gliel' avevo spiegato: “Direi che ci converrebbe chiuderci in difesa per tutto il primo tempo e poi nel secondo tenteremo qualche allungo verso la porta di Wakabayashi. In questo dovremmo riuscire a limitare i danni!”

Mi avevano osservato un po' titubanti: “Che avete?! Perché avete quegli sguardi!? Se ci aiuteremo a vicenda potremmo tenere testa anche alla Shutetsu!” Sul viso di Ishizaki era apparsa un' espressione strana quasi buffa e si era messo a riflettere a sua volta tendendo una mano appoggiata sul mento.

Dopo la sua breve ma intensa riflessione se ne era uscito con una delle sue solite massime: “Lo dice anche un vecchio detto “La fortuna aiuta gli audaci...” più audaci di così si muore, a noi ne serve proprio tanta!”. Eravamo scoppiati tutti a ridere e lui se ne era un pochino risentito.

Smettetela di sghignazzare! Ho detto una cosa seria io!” Il morale era alto. Giocavamo a calcio per divertirci e non avremmo mai permesso a nessuno di toglierci la spazio in cui potevamo praticarlo senza correre il rischio di finire sotto qualche auto e di divertirci. In questo modo anche i nostri genitori erano più tranquilli. Avevamo in media dai sei agli otto anni, ma ci potevamo muovere per il quartiere senza correre rischi e se facevamo tardi venivano a cercarci.


Era giunto il momento per noi tanto atteso e tanto temuto. I giocatori della Shutetsu si erano avvicinati a mister Mikami per ricevere le ultime disposizioni. Mikami teneva in mano un pallone e portava al collo un fischietto. Si erano disposti in campo e Wakabayashi si era appoggiato al palo sinistro della sua porta abbassandosi la visiera del cappellino, come se volesse farsi un sonnellino e non gliene fregasse nulla dell'incontro che stava per iniziare. Avevo guardato gli altri e li avevo caricati: “Andiamo ragazzi! Vedrete che andrà tutto bene!” Taki e Kisugi erano a centrocampo pronti a dare il calcio d' inizio. Io mi trovavo in difesa con Ishizaki.


La Shutetsu aveva conquistato il calcio d' inizio mentre noi avevamo scelto il campo di gioco. Dopo pochi istanti Mikami fischiò e la partita ebbe inizio...




Continua...


Disclaimer


I personaggi presenti in questa storia appartengono a Yoichi Takahashi.



  
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