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Autore: L i f e    20/07/2013    2 recensioni
STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA: scusate, cercherò di riprendere appena possibile ._.
In tutti i regni di Ludia qualcosa di terribile sta succedendo, come in un domino di problemi.
Tessera dopo tessera, la regina del mondo di FairyTale cercherà di completare il suo piano malvagio.
Cinquanta volte il sole calerà, e il regno delle streghe avrà inizio.
Ma la nostra Pandora, l’antica prescelta, nasconde ancora un segreto.
Ci saranno colpi di scena,
Lacrime e gioia,
Paura e armonia,
Amore e magia.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '"Come il destino giochi brutti scherzi"'
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Capitolo 11
Fra cielo e mare

 

Partimmo subito dopo pranzo, lasciando lo splendido palazzo reale e dirigendoci ad Aquaria.
Diana si era ripresa completamente, come predetto dai saggi, eppure James continuava ad essere preoccupato. Mi chiesi quando la moglie si sarebbe decisa a svelargli “il suo piccolo segreto”, come lo chiamava lei. Io lo trovavo un comportamento infantile, mantenere nascosta una gioia simile per tutto questo tempo, ma Diana non aveva intenzione di rivelare niente, fino a quando non sarebbe arrivato il momento giusto. -Beh, sì… ma quando sarebbe stato il momento giusto?- le chiedevo ogni volta, e lei rispondeva con un semplice gesto con la mano, come a dire “prima o poi…”
"Tanto, ormai, se aspetta ancora un po’ perfino quell’ebete di James lo capirà da solo… prima o poi quella pancia crescerà, e…”

 Mi ritrovai schiacciata improvvisamente contro la schiena di Jack, mentre un ruggito interruppe bruscamente i miei pensieri. Il ragazzo urlò una specie di insulto, per poi chiedermi: -Va tutto bene?-
Rialzai il viso, massaggiandomi la testa con aria dolorante: -Beh, sì… ma cos’è successo?-
-Per poco non ci schiacciava un’ isola… Ehi, va tutto bene di là?- urlò verso Akor, dove Thomas, Iago e Grisam ci fecero un segno di assenso da lontano. Stavo per chiedere di più, quando...
-Dicono di fermarci. Sì, è troppo pericoloso volare in queste condizioni…- sussurrò il moro, più rivolto a se stesso che a me, poi fece un gesto agli altri e decidemmo di atterrare in un isolotto poco sotto di noi.

Lì cercai di riprendermi per la botta in testa, Iago corse a baciare il terreno, probabilmente terrorizzato dall’arresto improvviso di Akor, Jack e Thomas si occuparono dei draghi, mentre Diana vomitava l’anima dietro al cespuglio più vicino. Notai James che gli si avvicinava e lei che lo respingeva, tutto ciò per tre o quattro volte. Decisi di intervenire.
-James, vieni via di qua, lo sai che Diana soffre di vertigini…-
-Ma… pensavo si fosse abituata ormai.- ribatté, guardandomi con i suoi limpidi occhi verdi.
Per un attimo fui seriamente tentata dal rivelargli tutto ciò che sapevo, convinta che avrei solo fatto del bene, ma poi qualcos’altro catturò la nostra conversazione.

La terra tremò sotto ai nostri piedi.
In poco meno di una manciata di secondi tutti stavamo correndo verso i draghi, ed effettivamente Jack e Tom riuscirono a salire, ma noi altri no.
L’isolotto precipitò, sgretolandosi alle estremità ma rimanendo comunque un grande blocco di terra.
Il mio ultimo pensiero fu che, con un po’ di fortuna, stavamo precipitando in mare.
Poi nient’altro, oltre al fastidioso rumore del vento che ci sferzava le orecchie, di urla mescolate ad esso e, infine, un forte scrosciare d’acqua. Mi stupii di come tutto avvenne in pochi secondi e soprattutto di come, praticamente arrivati al capolinea, l’isolotto si fermò, appoggiandosi delicatamente alla superficie del mare di Eam.

Sentii sussurrare da James un “siamo vivi” poco convinto e poi mi decisi a riaprire gli occhi.
E in quel momento, vidi lo scenario più bello del mondo.
Il cielo era tinto di un caldo rosa tenue, che sfumava sui toni dell’arancione, mano a mano che ci si avvicinava al tramonto. Le nuvole leggere, che per tutta la giornata si erano rincorse nel cielo, finalmente si erano fermate, assumendo forme fantasiose. Si poteva scorgere appena il profilo di Meridia, con le sue magiche isole statiche (o quasi) nel vuoto.
Improvvisamente mi resi conto di essere bagnata fradicia, dai piedi fino alla cima dei capelli.
Mi rialzai da terra, scoprendo di essere l’unica ancora ferma sull’isolotto. Tutti gli altri stavano andando a riva a nuoto, seppur non ci fosse una grande distanza. Luna mi fece scappare un sorriso, quando la individuai già sulla sabbia, a scrollarsi il pelo grigio.
La sabbia del lungomare di Eam era bianca come la neve, finissima. Rilasciava un dolce calore, accumulato durante la giornata, assieme al profumo di salsedine proveniente dal mare.
Seguii l’esempio di James, che si stava togliendo le scarpe infangate d’acqua e sabbia.
Appena poggiai i piedi nudi a terra mi sentii rinascere, come se la sabbia mi stesse lasciando un po’ della sua energia.

Ripristinata la calma generale, iniziammo a cercare legna per tutta la spiaggia, benché non si trovassero più di cocchi o resti di palme dalle foglie color oro.
Rimasi incantata ad osservare il luogo in cui ci trovavamo, e presto mi dimenticai del mio compito. Camminai vicino alla riva del mare, le onde leggere che mi bagnavano i piedi.
Raccolsi tantissime conchiglie, ognuna di forme, grandezze o colori diversi.
Stavo raccogliendo un guscio di tartaruga, vuoto. Era color verde smeraldo, dalla superficie dura e compatta. Bussai un po’ scioccamente sul guscio, e sentii solo il suono della mia mano rimbombare. Mi resi conto di quanto poteva essere macabra la situazione: dopotutto un animale vi era vissuto, là dentro. Lasciai quindi andare il guscio, leggermente spaventata, e mi allontanai dalla riva.

Camminai a passo svelto, quasi correndo, vicino a James, impegnato a cercare di alzare da terra un pesante tronco d’albero, scavato all’interno da alcuni minuscoli animaletti giallo senape, che avevo visto volare via appena il ragazzo si era avvicinato all’albero.
-Ti serve una mano?- chiesi timidamente.
James annuì.
Era molto stanco anche lui. Solitamente non era un tipo che amava collaborare, preferiva fare tutto da solo, dimostrare di essere il migliore.
Gli feci segno di aspettare un attimo, diedi a Iago la mia borsa in cuoio che gli Arboriani mi avevano gentilmente regalato; ci misi dentro le conchiglie che avevo raccolto, dopo averle scrollate da alcuni granelli di sabbia che vi erano rimasti incollati. Quindi tornai da James, mi misi all’altra estremità del tronco, contammo fino a tre e alzammo la pianta.
Era veramente pesante.
La corteccia era levigata. Immaginai che, prima di finire a riva, quel ceppo d’albero avesse viaggiato, chissà come, attraverso l’immensità del mare di Eam. Anche il suo profumo rafforzava la mia idea: aveva un forte odore di sale ed alghe, che quasi mi faceva venire la nausea.

Riuscimmo a trasportare il tronco fino ad una specie di accampamento che stavamo allestendo, dove lasciai andare frettolosamente la pianta. James evitò per un soffio che il tronco gli finisse sopra alle dita delle mani, e io non potei fare altro che scoppiare a ridere, salvo interrompermi un attimo per chiedergli scusa.


***
 

Quando fu tutto pronto, ormai il sole stava calando, e la volta celeste si stava scurendo progressivamente. Avevamo appena finito di mangiare alcune provviste che avevamo preso prima di partire da Meridia, la terra del cielo.
Improvvisamente vidi Thomas avvicinarsi alla riva, lo sguardo serio.
Teneva stretto nelle mani un sasso nero, talmente scuro e lucido da sembrare ossidiana. Lo afferrò fra l’indice e il pollice, fece un impercettibile movimento con il polso e guardò il sasso rimbalzare sulla superficie dell’acqua, formando tanti piccoli cerchi concentrici, e senza alzare una singola goccia di mare.

Non capivo perché fosse tanto serio, sembrava una cosa divertente.
Mi alzai in piedi e mi avvicinai, mettendomi in punta di piedi e appoggiandomi alle sue spalle.
Il suo profumo dolciastro mi invase le narici e sorrisi.
Sentii lo sguardo di Grisam perforarmi la schiena, ma lo ignorai.

-Che succede?- gli chiesi.
Tom per un attimo fu tentato dal non rispondere, infine soffiò: -Cercavo di contattare le sirene di Aquaria, ma a quanto pare non intendono rispondere.-
-Immagino che un sassolino del genere non sia niente a confronto dei pezzi di terra che cadono da Meridia.- replicai candidamente, rendendomi conto solo dopo del velato insulto che gli avevo involontariamente indirizzato.
-Proprio per questo ho usato un sassolino. Se avessi usato qualcosa di più pesante l’avrebbero preso come un attacco delle streghe, o qualcos...-

Il ragazzo si era interrotto per indicarmi qualcosa che stava apparendo in superficie.
Era una sirena. La chioma ramata era appena emersa dall’acqua, e i grandi occhi azzurri della ragazza sembravano fissarci con estremo odio.
Era indubbiamente molto bella, eppure aveva qualcosa di macabro, come se non dovessimo essere lì e lei stesse per attaccarci.
Rimanemmo chissà quanto tempo a guardarci in silenzio, in un’atmosfera misteriosa. Non sapevamo neppure ciò che sarebbe potuto succedere, e per questo stemmo fermi fino a quando, soffiando come un gatto, la sirena sparì alla nostra vista, indietreggiando nel mare e sparendo con un colpo di coda.

-…Ma cos’è successo?- esclamò James, interrompendo il silenzio che era calato fra noi.
-Bella domanda.- commentò Diana, gli occhi ancora fissi sulla superficie calma dell’acqua.
-Non ricordavo che le sirene fossero così amichevoli.- balbettò Jack, stringendosi nelle spalle.
-Saranno ancora sconvolte per quello che sta succedendo…-  ipotizzò Iago, seduto a gambe incrociate sul tronco d’albero di prima.
-Beh, ma noi abbiamo bisogno anche di loro per combattere questa guerra…- replicò di getto Thomas, prima di stringere i pugni e andare via, seduto qualche metro più in là.

Mi spostai di colpo da Thomas appena capii che si stava muovendo, e lo guardai sedersi in disparte, lontano da noi, senza opporre nessuna resistenza.

-Avrà voglia di stare da solo, conosco mio cugino.-
-No.- risposi, prima di fare segno agli altri che andavo a consolarlo.

Camminai a passo spedito verso il cavaliere, che si era seduto sulla sabbia, lo sguardo rivolto verso il mare. Mi sedetti vicino a lui, sfiorandogli la mano. Appoggiai la testa sulla sua spalla sinistra, ascoltando il suo respiro farsi regolare.
Rimanemmo un attimo in silenzio, entrambi persi nei nostri pensieri, poi Thomas parlò, senza che avessi dovuto chiedergli qualcosa.

D’un tratto i suoi occhi ametista diventarono vitrei, freddi, come incapaci di provare qualsiasi emozione. Deglutì lentamente, e poi iniziò il suo triste, angosciante racconto. Un racconto fatto di parole mai dette, sguardi di intesa, di un cuore che imparò come battere troppo tardi.

-Penso che sia tutta colpa mia. Le sirene sono creature del mare, non conoscono l’amore.
Si dice che non abbiano un cuore. Che mangino i marinai. Che non provino alcun attrazione, se non un folle incanto verso il mare, verso il loro mondo.
Ma Cloe era diversa.
Lei… lei era speciale.
Un cuore lei ce l’aveva.
Me ne sono innamorato come un illuso. Ho pensato che non esistesse creatura più bella.
E mi sono perso, perdutamente innamorato.
Come una nave in balia di una tempesta, mi sono perso in quei suoi occhi blu, blu come il mare.
Iniziai un corteggiamento disperato, folle.
Tu non hai fatto in tempo a vederlo, perché fosti stata imprigionata da Grisam, ma in quei giorni le provai tutte per farla innamorare di me.
Ancora oggi non so esattamente cosa sia successo.
Quando mi sono dichiarato, quando ci siamo sposati… sembrava così innamorata!
Eravamo veramente felici, perché il nostro amore significava tanto.
Significava che differenze come quella di due mondi così distanti si potessero colmare in uno sguardo, in un sorriso.
Ma non era così.
Io non lo sapevo, ma Cloe aveva rinunciato a tutto, per me.
Aveva rinunciato ai suoi poteri.
Da quando mi sposò, Cloe aveva ufficialmente sciolto il suo patto verso il mare, non era più una sua creatura.
Era mia.
Un anno dopo rimase incinta.
Decidemmo di chiamarlo Andrew James, in onore di chi aveva fatto sbocciare l’amore fra di noi.*-

Mi sembrò di vedere un sorriso dipingersi sul suo viso, presto spento da un singhiozzo.

-Sembrava così felice…
Quando Andrew nacque, la stessa sera…-

Thomas si interruppe, piangendo. Lasciai che si calmasse da solo, e che continuasse la sua storia, la loro storia, solo quando ne avesse trovato il coraggio. Mi stupì la velocità con cui riprese a parlare, nonostante stesse ancora piangendo.

-La stessa sera io non ero a casa.
Quando tornai, vidi il mare inspiegabilmente mosso.
C’era una tempesta, quella notte.
Non trovai Cloe. La cercai ovunque, ma di lei nessuna traccia.
Rimasi incantato a guardare il mare in tutta la sua forza, e solo allora vidi una piccola creaturina galleggiare sulla superficie del mare. Corsi nel mare, feci un paio di bracciate a nuoto e lo presi in braccio. Appena lo vidi ebbi la certezza che fosse mio figlio, e allo stesso tempo la certezza che lei se n’era andata, forse per sempre.
Presi mio figlio, e lo portai a casa.
In seguito alcuni marinai mi raccontarono di aver visto una donna lasciarsi cadere giù da… da quella rupe, giù, sempre più in basso… verso il mare, verso il suo mondo.
Non so se è morta, non so se è viva.
Una cosa è sicura.
So che non è più mia.
So che il mare si è ripreso la sua creatura.
E che io ho il cuore spezzato, e un figlio da accudire.
O almeno, avevo…-

A quel punto gli mancò la voce, soffocata in un suono strozzato. Solo in quel momento, quando il racconto finì, mi resi conto di avere gli occhi lucidi.
-Io… Oh Tom, mi dispiace così tanto!- dissi sinceramente triste, abbracciandolo per nascondere le lacrime, anche se dopo qualche secondo ci ritrovammo a piangere insieme, singhiozzando uno abbracciato all’altra.

Sciogliemmo l’abbraccio solo quando Grisam arrivò, guardandoci con aria interrogativa.
Tirai su con il naso, gli presi la mano e mi allontanai da Thomas, lasciandolo da solo con i suoi ricordi.

-Cosa è successo?- mi chiese subito, appena ci fummo allontanati.
-Lui… mi ha raccontato di…di Cloe.- balbettai.

Stavo per spiegare meglio, quando vidi Tom avvicinarsi al mare, sfilarsi la preziosa fede d’oro che portava al dito, darle un bacio e lanciarla, più lontano che poté. Quella fede era come il loro amore, ormai nascosto sul fondo del mare, con l’assoluta, o quasi, certezza che non sarebbe mai più tornato in superficie.
                                                                                


*Angolo autrice:*
Ehilà :3
Finalmente svelato ciò che è successo!
Si vede tanto che odio Cloe? LOL.
A parte gli scherzi, se vi sembra una cosa assurda ditemelo u.u
A me è piaciuto un sacco scrivere  il monologo di Tom <3
Ora vi lascio, ringraziando come sempre coloro che leggono, che recensiscono, che betano, che assistono ai miei scleri… Grazie <3
Un abbraccio,
Felì
 
*Come potete leggere nella prima storia (o meglio, come si può intuire leggendo) James era al corrente della cotta di Thomas, ed era stato…come dire…”incaricato” di scoprire da parte sua se Cloe era innamorata. Quindi, essendo stato il cupido responsabile del loro innamoramento, James è diventato il secondo nome di Andy <3
  
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