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Autore: AryaPotter    21/07/2013    5 recensioni
Lily ricadde sulla sedia come se avesse speso tutte le forze che le rimanevano in corpo. Il cuore le batteva all’impazzata e lo sentiva rimbombare persino nelle orecchie. Aveva immaginato mille volte, da quell’ultimo giorno ad Hogwarts, di rivederlo, ma mai si era aspettata una cosa simile. In realtà, cos’altro doveva aspettarsi? La sua era stata un’infatuazione a senso unico, mai dichiarata e vissuta mantenendo saldamente le distanze. Un Malfoy e una Potter, che blasfemia è mai questa.
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Vi consiglio di leggere anche "Vorrei essere libera, Zio Fred", la mia primissima OneShot su Lily. Vi aiuterebbe a capire meglio i sentimenti della ragazza verso Scorpius e altre caratteristiche della sua persona.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo 27: Ritrovamenti e Marchi

Lily si risvegliò poco dopo la fine di quella conversazione tra Albus e Scorpius, in una stanza quasi del tutto al buio con le finestre oscurate dalle veneziane e da pesanti tende in velluto. Aveva un forte mal di testa e, toccandosela, si rese conto di perdere sangue da una ferita: doveva averla battuta davvero forte. Mosse un passo e andò a sbattere con il ginocchio contro qualcosa.
-Luce- disse e subito infilò la mano nella manica della veste per cercare la bacchetta. Con orrore, notò che non c’erano più alcuna veste e bacchetta. Si toccò e rabbrividì. Qualcuno l’aveva spogliata e rivestita con quella che sembrava una sontuosissima camicia da notte. In ogni caso, era prigioniera. L’idea la travolse come un secondo Schiantesimo facendola barcollare; cozzò contro qualcosa e si lasciò scivolare per terra. Un gemito le sfuggì dalle labbra quando si piegò sul fianco, si tastò e scoprì una zona livida. Qualcuno l’aveva presa, ma chi? Lucius? Nicole? Un invasato fan di suo padre? Quest’ultima possibilità era la meno probabile. Pensare le faceva dolere la testa in maniera quasi insopportabile. Il buio era fitto ma ora che aveva gli occhi aperti da un po’, le sembrava di riuscire a scorgere qualche forma, anche grazie alla flebile luce che entrava dai bordi delle finestre, dove né le veneziane, né le tende, riuscivano ad arrivare. Rimase in quella posizione a lungo e ben presto iniziò a scivolare in uno stato di dormiveglia che la sfiancò ancora di più; la stanza dava l’impressione di essere abbastanza grande ma completamente isolata, non riusciva a sentire nessun suono proveniente da fuori. Per un po’ si sentì perduta, pianse e si prese la testa tra le mani sporche del suo stesso sangue. Sarebbe morta lì? Sarebbe stata torturata? Poi, piano piano, iniziò a prendere coraggio. Lei era Lily Luna Potter, figlia dell’Eroe del Mondo Magico e nipote di altri due Eroi; una Grifondoro che aveva combattuto con i denti e con gli artigli per farsi valere per quello che era e non per il cognome che portava; una donna che aveva avuto il coraggio di sfidare lo status quo e dichiararsi al ragazzo che amava da anni, nonostante fosse un Serpeverde e un Malfoy.  Non poteva arrendersi senza nemmeno combattere.
Non ho la bacchetta.
I Babbani riescono a risolvere molte situazioni brutte senza l’uso della magia e zio George le aveva insegnato quei trucchi con la serratura. Inspirò a fondo, pentendosene non appena il fianco ricambiò con una fitta acuta; aggrappandosi a quello che aveva alle spalle (La colonna di un letto a baldacchino?) si rialzò a fatica e iniziò a camminare alla cieca. Fece l’intero giro della stanza, andando spesso a sbattere contro mobili che non aveva visto in tempo, e si rese conto che l’avevano messa in una camera da letto, abbastanza grande da contenere due stanze uguali alla sua in Grimmuld Place (il che era tutto dire). La porta era in legno spesso, molto liscio, intarsiato in più punti: roba di classe. Sempre tentoni, ci s’inginocchiò davanti e iniziò a ispezionarla con le dita, come un cieco che studia la fisionomia di un volto nuovo. Assomigliava a quelle vecchie serrature di Hogwarts ma il ferro non era molto rovinato per cui era stata rifatta da poco o era incantata. Sperò vivamente nella prima opzione. Si tastò i capelli e con un rantolo di felicità si rese conto che non le erano state strappate le due forcine che aveva messo quella mattina per tenere alcune ciocche lontane dal viso. Iniziò allora a forzare la serratura, cercando di ricordare gli insegnamenti di zio George e anche di scacciare un pensiero che si era appena formulato nella mente.
Non ho la bacchetta, non posso Smaterializzarmi, né difendermi.
Avrebbe trovato un modo, ne avrebbe rubata una se fosse stato necessario.
Papà…
Le forcine giravano a vuoto e la frustrazione cresceva.
Mamma…
La punta di una delle due si ruppe e una lacrima cadde sulla guancia di Lily.
Jamie, Al…
Continuò a provare, più per disperazione che per coraggio, ma invano.
Scorpius…
Passi non lontani dalla porta la spaventarono. Con un balzo si allontanò velocemente e andò a sbattere contro il bordo del letto, caracollandoci sopra con un grido sorpreso. Il rumore di un mazzo di chiavi giunse nitido alle sue orecchie, così come lo scatto secco della serratura quando la chiave corretta vi girò dentro. La porta si spalancò e una luce accecante le ferì gli occhi.
-Cosa fai, ti nascondi?- una voce la schernì per poi ridere, una risata simile a un latrato.
Lily abbassò lentamente le braccia con cui si era coperta il viso e pian piano si abituò alla luce, iniziando a distinguere i particolari. C’era un uomo sulla soglia della porta con una lanterna in una mano e una bacchetta nell’altra – Chi sei?- cercò di suonare autoritaria ma la voce le uscì simile a un cinguettio spaventato scatenando un’altra risata nel suo aguzzino.
-Non ti deve interessare, bambolina- fece un passo in avanti e richiuse la porta – Non staremo insieme molto ma fidati, sarà indimenticabile- rise ancora e stavolta le fece venire i brividi.
Fu attento a tenere sempre la lanterna all’altezza del suo viso così da non renderglielo riconoscibile.
-Mi ucciderai?- stavolta la voce le uscì ferma e dura.
-Ucciderti? Sei matta?- ancora quell’odiosa risata – Ucciderebbero ME se ti facessi fuori, bambolina- Lily intuì che le stava sorridendo per scherno – Sono qui per renderti…-fece finta di cercare le parole adatte – un interessante bigliettino da visita- Rise con un sadismo che la fece arretrare sino all’angolo più lontano del letto, in trappola. Le venne da implorarlo ma ingoiò le parole, troppo orgogliosa anche in quel momento per un gesto del genere. Se fosse morta, almeno non avrebbero potuto raccontare che aveva implorato per avere salva la vita.  Un secondo Schiantesimo la mise nuovamente fuori combattimento e quando si risvegliò era sdraiata su un prato, all’aperto, tra due edifici: la luce del tramonto l’accecava ma non aveva nemmeno le forze per alzare un braccio e ripararsi gli occhi. Tentò di muoversi ma ogni fibra, muscolo e nervo del suo corpo si rifiutò di obbedire agli impulsi inviati dal cervello. Allora rimase lì, chiuse gli occhi e cadde ancora una volta in un profondo baratro di oscurità.
 
Alla Scuola, gli ospiti se n’erano andati ormai da ore ma alcuni non avevano ancora lasciato l’edificio: la famiglia Potter, il Primo Ministro, gli Holiday (compresa una riottosa Jessica), Andrew, Caleb, Ted, Matt e Scorpius erano rimasti a controllare ancora e ancora e ancora ogni singolo angolo. La frustrazione aveva iniziato a farsi sentire ore prima e Albus aveva dovuto trattenere più volte Matt per evitare che si scagliasse contro Scorpius, taciturno e gelido. James era silenzioso quanto il Serpeverde e per una volta sembrava guardarlo non con odio ma con comprensione: mano a mano che il tempo passava, Al si era reso conto che il fratello prendeva coscienza del dolore di Scorpius e lo riconosceva come legittimo.
-Basta- disse Harry quando si ritrovarono per l’ennesima volta nel grande androne – è inutile, qui non c’è- Ginny, giunta poco dopo che se n’erano andati gli ospiti, gli si aggrappò al braccio, distrutta.
-No- le voci straziate di James e Scorpius si levarono contemporaneamente, non volevano andarsene –papà ti prego, ancora una volta…magari non abbiamo guardato bene da qualche parte- James implorava. Al distolse lo sguardo; per tutto il pomeriggio aveva custodito la bacchetta di Lily come se fosse sicuro che l’avrebbe portata da lei.
-Riprenderemo domani- proseguì Kingsley – adesso siamo tutti stanchi, rischia di sfuggirci qualcosa-
-Andatevene se volete- Scorpius li stava guardando tutti con rabbia – io non andrò a dormire sapendola chissà dove!-
– Scorpius-  Ginny lo chiamò dolcemente ma lui non si voltò a guardarla – Scorpius- sua madre si allontanò dal padre e raggiunse il Serpeverde. Gli prese con delicatezza le mani tra le sue e le strinse per fargli coraggio – La troveremo- disse – La riporteremo a casa- aggiunse con convinzione. Scorpius sollevò su di lei lo sguardo grigio e crollò. La somiglianza tra lei e Lily era impressionante. Annuì.
Albus e James lo raggiunsero e gli posero una mano sulla spalla; Ginny gli lasciò le mani e guardò i suoi figli Smaterializzarsi con lui.
-Andiamo anche noi- Ted raggiunse la famiglia Holiday insieme a Caleb e Andrew e si Smaterializzarono.
-Domani- disse Harry guardando Matt e Kingsley
-Domani- risposero loro prima di scomparire.
-La troveremo- ripeté Ginny, come un mantra.
-Ad ogni costo- aggiunse Harry per poi prenderle la mano e guidarla nella materializzazione fino a casa.
 
Albus, James e Scorpius ricomparvero nel giardino posteriore tra le due case. Per un momento rimasero tutti e tre fermi a guardare il sole che spariva definitivamente dietro le case dall’altro lato della strada, poi Albus si voltò per entrare in casa e rimase paralizzato dall’orrore.
-Lily!- urlò correndo in avanti.
-Al?- James e Scorpius si voltarono credendo di vederlo impazzire ma quello che invece si parò davanti ai loro occhi era anche peggio.
Lily era riversa sul terreno, priva di sensi. James, in due passi veloci, le fu accanto – Lily!-
-Al…-James era semplicemente terrorizzato – quello è…-
-Portiamola dentro- tagliò corto il Guaritore assumendo il tono professionale – subito- aggiunse quando vide James ancora fermo, mentre lui era già in piedi e si stava chinando per prenderla in braccio.
Scorpius uscì dal temporaneo stato di shock in cui era caduto e corse in avanti per aprire la porta sul retro e accendere le luci della cucina e della sala – Mettila sul divano- la sua voce sembrava venire dall’oltretomba.  Albus e James lo superarono di corsa; stava per raggiungerli quando si sentì un forte CRACK provenire dal giardino. Gli Holiday e gli Auror erano arrivati.
-Che succede?- Ted capì al volo che c’era qualcosa che non andava.
-L’abbiamo trovata- si limitò a dire Scorpius prima di sparire dietro a James.
Al, intanto, aveva adagiato Lily sul divano della sala. Sua sorella indossava una camicia da notte di pregiatissima fattura, strappata però ovunque, tanto che nel posarla, uno squarcio si era aperto maggiormente lasciandole scoperto un seno. James la coprì immediatamente.
-Non sembra ferita- disse dopo essersi ripreso dalla vista – però...- sembrò voler aggiungere qualcosa ma James gli strinse il braccio: non voleva sentire altro.
-Porta via gli Holiday, Ted- disse James, funereo.
-Ma…- Anna voleva rimanere con Lily.
-Vai- le disse Al, cercando di suonare dolce – non vorrebbe che tu la vedessi così-
La madre la prese con delicatezza per le spalle e la pilotò fuori. In sala rimasero Al, James e Scorpius. Il Guaritore iniziò subito a esaminare sua sorella con malcelata impazienza e tensione, come se si aspettasse che a ogni lembo di camicia scostato, saltasse fuori qualcosa di terribile.
-Allora?- Scorpius ruppe il silenzio e il tono fu tale da far sollevare lo sguardo dalla sorella ad Al.
-Ha alcuni lividi, uno sul fianco e altri tre tutti concentrati sul torace – lo vide contrarre la mascella e affilare lo sguardo – ho visto questo genere di schema – indicò i lividi sul torace – in persone colpite ripetutamente da Maledizioni di media entità – ringraziò la sua formazione di Guaritore, non avrebbe retto a quella vista senza – Quando provocano lividi e non lacerazioni vuol dire che sono state eseguite da una strega o un mago non troppo capaci ma comunque abbastanza motivati da lasciare segni visibili… –“Devi volerlo, Potter”, così aveva detto Bellatrix a suo padre quando l’aveva inseguita dopo la morte di Sirius. O almeno così aveva letto in qualche biografia.
-Al- James era chino sulla sorella, dall’altra parte del divano, e gli indicava una macchia scura nell’interno del suo braccio sinistro – cos’è?- era l’origine del sangue che aveva visto poco prima.
-Vediamo subito- studiò la manica della camicia e decise che era troppo stretta per sollevarla oltre il gomito. Estrasse la bacchetta e la tagliò per una ventina di centimetri, fino a esporre il braccio. Le prese delicatamente il polso e il gomito, sollevando e girando l’arto: quello che videro li sconvolse.
-Quello è…-James non voleva crederci.
-Il Marchio Nero- Scorpius aveva gli occhi spalancati e l’espressione di chi si sarebbe aspettato tutto, tranne quello – quello stronzo l’ha fatta marchiare!- urlò e una lampada sul tavolino tra le poltrone esplose.
-Calmati, Scorpius- Al ritrovò la voce e tentò anche di riprendere le redini della situazione – Ovviamente non è il vero marchio, quello viene impresso con un Incantesimo specifico, questo invece – studiò più da vicino il braccio della sorella – è stato inciso con un altro tipo di Incantesimo, molto simile a quello che usavano per stregare le vecchie penne punitive- fece comparire un panno sterilizzato e dell’essenza di dittamo per iniziare a ripulire e curare la ferita.
-Riuscirai a non farle rimanere la cicatrice?- James espresse il dubbio di tutti e tre.
Albus esitò – Un giorno ho chiesto a papà perché non fosse andato da un Guaritore a farsi curare le cicatrici che ha sul polso – Scorpius non capì di cosa stesse parlando ma James annuì – mi disse che era un monito del passato, un modo per non dimenticare ma non gli credetti fino in fondo… – fece colare delle gocce di dittamo sulla ferita che subito iniziò ad apparire vecchia di qualche giorno – Feci delle ricerche e scoprii che le penne punitive erano state messe al bando quando si capì che i segni lasciati sulla pelle dei ragazzi non sarebbero più andati via. Ci avevano provato, ovviamente, ma nessun Guaritore da allora, è riuscito a trovare un rimedio.-
Il silenzio cadde nuovamente sulla stanza lasciando che le parole di Albus facesse effetto. Ognuno di loro pensava all’orrore che avrebbe dovuto affrontare Lily una volta che avesse scoperto cosa le avevano marchiato sul braccio e la valanga mediatica che l’avrebbe sommersa se la notizia fosse trapelata. Al le fasciò la ferita con delle garze pulite rimuginando su tutto questo, poi passò ai lividi: fece comparire un altro unguento e iniziò a trattarli. A un certo punto, sentirono un gemito e tre paia di occhi si posarono sul volto Lily. Scorpius e James si inginocchiarono ai lati di Albus.
-Lily?- la chiamò quest’ultimo con voce tremante.
Il respiro della ragazza si fece meno profondo, stava uscendo dallo stato d’incoscienza.
-Luna…- James si sporse oltre Albus per prenderle una mano e stringerla con delicatezza – Siamo qui, sei al sicuro-
La sorella si mosse appena ma una smorfia di dolore si dipinse sul suo viso. I lividi dovevano darle parecchio fastidio.
-Lily- la voce di Scorpius tremò e così anche la sua mano che, lentamente, si posò sulla sua fronte. La ragazza, forse nel sentire il tocco o la voce, riaprì lentamente gli occhi; sbatté le palpebre per abituarsi alla luce e si guardò intorno, spaesata. Spostò lo sguardo sui fratelli e infine su Scorpius.
-Mi avete trovata- disse praticamente senza voce.
-Sempre- mormorò Scorpius.
-L’ho già sentita- lo prese in giro cercando di sorridere. Al e James ridacchiarono e persino Scorpius si lasciò andare a un sorriso tirato.
Ci sarebbe stato tempo per le domande e le risposte ma ora, in tacito accordo, rimasero semplicemente così, insieme. Chi l’avrebbe mai detto.
  
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