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Autore: Lady Ligeia    01/02/2008    1 recensioni
Una nuova storia della mia classe preferita!
Anche questa volta abbiamo a che fare con una carognetta, ma è di sesso femminile (per par condicio, sapete!^_^).
Ci saranno anche una sua candida amica e un ragazzo, forse un po' troppo sensibile.
Numero di capitoli e finale a sorpresa (non li so ancora nemmeno io)...
Genere: Commedia, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nessuno avrebbe mai immaginato che sarebbe successo, se le avesse conosciute al ginnasio, eppure, all’inizio del primo anno del liceo, la Codispoti-Badoer sembrava aver fatto amicizia con la D’Aloè.

La Codispoti era di famiglia nobile: viveva in un enorme appartamento lungo il corso, poco lontano da scuola; ogni sabato andava a cavallo nel parco della propria residenza di campagna ed era solita ricordare, praticamente a chiunque, che una cameriera le teneva in ordine il guardaroba e che un’altra le preparava il pranzo.
Prendeva lezioni di pianoforte, parlava fluentemente il francese perché sua madre era parigina, aveva un più che discreto successo con l’altro sesso e si proclamava a gran voce atea convinta.
Alla fine della quinta ginnasio, si era messa con il presunto belloccio della classe, Lorenzo Sperelli detto il Magnifico.

La D’Aloè veniva dalla periferia ed entrambi i suoi genitori lavoravano come ricercatori di Italianistica all’università.
Amava il nuoto, le barche a vela e i romanzi storici, che era solita divorare appena acquistati o presi in prestito dalla biblioteca.
Prestava servizio in parrocchia come catechista ed era la felice proprietaria di un morbido gatto bianco che aveva chiamato Maverick.
Non aveva mai avuto un ragazzo e si considerava brutta.

La Codispoti era minuscola e nervosa, la D’Aloè morbida e pacata.

Entrambe collezionavano pagelle eccellenti: la Codispoti era un’intuitiva dalla parlantina invidiabile, capiva i concetti all’istante, aveva dita forti e occhi veloci.
La D’Aloè arrivava alle cose sempre per seconda, ma riusciva a spingersi ogni volta un po’ più avanti della Codispoti, che, per questo, regolarmente impazziva. Ovunque fossero richiesti colpi di genio, la Codispoti primeggiava; quando era necessario un lavoro intenso e metodico, i successi erano della D’Aloè.

Durante il ginnasio, le due prime della classe si erano sfidate, senza che nessuna delle due riuscisse a prevalere, una volta per tutte, sull’altra.

I compagni avevano finito con lo schierarsi dalla parte della Codispoti, che riusciva molto più simpatica, mentre la D’Aloè, più rigida e meno brillante, si era quasi completamente isolata.
Aveva qualche amicizia al di fuori della scuola, questo era vero, ma in classe aveva legato soltanto con un paio di ragazzi silenziosi e poco appariscenti quanto lei: Bianchi, un biondino dallo sguardo diritto, appassionato di greco, e Torrisi, un tipo furtivo e strisciante che ricordava da vicino un furetto.

In molti si erano chiesti che cosa fosse successo, quando era iniziato il triennio.

Un po’ era stato merito – o colpa, a seconda dei punti di vista, dato il modo in cui era andata a finire – dell’arrivo di una nuova compagna: una ragazza dai lunghi capelli color miele e dai lineamenti da slava, che veniva da un oscuro liceo dell’hinterland e si chiamava Lorena Biolcati.
Non soltanto la Biolcati era piaciuta immediatamente a tutte e due le compagne, costringendole, così, ad incontrarsi ed a parlarsi un po’ più spesso, ma, essendo anche molto più dotata intellettualmente di entrambe, aveva risolto a proprio favore l’annosa disputa su chi fosse la migliore studentessa della classe.

Lentamente, molto lentamente, la situazione si era fatta più respirabile. L’”effetto Biolcati”, come erano soliti definirlo i professori, era stato provvidenziale. Ora la Codispoti si dava molte meno arie da gran dama, mentre la D’Aloè rideva più spesso ed appariva, …come dire?..., più presente a se stessa.
Le tre ragazze, ormai inseparabili, erano sedute in prima fila, attentissime ad ogni lezione: alla destra di chi le guardava, la Biolcati alta ed esile; alla sinistra, la D’Aloè florida e ricciuta; al centro, la piccola Codispoti tutta pepe.

Dall’altro lato della D’Aloè, il corpo docenti aveva collocato l’artista della classe, l’attraente Gatti, nella speranza che quella trinità di Cariti potesse infondergli almeno un briciolo di voglia di studiare. Risultati scarsi, almeno fino alla fine del primo quadrimestre, perché Gatti non sembrava andare particolarmente d’accordo con nessuna delle tre. Soprattutto, era messo in soggezione dalla D’Aloè, permalosa e più alta di lui di svariati centimetri.
Era un ragazzino snello e scattante, Gatti, dalla pelle chiara, con i capelli tagliati a spazzola. Nonostante la taglia minuta, giocava a pallavolo con considerevole abilità; per il resto, aveva talento per il disegno e per la poesia. Sembrava immerso in un proprio mondo nel quale veleggiava tranquillo, senza curarsi di nulla al di là di se stesso.

Poi, a febbraio, era accaduto qualcosa.
Il Magnifico aveva lasciato la Codispoti. Erano rimasti insieme per più di sei mesi, cosa che, per il Magnifico, equivaleva ad un vero record.
Anche la misteriosa fanciulla che Gatti si teneva stretta fin dalla seconda media – molti avevano pensato che se la fosse inventata, finché un sabato non era venuta a prenderlo a scuola, presentandosi come la sua ragazza a chiunque le capitasse a tiro - aveva deciso di lasciarlo.
Al contempo, la Biolcati aveva iniziato ad arrivare a scuola in autobus, anziché in metropolitana come aveva fatto fino a quel momento, e le solite malelingue sussurravano che questa scelta dipendesse non da una maggiore comodità, ma dalle infinite attrattive di un pezzo di strada insieme a Bianchi, lo storico socio della D’Aloè.
Quest’ultima, dal canto proprio, non sembrava affatto infastidita dal cambiamento: non aveva mai nutrito il minimo interesse per Bianchi, al di là dell’amicizia, ed era molto coinvolta dal suo sempre più stretto rapporto con la Codispoti.
Ogni sabato erano a pranzo a casa dell’una o dell’altra e, spesso, studiavano insieme al pomeriggio. L’influenza della Codispoti aveva reso più semplici i rapporti della D’Aloè con il resto della classe e, per questo motivo, l’amica le era molto grata.
Tante erano le ragioni, di conseguenza, dell’inquietudine della D’Aloè, quando si era accorta che la Codispoti si era fatta, all’improvviso, silenziosa e sfuggente.

Avevano educazione fisica, quella mattina di febbraio, quando la D’Aloè si era decisa ad affrontare l’argomento. Temeva di essere, in qualche modo, la causa dell’insolito atteggiamento della sua amica, e così, approfittando del fatto che avevano occupato due armadietti adiacenti nello spogliatoio della palestra, le aveva chiesto spiegazioni.
La Codispoti aveva atteso un lungo minuto, prima di risponderle. La D’Aloè, in seguito, si sarebbe convinta che proprio in quel momento fosse stato elaborato il piano. – Sai, Vi…- aveva cominciato la Codispoti, fissandosi la punta delle scarpe da ginnastica ancora slacciate. – Non so se te lo posso dire, che cosa mi sta capitando…-
Prevedibile espressione preoccupata della D’Aloè, occupata a racchiudere in uno spesso elastico di spugna la propria cespugliosa chioma castana. Si trattava di un’operazione complessa, perché i riccioli ribelli sgusciavano da tutte le parti. La Codispoti la osservò con superiorità, fiera del proprio impeccabile caschetto corvino.
- Ok, te lo dico. Mi sto prendendo una cotta per Luca. -
Istante di silenzio. – Luca chi?
I loro sguardi si erano incontrati. Entrambe avevano gli occhi castani, ma quelli della Codispoti erano più scuri. – Gatti si chiama Luca, Vi, te lo sei dimenticato? Che cosa antipatica, chiamarci sempre per cognome. Come se non fossimo neanche persone, ma solo… solo voci di un elenco. Come mi chiamo io, almeno, te lo ricordi? -
- Mica c’è bisogno di incazzarsi, dai… lo so sì, ti chiami… Lu… Lu… Ludovica! -
- Cretina! – rise la Codispoti.
- Ecco che ti ho fatta ridere! Uno a zero per me! – esultò la D’Aloè. – E dai, è vero che ti chiamo sempre Lu… ma lo so benissimo che ti chiami Lucia, contenta? -

- E così ti sei presa una cotta per Luca Gatti – proseguì più tardi, mentre percorrevano a piccolo trotto una serie di cerchi intorno al cortile, dato che la scuola non disponeva di una pista di atletica e che la professoressa Albertazzi non avrebbe rinunciato per niente al mondo a svolgere il programma di allenamento alla corsa che si era prefissa per quell'anno scolastico.
- Sì - alitò la Codispoti, senza respiro, non si capiva se per l'imbarazzo o per la fatica. - All'inizio non ci avevo fatto caso, ma poi... Dio, quanto è carino! -
- Non ci ho mai fatto caso - ammise l'altra, ancora più ansimante di lei. - E poi... è così... freddo...-
- Freddo? - ripeté la Codispoti inorridita, fermandosi all'improvviso e continuando a saltellare sul posto. Nuvolette di fiato si sollevarono, più furiose di segnalazioni da un accampamento pellerossa in un film western. - 'Sto cortile, è freddo, non certo lui, Vi... anche se, devo ammettere, lo conosco così poco...-
Anche la D'Aloè si era fermata. - Vuoi fare cambio di posto, in classe? -
- No... sarebbe una manovra troppo scoperta, e poi che scusa troviamo con i prof? -
- Comunque, non pensavo fosse il tuo tipo - proseguì la D'Aloè.
- In che senso, scusa? -
- Nel senso che pensavo ti piacessero i machi, quelli che non-devono-chiedere-mai, sai cosa intendo...-
La Codispoti alzò gli occhi al cielo. - Alludi a Lorenzo, vero? Tu frequenti troppo la Lori, mi sa... Lei ce l'ha su con lui, è un partito preso, non so cosa le ha fatto. E comunque, lui è morto e sotterrato, per me. Ora c'è solo... il mio gattino! -
Agghiacciata, la D'Aloè rimase in silenzio. Oddio, siamo già a il mio gattino. Salute! Ci aspettano tempi duri!

Nessuna delle due si rese conto dell'arrivo della professoressa.
- Se avete fiato per chiacchierare ne avete anche per correre, e allora... MUOVETE QUELLE GAMBE, forza! -

- Vi...-
- Cosa c'è? -
- Credo di stare per morire! -
- Te l'avevo detto di non cominciare con le sigarette. Diavolo, l'anno scorso mangiavamo la polvere tutte, davanti a te...-
- La Sciorra la mangia ancora. -
- Va be', la Sciorra è fumata, lo sanno tutti. -
- Comunque sto per morire. -
- Sfido, siamo al dodicesimo minuto di corsa... Tu dimmi se è un modo di finire una mattina. No, non esiste... -
- Non ti interessa neanche il mio ultimo desiderio? -
- Perché, hai un ultimo desiderio? E dai, spara. -
- Vorrei che tu facessi amicizia con Luca. -
- Prego? -
- Hai capito benissimo. -
- Ma scusa, è a te che piace, no? -
- Sì, ma... dai, Vi, mica ti ho detto che gli devi pulire le scarpe, no? Devi solo entrare un po' in confidenza con lui... e chiedergli che cosa ne pensa di me. Su, non fare quella faccia... -
- Ma non puoi farlo tu, diamine? Hai quasi diciassette anni, non so se te lo ricordi...-
- Ma mi vergogno...-
- Su, solo per saggiare il terreno...-

Il nuovo urlo della professoressa ricordò un tuono biblico. - Viviana e Lucia! Basta chiacchierare, ve lo dico per l'ultima volta! -
Minchia che polmoni, fu il poco urbano pensiero di entrambe le amiche.
La Cariani, che correva davanti a loro col suo detestabile, elastico passo ben allenato, alzò il medio, ben sapendo che la distanza era troppa per poter essere vista.
Mitica Cariani.
- Cazzo, anche 'sta donna sergente, ci doveva capitare...- brontolò la Codispoti.
La D'Aloè mimò uno scoppio di risa, perché non aveva - ovviamente - il fiato per ridere sul serio. - Beh, almeno questa ci chiama per nome...-
  
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