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Autore: mymiserable    02/02/2008    3 recensioni
La storia di due amiche particolari, dei loro problemi, delle continue lotte tra loro, PER loro, IN loro e con gli uomini che hanno segnato e segneranno la loro in vita. (storia a 4 mani collegata/alternata a Lost Souls di dk82)
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Avenged Sevenfold, My Chemical Romance
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo I - parte II

'Elo, tutto bene?' le dico preoccupata verso metà sessione di prove.
E' un pò pallida ed ha gli occhi lucidi, ma non sta certamente piangendo. La conosco, non si scioglie così, dal nulla, né avrebbe motivi apparenti per farlo, almeno non in questo momento.
'Sinceramente... no.' mi fa lei con una smorfia.
'Vieni, torniamo a casa.' Mi alzo dal divanetto di scatto e le tendo la mano per aiutarla a compiere la mia stessa azione.
Sono così, sulla salute non transiggo. Sulla sua, poi, nella maniera più assoluta.
Mi guarda incerta, con un piccolo broncio, soprattutto ora che i miei movimenti hanno catturato l'attenzione della band alle mie spalle. Me ne accorgo dal silenzio totale piombato nella sala.
Merda. Non volevo farmi notare.
Mi volto come se fossi pentita per qualche reato.
Beh, farli smettere di suonare un pò può considerarsi tale.
'Scusate, ragazzi, ma dobbiamo andare.' gli dico mentre si avvicinano a noi.
'No, davvero... sto bene...' fa lei con un filo di voce, tentando di nascondere in maniera sfacciata il suo stato.
'Piantala di fare la sciocca. Hai bisogno di riposare.' Il mio sguardo freddo sa intimidire molto bene. Non lo uso spesso, ma quando colpisce qualcuno, lo zittisce immediatamente.
Non sono cattiva, lo faccio solo per il bene di chi amo. E a lei, che ci creda o no, voglio davvero bene. Anche se ci scontriamo spesso, anche se volano parole ed accuse pesanti. La nostra è solo una manifestazione delle preoccupazioni che abbiamo l'una per l'altra.
'Ci spiace...' Gerard si sistema nervosamente il solito ciuffo di capelli che gli ricade puntuale davanti agli occhi.
'No, nulla di grave. Sarà banale influenza! In tre giorni sarò come nuova!' lo rassicura direttamente la nostra amica.
Quanta energia ha, chissà dove la trova. Io pur essendo più giovane di lei ho dentro una stanchezza tale da non riuscire a fare nulla a volte.
Ma penso sia colpa del mio stato mentale, sempre in balìa di situazioni ed atteggiamenti poco chiari. Tutto ciò mi logora.
Lui mi logora. E mi chiedo sempre se se ne renda conto, se tutti qui dentro lo percepiscano.
Elo, ad esempio. Lo difende a spada tratta ogni santa volta che un suo brutto colpo mi fa cadere, e davvero non riesco ad accettarlo. Mi tratta come se avessi il paraocchi, ma anche lei non scherza affatto a riguardo. Ci sono talmente tante motivazioni terribilmente complicate da spiegare che la faccenda non si può risolvere con una semplice quanto superficiale presa di parti.
Ma non voglio approfondire il discorso ora. Voglio solo portare la mia amica a casa.
I ragazzi ci accompagnano fino alla porta d'uscita, da veri cavalieri, ma prima di uscire al freddo Frank si avvicina e abbraccia la povera malaticcia con estrema dolcezza.
'Riguardati.' le dice, serio.
'Non preoccuparti, mica sto morendo!' E' sempre la solita... 'E non starmi così vicino, potrei passarti qualche batterio!'
Scherza lei, ma so che in fondo è un modo per spezzare quel contatto, anche se totalmente innocente.
Li guardo e penso che sia davvero un gran peccato ciò che hanno perso e che se solo volessero potrebbero prendere in un attimo. Sarebbero decisamente una coppia di folli, perfetti per stare insieme.
Un sorriso si tinge timido sul mio volto mentre assisto quella scena con sguardo quasi materno, ma dopo poco una mano grande e fredda si posa delicatamente sulla mia spalla, distogliendo la mia attenzione. La conosco fin troppo bene, anche attraverso tutti questi strati di stoffa.
Maledetti abiti invernali.
'Ci sentiamo più tardi.' mi sussurra all'orecchio Lui.
'Va bene.' gli rispondo, seppur poco convinta. 'Ma ora dobbiamo proprio andare.'
Apro la porta permettendo ad una folata di vento gelido di investirci tutti. D'istinto stringo Elo al mio fianco, mentre non mi curo affatto dei ragazzi appena dietro di noi, sprovvisti di cappotti.
Peggio per loro, d'altronde nessuno gli aveva chiesto di accompagnarci fin qui.
A volte sono dannatamente cinica, ma è solo per spezzare alcune situazioni troppo evidenti, come questa.
Senza voltarci raggiungiamo l'auto parcheggiata a pochi metri dallo stabile. C'era da aspettarselo, è ricoperta da un leggero strato di brina.
Appena dentro accendo il radiatore ed iniziamo a strofinare le nostre mani come due vagabonde davanti ad un falò. Scene da riderci sopra, tutto sommato.
'Meno male che oggi era una bella giornata!' dico ironica alla mia amica.
'Smettila! Stamattina c'era il sole! Non potevo prevedere questo cambiamento di clima!'
Mentre ribatte ricalco le sue parole e le sue mosse, la prendo in giro. Siamo solite farcelo a vicenda, per stuzzicarci. E' uno dei nostri modi poco convenzionali di dimostrarci affetto.
'Zitta!' fa lei poco dopo, sforzandosi talmente da iniziare a tossire.
Va bene. Ora basta.
'Dai, torniamo a casa.' dico avviando finalmente il motore ormai scaldatosi a dovere.

Guido piano, non sono tipo da rally urbano o da piede pesante in genere, anzi. Tengo fin troppo d'occhio la strada davanti a me e chi mi sta dietro, cosa che irrita non poco i miei passeggeri. Ricordo la prima volta che Gerard si è seduto al mio fianco, mesi fa. Non osava dire una parola ma mi fissava con uno sguardo tra l'incredulo e l'impaziente. Avrebbe voluto strapparmi il volante dalle mani, ne sono certa, ma in fondo piaceva ad entrambi viaggiare per le strade della grande mela, nelle ore più assurde e nei posti meno noti nella speranza di non trovare traffico, vedere i quartieri scorrere lentamente fuori dai finestrini, come vecchie pellicole. Lo trovavamo... romantico.
Già.
Sospiro ripensando a quei ricordi, ormai troppo lontani per me.
'A cosa pensi?' mi fa Elo, accovacciata sul sedile.
'Nulla... Non penso a nulla.' le rispondo tirando un sorriso, il più malinconico mai fatto.
'Uhm... d'accordo. Ma hai voglia di raccontarmi un pò di prima?' Si fa vicina, come a prepararsi per una mia confessione.
Alzo gli occhi al cielo, o meglio, al tetto dell'abitacolo, distogliendo così lo sguardo dalla strada per un secondo. Caso eccezionale.
'Tanto sai che se non me lo dirai tu, lo chiederò a Lui!' Ecco che ricatta, lo fa sempre.
E dannazione. Proprio loro due dovevano essere migliori amici?
Non posso rischiare che sappia prima una versione diversa dalla mia, perciò inizio a sbottonarmi. In fondo non dovebbe essere difficile con lei, siamo talmente vicine. La reale difficoltà per me è parlare di Lui, e di tutto ciò che gli ruota attorno.
'Nulla di che... Mi ha chiesto se sarò al tour.' le dico, distratta.
'Si, questo lo so, ma voglio sapere cosa pensi TU.' mi fa lei gesticolando come per mettere da parte il pezzo che non le interessa.
Che ragazza capricciosa è, ma non riesco a non volerle bene.
'Come 'lo sai'? Non avrai mica origliato?' esclamo sgranando gli occhi, ma stavolta tenendoli fissi davanti a me.
'No, non mi permetterei mai!' dice ironica lei, facendomi poi una linguaccia.
In questi momenti è identica a quel piccoletto tanto folle quanto adorabile. L'ho detto, sarebbero proprio una coppia perfetta.
'Lasciamo stare. Comunque... è difficile dire cosa penso, Elo. Non penso, semplicemente.' le dico sterzando a sinistra, praticamente arrivate alla nostra amata baracca.
'Non venire a raccontarla a me, Andre. La tua testa non smette MAI di pensare.' A volte maledico il fatto che mi conosca fin troppo bene.
Tiro il freno a mano e giro la chiave, abbandonandomi sul sedile.
'E va bene, hai ragione! TREGUA! Ho detto che devo riflettere molto riguardo al tour, d'altronde non è passato molto da quell'episodio, e stare a stretto contatto con Lui in una situazione tanto simile mi spaventa. Cerca di capire!'
'Effettivamente hai ragione, ma sai come la penso. La stai facendo più grande di com'è. Lui tiene molto a te, lo vuoi capire una buona volta?'
'No, non lo capisco, e nemmeno ci credo!' dico uscendo dall'auto e sbattendo lo sportello troppo forte. Ma è solo una mia brutta abitudine.
'Quanto sei...'
Elo non riesce a finire la frase, grazie al cielo, bloccata dallo squillo del mio cellulare.
Guardo il piccolo schermo illuminato. Stavolta il detto 'Quando si parla del diavolo spuntano le corna.' non è proprio azzeccato.
'Chi è?' mi domanda lei, infastidita da questa interruzione.
'Arrivo subito, tu intanto entra e preparati qualcosa di caldo.' le dico seria, ignorando totalmente la sua domanda.
'Non dirmi che è...'
La blocco mettendomi un dito davanti alla bocca e colpendola per la seconda volta col mio sguardo lapidario. Odio fare così, anche se a volte è semplicemente giusto.
La vedo salire la scala esterna del palazzo, visibilmente contrariata, e non posso negare di sentirmi un pò in colpa, ma subito abbasso lo sguardo e premo il tasto verde.
'Pronto, Bert?'

  
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