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Autore: xAlisx    22/07/2013    2 recensioni
La Grande Battaglia contro il Titano Crono si avvicina sempre di più. Dopo la missione nel Labirinto di Dedalo, Percy Jackson e i suoi amici devono affrontare nuove difficoltà per impedire a Crono di diventare troppo forte. Ad aiutarli arriverà una ragazza misteriosa e con lei il gruppo di amici dovrà affrontare tante nuove avventure.
Storia da collocarsi tra "La battaglia del Labirinto" e "Lo scontro finale". Ovviamente, non tiene contro dei fatti de "L'eroe perduto" e seguiti.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annabeth Chase, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 2
Sono in arrivo nuovi guai
 
Quando Thesis entrò al Campo Mezzosangue decisi di seguirla. Salutai Rachel, promettendole di chiamarla appena possibile. Lei mi sorrise, mi disse di non preoccuparmi e mi salutò con un bacio sulla guancia.
L'ingresso al Campo Mezzosangue non fu per niente ignorato: Thesis, con la sua veste nera e il suo portamento autoritario, scatenò il chiacchiericcio di semidei, satiri e ninfe. Per una volta, io passai completamente inosservato.
«Vuoi smetterla di seguirmi?» sbottò Thesis all'improvviso.
«In verità stiamo andando dalla stessa parte.» risposi, evitando di guardarla negli occhi.
Il suo sguardo mi metteva in soggezione. Probabilmente c'entrava il fatto che, quando stavo svolgendo la mia prima missione, avevo avuto una brutta discussione con Ade, mio zio, e lui mi aveva più volte minacciato di morte.
«Sto cercando il divino Dioniso e il centauro Chirone, sai dove posso trovarli?» mi chiese con un sospiro.
«Seguimi.»
Mi avviai per il sentiero che portava alla Casa Grande con Thesis che mi seguiva, non del tutto convinta. Sembrava sempre all'erta, come se qualcuno potesse attaccarla da un momento all'altro.
Quando arrivammo davanti alla porta d'ingresso della Casa Grande, vidi Annabeth seduta sotto il portico insieme a Chirone. Non appena mi videro, mi sorrisero entrambi.
«Testa d'Alghe!» esordì Annabeth gettandomi le braccia al collo.
Restai per un attimo spiazzato dalla sua reazione così calorosa, ma poi mi resi conto che vederla dopo tanto tempo faceva piacere anche a me. Non ci eravamo sentiti per tutto l'inverno. Dopo quello che era successo l'estate prima, Annabeth si era un po' chiusa in sé stessa: scoprire che avevo sempre avuto ragione sul conto di Luke e sul suo tradimento, era stato un brutto colpo per lei. Ma ora ero felice che tutto fosse tornato come prima.
«Annabeth era in pensiero perché ancora non eri arrivato.» m'informò Chirone, guadagnandosi un'occhiataccia dalla diretta interessata.
Il centauro era comodamente sistemato nella sua finta sedia a rotelle, vestito con un abito elegante come se fosse appena tornato da una cerimonia importante.
«E' bello essere di nuovo qui!» affermai, sentendomi all'improvviso molto più sereno.
Essere al Campo Mezzosangue in un momento come quello mi faceva sentire molto più tranquillo perché lì avrei potuto fare molto di più di quando ero a casa. L'inverno a Manhattan era stato difficile da sopportare perché se fosse accaduto qualcosa al Campo io non sarei potuto intervenire in tempo.
Ad interrompere il benvenuto e i saluti ci pensò Thesis che mi diede una gomitata dritta nelle costole, giusto per ricordarmi della sua presenza.
«Oh, giusto. Chirone, lei è Thesis e vorrebbe parlare con lei e con il signor D.» lo informai, ricevendo occhiate curiose sia da lui che dalla mia amica.
«Annabeth, andresti gentilmente a chiamare il divino Dioniso?» le chiese Chirone senza staccare lo sguardo da Thesis.
Annabeth obbedì all'istante, allontanandosi senza voltare le spalle alla nuova ospite.
«Perché non ci accomodiamo dentro?» propose Chirone con la sua solita gentilezza.
Feci per entrare nella Casa Grande, ma la ragazza dagli occhi terribili mi si parò davanti. «Non voglio che lui ci sia!» mi ammonì, rivolgendosi a Chirone.
Avevo la vaga impressione di non starle molto simpatico.
Chirone mi guardò e mi fece gesto di aspettare. Proprio in quel momento Annabeth fu di ritorno insieme a Dioniso.
«Cosa c'è di così importante da mandarmi a chiamare così urgentemente?» domandò il dio del vino con fare scocciato. «Peter Johnson, sempre tu!» aggiunse poi, rivolgendomi uno sguardo inorridito.
«Ehy, stavolta io non c'entro niente!» protestai scuotendo la testa.
Il vecchio Dionisio ed io non eravamo mai andati molto d'accordo. Lui odiava tutti gli eroi perchè sua moglie Arianna era stata ingannata dall'eroe Teseo, ma sembrava che per me nutrisse un odio più forte. E la cosa era senza dubbio ricambiata.
Comunque, non mi preoccupava più di tanto: vari altri dei mi odiavano a morte; uno in più uno in meno non faceva differenza.
«La signorina Thesis è venuta apposta qui al Campo per poter parlare con noi.» lo informò Chirone.
Dioniso annuì e Chirone entrò nella Casa Grande. Thesis e il dio del vino lo seguirono, così Annabeth ed io restammo soli.
«Chi è quella lì?» mi chiese la mia amica, curiosa e diffidente allo stesso tempo.
«Non lo so. Quando sono arrivato davanti al grande arco, lei è spuntata fuori dalla terra come...» lasciai la frase in sospeso.
Probabilmente Annabeth aveva già capito chi intendevo dire. Nico Di Angelo era un figlio di Ade che riusciva a chiamare a raccolta spiriti e scheletri dalla terra, proprio come la stessa Thesis era venuta fuori poco prima.
«Pensi che ci porterà guai?» domandò Annabeth sospirando.
«Ovviamente.» risposi facendo spallucce. «Qui come va?» aggiunsi guardandomi intorno.
«Sono cambiate tante cose. Io sono tornata circa due mesi fa, ma sono una delle poche che ha deciso di farlo. Tanti genitori hanno paura per i figli, così hanno pensato di tenerli a casa. Ovviamente, saranno in pericolo lo stesso.» affermò con ovvietà. «Chi è rimasto qui si sta allenando e armando per fare la sua parte nella Grande Battaglia. Anche le ninfe e i satiri si stanno dando da fare.» mi raccontò mentre camminavamo per il Campo.
Ciò che Annabeth mi stava dicendo potevo verificarlo anche con i miei occhi: tutti lì intorno erano indaffarati in qualcosa. C'era ci tirava con l'arco, chi si allenava con le spade. Nessuno era fermo senza far nulla. Era bello vedere che tutti si stavano impegnando per sopravvivere e per tenere intatto il Campo Mezzosangue, che ci aveva accolto e fatto crescere.
«E Grover? Dov'è?» chiesi, cercandolo con lo sguardo.
Grover era il mio migliore amico e quando ancora non sapevo di essere un semidio, lui era anche il mio protettore; addetto a portarmi al Campo sano e salvo. Era davvero un buon amico e mi aveva aiutato molto spesso a non fare una brutta fine. Tra noi c'era un legame empatico: la sua mente e la mia erano collegate e quando era stato in pericolo mi era capitato di sognarlo. Due anni prima l'avevo salvato anche grazie a quel collegamento.
Aveva solo un significativo particolare: al posto delle gambe aveva due zampe di capra. Era un satiro anziano con tanto di corna tra i riccioli neri.
Annabeth mi fece gesto di seguirla. «Grover è cambiato parecchio.» m'informò con un sorriso strano in viso, mentre ci dirigevamo all'arena.
Dentro c'erano tutti i satiri giovani armati di arco e frecce. A capeggiargli, con fare autoritario, c'era Grover che spiegava loro come tenere l'arco.
«Percy, sei arrivato!» urlò appena mi vide. «Ragazzi, facciamo una pausa.» aggiunse rivolto ai suoi allievi.
Loro posarono gli archi e si allontanarono verso i gradoni dell'arena.
«Ehilà, Grover.» lo salutai, felice di rivederlo.
Era diventato più alto di qualche centimetro e le sue corna erano molto più evidenti dell'ultima volta che l'avevo visto.
«Coma va, amico? Inverno tranquillo?» mi chiese dandomi un pacca sulla spalla.
«Tutto bene. Nessuno ha cercato di uccidermi, per fortuna.» risposi sorridendo. «E tu? Vedo che sei diventato professore.» continuai, ricambiando la pacca affettuosa.
Aveva un aspetto e un'espressione saggia. Da quando aveva incontrato il dio Pan nel Labirinto sembrava davvero più sicuro di sé. Ero davvero contento di vederlo così in forma.
«I satiri avevano bisogno di una guida e Chirone mi ha chiesto se volevo essere io. Come potevo rifiutare?» disse facendo spallucce.
Restai con Grover ed Annabeth per un po'. Mi raccontarono che Dioniso era stato via per qualche tempo, tentando di nuovo di convincere gli dei minori a passare dalla nostra parte. Al contrario dell'anno passato, quella volta si assicurò l'aiuto di Selene, dea della Luna, che sarebbe intervenuta in nostro soccorso non appena sarebbe stato necessario.
Raccontai a Grover di Thesis e della sua impressionante somiglianza con Ade e Nico.
«Pensi che possa essere sua figlia?» chiese Grover impaurito.
L'ultima volta che eravamo stati all'inferno, Annabeth, Grover ed io, il mio amico capra non aveva avuto una bella esperienza. Era quasi finito dentro al Tartaro e da quella volta anche solo nominare il dio dei morti gli drizzava la pelliccia nelle zampe.
«Se così fosse cambierebbero tante cose. La profezia, ad esempio.» fece Annabeth, pensierosa.
Come dimenticare la profezia? Si diceva che un figlio di uno dei Tre Pezzi Grossi, non appena avesse compiuto i suoi sedici anni avrebbe segnato la vittoria o la disfatta degli dei. Fino a quel momento ero stato l'unico al centro di quella profezia – a parte un breve periodo, dove Talia, figlia di Zeus, aveva condiviso con me la scena di protagonista. Ma poi era diventata una Cacciatrice di Artemide e il suo peso era tornato tutto sulle mie spalle. E poi c'era Nico Di Angelo, ma lui era ancora troppo piccolo – e i miei sedici anni si avvicinavano sempre più velocemente.
«Non ci resta che aspettare e vedere cosa dirà Chirone.» risposi, facendo spallucce.
Decidemmo, così, di tornare alla Casa Grande. Salutammo Grover, che dovette tornare alla sua lezione, e ci allontanammo.
«Come va con tuo padre?» chiesi ad Annabeth, cercando di spezzare il silenzio che si era creato.
«Bene. E' preoccupato per la Grande Battaglia, ma sa che so badare a me stessa.» rispose lei convinta. «E Tyson, come sta?» aggiunse sospirando.
Tyson era il mio fratellastro ciclope e Annabeth non era mai andata d'accordo con i ciclopi. All'inizio Annabeth odiava Tyson, ma con l'andare del tempo, per fortuna, era riuscita a mettere da parte le sue “paure” e aveva imparato ad apprezzarlo.
«E' da mesi che non lo sento. E' nelle fucine di Efesto. Immagino sia felice.»
Tyson adorava costruire armi – ed era anche bravissimo. Quando il dio Efesto gli aveva chiesto di unirsi alla sua squadra di operai, lui aveva fatto i salti di gioia.
Aspettammo davanti all'ingresso della Casa Grande per varie ore, fin quando Chirone e Dioniso non uscirono. Chirone sembrava preoccupato, Dioniso, invece, era apparentemente tranquilli e noncurante come sempre.
«Chirone, chi è la ragazza? Dov'è?» domandai, impaziente.
«Penso che tu sappia già chi è Thesis.» mi rispose con un sospiro. «Sta consultando l'Oracolo.» aggiunse annuendo.
«Le è stata affidata un'impresa?» domandò Annabeth, sorpresa.
«Era necessario.» sentenziò Chirone, con fare meditabondo.
Scambiai uno sguardo con Annabeth e lei sembrò capirmi al volo: entrambi volevamo fare parte di quell'impresa.




SPAZIO ALIS: Salve a tutti, semidei.
Eccomi tornata con il secondo capitolo della mia storia. Sono stata puntuale, ma non abituatevici perché purtroppo ho solo pochi capitoli pronti e non so quanto l'ispirazione collaborerà per andare avanti. Siamo fiduciosi!
Comunque, ecco che Thesis è arrivata al Campo e subito le è stata affidata un'impresa: come mai? Cosa nasconde la figlia di Ade?
Uhm, cosa ne pensate? Fatemi sapere le vostre opinioni con una recensione, ne sarei tanto felice. Intanto, ringrazio with regulus che ha recensito il primo capitolo. E' stata l'uncia recensione, ma spero di riceverne tante altre :3
Beh, alla prossima, miei semidivini amici <3
Alis
   
 
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