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Autore: soni67    02/02/2008    12 recensioni
Aggiornata: Terzo capitolo!

Lei non riuscì a rispondere. Lo fissava a bocca aperta, sbalordita e terribilmente felice. Poi le sue labbra si distesero in un sorriso e sussurrò, “ciao.”
Lui scoppiò in una risata sonora e, prima che potesse anche solo capire cosa stesse succedendo, sentì le sue labbra premute sulle sue, in un bacio delicato. Le ci volle qualche secondo per rendersene conto e, presa dall’entusiasmo, si alzò in punta di piedi, rispondendo al bacio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Weasley, Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 3: i was waiting for you
I was waiting for you ...

 

Eccomi qui con il terzo capitolo di questa mia storia. E’ un ritardo imperdonabile, ho impiegato più di un mese a terminare queste poche pagine, non credevo assolutamente di metterci così tanto a scriverle, ma l’ispirazione è stata molto scarsa; questo è quello che ne è venuto fuori.

Spero possa piacere, buona lettura =)






Osservava quella porta intensamente, come sperando che potesse aprirsi magicamente da sola, sotto la forza del suo sguardo tormentato.

Non riusciva a muoversi. Non che fosse così difficile fare qualche passo, avvicinarsi alla porta ed abbassare la maniglia, ovviamente. Per lo meno non lo era dal punto di vista motorio, ma anche solo l’idea di spostarsi, di capacitarsi di esistere, di possedere ancora un corpo, le provocava un dolore fisico, oltre che emotivo.

Aveva commesso un errore. Ma, si sa, si impara dagli sbagli, quindi che male c’era? Lei e George non stavano insieme, diavolo, per quale assurdo motivo doveva sentirsi così... così orrendamente in colpa?

Come se non meritasse neanche più di sentire l’aria penetrarle nei polmoni, liberandola da quel peso ingombrante e doloroso che le opprimeva il cuore; come se fosse l’essere più rivoltante sulla faccia della terra.

Fece un respiro profondo, scosse la testa e, con un’ultima occhiata allo specchio, uscì dal bagno del secondo piano.

Si guardò attorno con fin troppa discrezione. Non voleva essere notata. Voleva scomparire, sarebbe stato favoloso riuscire a mimetizzarsi alla parete dietro di lei. Non farsi vedere, svanire nel nulla e, soprattutto, evitare George Weasley.

Non aveva idea di quello che gli avvenimenti della sera precedente avevano implicato. Non ne avevano parlato, si erano semplicemente baciati, in Sala Grande, sotto lo sguardo attonito di quegli studenti del primo anno che stavano lasciando la stanza. Non c’era stato tempo per i “e ora?”, ogni domanda e interrogativo sul futuro – il loro futuro – era stato eclissato dall’entusiasmo del momento.

Per questo temeva di incrociarlo per i corridoi, aveva paura di incontrare quel suo sguardo di cui si era innamorata la sera precedente.

Così, a passo deciso, salì rapidamente la scalinata di marmo, diretta all’aula di Incantesimi. Non aveva intenzione di fare colazione quella mattina per svariate ragioni: George, molto probabilmente, si trovava laggiù e chissà come si sarebbe comportato una volta vista Pansy; Draco, anche lui era un bel problema. Aveva passato buona parte della notte in camera sua, senza alcune spiegazione razionale e, sebbene per entrambi non avesse significato niente, quei baci avevano un peso. Non se la sentiva di vederlo, parlargli, fingere che nulla fosse successo. Non anche con lui.

Rapidamente, giunse davanti all’aula. Non c’era ancora nessuno studente che aspettava di entrare e, sbuffando, si sedette sul pavimento in una posizione molto simile a quella della notte precedente fuori dal suo dormitorio. Iniziò a sbattere lievemente il capo contro la parete a lei adiacente.

Quella situazione era oltremodo comica. Pansy Parkinson stava diventando una sottospecie di mollusco invertebrato, soggetta ai sentimenti, all’amore che per lei non era mai stato altro che una ridicola storiella per ragazzine.

Alcuni passi che si affrettavano nella sua direzione la riscossero dai suoi pensieri. Si ritrovò disperatamente a sperare che non fosse lui: sarebbe stato così devastante e scontato al tempo stesso da risultare intollerabile come imprevisto.

Notò un paio di sue compagne di corso di Corvonero svoltare nel corridoio e avvicinarsi alla porta dell’aula. Tentò di convincersi debolmente che fosse meglio così, ma non riuscì a trattere quella fastidiosa punta di delusione. Terribilmente incoerente, sussurrò impercettibilmente. Fino ad un attimo prima implorava che non fosse George e ora rimpiangeva che non fossero suoi quei passi che aveva udito...

 
***
 

Stancamente, si trascinò fuori dall’aula di Pozioni. Sarebbe stato meglio mangiare qualcosa, per lo meno a pranzo. Aveva già – a grandi linee – affrontato il problema numero due, Draco, semplicemente ignorandolo durante la lezione nei sotteranei, quindi rimaneva il numero uno, ma non era neanche detto che George si trovasse in Sala Grande. E che si avvicinasse per parlare con lei. Sarebbe riuscita ad evitare anche lui; aveva fame e voleva mangiare, chi era lui per farla rimanere a digiuno?

Anche se fosse stato seduto al tavolo di Grifondoro, in mezzo ai suoi amici perfetti, così buoni, così leali, così onesti, come si sarebbe comportato in fondo?

L’avrebbe ignorata, ovviamente, come aveva sempre fatto. Cosa era cambiato nelle ultime ventiquattro ore?

Si fermò a metà scalinata, non riuscendo ad andare avanti e si appoggiò al muro. Era cambiato tutto. Ecco qual era il problema. Non aveva idea di come comportarsi, quella situazione era del tutto nuova per lei e, qualunque cosa avesse in mente di fare, sapeva per certo che era quella sbagliata. Non vedeva alcuna soluzione praticabile fra le sue opzioni.

Mai come in quel momento si era sentita così fragile e vulnerabile; odiava provare quella sensazione, così poco adatta ad una persona della sua Casa e della sua famiglia. Sua madre non le aveva mai detto “trova il vero amore”. No, semplicemente “sei destinata a Draco Malfoy”. Sembrava che nella sua famiglia quel sentimento non esistesse, si fosse estinto nelle generazioni, per quel che suggeriva la fredda e formale atmosfera che regnava nel loro maniero. I suoi genitori si sfioravano a malapena; le dimostrazioni d’affetto erano da sempre molto scarse, evitabili, come se fossero una debolezza, una limitazione. Non erano un affare da Parkinson, così potenti, austeri e rispettabili.

Quindi, tutto sommato, era anche piuttosto lecito che non fosse abituata a questo. Ad amare.

Millicent Bulstrode la raggiunse, guardandola di sottecchi.

“Sei ancora strana?” le chiese con tono neutro, una volta che le si fu posizionata davanti. “Perchè se sei nello stato di questa notte, credimi, preferirei non dover tollerare la tua presenza e agitazione. Oso solo immaginare cosa potresti fare con un coltello in mano mentre ti dimeni e cerchi di spaccarti il cranio sbattendolo sul tavolo, o sulla mia spalla. Quindi, se molto gentilmente ti sedessi accanto a qualche moccioso del primo anno, invece che accanto a me, avrai tutta la mia gratitudine,” concluse con un sorriso fin troppo cordiale.

Pansy la guardò truce. Non era vero che si comportava in modo strano. Sciochezze.

Senza risponderle, si voltò, a testa alta, e a passo spedito varcò la soglia della Sala Grande. Senza azzardare un’occhiata al tavolo di Grifondoro, si sedette sulla panca del tavolo della sua casata.

Non si rendeva conto neppure di cosa stava mangiando, tanto era impegnata ad ascoltare: stava cercando di udire la sua voce, di cui aveva un maledetto bisogno.

La sua voglia di sentirlo era direttamente proporzionale al suo scrupolo nel non voltarsi ma, per quanto di sforzasse, non riuscì a distinguerla in mezzo al chiacchiericcio della Sala.

Scosse la testa dandosi mentalmente della stupida e, lasciando metà della sua porzione nel piatto, si alzò e uscì dalla Sala Grande.

Aveva appena mosso qualche passo verso le scale che portavano ai sotteranei, verso il suo dormitorio, quando si sentì trascinare da qualcosa di forte in un angolo, accanto ad un’armatura.

“Ehi,” sussurrò quella voce, che prima aveva tanto sperato di udire, al suo orecchio.

Pansy Parkinson rischiò seriamente l’infarto. Un cuore, quale organo interno di vitale importanza, non può iniziare a battere così freneticamente, se no è ovvio che si ferma nel culmine delle palpitazioni. Quindi, qualcuno avrebbe dovuto dirle di darsi una calmata, ma sarebbe stato per lei comunque impossibile. Non poteva non essere agitata in una situazione del genere: era a così pochi centimetri da George, stava incontrando quel suo sguardo e, con la testa vicinissima al suo petto, riusciva a sentire il suo delizioso profumo.

“Sai, ti stavo aspettando,” bisbigliò, con un piccolo sorriso.

Lei non riuscì a rispondere. Lo fissava a bocca aperta, sbalordita e terribilmente felice. Poi le sue labbra si distesero in un sorriso e sussurrò, “ciao.”

Lui scoppiò in una risata sonora e, prima che potesse anche solo capire cosa stesse succedendo, sentì le sue labbra premute sulle sue, in un bacio delicato. Le ci volle qualche secondo per rendersene conto e, presa dall’entusiasmo, si alzò in punta di piedi, rispondendo al bacio.

Era lì, con George, e lo stava finalmente baciando, dopo quelle 12 ore di sofferenza. Non era un motivo sufficiente per essere felice? Lo era, eccome e, dopo quello che le parse troppo poco tempo, George si allontanò leggermente dal suo viso.

Mentre osservava le sue labbra, le tornarono in mente gli avvenimenti della notte precedente, in camera di Draco. Forse, per essere corretta e non sentirsi in colpa, avrebbe dovuto dirglielo. Tuttavia, non ci voleva tanta immaginazione per intuire quale sarebbe stata la sua reazione. L’avrebbe odiata, insultata e ... lei non lo avrebbe sopportato. Già si sentiva un mostro, a sentirsi così bene nonostante il suo terribile sbaglio.

“Allora, Parkinson, hai passato una bella giornata?”

“Incantevole.”

“Mh. Lo immaginavo. In realtà, quando ti ho visto prima in Sala Grande, sembravi solo leggermente tesa, sai?” Pansy sgranò gli occhi.

“Io? Stai scherzando, Weasley?”

Lui la guardò negli occhi. “Ho come la sensazione che ci sia qualcosa che non va. Ti va di fare un giro?”

“Non credo sia una buona idea,” rispose, con voce dura. Non aveva intenzione di rispondere con quel tono, ma si sentiva disturbata dal fatto che George avesse capito che gli stava nascondendo qualcosa.

Lui la guardò con un sopracciglio incarcato, dubbioso. Si avvicinò nuovamente a lei. “Ne sei sicura?” le soffiò sulle labbra. Cercando di resistergli – cosa assolutamente impossibile, le sue labbra solo a pochi centimetri dalle proprie –  indietreggiò di qualche passo e, non sapendo bene per quale motivo si stesse allontanando da lui, rispose:

“Certo, Weasley. Ora, se non ti dispiace, devo andare a lezione.”

“Va bene, Parkinson, ti aspetterò fuori dalla classe e poi potremo goderci il nostro giretto, sei d’accordo?” le domandò con un sorriso scherzoso. Goderci. Che termine curioso aveva scelto.

Lei gli rivolse un cenno e, appena si fu voltata, distese le labbra in un sorriso. Per la prima volta in vita sua non vide l’ora di arrivare nella classe di Storia della Magia, sapendo cosa la attendeva dopo. George. Sarebbe stato meglio se in quell’ora avesse trovata qualche scusa da rifilargli, non poteva dirgli la verità.


 

Fine terzo capitolo

 



Da da dàn X°D Ok, mi sento in dovere di chiedere nuovamente scusa per il ritardo nella pubblicazione del capitolo °° Dai, l’importante è che ora sia qui e io sia in uno stato di pura confusione, non avendo la minima idea di come continuarlo °°

Allora, vorrei ringraziare coloro che hanno recensito anche il precedente capitolo >_< grazie davvero ** Mi ha fatto piacere vedere che la storia non è stata dimenticata >_<

 

Una precisazione, che non sono sicura di avere fatto: la storia si svolge durante il quinto anno di Pansy, quindi nel settimo di George. A grandi linee la situazione è quella presentata nel quinto libro, con la Umbridge a scuola, la imminente fuga dei mangiamorte da Azkaban, l’espulsione di George dalla squadra di quidditch che farò avvenire fra breve, ecc.


 

Ringraziamenti:

 

Jane Gallagher: Grazie davvero. Il tuo è un commento molto costruttivo e mi fa volto piacere che la storia, per quanto non sia il tuo genere preferito, ti sia piaciuta abbastanza. Ammetto di avere valutato solo in seguito l’idea di continuarla: se fin dall’inizio lo avessi pensato, le cose si sarebbero svolte con più calma e diversamente. Grazie ancora, spero seguirai la storia!

saretta4ever: Grazie tante ^^ Sì, la coppia è strana X°D Ma a me piace davvero tanto! Fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo >_< Ciao, bacio =**

LittleMissMaddy: Grazieee ** Infatti ho intenzione di giocarci, contando gli avvenimenti del quinto libro in cui c’è quel piccolo scontro tra George e Draco al termine della prima partita della stagione, credo sarebbe interessante vedere la cosa dal punto di vista di Pansy..! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, baci!

the princess: Uh X°D qualcun’altro a cui piace la coppia U_U Conquisteremo il mondo U_U X°D E ho pubblicato dai, un po’ più tardi del previsto ma eccomi qua X°D

sab182: Bwah X°D Grazie *///* Qua George c’è, anche se non tanto X°D Nel prossimo capitolo sarete intossicate dalla sua presenza, lo giuro U_U *me non ha idea di che cosa accadrà nel prox capitolo, ma sono dettagli X°D*

 

Beh, un saluto a tutti! A presto *si spera* con il nuovo capitolo!

  
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